Lillian
Luthor l'aveva bloccata davanti alla porta di casa come avesse paura
potesse sfuggirle e l'aveva stretta in un abbraccio strano, pensava
Kara, poiché sembrava massiccio, ma al contempo era
decisamente
freddo. D'altronde, di lei sapeva che era il capo della Luthor Corp
dove lavorava sua madre come scienziata, che lei stessa operava al
suo fianco, ma che era una donna ricca abituata allo sfarzo e forse
non proprio avvezza ad abbracciare la gente. Non per niente, sua
figlia Lena sembrava essere cresciuta in modo totalmente diverso da
lei e sua sorella.
«Sono
felice di conoscerti, finalmente», si allontanò da
lei solo il
tanto di giusto di guardarla bene in viso che, nel frattempo, doveva
essere diventato paonazzo. «Mi chiamo Lillian, ma puoi
chiamarmi
mamma,
se lo preferisci, Kara», disse con voce ferma e
intimidatoria. Kara
non rispose e si allontanò, mentre Alex dietro di loro
tratteneva
una risata. «Beh, immagino sia ancora presto»,
sorrise la donna.
Lena Luthor, non molto distante, ancora valigetta alla mano, aveva
debolmente scosso la testa.
«Sono
anch'io felice di conoscerla», rispose Kara d'un fiato.
Alex
la guardò, Lena rise con garbo ed Eliza scoppiò
in una fragorosa
risata, intanto che Lillian spalancava gli occhi come colta di
sorpresa.
«Kara,
non c'è bisogno di darle del lei», le disse sua
madre, per poi
sorriderle dolcemente, carezzandole un braccio.
Capì
di aver appena fatto una pessima figura. Lena Luthor stava ridendo di
lei e Lillian Luthor doveva averla presa per un'imbecille. Non poteva
esserci inizio migliore.
Quella
donna. Quella donna dall'aspetto sospetto che voleva essere sua madre
ora si burlava di lei. In un certo senso, somigliava a sua figlia:
entrambe avevano un aspetto freddo e distante ma, al contrario di
Lena, lei sorrideva in un modo quasi forzato, come se non fosse
sincera. Doveva essere la sua impressione.
Sua
madre le disse che avrebbe dovuto dividere la sua stanza con Lena
perché l'unica abbastanza grande. C'erano due letti singoli,
quando
erano piccole lei e Alex quella era la stanza di entrambe e solo
successivamente, una volta diventata più grande, Alex volle
trasferirsi nella camera piccola che sua madre prima usava come
studio. Kara salì le scale di casa in fretta, a memoria.
Subito a
sinistra c'era la stanza di Alex e poi la sua. L'aprì e Lena
Luthor
la seguì a ruota, con la valigetta ancora in mano.
L'idea
di dividere la stanza con lei le faceva venire il mal di pancia: non
sapeva nemmeno di che parlare con quella ragazza. Erano due complete
estranee che neppure si piacevano.
«Okay,
quello è il mio letto. Questo era di Alex, lo userai
tu», disse
poggiando una mano sul materasso del primo lettino, senza guardarla,
camminando subito verso la finestra, dove c'era il suo. Lena Luthor
si guardò attorno; la bocca chiusa. Da come ne aveva parlato
Eliza
Danvers, aveva immaginato quella stanza più grande di come
era in
realtà. Le pareti erano di un rosa pastello, c'erano piccoli
quadretti con fiori e alberi, in altri il cielo; la scrivania color
panna era vicina alla finestra, dal lato opposto c'era il suo letto.
Era tutto così ordinato. Oh, entrambi i letti avevano delle
trapunte
con un buffo coniglio bianco disegnato sopra. Lena ci passò
una
mano, sembrava morbido, così ci appoggiò la
valigetta. Poi c'era un
cestino vuoto accanto alla porta, vicino al letto in cui avrebbe
dormito lei, e all'altra parte del muro l'armadio a muro a tre ante,
anche quello color panna. Guardandolo meglio, scorgeva alcuni aloni
lasciati probabilmente da colla, da chissà quale adesivo.
L'aria era
profumata, non c'era polvere, era tutto perfetto. Considerando che le
due figlie di Eliza Danvers non venivano a casa da mesi, Lena
immaginò che fosse la donna a tenerla in perfetto stato.
Forse in
attesa che loro andassero a trovarla, pensò. O magari
l'aveva
sistemata il giorno prima proprio in vista del loro arrivo. Guardando
Kara Danvers, notò che sembrava perfettamente a suo agio,
dunque la
camera non doveva essere cambiata dall'ultima volta in cui si era
ritrovata al suo interno: aveva anche lei appoggiato il suo trolley
sul letto e aveva iniziato a togliere dei vestiti, piegandoli. Lei
sembrava parte dell'arredamento: in ordine e color pastello; forse
perfino profumata.
Aprì
la sua valigetta con un tic. L'altra ragazza si girò a
osservarla,
distratta dal rumore. Lena la vide con la coda dell'occhio farle una
buffa smorfia con la bocca. Sorrise, scuotendo la testa.
«Sai,
potevi farmi male», le disse a un certo punto, interrompendo
quel
pesante silenzio.
«Cosa?».
«Sul
treno, prima di scendere», specificò, corrugando
la fronte, «Stavo
per cadere».
«Ah»,
Lena abbozzò una risata, girandosi verso di lei, con una
mano su un
fianco. «Credimi, se avessi voluto farti male, te ne saresti
accorta». Kara restò a bocca aperta e, intanto che
pensava a cosa
dire, lei si era già rivoltata verso di lei, indicando degli
indumenti piegati all'interno della valigetta. «Ti dispiace?
Dovrei
cambiarmi».
Kara
lasciò le sue cose sul letto e uscì in fretta,
chiudendo la porta.
Era stata costretta a lasciare la sua stessa stanza. Non succedeva da
quando Alex quindicenne aveva in mente di provare ad appartarsi con
dei ragazzi. Per fortuna in quel caso non durava a lungo; Lena Luthor
invece… la sentiva fischiettare? Stava davvero fischiettando
mentre
lei aspettava fuori dalla porta che si cambiasse? Aveva come la
sensazione che non sarebbe uscita presto. Kara sbuffò,
allontanandosi e scendendo le scale.
Lena
si sedette sul letto, tastando con le dita quanto il copriletto fosse
soffice. Ne era quasi stupita. Continuando a fischiettare, si
guardò
di nuovo attorno immaginando Kara e Alex Danvers in quella stanza, a
come doveva essere il loro rapporto tra sorelle e come avevano
vissuto in quella camera, studiando in quella scrivania davvero
piccola in confronto a quella che aveva lei, gettando i rifiuti in
quel cestino per la carta, aprendo l'armadio per scegliere cosa
indossare per andare a scuola. Si alzò e aprì
l'armadio,
studiandolo attentamente.
«Dalle
una possibilità», le disse Alex, appoggiandosi al
bancone della
cucina. «Dobbiamo darla a lei e a sua madre. Magari non la
chiameremo mai mamma»,
rise, «ma potrebbe non essere tanto male. Guardala: ne sembra
davvero innamorata». Con lo sguardo, indicò Eliza
nel salone
accanto, dove lei e Lillian Luthor, vicine, controllavano i vasi dei
fiori e parlavano. Ridevano e sembravano entrambe a loro agio,
pensò
Kara. Forse dopotutto la cosa avrebbe potuto funzionare.
Sbuffò
ancora, mandando giù un boccone della sua minestra,
guardando Lena
Luthor in cagnesco, davanti a lei.
La
prima cena in famiglia che Eliza e Lillian speravano aprisse a tutte
un dialogo per conoscersi si stava dimostrando fin da subito un vero
fallimento. Le due donne provavano a sorridere a se stesse e alle
figlie, Alex ricambiava, Lena mangiava senza guardare nessuno con
aria di superiorità e Kara grugniva. La si sentiva
brontolare fin
dalla parte opposta del tavolo.
«Kara,
tesoro… non è successo niente»,
tentò di dirle di nuovo Eliza,
sorridendo a lei e poi a Lillian, che aveva allungato una mano solo
per raggiungere la sua e così darle conforto.
«Niente?
Mi ha buttato giù mezzo armadio per farci stare i suoi
vestiti»,
gracidò, guardando subito Lena: lei continuava a mangiare la
sua
minestra con calma e educazione, senza scomporsi.
«Ti
ha sistemato tutto sul letto, no?», rispose sua madre.
«Mezzo
armadio!», ribadì, spalancando gli occhi e
indicando la ragazza,
incredula dal fatto che nessuno a parte lei capisse la
gravità della
cosa. «Quanta roba vuoi che ci sia stata in quella valigetta?
Le
serviva davvero mezzo armadio?».
«Kara,
Lena non è abituata…».
«È
così», confermò Lillian Luthor,
prendendo parola per la prima
volta, «Lena non è abituata a questi
spazi…»,
guardò la
figlia con la coda dell'occhio, «Hai comunque mezzo armadio,
no?
Sono certa che riuscirete a trovare una soluzione, mia cara»,
sorrise a entrambe e poi a Eliza, che ricambiò.
Kara
fulminò Lena con lo sguardo e l'altra finalmente la
degnò di
un'occhiata, accennando un sorriso prima di avvicinarsi il cucchiaio
alle labbra.
Abituata
o no, quella ragazza lo faceva apposta. Lo faceva apposta solo per
darle fastidio, lo sapeva. Lo sapeva.
«Su,
non siate timide», riprese parola Lillian. «Ci
sarà pur qualcosa
che vogliamo dirci in questa prima cena come una famiglia, vero?
Alex?», la guardò e l'altra deglutì,
cercando aiuto con lo sguardo
a sua sorella e poi a sua madre.
«Ah…
una cosa…», sorrise con nervosismo.
«Sì?
Puoi dire qualsiasi cosa ti passi per la testa».
«Questa
è… è una… insomma, questa
situazione mi mette a disagio».
«Alex!»,
la richiamò immediatamente sua madre, ma Lillian scosse la
testa,
mantenendo un sorriso.
«Ha
fatto bene. Alex ci ha detto cosa ne pensa, va bene. Proviamo a
cambiare», guardò Lena, come illuminata.
«Ah, Lena, sai che tu e
Kara avete una cosa in comune?». Sua figlia si
accigliò. «Siete
state entrambe adottate».
Lena
abbassò il suo cucchiaio, guardando Kara sorpresa e poi
Eliza,
accennando un sorriso. «Ah, quindi è Alex la tua
figlia preferita,
Eliza?».
La
donna restò a bocca aperta mentre Lillian
s'imbrunì di colpo. «Sai
benissimo che non è vero! Io amo te e Lex allo stesso modo,
Lena».
«Sai
benissimo di mentire», ribatté, bevendo un sorso
d'acqua. «Non
dovremmo essere sincere durante la nostra prima cena come una
famiglia?».
Lillian
Luthor si zittì, irrigidendo le labbra, mentre Eliza le
stringeva la
mano più forte di prima. Alex e Kara si scambiarono uno
sguardo,
nascondendosi dietro al cibo più che potevano.
«Avevi
ragione, Alex: è davvero una situazione che crea
disagio», disse
Lillian, dopodiché le invitò a lasciare la tavola,
se desideravano
farlo. Si alzarono tutte e tre, abbandonando i piatti in tavola.
Normalmente Kara e Alex erano abituate ad aiutare la loro madre con
le faccende, ma quella notte nonostante il pensiero di andare da lei
sfiorò entrambe non osarono avvicinarsi, notando come Lillian
Luthor
le girasse sempre intorno. Videro le due aiutarono a vicenda,
sparecchiando e dopo lavando i piatti. Non credevano che la seconda
ne fosse capace, immaginando che avesse del personale a fare le cose
per lei.
Lena
si era sistemata in sala, seduta sul divano per guardare un film
davanti alla televisione, da sola. Non aveva rivolto più la
parola a
nessuno.
Kara
e Alex si chiesero se fosse vero ciò che aveva detto a cena.
Ne
parlarono un po' in camera di Kara, da sole. Alex l'aveva aiutata a
sistemare il suo mezzo armadio sulla scrivania, in attesa l'indomani
di sapere dove metterlo. Alex le offrì del posto nel suo
armadio in
camera sua; anche se era più piccolo, se stringevano ci
poteva stare
tutto quanto. Kara accettò solo in ricordo di ciò
che aveva detto
Lena a cena. Era decisa a fargliela pagare con la stessa moneta
buttandole giù la sua metà dell'armadio, ma aveva
avuto pena per
lei.
«In
fondo quella donna potrebbe benissimo essere malvagia, Alex»,
sussurrò alla sorella, ripiegando un pantalone e
disponendolo su una
pila. «Hai visto come ci guarda… e come guarda
Eliza? Non mi
stupirei se davvero volesse più bene a Lex, il figlio
biologico. Non
so in che modo ti ha abbracciato quando ti ha conosciuto, ma io ho
avuto la sensazione di abbracciare un albero secco: quella donna non
è abituata agli abbracci. Decisamente».
«Non
mi fido di lei», rispose invece Alex, appoggiandosi alla
scrivania e
mettendo braccia a conserte. «Sai cosa ti dico?
Chiederò a Maggie
di fare ricerche sul suo conto. Se quella donna ha qualche scheletro
nell'armadio, salterà fuori. E staremo tutte più
tranquille».
Kara
annuì con decisione.
Maggie
Sawyer, la ragazza di Alex, era entrata a far parte del corpo di
polizia da qualche mese; era ancora maldestra e il suo supervisore la
trattava da ragazzina, ma aveva accesso agli archivi del distretto di
National City e la posizione tornava assai utile.
Quando
Kara cominciò a prendere sonno, quella notte, era
già mezzanotte
passata. Al campus era abituata ad andare a letto presto per via
degli orari di allenamento con la squadra che la obbligavano ad
alzarsi molto presto, così i suoi occhi si stavano chiudendo
automaticamente appena udì la porta di camera sua aprirsi,
nel buio,
e restò ferma, fingendo già di dormire. Lena
Luthor fece più piano
possibile, i suoi passi si sentivano appena scricchiolare sul
pavimento di legno; andava da una parte all'altra della stanza, si
preparava per entrare sotto le coperte, e quando Kara non
udì più
alcun suono capì di aver fatto. Era sollevata che in fondo,
dopo un
inizio burrascoso, le cose stessero andando bene tra loro. Nessun
dispetto con l'intento di svegliarla, nessun rumore molesto. Si stava
lasciando abbandonare al sonno, rilassandosi, stiracchiando le dita
dei piedi e sorridendo, fino a quando il rumore di una sigla e una
voce chiara e alta in sottofondo non le fecero prendere un colpo,
svegliandosi di soprassalto. Aprì gli occhi e fu investita
dalla
luce del telefono di Lena, acceso e chiassoso. Lei era sdraiata con
il cellulare acceso tenuto tra le mani.
«Un
documentario, Alex, quella guardava un documentario che si è
protratto per ben due ore e ventisette minuti, e lo so bene, questo,
Alex, perché non ho chiuso occhio», le raccontava
la mattina dopo,
in bagno. Appena aveva visto la sorella passare per il corridoio
l'aveva presa e trascinata dentro contro la sua volontà
mentre
andava a fare colazione.
Alex
la guardava trattenendo una smorfia dal sonno. «Hai un
aspetto
orribile…».
Kara
vedeva le sue occhiaie a un metro e mezzo dallo specchio del bagno.
«Appena cercavo di dormire, e credimi se ti dico che ci
provavo, una
musica altissima me lo impediva. Lo faceva apposta! Appena chiudevo
gli occhi ripartiva la musica, lo faceva apposta, Alex, apposta. E
sai cos'altro ha fatto?», parlava senza prendere fiato,
agitando le
mani, «Ha mangiato il mio yogurt».
«Il
tuo yogurt?».
«Il
mio yogurt, Alex, quello all'albicocca; Eliza lo sa che
è il
mio preferito eppure lo ha fatto mangiare a lei»,
piagnucolò.
Alex
si prese un momento di pausa e la guardò con attenzione,
dalla testa
spettinata ai piedi scalzi, per ritornare di nuovo sulle sue
occhiaie. «Vedrai, troveremo una soluzione», le
poggiò le mani
sulle spalle e poi uscì dal bagno, trascinandosi stancamente
con le
ciabatte. «Prima lavati la faccia, o il nemico
capirà di star
vincendo facile».
Nemico.
Kara si affacciò allo specchio del bagno e si
guardò con
attenzione, rimuginando su quella parola. Ci rimuginò a
lungo anche
nei due giorni successivi, in particolar modo quando Lena si chiudeva
nell'unico bagno di casa, escludendo quello della camera padronale,
per più di mezzora, quando sempre lei vedeva il suo
documentario al
cellulare prima di dormire, quando faceva fuori tutti i suoi yogurt
all'albicocca e, non contenta, apriva le confezioni del gelato a due
gusti e ne mangiava uno solo, obbligando loro a mangiarsi l'unico
rimasto. A volte si chiudeva nella loro camera in comune e, per
quanto Kara bussasse per entrare, lei non rispondeva perché
lavorava
con il suo laptop. Quando finalmente usciva neppure la guardava e
camminava a naso in su con fare superiore.
E
se Lena Luthor non faceva che complicare le cose, Lillian Luthor
cominciava seriamente a innervosire lei e Alex. Sì, vedere
la loro
madre così solare mentre lei e Lillian si abbracciavano sul
divano
per guardare la televisione era una scena che riusciva sempre a far
sciogliere il cuore di entrambe, ma il viso di quella donna, sempre
così tirato e innaturale, rovinava il bel momento. Intanto,
ogni
occasione era buona per coglierle con inviti a fare qualcosa con lei
oppure in famiglia.
«Alex».
Una mattina spalancò la porta del bagno che lei aveva
lasciato
socchiusa mentre si lavava i denti, sorridendole. «Che ne
diresti se
ci facessimo una bella chiacchierata madre-figlia questo pomeriggio,
ti va bene?».
Non
le rispose, con la bocca che colava dentifricio.
Oppure
sorprendendo Kara in momenti casuali della giornata.
Guardava
il frigorifero svogliata scoprendo che Lena aveva fatto scomparire
anche l'ultimo yogurt. Chiuse lo sportello e si ritrovò
Lillian
Luthor davanti a lei, facendola sobbalzare dallo spavento.
«Kara.
Che ne pensi se, questa sera, ci guardassimo un film tutte insieme in
salone? Potresti sceglierlo tu, va bene?».
Alex
parlava al cellulare e Lillian Luthor si era palesata davanti a lei,
in cortile, con le mani l'una sull'altra e non mancò di
guardarla
finché non terminò la sua chiamata con Maggie.
«Lillian…?».
«Alex,
cara, mi chiedevo se ci fosse qualcosa che potessimo fare per
avvicinare la famiglia. Sai, ho come la sensazione che le cose tra
Kara e Lena non stiano andando troppo bene e vorrei unirle, ma non
so… Tu hai qualche idea? Cosa piacerebbe fare a Kara? La
serata
film non è andata molto bene…».
Kara
aveva scelto un film d'amore e Lena non aveva fatto altro che
sbadigliare rumorosamente dai primi dieci minuti. Per dispetto, Kara
che era al suo fianco, le aveva sfilato dalla schiena uno dei suoi
cuscini preferiti, così Lena aveva cercato di riprenderselo,
e a
metà film la situazione era degenerata tanto che Eliza aveva
confiscato tutti i cuscini quando avevano iniziato a darseli addosso,
ma piano, fingendo di non farlo.
«Ti
è caduto il cuscino».
«Sicura?
Mi era parso fosse caduto a te, non vorrei restassi senza».
Alex
trattenne una risata al ricordo, guardando il viso di Lillian
seriamente colpito dalla situazione. «Emh… non lo
so… Kara in
realtà è una persona molto semplice, potrebbe
prendere più in
simpatia Lena se, ad esempio, le lasciasse anche solo il suo
yog-».
«Cosa
ne pensi di un gioco tutte insieme?», la interruppe e Alex si
zittì.
«Sì, un gioco da tavola potrebbe spingere tutte a
conoscerci
meglio». Se ne andò, lasciandola perplessa.
E
così quella sarebbe presto entrata nei ricordi della
famiglia
Danvers, o
Danvers-Luthor,
come la
peggior giocata a Monopoly da quando la scatola del gioco
entrò in
quella casa. Kara non era mai stata una cima nei giochi di
società,
specie in quello specifico gioco, ma soprattutto in quella specifica
sera, scoprì: Lena Luthor riuscì ad acquistare il
75% delle
proprietà sul tabellone in meno di quindici minuti di gioco,
spillandole fino all'ultimo centesimo, notando con quanta goduria
amava dirle di doverle dei soldi.
«Presto
finirai per dormire sotto ai ponti, Kara», rise Lillian
Luthor,
contagiando anche Eliza. Facile per lei parlare, essendo seconda.
Alex non ci provò, fulminata da una sola occhiataccia.
«Se
non finirò per comprare anche quelli»,
sottolineò Lena a bassa
voce.
Eliza
e Lillian erano troppo prese tra loro per sentirla, ma Kara non si
lasciò sfuggire quel sussurro e lo stesso Alex, che
tentò di
fermare la sorella con uno sguardo, inutilmente. «Beh, forse
non
riuscirai a farlo: dicono che faccia malissimo al cervello guardare
il cellulare prima di dormire».
Lena
la degnò appena di mezza occhiata prima di riprendere con
accuratezza a sistemare le file delle sue banconote sul tavolo.
«Guardare le ultime scoperte nel campo della biotecnologia mi
aiuta
a conciliare il sonno. Durante la notte, mentre dormiamo, la mente
umana continua a lavorare su quanto abbiamo appreso quando eravamo
coscienti. Non mi sorprende che tu non lo capisca, dopotutto io
sono solo una ricca sfondata che pensa di essere migliore di voi
perché ho dato gli esami di due anni in uno».
«Scusa?».
Kara impallidì, deglutendo: le stava davvero rivoltando
contro la
sua discussione al telefono con Alex quando erano sul treno? La
ricordava fin troppo bene, pensò.
«Kara,
Lena scherzava, non prenderla così sul personale»,
la implorò
Eliza. La sua voce era paziente, ma il suo sguardo raccontava una
storia diversa.
Alex
pensò di intervenire prima che la cosa degenerasse come con
la
serata film, con le pedine e le casette al posto dei cuscini.
«Lena,
Kara intendeva dire che i raggi dei telefoni- È solo che non
riesce
più a dormire e la cosa la rende nervosa».
«Lo
avevo notato», battibeccò. «Immagino
dovrà pazientare finché non
diventerà un'abitudine e il suo corpo si adeguerà
di conseguenza».
«Lena,
potresti essere più gentile», rimarcò
Lillian.
Lei
sospirò, prendendo i dadi dal tabellone. «Potrei.
Ma così è più
divertente», si lasciò andare a un forzato
sorriso. Lanciò i dadi.
Stava per muovere la pedina quando Kara si alzò facendo
cadere la
sedia e infine gettando il tabellone e tutto il gioco a terra,
raggiungendo a passo svelto camera sua.
Eliza
non riusciva, per la prima volta da quando l'aveva adottata, a capire
appieno il comportamento di sua figlia. Era sempre stata una bambina
un po' aliena in tutto; con lei aveva dovuto ricominciare daccapo su
parecchie cose ed era scesa a patti con altri per farla stare
tranquilla e per renderla una Danvers a tutti gli effetti, adesso le
sembrava quasi di dover fare il giro e di dover ricominciare daccapo
un'altra volta, di dover tentare un approccio diverso. Di tutto si
sarebbe aspettata meno che le due loro figlie, quelle che avevano
più
cose in comune, si sarebbero fatte i dispetti come due adolescenti.
«Forse
dovrei chiedere ad Alex», si massaggiò la tempia
nel dirlo, provata
da quella situazione che andava a peggiorare, «di scambiarsi
camera
con Kara. Alex è più matura e… la cosa
non le piacerà, lo so, ma
non vedo alternative».
Dietro
di lei, seduta sul materasso, Lillian Luthor cominciò a
massaggiarle
la schiena, ed Eliza si lasciò sfuggire un sorriso
rilassato. «Sei
certa che separarle possa essere la soluzione?», intervenne.
«Sono
convinta che tutto sia dovuto a questa novità. Kara
sarà esplosa
questa sera, ma Lena riuscirebbe a far arrabbiare anche i santi;
è
lei che ha esagerato. Secondo me dovremo dare loro del tempo, non si
conoscono e non fanno che stuzzicarsi a vicenda; quando scioglieranno
i muri che si sono imposte, si guarderanno per la prima volta e
impareranno a volersi bene». Sentì Eliza
sospirare.
«Lena
avrà anche esagerato, ma non ho mai visto Kara comportarsi
così…
Certo, quando aveva quattordici anni era una vera gatta da
pelare, troppo suscettibile e con voglia di disobbedire, un po' come
tutti gli adolescenti, anche se naturalmente non come Alex,
no»,
scosse la testa, «perché era quasi sempre lei la
mente di tutto e a
creare problemi… Ma Kara è gentile, e dolce, non
fa queste cose.
Lei riesce sempre ad andare d'accordo con tutti e non capisco proprio
perché si lasci provocare da Lena in questo modo».
«Potremmo
organizzare delle belle uscite tutte insieme, funzionò con
Lena
quando era bambina», mormorò l'altra con un
sorriso.
«Potremmo,
sì…», parve pensarci, «Forse
hai ragione». Si girò il tanto
per trovare il suo viso e scambiarsi un bacio.
Lena
era già in camera, probabilmente a guardare uno dei suoi
preziosi
documentari, pensava Kara, ma lei non aveva avuto voglia di
raggiungerla in stanza e si era seduta in cucina, guardando il vuoto.
Tanto non sarebbe riuscita a dormire comunque. Alex era seduta nella
sedia accanto.
«Cosa
ti ha fatto sapere Maggie? Su Lillian?», le chiese la prima,
senza
guardarla.
«Non
ha potuto approfondire. Ha dato una veloce occhiata ed è
uscito
fuori che è una donna potente, d'affari, intelligente,
ricca, tutte
cose che già sapevamo. Appena potrà riprovarci,
mi darà
aggiornamenti». Alex guardò la sorella con
attenzione, sapeva a
cosa stava pensando. «Non ti piace Lena, ma ancora meno
Lillian».
Kara si girò a guardarla, senza dire una parola.
«E comunque,
quella ragazza sta cercando di far uscire il peggio di te, Kara.
Glielo stai lasciando fare… Tu non sei
così».
«Ma-»,
s'interruppe, imbronciandosi.
«E
non dirmi che è stata lei a iniziare».
«È
stata lei a iniziare, Alex!», brontolò.
«Lo so che lo fa apposta,
ma non riesco a farne a meno, mi fa saltare i nervi. Mi guarda in un
modo, e come si atteggia, e hai visto come mi ha risposto durante il
Monopoly?», gonfiò le guance, «Si crede
tanto furba, ma lei non sa
che non può vincere in questa casa».
«Stai
citando Home Alone?».
«Gliela
farò pagare, Alex. Te lo posso assicurare»,
annuì con decisione,
«Eliza è troppo cieca per vedere chi si
è portata in casa, ma ci
siamo noi».
Alex
la guardò per un attimo, poi di colpo scese il piede destro
che
aveva appoggiato comodamente sulla sedia, rimettendosi composta e
annuendo. «Mentre aspettiamo aggiornamenti da Maggie,
indagheremo su
Lillian per conto nostro. Quelle due sono troppo diverse…
deve per
forza esserci qualcosa sotto, non mi convincono».
«E
intanto faremo guerra a Lena».
«No,
non mettermi in mezzo in questa cosa».
«Faremo
guerra a Lena», ribadì Kara, con una nuova luce
negli occhi.
«Guerra vuole, e guerra avrà».
Otto
recensioni al prologo? Wah, non me lo aspettavo proprio, spero di non
deludervi :)
Cosa
ne pensate del primo capitolo? Di Lena che fa arrabbiare Kara? Di
Kara che vuole farle guerra? Di Lillian che si apposta e fa domande a
cui poi risponde da sola?
Io
amo la Lillian Luthor della mia fan fiction. È volutamente
diversa
dal personaggio che abbiamo visto nella serie, ma ho cercato di
“prenderla un po' in giro” pur restando fedele ad
alcuni
atteggiamenti che mi era parso di notare della sua
personalità; è
una Lillian Luthor what if (se non fosse la perfida
criminale
che conosciamo) secondo la mia visione delle cose.
Quanti
di voi guardano qualcosa dal cellulare prima di dormire? Smettete, fa
malissimo!
Il
prossimo capitolo arriverà domenica prossima e si intitola: La
guerra
Piuttosto
esplicativo, uh? :D
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