La
luce del sole riverbera sulla piatta superficie del lago, mentre le
sterne dal capo nero scendono in picchiata sul filo
dell’acqua senza mai fare ritorno a becco vuoto.
Le
vele delle barche ondeggiano lente, quasi immobili. Dall’alba
i pescatori sono al largo a gettare le reti, come i pesci sembrano
anch’essi rimasti intrappolati, ma in un’attesa
placida e senza tempo anziché in stretti tramagli.
La
strada che costeggia l’Izuya è in terra battuta, a
eccezione della parte adiacente al Villaggio lastricata con ciottoli
opalescenti, che riflettono il colore cangiante del cielo estivo. Sette
moli si protendono sul lago e nonostante gli innumerevoli anni passati
dalla loro costruzione si presentano ancora in ottime condizioni, segno
di una manutenzione recente. Di notte sono illuminati da lanterne verdi
piazzate su alti sostegni.
Sasuke
trascina un carretto di legno a due ruote, carico di ceste contenti
pesci gatto; Naruto lo segue, con la canottiera bianca fradicia di
sudore e sporca di fango, sulle spalle regge una gerla in vimini per il
trasporto del pescato.
“Mi
sono rotto di fare il mulo! Facciamo una pausa.”
Il
rumore del pesante carico sbattuto a terra fa voltare Sasuke di scatto.
“Perché
non la finisci di lamentarti invece? Prima arriviamo a casa e prima ci
riposiamo.”
“Parliamo
un attimo.” Replica Uzumaki, con un sorriso tirato sulle
labbra che preannuncia solo tempesta.
Sasuke
solleva di poco la visiera del cappello.
“Iruka
mi ha detto che ci sono ottime scuole superiori a Tokyo.”
Uchiha
sbuffa, guarda altrove, sembra valutare se ha davvero la pazienza
necessaria per intraprendere una discussione del genere.
“Ovvio,
è la capitale.” Dice asciutto.
“Stavo
pensando che qui non è che abbiamo molte prospettive per il
futuro. Se vogliamo diventare persone di successo, gente che conta
intendo, non possiamo restare al Villaggio. A Tokyo è tutto
diverso, studiare lì potrebbe aprirci molte porte, si
potrebbe pensare anche all’università e
poi—”
“Allora
perché Iruka non insegna in quelle diavolo di scuole? Ci hai
mai pensato? Forse qui non è così male come
vogliono farti credere.” Replica, giusto con
l’intento di ferirlo. Non ha grandi argomentazioni a
sostegno, ma solo una tagliente arroganza a sua disposizione.
“Se
non è andato altrove, l’ha fatto soltanto per
me.”
“Per
te?” Sasuke ride sommessamente, tutt’altro che
divertito.
“Ero
ancora un moccioso e lui mi ha fatto praticamente da padre! E poi
dubito che sia così semplice ottenere una cattedra a Tokyo,
la concorrenza dev’essere spietata.”
“Va
bene, vedila come ti pare.” Lo liquida. “Il fatto
invece è che qui si sta bene, ma tu proprio non riesci a
rendertene conto. Dietro a tutta quella lucentezza, c'è solo
marciume.”
Naruto
aggrotta le sopracciglia e serra i denti, mentre un moto di rabbia gli
colora il volto.
“Non
voglio dare la caccia a 'sti cazzo di pesci per tutta la vita, lo
capisci?” Sbraita.
Sasuke
piega gli angoli delle labbra in una linea severa, vorrebbe ribattere
con una collera di pari entità, ma al momento non la
possiede.
“Io
voglio diventare qualcuno, combinare qualcosa nella vita, e a Tokyo so
che avrò le basi per realizzare i miei sogni. Anche tu,
Sasuke, dovresti darti una possibilità. Chessò
potresti diventare addirittura medico con la testa che ti
ritrovi!”
“E
tu? Con quella testa quadra cosa credi di poter fare?”
“Tutto
quello che voglio.” Dice, indurendo lo sguardo.
Sasuke
abbandona il carretto e avanza a grandi falcate verso
l’amico, i nervi sono saldi ma le sue spalle rigide lasciano
trapelare una certa impazienza d’azione.
“Rischi
solo di prenderti un granchio.” Mormora rauco, mentre allunga
già la mano a ghermirgli la canotta.
Il
braccio di Naruto risponde autonomamente, copiando il gesto di Sasuke.
Senza quasi rendersene conto gli sta strattonando anche lui il collo
della maglia. Si ritrovano in una fase di stallo, dove nessuno dei due
intende cedere di un solo passo.
Uzumaki
è un ragazzo cocciuto, ma di solito sa essere molto
più diplomatico.
“Ho
ragione a volermene andare, ma detesti dirmelo.” Sentenzia,
serrando la presa.
“Affatto.
Un cazzo, hai ragione.”
Naruto
avvampa. “Lasciami.” Ringhia, ma Sasuke non ne ha
intenzione.
Uchiha flette leggermente il capo e dai suoi occhi scuri
traspare un’incredibile sicurezza, simile a una lama
baluginante: “Sei un egoista.” Lo dice come se
fosse la cosa più semplice e ovvia.
Nelle
ceste i pesci gatto si dimenano senza tregua, lo s’intuisce
dal rumore delle grosse code che sbattono. Le livree degli animali,
scure e maculate, luccicano umide sotto il sole cocente.
“Tu
sei un egoista!” Urla Naruto con veemenza. Non sa se
effettivamente quello di Sasuke sia egoismo o addirittura codardia, ma
dovrebbe dargli almeno la soddisfazione di dirgli di non andare, e non
perché ci sia qualcosa di sbagliato nel voler studiare a
Tokyo ma perché senza di lui questo posto diventerebbe di
una noia mortale. Che diavolo ne sarebbe di loro? Della loro amicizia,
di tutte le cazzate fatte insieme?
“Sei
disgustoso, mi è arrivata la tua saliva in
faccia.” Uchiha si strofina il viso con il dorso della mano.
“Adesso
ti colpisco!” Vocia, allontanandolo in malo modo, e leva un
pugno. Sasuke per quanto rapido non riesce a schivarlo in tempo,
ritrovandosi con uno zigomo segnato. Senza perdere di
lucidità, para il successivo colpo diretto allo stomaco e
contrattacca immediatamente. Aggancia una gamba di Naruto con la
propria e gli fa perdere l’equilibrio, scaraventandolo sul
terreno secco e polveroso.
“Bastardo!”
Uchiha
non lascia trasparire alcuna emozione e cala il cappello sulla fronte.
Naruto
osserva la guancia livida dell’amico. Si sente in colpa,
eppure non può ignorare quella prepotente voglia di
saltargli nuovamente addosso, infrangere quel gelido distacco e vedere
finalmente cosa c’è dietro.
Tuttavia
prima che possa agire, Sasuke gli dà le spalle a
dimostrazione del fatto che non teme alcuna scorrettezza da parte sua.
“E adesso muoviti. Quei pesci stanno soffrendo
inutilmente.” Lo riprende brusco, afferrando le stanghe del
carretto.
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