Prendi Una Matita

di It hurts too much
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Prendo una matita in mano, una matita nera.
Guardo il foglio e poi appoggio la punta.
La lascio scivolare leggera, un filo impercettibile.
Segna un ovale regolare, armonico e delicato.

 
Ripasso. 
 
Il tratto si fa più spesso.
Il naso è una L gentile anche se un poco ricurva.
Labbra piccole ma piuttosto carnose, evocano morbidezza e nascondono abili la penombra di un sorriso, eccessivamente timido per essere denudato.
Gli occhi grandi e dal taglio appena allungato. “borse” ne contornino le singole parti inferiori.
Tratti flebili per raccontare di ciglia finissime.
Che iride e pupilla si fondano, in piccole pozze al petrolio.

 
Ora la matita si soffermi poco sopra la emme delle labbra e senza riserve colori l’arco superiore, sotto al naso di un nero intenso, pieno e senza zone grigie.
Immediatamente al di sotto delle labbra, si tracci una ipsilon esile e nera di barba e dal suo piede nasca una piccola C ad accarezzare la parte finale del mento.

 
Le sopracciglia si disegnino con attenzione: un tratteggio lieve alla fine che diventi un crescendo sino ad accendersi d’un tono corvino alla base.
 
Capelli ebano, di media lunghezza, il retro riempia il collo senza arrivare alle spalle.
La parte anteriore orni il volto quanto basta per far sì che qualche compagno ribelle trovi posto dietro alle orecchie.
E adesso tocca ai nei.

Piccoli punti disseminati in libertà sulla pelle perlata; sotto l’occhio sinistro e poi… vicino a quello destro e sulla guancia un altro, minimamente decentrato.
Ecco. 

Io ho provato a disegnarti con le parole.
Per lenire l’istinto di parlare di te.


NDA: Quanto scritto è assolutamente frutto della mia fantasia, mi scuso per qualunque errore.




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