ReggaeFamily
After
The Show
Era
giunto il momento di Sounds Good, la canzone che preannunciava
la conclusione di tutti i nostri concerti.
Mi
sentivo un po' triste: davvero il nostro live stava già
volgendo al termine?
Quando
suonavo il tempo scorreva senza che me ne rendessi conto: non sentivo
più la fatica, i chilometri percorsi durante i giorni di tour,
le temperature esorbitanti che si raggiungevano sul palco.
I
miei compagni di band sembravano pensarla come me: tutti si stavano
divertendo e ogni tanto mi lanciavano occhiate complici.
In
particolare Hakim, il più espansivo e dinamico tra i due
cantanti, si avvicinava spesso a me durante le sue passeggiate sul
palco, per poi tornare ad affiancare nuovamente Aurélien.
Mi
facevano sorridere i due cantanti: così diversi, ma così
affiatati e abili nel coinvolgere la folla.
Quando
il live si concluse e poggiai le bacchette sul timpano della
batteria, il boato della folla mi avvolse e mi donò una carica
e un calore immensi. I nostri sostenitori si stagliavano di fronte a
noi e strepitavano, numerosissimi e a dir poco esplosivi. Erano
incredibili: quello era stato l'ennesimo sold out, all'interno di un
locale abbastanza grande, e tutto questo grazie a loro.
Prima
di rifugiarmi nel backstage, mi accostai al bordo della piattaforma
di legno e persi lo sguardo tra il pubblico.
Qualcuno
tra la folla si sbracciava nella mia direzione e gridava qualcosa, ma
non riuscii a capire cosa stesse dicendo.
“Zigo!”
mi chiamò Moritz, mentre usciva di scena con il suo basso tra
le mani.
Mi
apprestai a raggiungere lui e il resto della band. Ero sfinito, avevo
urgente bisogno di bere e di cambiarmi; la maglietta, zuppa di
sudore, mi aderiva al corpo e non faceva che aumentare la sensazione
di caldo che provavo.
Mi
avviai subito a cercare il mio cambio e nel mentre seguivo le
conversazioni degli altri.
“Anche
stavolta è andata” commentò sommessamente
Aurélien, mentre si tamponava il viso e i lunghi dreadlocks
con un asciugamano bianco.
“Non
vedo l'ora di mettere a letto il bambino” sospirò Idir
con uno sbadiglio, indicando se stesso.
“Ragazzi,
ma che ore sono?” s'informò Frédéric in
tono vagamente entusiasta.
Idir
si avviò verso i suoi bagagli per recuperare il cellulare, poi
i due tastieristi si scambiarono un'occhiata complice.
“Beh?
Che ore sono?” si intromise Moritz, impaziente.
“Mezzanotte
e tredici!” proclamò Idir in tono solenne.
Tutti
attorno a me trattennero il fiato e puntarono lo sguardo su di me.
“Cosa
avete da guardare?” borbottai, confuso e pure un po' irritato
da tutta quell'attenzione improvvisa.
Il
primo ad attaccare fu Hakim, che mi si scaraventò praticamente
addosso e mi strinse in un abbraccio fraterno. “È il 19
ottobre! Buon compleanno, batterista!”
Solo
in quel momento ricordai che era giunto il giorno del mio compleanno.
Mi era completamente passato di mente: non ero abituato a
festeggiarlo e, se non fosse stato per i miei amici, avrei anche
potuto dimenticarlo.
Non
feci in tempo a ribattere che si scatenò un assalto generale a
mie spese: ricevetti strette, pacche sulle spalle, sorrisi e auguri.
“Tanti
auguri a te...” cominciò Hakim, girando per la
stanza come una trottola, con quel suo fare sempre allegro e
contagioso.
“No,
vi prego, non dategli retta!” si lamentò Idir,
ridacchiando sotto i baffi.
“Compare,
dai, ti offro una birra!” propose Jérémie, il
chitarrista, prendendomi sottobraccio.
“Mi
prenoto anch'io per offrirgli una birra!” affermò
Frédéric.
“Io
mi prenoto per farmela offrire allora!” intervenne subito Idir
sghignazzando.
“Guarda,
ho i soldi giusti per offrirla a Zigo, mi dispiace!” replicò
subito l'altro.
I
tastieristi ripresero a battibeccare tra loro come al solito. Erano
due casi persi.
“Siete
una manica di idioti” li apostrofai affettuosamente con un
sorriso. “Ma... dove sono finiti Hakim, Aurél e Ritz?”
mi domandai, constatando che il nostro gruppo era dimezzato.
“Lasciali
perdere, saranno andati a recuperare Benji! Piuttosto, Grégory,
abbiamo una birra in sospeso!” cambiò velocemente
argomento Jérémie.
“Due!”
precisò Frédéric.
“Tre
te le offro io, arriviamo a cinque!” esclamò Idir.
“Andateci
piano, non ho voglia di prendermi una sbronza” li rimproverai
bonariamente.
“Ma
è il tuo compleanno, cazzo!” obiettò il
chitarrista deluso.
“Rémie,
io sono una persona seria, con una famiglia...” cominciai con
un tono teatralmente serio, “e soprattutto non reggo l'alcol. E
domani abbiamo un altro concerto.”
Mentre
i miei amici snocciolavano nomi di cocktail e superalcolici che mi
mandavano fuori di testa solo a sentirli nominare, io riflettevo.
C'era qualcosa di strano, i miei compagni di band stavano tramando
qualcosa. Non era da loro sparire così, senza dire niente.
All'improvviso
un gran vociare esplose alle mie spalle e io sussultai per la
sorpresa. Mi voltai e subito un coro di Tanti auguri a te
invase la stanza in cui ci trovavamo. La cosa mi mise un po' a
disagio e non potei fare a meno di arrossire.
Eppure
lo sapevano: stare al centro dell'attenzione mi imbarazzava,
nonostante la mia discreta estroversione.
Un
gruppetto di fan, capitanati da Hakim, Aurélien e Moritz, era
piombato nel backstage; tutti mi sorridevano e sembravano desiderosi
di festeggiare il mio compleanno.
“Ma
dai...” riuscii solo a farfugliare, cercando sostegno in
Jérémie. Tuttavia il mio amico si era avvicinato ai
nuovi arrivati e si era unito alla festa.
“Sorpresa!”
gridò un ragazzo, avvicinandosi a me e stringendomi una mano.
Aveva un viso noto: sicuramente lo avevo visto tra il pubblico più
di una volta, ma non riuscivo ad attribuirgli un nome. “Buon
compleanno a nome di tutti noi, Zigo!”
Piegai
leggermente la testa di lato. “Grazie! Cosa significa tutto
questo?”
“Te
lo spiego io!” affermò Idir, poggiandomi una mano sulla
spalla. “Qualche settimana fa qualche fan ci ha chiesto una
mano d'aiuto per poterti fare una sorpresa di compleanno e noi
abbiamo accettato. Nel corso del tempo la coalizione si è
espansa e ha raccolto circa una trentina di persone.”
“Ehi,
guardate cosa abbiamo preparato!” attirarono la nostra
attenzione alcune ragazze, che stringevano un enorme vassoio tra le
mani.
Una
di loro sollevò il fazzoletto giallo che copriva interamente
il contenitore e ai miei occhi si palesò un'enorme torta
quadrata. Al di sopra di essa svettava una cialda con l'immagine
della copertina di So What, il nostro ultimo album, e la
scritta «Buon compleanno Zigo!!!».
Tutti
rimasero senza parole nel vedere quello splendido dolce, poi Aurélien
si adoperò per fotografarlo e immortalarlo.
“Non
so come ringraziarvi... è bellissimo!” esclamai,
avvicinandomi alle ragazze e posando loro una mano sulla spalla.
Avrei voluto stringerle in un abbraccio, ma loro erano impegnate a
sorreggere il loro regalo.
Io
quasi non riuscivo a muovermi, tanta era l'emozione che stavo
provando. Non lo davo a vedere perché non era da me, ma mi
sentivo profondamente commosso da tutto quell'affetto.
Ricevetti
un sacco di abbracci e auguri e ringraziai tutti quasi con le lacrime
agli occhi; qualcuno pensò bene di consegnarmi dei pacchetti.
Un
ragazzo sui vent'anni mi regalò un ritratto: il disegno,
delineato soltanto da una precisa linea di matita, raffigurava me
intento a suonare la batteria. Era di una bellezza e di un realismo
impressionanti.
Uno
dei momenti più memorabili si verificò quando una donna
sulla quarantina mi si avvicinò, mi augurò buon
compleanno e mi presentò il piccolo Maurice, suo figlio di sei
anni. Quest'ultimo, un bimbo timido e poco loquace, mi confessò
che era un grandissimo fan dei Dub Inc, che ascoltava le nostre
canzoni tutti i giorni; infine mi ficcò in mano un foglio.
Si
trattava di un maldestro ritratto di tutti i membri della band. In
alto a sinistra Maurice aveva scritto quattro lettere sbilenche,
ognuna di un colore diverso: ZIGO.
“Sei
stato bravissimo, Maurice! Grazie! Vieni qui, che adesso mamma ci fa
una foto!”
Presi
in braccio il mio piccolo fan e sorridemmo insieme all'obiettivo,
mentre tutti i presenti concordavano sul fatto che fossimo tanto
carini e teneri.
“Dai
ragazzi, tagliamo la torta!” propose Hakim mentre esaminavo il
mio ennesimo nuovo tesoro: un portachiavi con una chiave di sol in
argento.
“Che
peccato!” commentò Frédéric con delusione,
senza staccare gli occhi da quell'opera d'arte culinaria che lo aveva
conquistato.
“Allora
niente torta per Freddie!” lo punzecchiò Idir col suo
solito tono ironico.
“La
torta è di Zigo, sta a lui decidere” fece notare una
delle due cuoche rivolgendomi un sorriso complice. Era una ragazza
carina, aveva un viso dolce e un sorriso raggiante.
“Torta
per tutti!” affermai.
“E
dove la mettiamo? Non abbiamo dei piatti?” si domandò
qualcuno.
“Le
ragazze hanno pensato a tutto!” esclamò Moritz mentre le
artefici della sorpresa trasportavano una busta stracolma di piatti e
posate di plastica.
“Perché
prima non facciamo una foto ricordo?” propose un ragazzo con un
cappellino rosso, brandendo la sua macchina fotografica.
Proprio
in quel momento Benjamin, il nostro tecnico del suono, fece il suo
ingresso nel backstage e si precipitò verso di me, facendosi
largo tra la folla. “Grégory, auguri! Hai visto
cos'hanno combinato?” domandò, poi si voltò verso
il ragazzo con la macchina fotografica. “Se vuoi scatto io la
foto!”
“Ma
così tu non ci sei!” obiettai.
“Vabbè...”
“Tutti
in posa!” ci richiamò all'ordine Jérémie,
circondando le spalle alle due ragazze della torta.
Io
finii al centro, in mezzo ai miei fans. Il piccolo Maurice pretese di
stare accanto a me.
Benjamin
si piazzò di fronte a noi. “Adesso dite Zigo! Oh,
aspetta, come si scatta la foto?”
“Il
tasto grande argentato che c'è sopra” rispose il
proprietario della fotocamera.
“Ah,
questo, okay! Tecnico del suono quanto vuoi, ma con le foto sono un
disastro... Bene, adesso dite tutti Zigo!”
Non
potei fare a meno di ridacchiare mentre tutti pronunciavano il mio
nome d'arte.
Che
compleanno pazzesco!
Fortunatamente
nessuno aveva pensato di portare le candeline e riuscii a scamparmi
quella cerimonia.
Mentre
mangiavo la mia porzione di torta, una squisita millefoglie, mi
complimentai con le due pasticcere.
Cominciai
a scambiare qualche parola con i presenti. Non ero solito porre
troppe domande per non apparire indiscreto, ma ero comunque molto
curioso e in particolare mi piaceva conoscere i miei sostenitori, le
loro vite, i loro pensieri, le loro personalità.
Fortunatamente
il curiosissimo e loquace Hakim dava sempre voce ai miei dubbi,
ponendo un sacco di domande e aiutando anche i più riservati a
lasciarsi andare.
Scoprii
che Aubry lavorava in un negozio di alimentari e giocava a calcio,
che Dominique aveva visto una ventina di nostri concerti, che il
sogno di Jeannine era visitare l'India, che a Corinne piaceva anche
il rock proprio come a me, che Patrick ce l'aveva col suo capo e che
Catherine da piccola marinava sempre la scuola per poter leggere in
santa pace all'ombra di un albero.
E
tante, tante altre cose.
Amavo
queste persone, erano deliziose.
Quando
la torta era ormai un lontano ricordo e anche le ultime briciole
erano state spazzolate via dal vassoio, annunciai: “Ho una
proposta da farvi!”.
Tutti
si misero all'ascolto, ma il silenzio che calò nella stanza mi
mise subito in imbarazzo.
“Allora...
prima di tutto grazie, io sono senza parole. Non me l'aspettavo...
siete mitici! E siccome mi avete organizzato una festa strepitosa,
ora ci spostiamo in un bar per bere qualcosa tutti assieme, che ne
dite?”
Ero
negato per i discorsi di ringraziamento.
Quasi
tutti acconsentirono, solo qualcuno dovette andar via subito.
“E,
mi raccomando, uniamo le forze per far ubriacare il festeggiato!”
aggiunse Jérémie, facendo scoppiare tutti a ridere.
I
festeggiamenti si conclusero alle quattro. In generale cercavamo di
riposare in vista della data successiva, ma quello era stato uno
strappo alla regola.
Senza
che nessuno se ne accorgesse, pagai il conto per tutti. Non mi
importava quanto avrei speso, era il mio modo per ringraziare tutti i
miei amici e i miei compagni di band.
Quando
il resto dei Dub Inc lo venne a sapere, mi si rivoltò contro.
“Oh,
non rompete!” tagliai corto. “E comunque siete dei
bastardi, non dovevate...”
Non
resistetti più e li strinsi tutti in un abbraccio. Certo, un
abbraccio con otto persone in mezzo era un po' complicato, ma non
importava.
I
miei Dub Inc erano i miei Dub Inc: fratelli insuperabili e
inseparabili, la mia famiglia, la mia casa.
“Ehi
Grégory, sei uno schianto quando sorridi!” mi prese in
giro Idir quando sciogliemmo l'abbraccio.
Storsi
il naso.
“Buon
compleanno, fratello” aggiunse poi.
Fratelli.
Era
questa la parola che mi rimbalzava in testa mentre, stanco morto,
raggiungevo la mia stanza per buttarmi finalmente a letto.
Quel
giorno li avevo sentiti tutti come dei fratelli: i miei compagni di
band e i fans che avevano organizzato la sorpresa. Li amavo, tutti,
anche se non riuscivo a dirglielo esplicitamente.
Nonostante
mi trovassi a tanti chilometri da Saint-Étienne, avevo
festeggiato il miglior compleanno della mia vita: con un concerto e
con la mia famiglia.
♥ ♥ ♥
Ciao
a chiunque sia giunto fin qui ^^
Ovviamente
questa è la mia prima fanfiction sui Dub Inc, nonché
seconda pubblicata sul sito. Sono felicissima che finalmente la
categoria dei miei amati ragazzi stia prendendo forma, anche se mi sa
che io e Kim siamo le uniche a conoscerli su questo sito XD
Lo
so, non è un granché (Zigo, perdonami, avrei voluto
fare molto di più per il tuo compleanno T.T), ma è
comunque la primissima volta che scrivo su di loro e si può
dire che si tratta di un esperimento!
Esperimento
che mi è piaciuto A BOMBA!!!!
VI
do un paio di doverose indicazioni.
All'inizio
ho nominato una canzone, ovvero Sounds Good, il brano con cui
la band chiude ogni concerto (incluso quello a cui ho assistito io
*-*):
https://www.youtube.com/watch?v=-31XTRIxHqs
Io
ve lo consiglio, è davvero energico e allegro!!!
Poi...
se volete farvi un'idea della torta, ecco a voi la copertina di So
What, cd uscito a settembre 2016:
https://www.google.it/search?q=dub+inc+so+what+cd+cover&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjgosPcyf3WAhWDyRQKHSZOCIQQ_AUICigB&biw=546&bih=217&dpr=2.5#imgrc=Ot1Z5gf8aJMNVM:&spf=1508446667540
Vi
consiglierei di ascoltarlo tutto, ma io sono di parte XD
Infine
vorrei spendere due parole per ringraziare Zigo, anche se lui non lo
può sapere. Lo ringrazio per il semplice fatto che suona, che
emoziona, che mi dà la forza e l'ispirazione per andare
avanti. E – come tutto il resto della band – lo fa con
un'umiltà e una semplicità sconvolgenti, che me lo
fanno amare ancora di più *-*
Finisco
col ringraziare coloro che hanno letto e che si fermeranno a lasciare
un commento :3
E
BUON COMPLEANNO, DRUMMER!!! ♥
|