Ciak
si gira!
«Il
mostro della palude uno prima!» urlò Tom, addetto
al ciak,
assumendo un tono professionale.
«Agente
Simons, mi ascolti, non può andare da sola. È
troppo pericoloso!»
recitò Martin con fare sicuro, trattenendo Jenni per le
spalle.
«Non
provi a fermarmi ispettore Mystere, quel mostro mi ha portato via la
mia famiglia!» esclamò lei, fingendo di
divincolarsi.
Jenni
aveva appena finito di dire la sua battuta quando i cespugli in riva
al lago vennero scossi e un ributtante mostro verde apparve dietro di
essi.
Appena
l'ebbe intravisto, Jenni lanciò un urlo e nascose il volto
contro il
petto di Martin che gongolò felice.
«Stop!!!»
urlò Claire in veste di regista.
«Jenni
ma che ti prende?» chiese avvicinandosi alla ragazza.
«Quando hai
accettato di fare la protagonista sapevi che il cortometraggio che
dovevamo girare ci serviva per cercare di partecipare al festival dei
film dell'orrore; sapevi che ci sarebbe stato un mostro.»
«Lo
so.» rispose Jenni, sistemandosi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio. «Mi ha solo preso alla sprovvista; te lo avevo
detto che
non era una buona idea non farmi sapere da dove sarebbe spuntato.
Ripetiamo la scena, vedrai che stavolta andrà bene...e
prometto di
non sbirciare il cespuglio prima dell'apparizione del
mostro.» la
esortò, con rinnovata sicurezza.
«Il
mostro della palude uno diciottesima.» biascicò
Tom con voce
stanca.
La
scena si svolse normalmente, così come le precedenti
diciasette volte
finché i cespugli non presero a muoversi e Jenni
lanciò un urlo
stridulo prima ancora che il mostro apparisse.
«Stop,
stop, stop!!!» sbraitò Claire gettando a terra il
copione in preda
alla disperazione. «Tanto vale rinunciare, non riusciremo mai
a
portare a termine questo film!»
«Claire
sono mortificata. Pensavo di farcela.» mugolò
Jenni, affranta.
«Quando ero piccola la mia baby sitter, credendo che io
dormissi si
è messa a guardare un film dell'orrore su un mostro
lacustre, io
però ero sveglia, l'ho visto e temo di non aver mai del
tutto
superato il trauma, mi dispiace.» spiegò la
ragazza ad occhi bassi.
«Ma
perché non hai parlato prima di questo problema?»
le chiese Martin,
poggiandole una mano sulla spalla con fare comprensivo.
«Sono
passati secoli da quell'episodio, da allora ho visto tantissimi film
horror senza nessun problema, pensavo di averlo superato invece a
quanto pare non è così.»
«Bè,
ormai si è fatto tardi, per oggi sospendiamo le riprese. Ci
vediamo
domani pomeriggio. Per allora dovremo aver trovato una soluzione.
Abbiamo pochissimo tempo, non possiamo sprecarne altro.»
disse
Claire, perentoria, facendo cenno a tutti di recuperare la
strumentazione e andarsene.
«Ciao
a tutti.» disse Claire, raggiungendo il resto della classe
che
l'attendeva ai margini del lago. «Allora Jenni, che mi dici,
te la
senti di girare?» domandò speranzosa.
«Non
ce la faccio, mi dispiace.» ammise la ragazza, abbassando il
capo.
«È
la fine, ormai non potremo più trovare una sostituta,
nessuno può
imparare le battute in così poco tempo!»
esclamò la regista,
lasciandosi cadere a terra.
«In
realtà io avrei una soluzione.»
annunciò Martin, sfoderando uno
dei suoi sorrisi sghembi. «Visto che Jenni non se la sente,
potrebbe
sostituirla Diana. Lei ha scritto la sceneggiatura, la conosce
già a
memoria.»
«Cosa!?»
esclamò Diana, sconvolta. «Ma io non ho mai
recitato in vita mia!»
protestò.
«Diana,
ti prego, sei la nostra unica speranza!» la pregò
Claire
prendendole le mani e guardandola con sguardo implorante.
«Non
so se ne sono capace, mi impappinerò di certo.»
«Un
ciak di prova, è tutto quello che ti chiedo.»
rispose la registra
supplichevole.
Diana
alzò gli occhi in cerca di aiuto ma ciò che vide
fu lo sguardo
speranzoso dei compagni, così alla fine scrollò
la testa,
sconfitta.
«E
sia, faremo una prova ma se va male fine della storia.»
concesse.
Sorridenti
e soddisfatti, tutti si accinsero al loro lavoro.
«Brava
Diana! Ero disperata all'idea di aver rovinato il lavoro di
tutti!»
esclamò Jenni, abbracciandola stretta.
«Il
mostro della palude uno diciannovesima!» annunciò
Tom con rinnovata
vivacità.
«Agente
Lombard, mi ascolti, non può andare da sola. È
troppo pericoloso!»
recitò Martin con convinzione, stringendo il braccio di
Diana e
cercando di infonderle coraggio.
«Non
provi a fermarmi ispettore Mystere, quel mostro mi ha portato via la
mia famiglia!» ribatté lei, con voce leggermente
insicura, fingendo
di divincolarsi.
Dalla
sua postazione di regia Claire sorrise soddisfatta, anche il lieve
tremito della voce di Diana anziché guastare la scena
sembrava
rendere le emozioni della protagonista più reali.
Stavolta
all'apparizione del mostro non ci furono urletti isterici né
scene
di panico ma tutto si svolse secondo il copione mentre Diana
acquistava maggior sicurezza ad ogni battuta.
L'affiatamento
tra i due era perfetto ed anche se ogni tanto uno dei due non
ricordava perfettamente la battuta il loro feeling era tale da
permettergli di rispondere a tono senza che il film ne risentisse.
Con
somma gioia di Claire e di tutti gli altri il lavoro filò
liscio e
tranne per qualche volta in cui Martin se ne uscì con una
delle sue
facendo ridere Diana, quasi nessuna scena richiese più di un
ciak.
In
pochi giorni il film poté considerarsi quasi finito.
«Ragazzi,
domani gireremo l'ultima scena, vi voglio belli carichi!»
annunciò
Claire, gasata. «Avete fatto un buon lavoro.» si
complimentò,
facendo poi l'applauso di rito mentre tutti si salutavano.
«Diana,
aspetta. Se ricordi ti avevo detto che durante la riunione a cui sei
mancata abbiamo modificato alcune battute del copione. Non so se tu
hai avuto tempo di leggerlo ma ti consiglio di ripassarlo
stasera.»
«Tranquilla
Claire, non c'è problema. No, a dire il vero non l'ho ancora
letto
per evitare di confondermi ma per domani sarò
pronta.» la rassicurò
la ragazza prima di salutarla.
Era
quasi mezzanotte quando qualcuno bussò in maniera concitata
alla
porta di Jenni che andò ad aprire stropicciandosi gli occhi.
«Diana,
cosa fai qui?» chiese sorpresa.
«Jenni,
io non posso girare la scena finale!» esclamò la
ragazza,
disperata.
Vedendola
in quelle condizioni l'amica la fece entrare e la invitò a
sedersi
sul letto.
«Mi
vuoi spiegare che ti prende?» le chiese Jenni, preoccupata.
«Ti
ricordi quando io avevo la riunione del club di dibattito e non sono
potuta venire a quella per il film? Voi mi avete detto che avevate
leggermente cambiato qualche battuta del finale, io avevo dato a te
la possibilità di votare anche per me perché tu
mi avevi assicurato
che non avresti permesso che stravolgessero la mia sceneggiatura.
Dopo sono iniziate le riprese e non ho avuto tempo di rileggere il
copione, oggi vado a ripassare la mia parte e mi trovo davanti una
scena in cui devo baciare Martin!» esclamò con la
voce che saliva
di un'ottava ad ogni parola rasentando la categoria degli ultrasuoni.
«Io non posso, tu sai che non posso.» aggiunse
scoppiando in un
pianto dirotto.
Jenni
si sedette accanto a lei e l'abbracciò, sussurrandole parole
di
conforto per cercare di calmarla.
«Se
lo baciassi lui capirebbe, so che capirebbe e lo perderei anche come
amico.»
«Mi
dispiace, purtroppo durante la riunione hanno insistito molto per
dare una piega romantica al finale e alla fine ho dovuto capitolare.
Ho pensato che in fondo era solo un bacio finto e che non ti saresti
arrabbiata; so quanto lo ami e non ci proverei mai con lui e poi
allora non sapevo che sarebbe andata così.»
spiegò Jenni,
dispiaciuta.
«Oh
Jenni, cosa devo fare?»
«Ascolta,
questa invece potrebbe essere la tua occasione. Tu saresti capace di
continuare a soffrire in silenzio e magari di fargli anche da
testimone al matrimonio ma non puoi continuare
così!» la esortò,
costringendola ad alzare il viso. «Domani invece lo bacerai e
se lui
capirà magari sarà l'occasione per dare una
svolta al vostro
rapporto, in caso contrario potrai sempre dire che sei solo una brava
attrice.»
«...vorrei
fosse così facile...» mugolò Diana,
affranta.
Jenni
la strinse nuovamente a se, nel vano tentativo di consolarla.
«Hey,
mi è venuta in mente una cosa!»
annunciò d'un tratto, facendo
sobbalzare la povera Diana. «È stato Martin a
proporre te come mia
sostituta, lui conosceva il copione, il che vuol dire che a lui non
dispiace l'idea di una scena in cui vi baciate.»
affermò con
sguardo ammiccante.
A
quelle parole Diana arrossì di botto e nascose il viso tra
le mani.
«Che
dici, probabilmente quando ha proposto me per il ruolo non ha neanche
fatto caso alla scena del bacio.»
«Dai,
non può essere così stordito!»
protestò Jenni, poco convinta.
«Con
Martin c'è da aspettarsi di tutto.»
ribatté Diana scoprendo il
viso e sospirando pesantemente.
«Bé,
se è così tonto allora non capirà
nulla neanche se lo baci.»
dedusse Jenni, incoraggiante.
«In
effetti gli sto vicino tutti i giorni da anni e non ha mai capito
nulla.» rifletté Diana.
«Quindi
non hai nulla di cui preoccuparti.» la rassicurò
l'altra,
sorridendo.
«Forse
hai ragione...»
«Su,
fatti una bella dormita e persa solo a recuperare le energie.»
«Grazie
Jenni.» disse Diana, gettando le braccia al collo dell'amica
per poi
salutarla e tornare in camera sua.
Diana
dormiva già da un pezzo quando, nel cuore della notte,
Martin si
svegliò improvvisamente colpito da un pensiero: il giorno
dopo
avrebbe dovuto baciare Diana. La bambina a cui nascondeva le rane nel
letto, la sua collega di avventure, la sua amica da una vita, la
ragazza che aveva scoperto di amare quando durante una missione aveva
rischiato di perderla.
Il
ragazzo sentì la paura impossessarsi di lui.
Mille
dubbi si affollavano nella sua mente.
Sarebbe
riuscito a mantenere il bacio sul piano della finzione?
Diana
avrebbe capito ciò che lui davvero provava?
Cosa
avrebbe fatto se avesse scoperto ciò che provava per lei?
C'era
anche solo la minima speranza che una ragazza seria come Diana
prendesse in considerazione come boyfriend quello che lei spesso
definiva “un bambinone mai cresciuto”?
Inutile
dire che il sole aveva già fatto da un po' capolino
all'orizzonte
quando finalmente Martin cedette al sonno.
Per
sua fortuna quel giorno era sabato e non c'erano lezioni.
Diana,
invece, in preda all'ansia, si era svegliata alle prime luci
dell'alba ed aveva trascorso la mattinata vivendo alternativamente
momenti di speranza e di paura.
Se
Jenni non fosse venuta a tirarla fuori dalla sua stanza probabilmente
giunto il tramonto non sarebbe stata in condizioni di presentarsi per
le riprese.
L'amica
invece la distrasse portandola in giro per spese ed impedendole di
rintanarsi in biblioteca dove lei aveva deciso di andare per essere
certa di non incontrare Martin.
Ciò
che lei non sapeva era che il suo amico, svegliatosi ad ora di
pranzo, aveva trascorso tutto il tempo che lo separava dall'orario
della riprese sul campo da basket così da non dover pensare
a ciò
che lo aspettava.
Ben
presto il sole iniziò ad adagiarsi sulle cime delle colline
all'orizzonte e tutti coloro che collaboravano al cortometraggio si
ritrovarono sulle rive del lago.
«Coraggio
ragazzi, oggi è il grande giorno! Manca solo un ultima scena
e poi
avremo finito. Domani monterò il film e lunedì i
nostri compagni
voteranno quale tra i cortometraggi girati qui alla Torrington
parteciperà al festival.» ricordò loro
Claire, con voce esaltata.
Mentre
gli altri gridavano esaltati all'idea di partecipare al festival,
Diana se ne stava in disparte a capo chino, troppo presa dai propri
pensieri per partecipare all'allegria generale mentre Martin si
esibiva in un'imitazione poco convincente di allegria autentica.
«Su
ragazzi, non perdiamo tempo. Avremo la luce giusta solo per poco
tempo. Martin, Diana, siete pronti?» chiese Claire,
impaziente.
«Certo.»
affermò Martin, cercando di apparire tranquillo.
Diana
si limitò a mugolare senza alzare lo sguardo.
«Dai,
ragazza mia, pensa che almeno avrai l'occasione di baciare
Martin!»
la esortò Jenni, spingendola verso la zona in cui si sarebbe
svolta
la scena.
«Non
vincerai, per te è la fine!» gridò
Diana, brandendo un'ascia e
scagliandosi contro il mostro ormai a terra, inerme; cercando di
apparire concentrata sulla scena in svolgimento e non nel pallone per
quella che si sarebbe svolta di lì a poco.
«Agente
Lombard, no, tu non sei un'assassina.» affermò
Martin, entrando in
scena trafelato e afferrandole il braccio.
Un
gesto che normalmente non gli avrebbe procurato nessuna particolare
emozione ma che in quel momento gli fece scorrere dei brividi di
aspettativa lungo la schiena.
Il
fatto poi che nella scena precedente lei avesse lottato in acqua col
mostro e che quindi adesso aveva i vestiti zuppi che le aderivano al
corpo non migliorava di certo la situazione.
«Ma
questo mostro ha distrutto la mia famiglia.» rispose Diana,
cercando
di mostrarsi arrabbiata e non in preda al panico come era davvero.
«Non
ti ho detto che non pagherà per i suoi crimini ma solo che
non ti
permetterò di diventare un'assassina.»
Detto
questo, Martin finse di premere un bottone sul suo orologio, ci
avrebbero pensato gli effetti speciali a fare apparire la rete che
avrebbe imprigionato il mostro quindi portò l'orologio alla
bocca
come fosse una trasmittente per chiamare degli immaginari soccorsi.
«Stop!»
gridò Claire, soddisfatta. «Perfetto, prepariamo
tutto per la scena
successiva.»
Una
luce accecante invase la scena ad imitazione delle porte dimensionali
viste nei film.
Istintivamente
Martin rivolse un sorriso complice in direzione di Diana che
però
osservava la scena con sguardo inquieto.
«Agente
Lombard, agente Mystere, grazie del vostro aiuto. State certi che
questo mostriciattolo trascorrerà molto, moltissimo tempo
nelle
prigione interplanetaria.» affermò Nick, nei panni
dell'agente
intergalattico mentre altri due ragazzi scortavano il mostro verso il
“varco dimensionale” ed una terza porgeva a Diana
una coperta in
cui avvolgersi.
Dopo
aver salutato, anche Nick attraversò la luce lasciandoli
soli.
Quando
il riflettore si spense, a simboleggiare la partenza degli altri
agenti, Diana sentì l'agitazione assalirla.
Martin
deglutì a vuoto mentre l'afferrava per le spalle e la faceva
voltare
verso di se.
Non
aveva mai sofferto di timidezza e di norma adorava essere al centro
dell'attenzione ma stavolta avere gli occhi di tutti addosso lo stava
facendo agitare.
«Adesso
è davvero finita, puoi buttarti questa storia alle spalle e
dimenticarti di quel mostro.» le disse, guardandola negli
occhi e
avvertendo su di se il suo sguardo spaurito.
Nonostante
l'aria fosse fresca aveva le mani sudate e si sentiva come se si
stesse davvero dichiarando alla sua migliore amica.
«Se
vuoi però c'è un altro mostriciattolo, magari un
po' meno brutto,
ma piuttosto rompiscatole e disordinato che vorrebbe continuare a far
parte della tua vita.» disse, dimenticando la recitazione e
parlando
con sincerità.
In
preda all'emozione aveva leggermente cambiato la battuta finale ma
per fortuna Claire non aveva fermato la scena.
Lentamente
lasciò andare le spalle di Diana e portò una mano
alla sua guancia
accarezzandogliela delicatamente quindi le alzò il viso per
guardarla negli occhi.
Lei
si sentiva paralizzata dalla paura e ringraziava il cielo di non
avere battute in quella scena perché non sarebbe stata
capace di
aprire bocca.
Lo
sguardo di lei, così impaurito e titubante, lo
intenerì e una
piccola parte di lui si chiese se non poteva sperare di vedere i suoi
sentimenti ricambiati.
Cintala
alla vita con l'altro braccio, l'avvicinò a se e
sfiorò le sue
labbra con fare esitante. Non poteva fare a meno di chiedersi se
forse con quel bacio stava per rovinare tutto.
Purtroppo
ormai non poteva tirarsi indietro.
Lasciò
che le loro labbra si unissero in un bacio appena accennato e
l'avvertì sussultare sotto il suo tocco.
Per
un attimo fu tentato di lasciarla andare ma sapeva che era
impossibile, la scena doveva essere portata a termine, quindi tanto
valeva approfittarne.
La
videocamera era in posizione leggermente defilata rispetto al punto
in cui si trovavano loro quindi non c'era possibilità che
potessero
zumare sulle loro labbra; era una precauzione che avevano preso
perché non si notasse che il bacio era finto.
Rafforzata
la stretta sulla vita di lei, Martin schiuse le labbra sfiorando
quelle di lei con la lingua.
A
quel contatto Diana sussultò e spalancò gli
occhi, stringendo più
forte le mani intorno alla coperta.
Si
chiedeva il perché di quel gesto ma non sapeva darsi una
risposta.
In
quel momento anche Martin aprì gli occhi e lei
poté leggervi quello
sguardo, visto tante volte mentre erano in missione per il Centro,
con cui lui le chiedeva di dargli fiducia.
Capì
che non c'era altro da fare così richiuse gli occhi
affidandosi
completamente a lui.
Appena
Martin avvertì Diana rilassarsi contro di se
sentì il cuore
mancargli un battito.
Con
fare incerto tornò a toccare le labbra di lei con la lingua;
stavolta però anche Diana schiuse le sue permettendo al
bacio di
farsi più passionale.
Era
un lento conoscersi e scoprirsi mentre le emozioni li travolgevano al
punto da dimenticare di trovarsi su un set.
Ben
presto Diana mollò la presa sulla coperta che cadde ai suoi
piedi
mentre lei si stringeva al ragazzo portando una mano tra i suoi
capelli e facendo aderire i loro corpi.
«Stop!
Perfetta.» urlò d'un tratto Claire interrompendo
la magia.
Diana
si staccò da Martin, rossa in viso e con lo sguardo smarrito
mentre
una marea di fischi e esclamazioni misti ad applausi si diffondevano
sul set.
«Hey,
se il bacio fosse stato un po' più appassionato avremmo
dovuto
mettere l'avviso V.M.14!» disse Tom, ridacchiando e facendo
l'occhiolino ai due.
«Ragazzi,
voi andate a cambiarvi perché siete zuppi e infangati. Non
posso
mica rischiare che i miei attori si prendano un malanno!»
esclamò
Claire felice. «Ci vediamo al bar per festeggiare.»
Martin
avrebbe voluto dire qualcosa a Diana ma, come un fulmine, lei aveva
già raccolto la coperta da terra e si era dileguata.
Percorse
i corridoi di corsa ignorando le occhiate stranite che le lanciavano
quelli che la incrociavano.
Raggiunta
la sua camera si chiuse la porta alle spalle e si lasciò
scivolare a
terra.
Non
ci poteva credere, era successo davvero, aveva baciato Martin...e che
bacio!
Non
era stato un bacio a stampo e non aveva avuto nulla di
cinematografico. Era stato un bacio vero e passionale al cento per
cento.
Ogni
volta che ci pensava sentiva il cuore esploderle nel petto.
Una
parte di lei però non riusciva a fare a meno di chiedersi se
lui non
lo avesse fatto per la buona riuscita della scena mentre un'altra
parte le ribadiva che era impensabile che lo avesse fatto solo per il
bene del film.
Mentre
rimuginava sulle due possibilità uno starnuto le
ricordò che era
ancora zuppa e rischiava di prendersi un bel raffreddore.
Scrollatasi
dal suo torpore, Diana si alzò da terra, si tolse i vestiti
infangati e entrò nella doccia anche se dubitava che
stavolta
l'acqua calda sarebbe bastata a schiarirle le idee.
Qualche
stanza più in là, sotto un getto di acqua
scrosciante anche
qualcun' altro era impegnato in riflessioni simili.
Ad
occhi chiusi, Martin sorrideva rivivendo ciò che era
successo poco
prima.
La
dolcezza delle sue labbra, la morbidezza del suo corpo premuto contro
il suo, la passione del bacio che si erano scambiati.
Purtroppo
però non aveva avuto modo di parlarle e di chiarire cosa
avesse
significato quel bacio per lei e ciò lo tormentava.
Sapeva
quanto fosse capace di lavorare quel cervellino e non voleva che
giungesse a conclusioni affrettate.
Uscito
dalla doccia si asciugò e si vestì velocemente.
Appena
fu pronto raggiunse gli altri, non che ne avesse molta voglia ma
sperava di avere così occasione di parlare con Diana.
«Hey,
protagonista, ben arrivato!» esclamò Jenni,
raggiungendolo
sorridente.
«Ciao,
vedo che la tensione si è allentata.»
esclamò Martin, ridacchiando
nel vedere la serissima Claire intenta a ballare su uno dei tavoli.
«Direi
di si.» ridacchiò Jenni volgendosi a guardarla.
«Diana
non si è ancora unita ai festeggiamenti?»
domandò, cercando di
apparire calmo e indifferente anche se il cuore, al solo nominarla,
aveva subito una brusca accelerazione.
«No,
non è ancora arrivata. Starà finendo di
prepararsi. Magari le
faccio uno squillo.»
«Mi
hai fatto ricordare che ho lasciato il cellulare in camera. Vado a
recuperarlo e magari ne approfitto per chiamare Diana.»
affermò
Martin, cogliendo la palla al balzo.
Mentre
il ragazzo si allontanava Jenni si lasciò andare ad un
risolino
divertito.
Magari
era bravo a recitare davanti alla videocamera ma la scusa del cellulare era
davvero patetica.
Martin
ripercorse la strada a ritroso con gli occhi ben aperti
nell'eventualità Diana fosse nei paraggi.
Giunto
davanti alla porta della camera della ragazza si bloccò,
agitato.
Non
sapeva come affrontare l'argomento né come lei avrebbe
reagito.
La
verità era che non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Comunque
fosse andata la sua vita non sarebbe più stata la stessa.
Fattosi
coraggio, bussò.
La
voce della ragazza che chiedeva chi fosse gli giunse attutita
attraverso la porta.
«Diana,
sono io.» rispose lui, sentendo il nervosismo aumentare.
«Martin
sto finendo di prepararmi, ci vediamo tra poco al bar.»
rispose
Diana, in preda al panico.
«Diana,
ho bisogno di parlarti.» affermò Martin, facendo
scattare la
serratura nel timore che lei potesse impedirgli di entrare.
«Ascolta
io...» disse, entrando di corsa.
Qualunque
cosa avesse in mente di dire andò perso perché
nella foga di
entrare non si accorse dello zaino poggiato a terra in cui
inciampò irrimediabilmente trascinando Diana a terra con se.
Appena
riaprì gli occhi, ciò che vide gli
seccò ulteriormente la lingua.
Diana
era finita a terra, sotto di lui, con indosso solo un accappatoio che
si era parzialmente aperto lasciando in vista buona parte del suo
décolleté che adesso si stava alzando e
abbassando in maniera
concitata all'altezza dei suoi occhi.
«Wow!»
fu tutto ciò che gli riuscì di dire.
«Martin!»
esclamò Diana, arrossendo violentemente e stringendosi
addosso
l'accappatoio.
«Scusami.»
disse lui, rimettendosi in piedi e porgendole la mano per aiutarla.
«Si
può sapere cosa avevi di così importante da dirmi
da non poter
attendere?» chiese Diana nervosamente.
Prima
il bacio e adesso questo, non sapeva se sarebbe riuscita ad arrivare
a fine giornata.
«Volevo
parlarti del bacio.» affermò Martin, facendosi
coraggio.
«Bè,
è andata bene, Claire sembrava soddisfatta.»
rispose Diana,
cercando di sviare il discorso.
Sicuramente
Martin voleva dirle che lo aveva fatto solo per la buona riuscita del
film ma lei non era ancora pronta a sentirselo dire, aveva bisogno di
cullarsi nella sua illusione ancora per un po'.
«Quindi
è tutto ok, ci vediamo al bar.» aggiunse,
spingendolo verso la
porta.
Martin
capì che se non avesse parlato adesso dopo sarebbe stato
troppo
tardi.
Certo
il suo atteggiamento non aiutava ma ormai non poteva più
tirarsi
indietro.
«Diana,
aspetta.» intimò, afferrandola per le braccia.
«Forse
tra un minuto mi pentirò di quello che sto per dire ma non
posso più
stare zitto mentendo a te e a me stesso.» affermò
con voce tremante
di emozione. «Il bacio che ci siamo dati per me è
stato importante.
Tu per me sei importante. Non come amica, o almeno non solo. Quando
durante la missione in Egitto ho rischiato di perderti ho capito che
per me sei più di un'amica. Non voglio rovinare il nostro
rapporto
ma non potevo più tacere sui miei reali
sentimenti.» spiegò tutto
d'un fiato sotto lo sguardo scioccato della ragazza.
«Ora
ho bisogno di sapere cosa ha significato per te. Se mi dirai che per
te sono solo un amico cercherò di farmene una
ragione.» aggiunse,
timoroso nel vederla rimanere in silenzio.
«Martin
io...io...» balbettò Diana, incapace di parlare
per l'emozione.
Sentendola
titubare Martin incassò la testa nelle spalle e
ammorbidì la
stretta sulle spalle di lei preparandosi ad andarsene, magari per
rifugiarsi in camera sua a leccarsi le ferite.
Comprendendo
che il ragazzo aveva frainteso il suo atteggiamento, Diana gli
afferrò un lembo della camicia così da impedirgli
di andarsene.
«Martin,
io ti amo.» mormorò, senza il coraggio di
guardarlo in faccia.
«Cosa?»
chiese Martin, confuso, certo di aver capito male.
«Hai
capito bene.» affermò, alzando finalmente lo
sguardo e arrossendo
nell'incontrare gli occhi di lui.
Martin
risalì lentamente con le mani fino a raggiungere le sue
guance
quindi avvicinò il volto a quello di lei e la
baciò lievemente.
«Anch'io
ti amo.» le sussurrò a fior di labbra prima di
baciarla di nuovo
con passione maggiore di quella messa sul set.
Quando
finalmente si staccarono riuscivano solo a guardarsi sorridendo
increduli.
«Forse
dovremmo raggiungere gli altri.» fece presente Diana, anche
se a
malincuore.
«Dobbiamo
proprio?» domandò Martin cingendola alla vita e
stringendola a se.
«Forse
dovremmo almeno fare atto di presenza.»
«Ok,
cinque minuti e poi ce la filiamo.» propose Martin,
strizzandole
l'occhio.
Una
decina di baci dopo riuscirono finalmente a lasciare la stanza
facendo attenzione a mantenere un atteggiamento amichevole, stavano
insieme da meno di dieci minuti, non era proprio il caso di farlo
già
sapere a tutti.
Erano
trascorsi due mesi dalla fine del film e finalmente erano arrivati i
risultati del festival.
Emozionati,
i ragazzi attendevano l'arrivo di Claire ai margini del lago.
«Allora?»
chiese Jenni, avvistando la regista.
«Signori
abbiamo superato il concorso distrettuale e siamo ammessi a quello di
stato!» annunciò, allegra. Lasciandosi cadere a
terra vicino agli
altri.
«E
c'è di più, abbiamo avuto una menzione speciale
per la storia
d'amore più emozionante e realistica del
festival.» aggiunse
sorridendo in direzione di Martin e Diana.
Ormai
erano tutti a conoscenza della loro storia...e d'altronde sarebbe
stato impossibile non accorgersene visto che Martin non perdeva
occasione per stringere e baciare Diana mettendola terribilmente in
imbarazzo.
«Allora
in fondo ne è valsa la pena di cambiare un po' il
copione.» affermò
Jenni lanciando uno sguardo d'intesa in direzione di Claire.
«E
di rinunciare alla parte di protagonista.» aggiunse l'altra.
«Non
solo abbiamo raggiunto il nostro scopo ma abbiamo ottenuto anche la
menzione speciale.»
«Cosa
intendente?» domandò Diana, in preda ad allarmanti
sospetti.
«Si
vedeva lontano un miglio che vi morivate dietro, solo voi due non ve
ne accorgevate così abbiamo dato una spintarella al
destino.»
spiegò Tom, serafico.
«Diana,
dai secondo te avrei mai accettato di baciare, anche solo per finta,
il ragazzo che piace alla mia migliore amica?» chiese Jenni
ridacchiando. «Per fortuna l'idea del bacio ti ha mandato nel
pallone se no mi avresti sgamata subito.»
«Ma
ragazzi, vi sembrano cose da farsi!» esclamò
Martin, sbigottito.
«Oh
tranquillo, non c'è di che. Al momento giusto vi
dirò come
ripagarci.» ribatté Claire, sbellicandosi alla
faccia sgomenta di
lui. «Su, lasciamo soli i piccioncini così possono
festeggiare per
conto loro. Noi andiamo al bar.» aggiunse facendo loro
l'occhiolino.
Diana
avrebbe voluto ribattere ma si limitò a scuotere la testa
ridendo a
sua volta.
«Che
banda di matti.» disse Martin mentre loro si allontanavano.
«Si,
ma gli dobbiamo molto.» fece presente Diana, accoccolandosi
sulle
sue gambe.
«Ok
ma non facciamoglielo sapere, se ne vanterebbero troppo.»
ribatté
Martin sdraiandosi sull'erba e trascinandosela addosso.
Diana
sorrise e si chinò a baciarlo.
I
ragazzi al bar avrebbero dovuto attenderli a lungo...in fondo avevano
anni di baci negati da recuperare....
Fine
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