Dreams
“You do this sort of
thing
often?”
[prompt from Fanfiction
Memes
(http://ficmemes.tumblr.com/)]
Era sdraiato sopra di
lei, una gamba tra le sue.
Le labbra sempre
più calde le scrivevano sulla pelle
del collo. Scendevano lente, mentre le slacciava il reggiseno e lo
gettava
oltre il letto, sul pavimento dove erano sparsi gli altri vestiti.
Intorno a loro la luce
era soffusa, e l’unico rumore
erano i loro respiri, irregolari, che chiedevano di più ad
ogni bacio, ad ogni
carezza.
“Donna.”
Infilò le
dita nel bordo delle mutandine, e le fece
scendere in basso, fino ai piedi. Tornò ad assaltare la sua
bocca, e Donna
allargò le gambe perché Sam potesse sistemarvisi
in mezzo.
Ripeté il
suo nome all’orecchio, più volte, e
l’impazienza si faceva sempre più intollerabile.
“Donna?”
Sentì la testa pesantissima mentre
cercava
di sollevarla dalle braccia incrociate a mo’ di cuscino.
“Donna, sono le 4.”
Sbatté gli occhi alla luce del
pomeriggio, e inquadrò Sam, che la fissava con
l’espressione un po’ turbata.
Corrugò la fronte, chiedendosi come mai Donna lo stava
guardando così, come se
fosse venuto da un altro pianeta. Cosa che effettivamente era: da un
altro
continente, da un’altra epoca. Diverso, ma lo stesso di prima.
E lei come una sciocca a sognare di
lui, e a continuare a farlo anche in quel momento, sebbene ad occhi
aperti.
Stordita, a disagio, incapace di mettere
in fila due parole, provò a chiedergli di Sophie, se si
stava preparando, con
chi, e se non era troppo in ritardo, ma
forse no, visto che Sam indossava ancora i vestiti di quella
mattina.
“Ehi ehi ehi, va tutto bene,
c’è
ancora tempo” gesticolò Sam per interrompere il
suo discorso agitato e confuso.
“E comunque non potrebbero mai iniziare senza di
te” la rassicurò, porgendole
una mano.
Donna la fissò qualche istante, per
poi alzarsi senza sfiorarla. Anche se avrebbe voluto intrecciare le
dita con le
sue, anche se avrebbe voluto afferrarla e condurla sul proprio corpo e
vedere
come Sam avrebbe reagito alla quella spudoratezza.
“Fai spesso questo genere di
cose?”
le chiese, rimettendo la mano in tasca senza battere ciglio.
“Che genere di cose?” Sognare di fare l’amore con te?
Davanti all’espressione dubbiosa di
Donna, indicò il tavolo apparecchiato per il matrimonio,
dove si era
addormentata, dopo che la sua mente si era persa, arrovellata,
torturata con
l’unico obiettivo di pensare a lui.
Più spesso
di quanto credi.
“Intendo dire… stai
bene?”
Donna lo guardò annuendo e si
sforzò
di sorridergli per convincerlo che tutto fosse perfettamente sotto
controllo, anche
se probabilmente l’esito non fu dei migliori. Non era sua
abitudine cadere nel
sonno – e dentro il piatto nel senso letterale del termine
–, né risvegliarsi
con il soggetto dei suoi sogni davanti agli occhi. Reale.
Sam sollevò la stessa mano di prima,
stavolta fino a raggiungere la sua guancia. Le si mozzò il
respiro, mentre sentì
il cuore batterle in gola. Chiuse gli occhi e lo rivide su di lei, le
immagini
del sogno sovrapposte ai ricordi di vent’anni prima, e si
chiese come sarebbe
stato adesso, e se anche lui da quando si erano rivisti non pensava ad
altro.
Ma la carezza che Donna aspettava
non arrivò mai, perché quel gesto fu solo per
spostare dietro l’orecchio le sue
ciocche bionde sfuggite dal fermaglio. Agognava la sua pelle, sentirla
su di
lei, si sentiva irrequieta, tesa, il fiato corto e il viso accaldato.
Come
faceva lui a non accorgersene?
“Ci
vediamo più tardi” la salutò
incrociando i suoi occhi. La sua mano si allontanò in
fretta, ma Donna ebbe il
tempo di sfiorarne il dorso con la propria, che aveva alzato non sapeva
per
quale automatismo o pazzia o desiderio. Sam, già voltato per
andarsene, si
bloccò, tornando a guardarla. E stavolta lo fece in modo
diverso.
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