E sapere è difficile.

di Sarnie
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A volte mi fermo. Penso. E provo a stare calma. Anche se le due cose si contraddicono. E allora quelle volte che mi fermo e penso, più ragiono, più impazzisco.

E continuo a pensare e a domandarmi. E chiedo a me stessa: rimarrò? Lo chiedo anche a te. Che lo richiedi a me. Non lo so.

Non so mai niente, no. Ma è difficile sapere. È difficile parlare. Esprimere i propri sentimenti è già complicato per una persona tranquilla. Pensa a quanto deve essere traumatizzante per una persona stanca e confusa.

E continuo a pensare e a parlare. Certe volte mi sento come una bimba in cerca d’attenzione d’affetto. Tante domande, troppe parole. Alla ricerca continua di risposte che troveranno sempre una domanda.

E le riposte alle parole altrui: quei pensieri e quelle parole elaborate talmente in fretta, bloccati da un muro di paura, restano lì, accantonati e tutti stretti. Poi cominceranno a spingersi per un tentativo di fuga e libertà ed escono in un grido silenzioso.

E continuo a pensare e a sognare. Sì, continuerò a sognare nonostante tutto. Perché mi dicono che vige la legge del più forte ed io ci credo. La differenza tra me e loro, però, è che confondono il forte con quella persona che mai ha sofferto e per questo appare felice; e non s’accorgono ch’è felicità vuota in confronto a quella che raggiungerà la persona che indicano come debole, solo perché l’hanno visto piangere e sognare con coraggio. E loro di coraggio non ne hanno, per questo confondono. Mentre se io vedo un bel bastone per terra, immagino che sia la spada d’un qualche bambino e la lascio lì; non sono debole e non distruggerò il sogno di un pirata. E allora ricordo di quando ho dimostrato troppo coraggio per sognare, tanto d’averli spaventati.

Ecco. Cominciano ad arrivare i ricordi. S’incontrano e si mescolano, formano problemi, grandi e meravigliosi dilemmi chiamati “sentimenti”.

I sentimenti pesano tanto, per questo un tempo non volevo più provarli. Un altro ricordo, di quando dicevo d’esser indifferente per questo. Senz’accorgermi che anche l’indifferenza costituisce un gran fardello.

Però io non sono un sentimento. Non sono qualcosa. Non sono qualcuno. Io sono me.

Vorrei solo smetterla di pensare, ora. Perché sono stanca della mia follia.

Non voglio essere triste, non voglio esser felice.

Non voglio essere arrabbiata e ancora non voglio esser felice.

Voglio essere libera.

E senti il mio grido silenzioso, che chiede tranquillità nonostante nato dalla furia e dal triste delirio.

Sentimi, ascoltami, fallo ancora e ancora. Perché resto. Rimango. Rimarrò in questo mondo. Rimarrò pazza. E la pazzia va ascoltata, perché è quella che ha forza e coraggio più di tutti.

Perché la pazzia è l’unica che rimarrà per sempre.





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