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TIME OF OUR LIVES
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https://www.youtube.com/watch?v=HIq4x-23I4c
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Si tolse il casco e come una
scheggia si precipitò fuori
dalla cabina di pilotaggio di Blue.
Era incredulo, Lance.
Avevano appena vinto. Avevano
appena vinto!
Avevano. Appena. Vinto.
Quasi non sembrava vero che
quelle tre parole unite assieme
potessero avere un senso così incredibile.
Dopo diecimila anni di impero,
Zarkon era stato abbattuto, i
suoi più alti comandanti dispersi o uccisi nello scontro e
l’astronave simbolo
del suo potere ridotta a un cumulo di pezzi.
I ribelli e i soldati della
coalizione inneggiavano e
gridavano festanti il nome di Voltron mentre levavano le armi al cielo.
Era un
grido che riecheggiava nell’intero universo, la
libertà non era più solo un’utopia.
Era la prima pagina di una
nuova era, pensò tra sé Shiro
gettando una bonaria occhiata all’esercito di svariati alieni
diversi sotto di
lui.
Dopo millenni di resistenza e
quasi quattro anni di
battaglie tra le forze di Galra e i Paladini di Voltron, finalmente, ce
l’avevano
fatta. I cinque leoni avevano trionfato.
Vide un Hunk coperto di lividi
e un po’ barcollante che
stritolava in vigoroso abbraccio Coran e Shay, gioiose lacrime di
incredulità
che sfuggivano dagli angoli dei suoi occhi chiusi, quasi faticava a
restare
fermo per l’eccitazione e l’adrenalina.
Allura era vicino a Lotor,
ciocche di capelli argentei che
sfuggivano dallo chignon in cui erano raccolte – alcune erano
persino
bruciacchiate. Non le importava più che il Galra accanto a
lei fosse stato suo
nemico in passato, lo stringeva felice come non mai. La Principessa
alteana
aveva le labbra incurvate in un sorriso tremante, rideva e gridava e
piangeva. Esprimeva
sul suo volto tutti i sentimenti che animavano più o meno
tutti in quella folla
di combattenti.
Lance aveva
“catturato” Keith, Pidge e Matt per un abbraccio
di gruppo, la piccola castana gli aveva buttato le braccia al collo e
gli aveva
stampato un bacio umido di lacrime sulla mascella. Il cubano aveva
ricambiato e
poi aveva passato un braccio intorno alle spalle del Paladino Rosso e
l’altro
su quelle del ribelle italiano.si erano stretti tutti e quattro, tutti
un po’
malconci e Keith con anche la tempia sanguinante per via di un urto
subito
durante una lotta corpo a corpo.
Takashi sentì le
lacrime premere per sgorgare, ma si sforzò
di ricacciarle indietro. Non era più nemmeno certo di
riuscirci davvero, a
piangere.
Erano pronti per iniziare una
nuova vita, tutti. Era certo
che sarebbero tornati sulla Terra almeno per far sapere alle loro
famiglie che
erano vivi – e che avevano salvato l’intero
universo.
Guardò il Leone
Nero. Il muso era un po’ ammaccato ed era
graffiato in vari punti, ma per il resto pareva
in ottime condizioni. Se non si contava che non era nella stessa
posizione
degli altri.
–
Dov’è Shiro? – chiese a un certo punto
Keith spezzando l’allegria
degli altri. Il moro sondava con lo sguardo la folla intorno a lui,
l’espressione
che via via si faceva sempre più inquieta.
Il Paladino Nero
avvertì l’impellente bisogno di voltarsi. Non
voleva ricordare dei visi sconvolti, li avrebbe conservati nella sua
memoria
con quei sorrisi spontanei che avevano solcato le loro labbra.
Nemmeno Hunk o Allura
l’avevano visto. La preoccupazione
andava aumentando.
Shiro era di spalle e tra
sé continuava a chiedersi perché
fosse ancora in grado di udire le loro voci concitate e angosciose.
Lo videro alla fine, il Leone
Nero. Era in un angolo,
lontano dagli altri, piegato su un lato e coperto da una manciata di
detriti;
nessuno, tra la calca e l’euforia generale di quel momento,
si era accorto del
bestione inerte.
Il nipponico strinse i pugni.
Perché non poteva andarsene da
lì?
I Paladini e la Principessa,
seguiti da Coran, entrarono
nella cabina di pilotaggio del leone e lo videro.
Lui era lì. E allo
stesso tempo non c’era.
Si mise le mani sulle orecchie
e le coprì premendo più forte
che poteva. Non li voleva sentire, non voleva udire i pianti e le grida
disperate che lo pregavano di aprire gli occhi.
Gli avrebbero spezzato il
cuore, se solo ne avesse avuto
ancora uno. Era diventato uno spirito, la sua anima aveva abbandonato
il suo
corpo ferito ed esanime al termine della cruda battaglia.
Aveva resistito fino alla fine,
raccogliendo tutte le
briciole di energia che gli restavano solo per portare avanti il suoi
team.
Come Voltron si era separato
nei cinque leoni e Black aveva
toccato terra, il suo tempo si era esaurito. Aveva esalato il suo
ultimo
respiro e se n’era andato.
Con un debole sorriso che gli
incurvava le labbra.
Con la certezza che loro non
l’avrebbero dimenticato.
Con i ricordi più
belli trascorsi con i suoi compagni
custoditi preziosamente nella parte più profonda della sua
anima.
Shiro si riscosse quando
avvertì un vento leggerlo lambire
la sua consistenza incorporea e spingerlo lontano.
Era davvero arrivato il suo
tempo di andare.
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Hola
gente
Questa
è la mia prima storia su Voltron, quindi spero di non aver
scritto qualche assurdità
Il
titolo è preso dalla canzone "Time of our lives" di Tyrone
Wells: ho trvato un video su youtube che era bellissimo (ed
è il link a inizio storia) e la canzone, che è
davvero bella ma è tristissima, mi ha dato ispirazione per
questa one shot
Ho
inserito un accenno piccolo piccolo di Plance perché come
coppia mi piacciono un sacco, io li trovo davvero carini insieme *.* La
Klance (che in questo fandom ho notato è tipo adoratissima e
acui io non ho nulla incontrario - sul serio, su wattpad c'erano solo
storie Klance!) non mi ha ancora convinto del tutto, non so se
considerarla ancora solo una brotp o una ship platonica... Che poi
scusate, solo io penso che rendere quei due gay sia uno spreco di
figaggine maschile? XD
Scleri
miei a parte (ma quanto è adorabile Keith? *.*) spero che
questa storia vi piaccia, ringrazio chi lascerà una
recnesione e chi leggerà e basta
Alla
prossima gente
Adios
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