Heat ray
Calore.
Questo è quello che sente Victor poco prima di svegliarsi
del tutto.
Luce.
Morbidezza.
Un delicato profumo agrumato.
Se
solo potesse svegliarsi così tutte le mattine... Invece di
sentire ogni mattina i clacson suonare dalla strada di fronte a casa
sua.
Che per altro puzza di chiuso.
Dovrà decidersi e dare una sistemata in quella casa dove
regna il caos...
Che
non c’è questa mattina.
Un momento... Non c’è!
Questo
è abbastanza per costringere Victor ad abbandonare quel
senso di calma e beatitudine che l’ha cullato per tutta la
notte.
Nella
stanza dell’hotel in cui si è svegliato regna la
calma, è bella, ordinata, essenziale.
Dall’arredamento moderno, come piace a lui. Con quel
lampadario così
particolare,
che si stacca da terra e che aveva catturato la sua attenzione mentre
scorreva le foto delle varie stanze al momento della prenotazione e che
ora aveva i suoi slip neri appesi...
I
suoi slip.
I
suoi slip lì.
Il
letto... Sfatto.
Particolari che gli ricordano, assieme al suo essere nudo e a quel
profumo agrumato causa di vari deja-vu, che ha trascorso una
piacevolissima nottata dopo quella festa di fine anno scolastico della
sua Università a Detroit.
Peccato
che il bellissimo ragazzo con cui si è intrattenuto non
è accanto a lui.
In
realtà dovrebbe essersene andato da molto tempo, visto che
l’altra metà del letto matrimoniale è
fredda. Un po’ come Victor ora a non avere più
quel ragazzo vicino, come invece lo era ieri sera.
Lui
era bellissimo. Non di quella bellezza perfetta, irraggiungibile,
noiosa, ma di una bellezza rara e particolare. Con quei capelli neri,
un po’ ribelli, lisci, folti, che a tirarli era un piacere...
E
gli occhi. Gli occhi poi... Scuri, grandi, vivaci, di un marrone scuro
che a tratti ricordava il mogano.
Li
avrebbe potuti guardare in eterno quegli occhi, senza mai stancarsi.
Mica come i suoi, di quell’azzurro così noioso che
portava tutti i suoi spasimanti a fargli i complimenti. È la
prima cosa che la gente gli fa notare per attaccare
bottone:”Victor, ma che occhi che hai!”,
“sono così blu e particolari”,
“oddio, speriamo ci sia un bagnino nei dintorni,
perché ehi, potrei annegare nel mare dei tuoi occhi
blu!”.
N-o-i-a.
P-r-e-v-e-d-i-b-i-l-i.
Invece
quegli occhi marroni lo avevano guardato con
un’intensità tale durante quella festa, che Victor
si era quasi sentito costretto ad andare incontro al loro possessore,
come se lui fosse Ulisse e quel ragazzo una meravigliosa Sirena.
Oh
se gli sarebbe piaciuto morire in quel modo!
Fra
le braccia del suo, a giudicare da quei meravigliosi occhi a mandorla,
sirenetto giapponese, forse?
Sicuramente
era orientale.
Ballavano
come se fosse l’ultima festa a cui avrebbero partecipato
nella loro vita.
E
Victor si era lasciato trasportare dal suo sirenetto, dalle sue mani
che sapevano come accarezzarlo, dal suo modo di muoversi,
meravigliosamente avrebbe aggiunto e dal modo in cui lo faceva sentire.
Leggero.
Libero.
Spensierato.
Felice.
Vivo.
“Che ne
dici...”
La meravigliosa creatura dal profumo delicato e agrumato
(ecco dove lo aveva sentito!) aveva una voce così melodiosa,
anche se leggermente impastata dall’alcool, che Victor non
riusciva nemmeno a concentrarsi in maniera decente...
“Come
scusa?”
Bene
Victor. Bella figura di merda che hai fatto, infatti la bellissima
creatura davanti a te ha arricciato leggermente il naso e ti ha
guardato torvo.
“Dicevo... Che
ne dici di continuare in una delle stanze
dell’albergo?”
Il
cuore di Victor perde un battito.
E
poi prende ad accelerare violentemente. Dall’eccitazione,
dalla sorpresa, per le sensazioni sconosciute provate...
“...Ciucchi..
Cioè...”
“Che?”
Ah-ha.
Altra figura di merda!
“Siamo un po’ brilli... Credi sia il caso?
Cioè...”
Che
poi a rispondere così, un bello schiaffo se lo sarebbe
tirato volentieri Victor. Si può tornare indietro nel tempo
e dire semplicemente sì, per favore?
“Lo
devo prendere per un no?”
E
il ragazzo dagli occhi profondi lo guarda con sfida.
Che
Victor deve accettare.
Non
si può tornare indietro nel tempo, questo lui lo sa molto
bene, ma a volte il tempo stesso regala occasioni per rimediare.
“No!
Cioè sì! Sì, continuiamo in una
stanza! Io ho prenotato una stanza qua!”
Victor non sa bene cosa abbia risposto quella splendida creatura alla
sua affermazione, visto che ha parlato in una lingua diversa, ma a
giudicare dal modo in cui lo sta trascinando per il polsino della
camicia su per le scale, dovrebbe, ad occhio e croce, essersi trattato
di un “va bene” o un “perfetto”.
E
lo era.
“Portami
nella tua stanza”.
Bastano
pochi passi e si ritrovano davanti alla stanza 405. Una volta entrati e
chiusa a chiave la porta, bastano altrettanti pochi passi e si
ritrovano a baciarsi. Appassionatamente, lingue che si intrecciano,
sapore di alcool che mai è stato così dolce per
Victor...
Mani
che si cercano, mani che tolgono quegli strati di stoffa inutili di
dosso. Che spingono Victor sul letto. Corpi che si vogliono e si
uniscono. Lui ci sa veramente fare e in più ha un culo
pazzesco.
E
Victor pensa che non c’è stata volta
più bella di quella.
Che
non si sentiva così vivo da tempo a far l’amore
con qualcuno.
E
lui è così bello anche dopo l’orgasmo,
mentre dorme con quei capelli sfatti, quel rossore che ancora gli
illumina le guance, è così bello che Victor non
può fare a meno di accoccolarglisi accanto e respirare quel
profumo agrumato che ha scoperto quella sera di adorare fino alla
pazzia.
E che ora è quasi scomparso.
Gli
rimangono solo segni violacei sul collo, sul petto e sulle cosce.
Questo
basta a riportare Victor all’amara realtà, insieme
a quell’incessante e irritante bussare alla porta...Che lo
porta a far rispondere con un secco:
“Chi
è?”
“Ammazza
Vitya, che acidità di prima mattina! Chris,
comunque!”
Allora
Victor si alza con riluttanza da quel letto meraviglioso e va ad aprire
la porta a quello che è il suo migliore amico.
Che
lo fissa con uno sguardo malizioso.
Troppo.
Lo
infastidisce.
Ah.
È
nudo.
E
quindi un ottimo soggetto per i doppi sensi di Christophe.
“Vitya!
Mon Cher! Che accoglienza!!! Deduco che tu ti sia divertito questa
notte con quel bel culetto orientale!”
“...”
“Cheri,
non fare quella faccia da cane bastonato! Hai fatto cilecca? E per
questo che sei...”
"NO!
A dire la verità non... Insomma è stato lui
che...Era sopra di me...”
“Mon
Dieu, Vi! È stato lui a scoparti!!! Deve essere speciale
per...”
“Basta
Chris! Se ne è andato... Mi ha lasciato così
senza nemmeno un numero, non so nemmeno il nome... Niente”.
“Perdonami,
cheri, ma con le botte e via sai, funziona così. Si seduce e
si abbandona!”
No.
Victor non lo accetta!
Doveva,
ma non è stata una botta e via, non per lui almeno.
“Chris...
Io ho provato sensazioni strane... Mi sono sentito... Felice! Vivo!
Insomma, hai presente quando vedi una persona e il tempo si ferma e
tutto va al rallentatore e tu non fai altro che vedere solamente lei e
il cuore ti batte all’impazzata...”
“Vitya...”
“Chris,
io devo ritrovarlo! Non so come, non so di preciso dove, so solo che fa
parte della nostra stessa università...”
“Vitya,
svegliati! La nostra università ha tantissime
facoltà! Non è detto che frequenti Medicina! Come
pensi di ritrovarlo qui a Detroit? Vuoi che ti scambino per una specie
di stalker?”
“Se
fosse necessario sì!”
Chris
non può fare altro che sospirare davanti a un Victor dagli
occhi particolarmente luminosi e vivaci, a un Victor dal sorriso a
cuore che non vedeva da tanto tempo ormai...
Ma
si rende conto che questo non può che fargli abbozzare un
sorriso.
“Vederti
così però, cheri, mi rallegra il cuore.
Meriteresti di sentirti così ogni giorno della tua vita. Lo
sai perché.”
Dopo
quelle parole non può che scendere una lacrima dagli occhi
azzurri e tristi di Victor.
Poche
parole, ma giuste.
Al
momento giusto. Un abbraccio fra due amici che riporta un po’
di calore in quella stanza ormai fredda.
Angolo dell’
“autrice”.
Beh
girlz and boyz... Sono tornata con una storia un po’ strana.
Innanzitutto
è una storia a capitoli, cosa strana e nuova per me, visto
che sono abituata a pubblicare sole one shot...
Non
credo che saranno molti capitoli!
D’altronde
è la prima volta che scrivo davvero e devo un po’
imparare! Perciò accetto ogni correzione e consiglio, quindi
largo anche a “critike pls”, ma fatte con amore!
Questa storia ha una presunzione abbastanza grossa: in Victor e Yuuri
ci saranno molti pezzi di me e per me scriverne sarà una
sorta di esperienza mistica/purificatrice.
Mano
a mano sceglierò a chi dare questi pezzi:
dall’università scelta alle esperienze di vita.
Questo
per chiudere definitivamente un capitolo della mia vita che si
è protratto per troppo tempo, ma che allo stesso tempo non
voglio dimenticare.
Il
titolo di questo capitolo è volutamente scritto in inglese,
non so se anche i prossimi lo saranno, probabilmente sì,
perché preferisco adottare un regime di
continuità, ma in inglese “buttava”
decisamente meglio.
Ed
è dedicato al mio compagno, alla sua passione per i tcg.
Infatti prende il nome dalla carta “Magic stone of Heat
Ray”.
Niente,
ci tenevo a dirlo.
Grazie
a voi tutti.
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