Gocce di Giove

di Sayami
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PROLOGO

"Baciami,
lontano dall'orzo irsuto.
Di notte,
accanto alla verde, verde erba.
Dondola,
dondola, dondola il passo che danza.
Tu quelle scarpe
e
Io quel vestito.
(...)
Baciami."
 
-Tana libera tutti!- urla trionfante Patrick, battendo forte il palmo della mano contro il muro.
Alicia salta fuori dalle siepi curatissime della signora Grint, un sorrisone sdentato stampato sul visetto di caramello. -Abbiamo vinto!- esulta.
Charlie si arrabbia, pesta i piedi a terra e quasi scoppia a piangere per la delusione: ce l'ha messa proprio tutta per scovare gli altri, e invece ha perso di nuovo. Nel frattempo, anche Veronika e James abbandonano i rispettivi nascondigli per riunirsi al gruppo.
Ora all'appello mancano solo... -Samuel! Laney!- chiama ad alta voce Veronika, guardandosi intorno alla ricerca del cugino e dell'amica del cuore.
-Certo che si sono nascosti bene...- commenta impressionato James.
-Forse sono andati lontano e ora non ci sentono- ipotizza Patrick.
-Verranno fuori, prima o poi- conclude svelto Charlie, ancora arrabbiato perché ha perso. -Io mi sono stancato di giocare.-
-Solo perché perdi sempre!- lo punzecchia perfida Alicia.
-Non è vero!- ribatte furente l'altro. -Stai zitta, brutta racchia!-
La bambina lo incenerisce con uno sguardo. -Che hai detto, scusa?-
-Laney! Samuel!- chiama ancora Veronika.
-Ripetilo, se hai il coraggio!-
-Brutta racchia- scandisce tronfio Charlie, e James ride.
La combriccola bisticcia, i maschi tirano le trecce ad Alicia e lei risponde a suon di calci sugli stinchi. Escono fuori un paio di parole che le mamme e i papà non approverebbero, qualche strillo e qualche lacrima, ma di Laney e Samuel nemmeno l'ombra.
Il punto è che, di uscire, quei non ne hanno proprio intenzione. Se ne stanno sulla veranda di casa Bribs, quatti quatti dietro al muretto di mattoni, uno di fronte all'altra, vicinissimi.
Si guardano e respirano piano, lui intreccia forte le loro manine ossute. Samuel si sta sforzando di non piangere, Laney lo vede, e per questo si impone di essere forte a sua volta. Quindi tira su col naso, si fa coraggio e gli chiede: -Ma devi andartene per forza?-
L'altro aspetta un po' a rispondere, poi annuisce e un lacrimone scivola giù, lungo la sua guancetta arrossata.
A questo punto, anche Laney demorde e comincia a singhiozzare, disperata. -Non è giusto!- si lagna. -Io non voglio che vai!-
Il ragazzino scuote il capo, si pulisce gli occhi e il naso con la manica della felpa blu, poi alza la testa e guarda Laney dritta in faccia. Anche se gli scappano un paio di singulti, la sua espressione è seria, risoluta a tal punto che quasi la spaventa.
-Te lo prometto- giura solennemente.
-Che cosa?- domanda confusa lei.
Samuel fa un passetto avanti, si avvicina ancor di più e stringe le sue mani. Laney sente il cuore che batte fortissimo nel petto, quasi le sembra che stia per scoppiare.
Samuel le piace. Le piace quando gioca a pallone, il più leggero e veloce di tutti. Le piace quando tornano a casa insieme, quando le racconta le storie più belle. Le piace perché non la prende mai in giro, perché profuma sempre di buono, perché ha i capelli castani e gli occhi scuri, grandi e allungati, diversi da quelli di tutti gli altri bambini. Lui è gentile e speciale.
E ora se ne andrà lontano, dall'altra parte del mondo.
Senza di lei.
-Che cosa?- chiede di nuovo, ricominciando a piangere al solo pensiero. -Che cosa mi prometti?-
-Che torno- afferma determinato il ragazzino, senza smettere di guardarla neppure per un secondo. -Ti prometto che un giorno torno e ci sposiamo. Va bene?-
Trascorrono pochi istanti. Il cuore di Laney fa una capriola, e lei si sente subito sollevata, leggera come una nuvola. Sorride raggiante e saltella sul posto, prima di annuire vigorosamente.
-Va bene- dice. -E' una promessa.-
L'altro sorride di rimando, rivelando due denti mancanti e un paio di adorabili fossette. Poi ridacchia. -E' una promessa- conferma.
Laney, tutta rossa per le lacrime, la felicità e l'imbarazzo, si solleva sulle punte dei piedi e posa le mani sulle spalle gracili di Samuel. Gli scocca un grosso bacio sulla guancia, lo abbraccia e scappa via, felice come una Pasqua.
E' una promessa: prima o poi Samuel, il suo Samuel, ritorna.
"E non se ne va mai più."




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