For you
Dannazione.
Per l'ennesima volta nella sua vita, Sesshomaru sentiva la stanchezza
diramarsi nella sua testa e calpestargli la mente.
Un altro tentativo
andato a vuoto.
Aveva provato varie volte a togliersi la vita, e non ci era mai
riuscito.
Cos'era, quella? Codardia? Davvero il grande Sesshomaru non era in
grado di fare una cosa tanto facile? Cos'era che lo faceva desistere?
Alzò lo sguardo d'oro sulla chioma folta dell'albero su cui
si era abbandonato, provando senza successo a percepire i raggi del
sole filtrati dalle foglie: uno sprazzo di vita che ormai non riusciva
più a sentire.
Ritornò ad osservare l'ambiente circostante, focalizzando la
sua attenzione su cose sempre considerate banali e di cui non si era
mai curato prima.
Una colonia di formiche che portava fra le radici di un albero il cibo
per l'inverno.
Un nido di aquilotti che era in procinto di cadere dal ramo.
E lentamente, un serpente strisciare proprio dietro ad un ignaro
topolino e poi divorarlo tutto d'un pezzo.
Rin avrebbe avuto una paura matta di quel serpente, ancora di
più avrebbe avuto paura di quella scena tanto orribile.
Una cosa che lui avrebbe potuto fare con Rin e che non aveva mai fatto,
scegliendo di fare l'opposto. Il topolino e il serpente infine erano
diventati amanti. L'uno aveva ridato la vita invece di toglierla,
l'altro si era avvicinato senza avere alcuna paura.
Se soltanto fosse arrivata una piccola Rin a portargli da mangiare del
cibo umano in quel preciso momento, non avrebbe esitato ad
assecondarla.
"Eccoti, finalmente. Ti stavo cercando."
Sesshomaru rimase fermo immobile, senza neanche degnare di un'occhiata
il nuovo arrivato. L'aveva riconosciuta, quella fastidiosissima voce.
Entrava nelle orecchie come un succo che inizialmente dolce con il
tempo si era fatto velenoso.
Quel dannato mezzodemone.
Non lo vedeva da anni, ed ora era tornato a tormentarlo con le sue
sciocche richieste.
Lasciami in pace, tu!
"Dammi la tua spada."
Il suono di quelle parole suonarono a Sesshomaru come se le avesse
pronunciate la sua stessa voce. Quella del ragazzino che voleva
superare in grandezza suo padre, che voleva Tessaiga e Sounga tutte per
sé.
"Stupido" sibilò Sesshomaru. "Bakusaiga è troppo
potente per te."
Non era nelle condizioni di pensare né a lui né a
Bakusaiga, in quel momento. Ed era un momento che si protraeva ormai da
molte, moltissime lune.
"Ma io non voglio Bakusaiga. Voglio Tenseiga."
Finalmente aveva detto qualcosa per cui valesse la pena voltare lo
sguardo e fissarlo con curiosità. Spenta, sì. Ma
si trattava di una richiesta che lui non avrebbe mai fatto. Forse
perché non ne aveva bisogno, sentendola completamente
inutile, oppure perché era già in suo possesso.
Non lo sapeva più da tanto tempo, ormai.
Tenseiga, eh?!
"Se vuoi Tenseiga, allora c'è solo una cosa che vuoi fare."
"Sì, hai indovinato. E devo farlo al più presto!"
"Perché vuoi resuscitare? Cosa ti spinge a farlo?"
Quell'idiota era riuscito a catturare la sua attenzione.
Ti odio.
"Io l'amo."
"Non pronunciare quella parola!" ringhiò Sesshomaru,
scoprendo i denti aguzzi.
Non l'aveva mai detta quella parola a Rin, mai. Nemmeno nel momento in
cui la morte incombeva su di lei, sulle rughe sul viso, sui capelli
bianchi.
Ma era inutile provare a minacciare quel mezzodemone. Lui non aveva mai
avuto paura di lui. Era sfrontato, e diceva ogni cosa gli passasse per
la testa. Una chiacchiera continua, fin da quando era piccolo.
Proprio come sua madre.
Stranamente il suo animo si calmò, da tempesta pura divenne
un placido lago. Ogni cosa che la riguardasse diventava come una
pozione soporifera in grado di bruciargli di colpo le forze fisiche.
"E' un essere umano?"
"Sì."
"Non farlo, allora."
"Perché?"
"Soffrirai."
Soffrirai,
perché per quanto possa vivere a lungo, il tuo compagno
avrà comunque poco tempo a sua disposizione. E Tenseiga non
è onnipotente.
"Sto già soffrendo."
"Soffrirai una seconda volta, e sarà una sofferenza lunga e
definitiva."
Tacque. Finalmente il mezzodemone aveva chiuso la sua boccaccia,
dandogli un attimo di tregua.
Come era surreale, tutto ciò.
Anche lui aveva chiesto a suo padre le sue spade, ma stavolta non si
chiedeva un'arma per uccidere, come fece la sua voce di ragazzo
assetato di potere.
Ma per ridare la vita. Per ridare la vita a chi si amava.
Per qualche strana ragione, era proprio questo che gli piaceva di suo
figlio: il fatto di ricordargli con così tanta inconsapevole
prepotenza la sua compagna. Dolce e sempre gentile, in forte contrasto
con la sua veemenza.
"Tu hai ridato la vita alla mamma quando era una bambina.
Perché adesso io non posso farlo?"
Voglio proteggerti, stolto. Ecco perché.
Passò un lampo fra i suoi sensi, in quel preciso istante.
Poi comparve un lieve sorriso.
Non essere troppo duro
con lui.
Rin...
"Non me lo impedirai, padre!"
"No, hai ragione."
Vide suo figlio sfoderare Tenseiga, incrociare i suoi occhi per
l'ultima volta e sparire oltre il folto della foresta.
Ecco perché
non voglio morire.
Per te.
NDA
Sera!
Non so se qualcuno si ricorda di me in questo fandom: sono quella che
ha collaborato con la mitica Napee nella OS "The Origin of the Wind",
nonché quella che ha preso il brutto andazzo di scrivere su
un depressissimo Sesshomaru dopo
Rin. Fatti l'idea? Apposto!
Comincio con il dirvi che questa OS è stata scritta di
getto, di sera, con un bicchierone di birra ghiacciata nello stomaco -
anzi, già nell'intestino - e con una voglia assurda di
scrivere. Sta pure per arrivare un temporale dalle mie parti, che bello!
Quindi se ci sono errori di qualunque genere potete dirlo
tranquillamente.
Continuo con il dirvi che no, non ho pensato ad un nome per il figlio
di Sesshomaru. Sono negata con i nomi e avrei messo qualcosa di
tremendamente scontato - vedi titolo, ma ovviamente se una cosa
è pronta come ho già detto a Napee non mi faccio
fermare dai dettagli - o qualcosa che avrebbe brutalizzato la mia
già scarsa conoscenza della lingua giapponese. Avrei potuto
dare un'occhiata al vocabolario ma la pigrizia mi adora e io adoro lei
<3
A presto :)
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