A
piccoli passi
Nel
momento in cui si rese conto che la bambina umana aveva preso a
sgambettargli al fianco dovunque andasse, Sesshomaru aveva cominciato
inconsciamente a contare i giorni che si susseguivano, cosa che non
aveva mai fatto prima di allora. Sapeva che per gli umani il tempo era
qualcosa che dovevano calibrare, soppesare, definire; e crescere per
quella piccola femmina orfana equivaleva a dover ponderare bene quel
tempo a sua disposizione.
Perché
lo affascinasse un cucciolo di quegli esseri umani che considerava cibo
e niente più, non sapeva esattamente dirlo. Sesshomaru si
limitava ad osservarla di sottecchi e a farle fare ciò che
voleva, impedendo a Jaken di cacciarla via quando il kappa inveiva
contro di lei.
"Tu,
ragazzina! Va' via, se ci tieni alla vita!"
"Jaken,
lasciala stare!"
Era quasi
surreale sentire Jaken quasi minacciarla di morte, dal momento che il
suo padrone aveva fatto l'esatto opposto. Ma la bambina era
intelligente, e doveva averlo capito: lui era il demone maggiore, il
piccolo kappa il suo non tanto umile servo. E se il primo le aveva
ridato la vita e le permetteva di stare con lui, il secondo poteva
anche sbraitare quanto voleva: era sempre il primo a decidere per
tutti.
Invece di
avere inviso quell'impertinente di Jaken, la bambina
cominciò a fargli scherzi, a coinvolgerlo in giochi da
umani, a chiamarli entrambi per nome. A darne al drago a due teste che
gli fungeva da cavalcatura.
Già,
forse era questa la cosa che lo stupì di lei: la
capacità di passare sopra a tutti quei rimbrotti, di
sorridere sempre come la prima volta, e di darsi tanto da fare per
intrecciare dei fiori da regalare a Jaken, nonostante quest'ultimo la
riprendesse in continuazione.
Rin non era un
demone, era un essere umano. Ma era comunque ben lontana dall'essere
simile a loro, perché gli esseri umani erano imperfetti.
Troppi vizi, troppi difetti, troppa superbia immotivata.
Rin di difetti
ne aveva davvero pochi, e gli aveva dato modo di comprendere appieno
come ciò che lui aveva sempre reputato difetti in
realtà non lo fossero affatto. La sua dolcezza e il suo
altruismo insieme alla sua selvaggia determinazione avevano innescato
una serie di scelte da parte di Sesshomaru che facevano parte di un
frammento nascosto del suo animo che lui non sapeva neanche di avere.
Prima fra
tutte, la compassione verso il cadavere inerte di una bambina umana che
in vita si era rivelata diversa da chiunque. Una bambina umana che non
aveva paura, che aveva insistito a prendersi cura di un demone
nonostante lui rifiutasse il suo cibo umano e nonostante fosse ferita
lei stessa.
Rin era unica.
Unica fra gli esseri umani, e l'unica per Sesshomaru.
Pensava che
Inuyasha avesse preso l'abitudine di stare in mezzo agli umani solo
perché ciò fosse dettato da quella parte del suo
sangue che non condivideva con lui. Ma non aveva tenuto in conto che
anche lui, come Inuyasha, come
suo padre, un giorno si sarebbe fatto carico di un essere
umano, proteggendolo, amandolo
perfino.
Perché
aveva scoperto anche questo con Rin. Di avere un cuore; e quando aveva
ripreso a viaggiare dopo averla lasciata al villaggio con la vecchia
sacerdotessa inevitabilmente questo arrugginiva, ed il
tempo diventava d'improvviso tremendamente lento e insopportabile.
Aveva ripreso
a calpestare più spesso Jaken per dar modo ai suoi
turbamenti di trovare sfogo e placarsi, ma solo quando ritornava al
villaggio di Musashi con della stoffa o con un kimono già
confezionato per lei riacquistava quella serenità che tanto
agognava.
Sentiva
l'odore di Rin nell'aria, fra le pareti della casetta della
sacerdotessa Kaede, sul suo futon, e il cuore riprendeva a battere.
Nel frattempo,
Rin era finalmente diventata una giovane donna.
Ne aveva
assunto l'aspetto, e l'odore di bambina aveva ceduto il posto a quello
di una adulta senza mutare drasticamente.
Appena due
anni prima l'aveva vista da lontano, mentre raccoglieva delle erbe
medicamentose discutendo vivacemente con Kaede su quali fossero le
più fresche. Si prendeva l'onere di caricarsi sulle spalle
la solita alta e pesante cesta di vimini colma di erbe e pezzi di
corteccia d'albero, sorreggendo l'ormai anziana sacerdotessa dandole il
braccio e incoraggiandola con il sorriso ad arrivare alla loro capanna
prima che si scatenasse un temporale.
E in quegli
istanti, nella mente di Sesshomaru passò la considerazione
che Rin sembrasse essere diventata molto più paziente di
lui, in quell'attesa. Negli ultimi anni appariva decisamente sempre
più tranquilla e sempre più catturata dalle
attività umane. Non era più la ragazzina
spaventata dai suoi stessi simili di qualche anno prima e che a
distanza di qualche mese gli chiedeva ancora con voce implorante di non
lasciarla al villaggio.
"Portami
con te."
"Non
questa volta, Rin."
"Ma
ho tredici anni, adesso!"
"Abbiamo
tempo."
Durante le
prime visite, in cui lui si fermava ad incontrarla più
spesso per non farla sentire abbandonata, Rin stringeva a sé
l'estremità della sua coda, e Sesshomaru poteva sentire
distintamente l'odore della terribile mancanza che Rin aveva di lui. La
stessa, identica sensazione di vuoto che provava il demone stando
lontano da lei.
Però,
non sarebbe stato esatto affermare che la volontà di Kaede
di tenere Rin al villaggio non fosse almeno in parte condivisa da
Sesshomaru.
Anche se a
malincuore, si era reso conto che per il momento quella fosse la
decisione migliore per Rin. La bambina era troppo legata alla
dimensione demoniaca, preferendola di gran lunga a quella umana, per la
quale covava un pregiudizio troppo radicato. Almeno, queste erano le
parole di Kaede.
"Una
volta diventata adulta, deciderà lei cosa fare."
Così
Sesshomaru aveva reputato giusto concederle completa libertà
di crescere, e di assimilare tutto ciò che riguardava la
sfera umana. Le aveva lasciato perfino Ah-Uhn in custodia
affinché potesse spostarsi da un luogo all'altro senza dover
essere costretta a stare in pianta stabile a Musashi.
E poi, correva
troppi pericoli stando insieme a lui.
Venuto a
conoscenza della piuttosto insolita
presenza di una fanciulla umana al fianco di Sesshomaru, quel maledetto
di Naraku spesso e volentieri aveva fatto in modo che le sue emanazioni
prendessero di mira lei essenzialmente per tendergli delle trappole.
Dopo la sua
dipartita, Sesshomaru aveva ricevuto l'importante lezione di dover
essere decisamente più cauto quando si trattava di Rin; e
lasciarla dove una umana poteva mescolarsi fra umani era l'ideale per
smentire le voci che ormai circolavano in giro, che volevano il
principe dei demoni assieme a quella che lui stesso in altri tempi
avrebbe definito una inutile femmina umana.
Le sue rapide
visite inoltre erano atte a non lasciare una scia troppo definita del
suo odore dietro di sé, in modo da non attirare a Musashi
nessuno che volesse battersi con lui.
Anche se aveva
fatto tantissima strada, superando perfino la grandezza di suo padre,
Sesshomaru voleva estrapolare dalla sua Bakusaiga tutto il potere di
cui disponeva, affrontando demoni sempre più forti
finché non fosse diventato invincibile.
E lo era, adesso. Se
prima nessuno era riuscito mai a batterlo definitivamente, ora aveva tutto
quel potere che gli serviva per preservare la vita di Rin, e sentiva
che lei era maturata abbastanza da poter essere considerata padrona
delle proprie scelte.
Perché
per quanto per un demone longevo come lui quei dodici anni non fossero
altro che un battito di ciglia, quella stupida attesa era diventata
insopportabile.
Non sapeva
cosa le avrebbe detto, né sapeva quale risposta lei gli
avrebbe dato. Sapeva soltanto che era arrivato il momento.
Ed ora la
stava attirando nel profondo della foresta, come faceva sempre quando
aveva intenzione di parlarle personalmente. Ma stavolta si sarebbe
fatto avanti.
"Jaken!"
"Sì,
mio signore?"
"Ora togliti
di torno."
Agitò
la sua coda con forza in modo tale che il kappa lasciasse la presa
sulla sua pelliccia. In poco tempo Jaken scivolò via -
mettendoci più del solito - e sarebbe finito sulla dura
terra se Rin e Ah-Uhn, dietro di loro, non l'avessero preso al volo. E
nell'arco di pochissimi secondi si ritrovò con le urla
festose di Rin, i fastidiosi lamenti di Jaken alle spalle e da terra le
grida di gioia dei bambini di Inuyasha e del monaco.
"Ah, Jaken!
Sono così felice di rivederti!"
"Sì,
ho capito. Ma così mi strozzi!"
"Ma non ti sto
strozzando, ti sto abbracciando! Non capisci la differenza?!"
"Dovresti
essere più riverente nei confronti del grande Jaken!"
"Volevi dire
il piccolo
Jaken!"
"Tu, ragazzina
ingrata! Non sei cambiata proprio per niente!"
"Sforzati
quanto vuoi, tanto è inutile! Sono troppo contenta per
portarti il broncio! E so che anche tu lo sei!"
"Aaahh, sto
soffocando!"
"Ti sto
soltanto abbracciando, stupido!"
"Beh, non ne
ho bisogno!"
"Oh, sempre
gentile tu!"
"C'è
già il padron Sesshomaru a torturarmi dalla mattina alla
sera, grazie!"
"Come? Dalla
mattina alla sera?"
"Vedi, il
padron Sesshomaru è diventato piuttosto intransigente con me
da una decina di anni a questa parte."
"Davvero?"
"Jaken, ti ho
detto di toglierti di mezzo!"
Erano sul
limitare della foresta, e Sesshomaru percepì il volo di
Ah-Uhn planare verso il terreno, ma proseguì verso la solita
radura per poi fermarsi a sedere sulle solide radici della stessa
quercia che li aveva visti scambiarsi tantissime parole.
Udì
le zampe di Ah-Uhn fare presa sulla terra e immediatamente dopo i passi
di Rin correre e farsi più vicini, e il suono del suo fiato
farsi più marcato. Le sue orecchie sopraffine percepirono il
cuore della giovane battere, mentre la sua voce lo richiamava ancora,
dopo due sofferti anni di lontananza.
"Sesshomaru!"
Il demone cane
sentì le braccia della ragazza cingerlo da dietro con
estrema tenerezza e tentare di affacciare il volto oltre la soffice
coda; e all'improvviso Sesshomaru sentì il calore della sua
guancia contro la sua.
Immediatamente
la sua mano si posò sulla cascata nera dei capelli di Rin,
facendo attenzione a non ferirla con i suoi artigli affilati.
Affondò con cautela il naso nell'incavo del suo collo,
godendo del suo tepore.
Il suo odore
gli era mancato, e doveva necessariamente inebriarsi di esso il
più possibile.
In risposta,
la ragazza rise piano, rilasciando una tenue scia di imbarazzo
nell'aria.
Non erano
nuovi a quelle innocenti effusioni.
Era cominciato
tutto quando sua madre l'aveva riportata in vita per la seconda volta:
dopo avere stretto il suo corpo freddo di bambina dannandosi per non
essere più in grado di far nulla per lei, una volta
ritornata dal mondo dei morti Sesshomaru aveva sentito il bisogno di
carezzarle i capelli per confortare entrambi.
Poi sovvennero
gli abbracci, sempre sapientemente calibrati da parte di Sesshomaru,
nei sporadici momenti in cui si ritrovavano.
Quel che
già li univa da quando lei era bambina con il tempo si era
evoluto, e non si limitavano più ad incontrarsi e a parlare.
E a piccoli passi, avevano acquisito quella confidenza che rendeva la
separazione un po' meno gravosa.
Finché
i tentativi di annullare la distanza si conclusero con la fine della
formalità.
"Signor
Sesshomaru, te ne vai già?"
"Sì.
Rin?"
"Dimmi."
"D'ora
in avanti non chiamarmi più signore."
Era un
privilegio che neanche gli esseri umani concedevano alle proprie
compagne; e le barriere che convenzionalmente li vedevano soltanto come
umana e demone, povera orfana e principe si dissolsero come se non
fossero mai esistite.
"Grazie per
avermi aspettata!"
"Eri con
Kohaku?"
"Sì,
ma si è ferito ad una gamba e così abbiamo fatto
ritorno prima del previsto."
Non era
contrario al fatto che Rin andasse con Kohaku a cacciare demoni minori
e ad aiutare altri umani, anzi. Questo, pensava Sesshomaru, avrebbe
fatto sentire Rin meno sola fra gli umani e meno ancorata a lui.
Sperava solo che il ragazzo fosse almeno sufficientemente in grado di
proteggerla, o stavolta gli avrebbe fracassato il cranio senza pensarci
troppo.
"So che hai
atteso molti giorni" disse Rin, andandosi a sedere accanto a lui. Nel
farlo, si sistemò la spada guaritrice al fianco e l'arco con
la faretra, rimasti sulla spalla.
"Non
è importante. Hai ancora Tenseiga con te, vedo, insieme al
tuo arco."
Già,
Tenseiga. Era da molto tempo ormai che Rin la portava nei suoi viaggi
con Kohaku, e sapendo della sua natura altruista non se ne era stupito
più di tanto.
"Sì!"
esclamò lei. "Devo dirti una cosa bellissima."
Incuriosito,
Sesshomaru restò in ascolto.
"Io... l'ho
usata su una bambina."
Il demone cane
si voltò per guardarla con tenerezza. Sapeva che chiunque di
buon cuore era in grado di utilizzarla, e non aveva dubbi che Rin prima
o poi avrebbe fatto l'esperienza di riportare in vita qualcuno.
Esattamente come lui aveva fatto con lei quella notte e che li aveva
condotti fino a quel momento.
"E' stato
incredibile..."
Le
carezzò impercettibilmente il dorso della mano per pochi
secondi e, mentre incrociava il suo sguardo con quello sorridente e
ancora scosso dall'emozione della ragazza, il demone non vide altro che
bontà e innocenza, proprio come anni addietro.
La purezza era
nera per Sesshomaru, esattamente come gli occhi di Rin.
"Allora,
raccontami tutto! Dove sei stato?"
"Da nessuna
parte in particolare, stavolta."
Ed era vero.
In quegli ultimi tempi non aveva fatto altro che vagare senza meta il
più lontano possibile da Musashi, sempre per evitare che
qualcuno attaccasse il villaggio. Proprio per potersi fermare e poter
fare il suo passo in tutta tranquillità.
"State
cercando un kimono più elegante e raro per Rin, padrone?"
A quello
stupido di Jaken non era venuto niente di meglio da considerare.
"Ma come?"
chiese lei con una punta di delusione. "Avanti, raccontami cosa hai
fatto, quali demoni hai incontrato!"
"Credo che tu
abbia visto molti più demoni, ultimamente, oltre che umani."
"Beh, forse"
commentò lei. "I demoni commissionati a Kohaku ne erano solo
due, però."
Era giunto il
momento per lui di sondare il terreno, di poter capire cosa Rin volesse
fare. Se rimanere al villaggio o partire con lui.
"E dimmi, cosa
hai imparato?"
"Ah",
esclamò entusiasta. "Proprio quattro mesi fa Kagome mi ha
insegnato a riconoscere la mandragola. Mi ha anche detto di fare
attenzione perché alcune sue componenti sono velenose e
potrebber..."
Sesshomaru le
lanciò un'occhiata allarmata, davanti alla quale Rin si
bloccò abbassando gli occhi con un atteggiamento colpevole.
Non era una buona notizia per lui sapere che Rin aveva cominciato a
maneggiare cose che potevano risultare altamente pericolose.
"Oh, ma non
devi preoccuparti" disse lei con rinnovato vigore. "Ci sono anche degli
antidoti che Kaede e Kagome conoscono bene, altrimenti non mi avrebbero
mai permesso di toccarle!"
Il demone
assottigliò gli occhi, sospirando con rassegnazione.
Per quanto
fosse dura per lui sapere che c'erano cose fra gli umani che mettevano
in pericolo Rin, doveva permetterle di fare anche quel tipo di
esperienze.
"Ascoltami,
Rin. Non ti impedirò di fare ciò che vuoi, devi
solo promettermi che non metterai a repentaglio la tua vita
più del necessario."
Della vecchia
sacerdotessa si fidava, altrimenti non l'avrebbe mai lasciata alle sue
cure. Ma si era comunque assicurato con lei stessa riguardo alla sua
incolumità.
"Non intendevo
questo, comunque."
"Eh?" chiese,
completamente attonita.
La ragazza
abbassò la testa, rimanendo assorta per qualche secondo, e
Sesshomaru credette di averle domandato qualcosa di troppo difficile.
Da quando lui
aveva avuto a che fare con gli esseri umani così da vicino,
i suoi confini mentali si erano spezzati mandandolo in confusione, per
quanto non volesse ammetterlo. Alla mente di Rin doveva essere successa
qualcosa di simile.
"Intendevi gli
umani?"
"Sì."
"Ho
imparato..." cominciò Rin con titubanza "che gli esseri
umani non sono facili da definire: che non sono buoni, ma neanche
cattivi; che ciascuno tira fuori il suo lato migliore o peggiore, a
seconda della propria natura. Non c'è una distinzione netta.
Molti a Musashi mi evitano ancora perché mi vedono in groppa
ad Ah-Uhn e sanno che tu vieni a trovarmi, ma non sanno che i demoni
hanno davvero poco di diverso dagli esseri umani..."
Non era nuovo
a queste considerazioni.
Agli occhi di
alcuni abitanti Rin era una ragazza umana senza passato che si era
compromessa con un demone, proprio come dicevano i demoni di suo padre
per aver fatto la stessa cosa con una donna umana. Come ora forse
qualcuno stava dicendo di lui.
Hai
ragione, Rin. I demoni hanno davvero poco di diverso dagli esseri
umani...
"E questo ti
fa soffrire?"
"No, non ci ho
mai dato peso. E poi... loro non hanno avuto la mia stessa infanzia,
non hanno mai avuto te. E solitamente vanno dietro alle credenze
popolari, non sapendo che non sono del tutto esatte."
"Quei
ragazzini... ti hanno infastidita ancora?"
Rin
scoppiò in una sonora risata.
Un gruppetto
di ragazzini umani poco più grandi di lei aveva preso la
brutta abitudine di lanciarle contro delle pietre ogni volta che lei
era sola nella foresta. Rin non gli aveva mai detto niente per un po'
di tempo, probabilmente per non farlo preoccupare. Ma Sesshomaru aveva
avuto modo di capirlo da sé durante una sera, quando le si
erano avvicinati minacciosamente per farle qualche dispetto di cattivo
gusto ed invece della ragazza avevano trovato i suoi occhi freddi e
furiosi.
"Succede
spesso, sai? Ma quando nei paraggi c'è Ah-Uhn non lo fanno
mai. Inuyasha li ha puniti decine di volte, e anche Sango e Shippo."
"No, non ci
hanno più riprovato" disse con energia.
"Quindi... sei
felice qui?"
Inizialmente
frastornata dalla singolare domanda, lentamente Rin si strinse le gambe
al petto, abbassando la testa fino a nasconderla nelle ginocchia; e il
fiuto di Sesshomaru all'improvviso percepì un abisso di
tristezza.
"Non voglio
rispondere a questa domanda."
Fu un sussurro
affranto e debole, reso ovattato dalla stoffa del suo kimono rosso
scuro, ma le orecchie di Sesshomaru la sentirono lo stesso.
Per un attimo
il demone restò nell'incertezza - cosa aveva detto di strano
per farla sentire così? - ma poi fu come se un lampo gli
squarciasse la mente.
"Hai
frainteso" disse atono.
La sua coda
avvolse la giovane completamente, attirandola al suo corpo quel po' che
bastava per non metterla in soggezione. Ma le gote di Rin erano
già tinte di rosso e il suo cuore aveva già
cominciato a galoppare come un cavallo impazzito, mentre con le mani
tentava di aggrapparsi quanto più possibile alla sua
armatura.
"Rin, non ho
un kimono con me."
"Cosa vuoi
dire?"
"Voglio dire
che tempo è terminato."
"C... Come?"
Il suo odore
all'improvviso si accese di speranza, e prima che potesse spegnersi di
nuovo glielo disse; e non credeva che potesse essere così
naturale.
"Ti voglio con
me, Rin. Ma ricorda: la scelta spetta soltanto a te."
Sesshomaru non
intendeva rinunciare a lei, ma se Rin avesse avuto qualcosa in
contrario, lui non l'avrebbe mai forzata a seguirlo. Ma non
finì di formulare questo pensiero che la ragazza lo
abbracciò nuovamente, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
Qualcosa che
gli procurò così tanta felicità che
sembrava traboccargli dalle vene.
"Io ho
già fatto la mia scelta."
Prima che
Sesshomaru potesse ricambiare la stretta Rin si allontanò di
colpo da lui, gemendo piano e prendendosi la testa fra le mani.
Urlò qualcosa di indistinto; e si sarebbe accasciata a terra
come un fiore reciso, se lui non l'avesse prontamente sorretta.
"Rin!"
La ragazza,
pur avendo gli occhi aperti, non rispose. Sembrava aver perso i
sensi.
E Sesshomaru
ebbe paura.
NDA
E... no. Non
è svenuta per l'emozione, mi dispiace xD
Se la vostra
bocca straborda di carie, sappiate che non era del tutto mia intenzione
- se volete vi pago il dentista.
Solo che se
provo a considerare l'atteggiamento di Sesshomaru nei confronti di Rin
dopo il manga e l'anime dal mio personale punto di vista lo immagino
pieno di sentimenti positivi. Non vorrei stravolgere troppo il
personaggio, comunque: quello con Rin è un rapporto
decisamente esclusivo; e anche se il carattere di Sesshomaru si
è evoluto in meglio - o sarebbe meglio dire che ha tirato
fuori la sua parte migliore - anche se attenuata la sua stronzaggine
c'è e rimarrà, perché mi è
sempre piaciuta :P
Prima di
togliere il disturbo, vorrei precisare che in un determinato punto ho
utilizzato alcune parole del testo della canzone "Fukai Mori", se non
erro la seconda ending dell'anime. E niente, i credits si devono
mettere.
Se ci sono
errori oppure orrori di grammatica, siete liberissimi di segnalarli. A
me fa sempre piacere ricevere delle dritte :)
Grazie mille a
chi ha il coraggio di seguire questa ff. Siete proprio dei temerari!
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