6. Ancora problemi e un po' di tranquillità
Hanja mi spinse avanti, visto che io non avevo il coraggio di fare
altro. Mi guidò per uno stretto corridoio con pannelli di legno e
niente finestre, illuminato solo da luce dorata. Alla fine del
corridoio c'era una porta marroncina, con un pomello d'oro. Con un gran
sospiro, Hanja bussò tre volte.
<< Avanti >> disse una voce profonda e la ragazza aprì e la
seguii meccanicamente. Entrammo dentro un ufficio lungo e largo, con
vetri al posto delle mura nella parete in fondo. Alla mia destra
c'erano librerie scure, in mogano, con libri di tutti i tipi mentre
alla mia sinistra una serie di divani azzurri che si coordinavano
perfettamente con la moquette blu e le pareti bianche come il latte.
Dietro la scrivania bianca stava un uomo sulla cinquantina, con folti
capelli neri e ribelli e occhi color nocciola leggermente allungati.
Sorrise ad Hanja che rispose nello stesso mondo.
<< Alisha, lui è il preside Jonathan Sullivan. È stato lui ha
fondare la scuola dieci anni fa con sua moglie Charline, una delle
insegnanti di lettere >> mi spiegò Hanja e io sorrisi timidamente.
<< Piacere di conoscerti, Alisha. Mi hanno parlato della tua
situazione. Sedetevi tutte e due >> ci invitò il preside. Io mi
sedetti come aveva ordinato e anche la ragazza. Non sapevo cosa dire
così rimasi in silenzio come una perfetta idiota.
<< Alisha, il fatto che tu abbia due capacità per noi è un
problema. Vuol dire che sei... un pò più speciale di tutti noi >>
cominciò lui e io aggrottai le sopracciglia con fare perplesso.
<< So che per una ragazzina di neanche sedici anni può essere
difficile, però... con il tempo accetterai tutto >>.
Si, certo... E intanto tutti mi guarderanno come il tipico fenomeno da
baraccone...
<< Io non sarei così sicuro. Qui tutti siamo diversi, Alisha
>>.
Sgranai gli occhi e guardai Hanja che ridacchiò. << Però così non
vale. Potevate anche avvertirmi che il preside leggeva nel pensiero
>>.
I due risero e io sbuffai.
<< Senti, Alisha. Per il potere come il tuo non abbiamo
insegnanti. Il tuo non rientra in nessuna categoria. A quanto abbiamo
capito come potere tuo hai la criocinesi e hai assorbito quello di un
telecinetico... giusto? >> chiese Hanja.
Io mi morsi il labbro. << Be', non proprio... Ho toccato anche
una mia compagna... Kristen Wilson >>.
<< È una veggente. Questo vuol dire... che tra un pò avrai anche
quel potere... >> disse il preside, visibilmente preoccupato.
<< Si, ma io ho anche toccato la professoressa Wegner... Durante
la terza fase... >>.
Lei ridacchiò. << Non preoccuparti. Impossibile che anche lì tu
abbia assorbito i miei poteri. Almeno quello non ce l'hai ancora
>>.
Sospirai. Un problema in meno. << Ma non posso vivere tutta la
vita evitando i tremila Different che ci sono al mondo! >>.
<< Per quello avremo una soluzione però non so se ti piacerà
>> cominciò il preside, guardandomi e io guardai Hanja.
<< Che vuol dire? >>.
<< Potresti portare dei guanti. Devi toccare la persona con la
pelle per prendere il suo potere >> rispose Hanja e io rimasi a
bocca aperta.
<< Ma... come faccio ad andare in giro tutta la vita con dei
guanti? >>.
<< Userai quello che ti diamo noi. Non preoccuparti. Alisha,
andrà tutto bene. Davvero >> mi assicurò Hanja. Io volevo solo
piangere ma mi trattenni, almeno non davanti a loro.
<< Per le Different lessons, credo che tu per ora, frequenterai
quelle di Milen. Poi si vedrà. Ma stai attenta: a quelli lezioni non ci
sono solo criocinetici ma anche pirocinetici e modificatori di materia.
Quindi devi stare attenta a non toccarli >>.
Annuii, rassegnata. Per ora le cose stavano così e io non potevo fare
nulla per cambiarle. Non potevo credere davvero a quello che stava
succedendo. Finché non avessero trovato una soluzione, io avrei dovuto
convivere con due poteri che nemmeno sapevo usare quindi potevo anche
essere un pericolo. Cominciavo a pensare che ciò che Dylan mi aveva
detto, che ero un mostro, non era del tutto insensato.
<< A proposito... I tuoi genitori ci hanno chiamato mentre eri
addormentata stamattina... Dovresti richiamarli >> disse Hanja.
Mi irritai. Perché cavolo non me lo avevano detto prima, maledizione?
<< Posso andare a chiamarli? >>.
<< Si, usa pure il telefono della scuola >> rispose il
preside. << Dai, puoi andare >>.
Io e Hanja ci alzammo e uscimmo dalla stanza. La prof mi guidò fino
alla fine del corridoio e poi per l'atrio, accanto al bancone della
segreteria. << Chiama pure da qui >>.
Accettai e Hanja si allontanò per lasciarmi un pò di privacy. Dovevo
chiamare mamma e papà e anche Janet. Composi il numero di casa e sentii
la voce di mia madre dopo il terzo squillo.
<< Pronto? >>.
<< Mamma? Sono io, Alisha >>.
<< Alisha! Tesoro! Come va? Tutto bene? Robert, vieni! E Alisha!
>>.
Mia madre doveva aver messo in vivavoce perché sentii chiaramente i
passi di mio padre e la voce di mia sorella Serenity. << Alisha,
dicci come stai. Dì qualcosa >>.
<< Sto bene, mamma. Domani comincio le lezioni, sia quelle
normali che quelle anormali. Sto molto meglio, davvero >>.
<< Dimmi, Alisha. Sai già cosa sai fare? >> chiese mio
padre e mi morsi la lingua. Cosa dovevo dire? La verità? Erano i miei
genitori. Non volevo e non dovevo mentire.
<< Si. Sono criocinetica >>.
<< Oh! >> esclamò Serenity. << Io lo so cos'è! Sa
congelare le cose mamma! >>.
<< È fantastico tesoro! >>.
<< Ma... >> la interruppi e piombò il silenzio.
<< Ma? >>.
<< Posso anche assorbire i poteri degli altri Different >>.
Nessuno dall'altra parte disse nulla. E io mi pentii di aver parlato.
Poi sentii la voce di mia sorella:
<< Sei speciale, Ali! >>.
Volevo quasi piangere di commozione. La mia sorellina era unica. Mamma
pianse qualche lacrima. << A noi non importa, Alisha. Ti vogliamo
sempre bene. Appena possiamo ti veniamo a trovare >>.
<< Si, bambina mia. Promesso >> concordò mio padre.
<< Vengo anche io! >> urlò Serenity, perforandomi un
timpano.
<< Si, mi fido. Ora però devo andare. Sto chiamando dal telefono
della scuola. Vi voglio bene, tanto >>.
<< Anche noi, Alisha. Ti prego, chiama appena puoi >>.
<< Promesso. Ciao >>.
Chiusi la chiamata dopo un ultimo saluto da parte della mia famiglia.
Cavoli, quanto mi mancava. Però doveva passare del tempo, prima che io
potessi rivederli. La mia famiglia aveva accettata anche la mia
diversità tra i Different... Chissà se anche Janet lo avrebbe fatto.
Alzai la cornetta e feci il numero di casa sua. Sapevo che avrebbe
risposto in camera e quindi potevamo parlare tranquillamente.
Al prima squillo rispose. << Chi è? >>.
<< Janet, sono io >>.
<< Alisha! Sono così contenta di sentirti! >>.
<< Anche io, amica mia. Come stai? È andato bene il viaggio?
>>.
<< Si, certo. Ma tu come stai? >>.
<< Meravigliosamente >>. In effetti non era proprio una
bugia. Fisicamente stavo bene.
<< Sono felice. Dimmi, cosa sai fare? Su, sono curiosissima!
>>.
<< Sono criocinetica >>.
<< Ma è fantastico! Chissà quante cose magnifiche succedono lì
dentro! >> disse entusiasta. Dovevo ammettere che come posto non
era male. Dopo il primo impatto, tutte quelle cose era fantastiche.
Tutti quei poteri lo erano, quando li vedevi per la prima volta.
<< Però... sono anche assorbire i poteri degli altri mutanti
>>.
La conoscevo troppo bene. Ero sicura che in quel momento, stava
aggrottando le sopracciglia dritte. << Scusa, ma non potete avere
solo un potere? >>.
<< A quanto sembra no >>.
<< Cavoli, amica mia. Fantastico. Che ti frega? Sei speciale!
>>.
Speciale, già. Bisognava aspettare che la notizia diventasse di dominio
pubblico poi avrei visto quanto sarei stata "speciale".
<< Immagino. Senti... ma si sa che io sono andata al Collegio?
>>.
<< Si. Lo sanno tutti, ormai. Dylan ha sparso la voce appena sei
partita a quando sono tornata a casa ho trovato tre o quattro compagne
di casa alla mia porta che volevano una conferma. Ovviamente non ho
mentito. Purtroppo le reazioni sono quelle che tu immagini >>.
<< Si, lo so. Dylan starà parlando male di me >>.
<< Be', più che parlare male di te... non ti nomina propria. Come
se tu fossi sparita dalla sua vita. Fregatene. È solo uno stronzo che
non ti merita! >>.
Magari era anche vero, ma faceva lo stesso male. Quello sguardo di
paura, sarebbe rimasto per sempre dentro di me. Essere guardata come un
mostro.
<< Comunque, Alisha, spero di rivederti. Ora però devo andare
via. Mi chiamerai presto? >>.
<< Si >> promisi. Dopo qualche secondo chiusi la chiamata,
sentendomi un pò peggio di prima. Neanche io sapevo il motivo. Le
parole di Janet mi avevano fatto male, dovevo ammetterlo. Sapere che
una persona che hai amato per due anni e di colpo smette lui stesso di
amarti e come se mi lacerasse dentro. Tutto per colpa di qualcosa che
io non avevo chiesto.
Decisi che rimanere lì a soffrire non era il caso, così decisi di
tornare in camera mia dalle altre sperando di non toccarle e acquisire
i loro poteri. Quando tornai in camera e per fortuna nel corridoio non
c'era nessuno, trovai anche Hanja con Liliane e Cassie.
<< Alisha, ti ho portato i guanti >> mi informò mostrandomi
due o tre paia di guanti di seta morbidi e leggeri tutti color panna e
io sospirai. << Devi portarli per un pò. Mi dispiace >>
aggiunse vedendo la mia faccia. << Almeno così facendo potrai
toccare qualcuno senza problemi. Però gli altri non devono toccare
nessuna superficie della tua pelle o assorbirai anche i loro poteri.
Ecco anche la tua scheda >>.
Presi la mia scheda di identità e la vidi completata con una mia foto e
i miei poteri: criocinesi e mimica empatica.
<< Mimica empatica? >> chiesi perplessa.
<< Il nome esatto sarebbe quello, non c'è ne sono altri >>
rispose Hanja sulla porta. << Ora vado. A domani ragazze >>.
<< A domani >> ripetemmo tutti e tre. Liliane e Cassie mi
guardarono preoccupate.
<< Stai bene? >> chiese Cassie.
<< Si >> risposi, quasi una bugia. Mi infilai uno dei
guanti e poi l'altro e sospirai. Condannata a portare i guanti per
tutta la mia vita. Fantastico.
<< Dai, ti stanno bene >> tentò di consolarmi Liliane.
<< Il panna va praticamente con tutto! >>.
Ridacchiai. << Grazie, Liliane >>.
Cassie mi sorrise. << Dai, in fondo così potrai anche sceglierti
i poteri. No? >>.
<< Fantastico >> borbottai. Si, potevo sceglierli. Però non
potevo nemmeno toccare chi volevo. E se in futuro mi fossi innamorata
di un Different? Come avrei potuto toccarlo senza prendere il suo
potere? Sopratutto se era un potere incontrollabile.
Liliane mi abbracciò. << Vai a farti una doccia. Ti sentirai
meglio >>.
Annuii e presi il necessario, chiudendomi dentro. Appena entrai nella
doccia, cominciai a piangere. Non potevo trattenermi. Quello che era
successo nell'intera giornata stava uscendo con tutte le lacrime che si
perdevano nell'acqua della doccia. Rimasi lì finché l'acqua non divenne
fredda e ghiacciai per errore metà dell'acqua rimasta sul fondo ma la
ignorai. Proprio quando stavo per prendere l'asciugacapelli, mi
bloccai. Mi sentii la testa pesante come un macigno. Il cervello
risucchiato. Caddi sul pavimento, facendo cadere tutto quello che c'era
nel lavabo.
Mi sentii chiamare, ma non risposi. Non ci riuscivo. Liliane attraversò
la porta, aprendola e poi correndomi incontro. Mi scosse, chiamandomi.
<< Alisha! Alisha! >>.
Di colpo, non mi trovai più nel bagno. Liliane e Cassie erano sparite.
Però sentivo che erano lì. Era come se il mio corpo fosse ancora nel
piccolo bagno e la mia mente da un'altra parte.
Vedevo buio, ma piano piano si schiariva sempre di più. Una donna
bionda era seduta su un letto, malconcio e disfatto. Mi accorsi che era
una piccola stanza. La donna canticchiava un motivetto sconosciuto e
ridacchiava come se avesse avuto una bella notizia. Poi alzò lo sguardo
e quasi come se mi vedesse, il suo volto divenne aggressivo e ciò che
vedevo venne risucchiato da un vortice. Io presi fiato come se fossi
stata immersa sott'acqua ore e ore. Cassie mi scuoteva ancora e Liliane
mi guardava sconvolta.
<< Alisha! >> chiamò ancora Cassie.
<< Si >> rispose sussurrando e alzandomi traballante.
<< Ma cosa ti è successo? >>.
<< Credo... di aver avuto una visione >> risposi,
rendendomene conto solo in quel momento.
Le mie due compagne di stanza si guardarono allibite. Però non capivo.
Se davvero avevo avuto una visione, perché stupirsi così tanto? Anche
Kristen era una veggente e non era certo l'unica dentro la scuola.
<< Ma perché reagite così? >>.
<< Non è normale la reazione che hai avuto, ecco perché >>
rispose Cassie. << Al massimo alle veggenti viene un terribile
mal di testa o cadono in profonda concentrazione >>.
Quindi come mi ero comportata io non era normale, assolutamente. Non ci
potevo credere. Ma cosa c'era di sbagliato in me? Che cosa? Avevo forse
un problema fisico?
<< Alisha io comincio a pensare che tu abbia seriamente qualcosa
di diverso da noi >> disse Liliane. << Non voglio
spaventarti o altro però... Il doppio potere e ora questo... Com'è
possibile? >>.
Quello che diceva Liliane non lo pensava solo lei. Io non dissi nulla.
Ormai ero convinta anche io di questo. Ma perché? Quale poteva essere
il motivo?
<< Cosa hai visto? >> chiese Cassie all'improvviso,
spezzando la tensione.
<< Io... c'era buio, un letto e una donna. Bionda. Canticchiava e
sorrideva e quando ha alzato il viso sembrava quasi che mi vedesse ed è
diventata aggressiva. Mi sono sentiva risucchiare e a quel punto è
finita >> spiegai, rendendomi conto che nemmeno io sapevo cosa
volesse dire. Ero certa di non aver mai visto quella donna in vita mia.
Le due si guardarono. << Non l'hai mai vista? >>.
<< No >>.
<< Strano. Di solito le veggenti vedono solo chi conoscono o al
massimo cose che potrebbero accadergli da vicino >> spiegò
Liliane.
<< Appunto. Di solito. Ma a quanto sembra io non sono il solito
Different >> feci notare con una punta di tristezza nella voce.
<< Devi dirlo ad Hanja o al preside >> suggerì Cassie.
Strabuzzai gli occhi. << Dico, ma siete matte? Così finisce che
davvero non mi fanno più uscire dalla mia stanza! >>.
<< E allora cosa pensi di fare? >>.
<< Per ora non diciamo nulla a nessuno, okay? >>.
<< Va bene >> acconsentirono le due ragazze, per nulla
convinte. Alla fine riuscii a convincerle ad andare a letto. In un
certo senso, era la prima notte che passavo fuori casa e in una
giornata erano successe un sacco di cose. Tutte strane ovviamente.
Ripensai ancora alle parole di Liliane: cosa potevo avere di strano?
Che avessi un DNA diverso perfino dai Different? Che fossi un nuovo
stadio dell'evoluzione? Ma com'era possibile se nemmeno tutti gli umani
sono Different? E perché accadesse questo ci sarebbero voluti migliaia
e migliaia di secoli.
Pensai che non avrei dormito ma dopo un'ora ci riuscì. Dormì
pesantemente, senza sogni, fino al suono trillante di una sveglia. Le
7.30.
Sentii Cassie imprecare e Liliane farle cenno di stare zitta. Poi una
botta.
<< Scusa, ma Cassie riesce sempre a cadere dal letto >>
disse Liliane, scostando le coperte dal suo letto e Cassie si alzò
dolorante. Io risi e scesi dal mio di letto, senza farmi male. Ci
mettemmo circa tre quarti d'ora per essere pronta e io più di tutti.
Cosa mai potevo mettermi? E i capelli e il trucco? Decisi per un paio
di jeans e una maglia a maniche lunghe azzurra con disegni argentati.
Aggiunsi al tutto capelli lisci e un trucco leggero. E ovviamente i
guanti che guardai con tristezza.
Ci inoltrammo nel corridoio finché non vedemmo Kristen e Selene venirci
incontro.
<< Buongiorno >> salutarono le due ragazze, guardando i
miei guanti ma non chiesero nulla. Gli avrei fatto una statua per la
loro delicatezza. Percorremmo insieme il corridoio e io mi feci
spiegare come funzionavano esattamente le lezioni.
<< Allora, prima di tutto si svolgono tutte nello stesso
corridoio. Le quattro aule sono una accanto all'altra. Durano tutte
un'ora per un totale di quattro lezioni al giorno, quindi fino all'una
>> spiegò Cassie.
<< Il tuo orario è dentro il libro di testo. Infatti noterai che
dentro ogni tuo libro c'è l'orario all'interno. Se ne occupano i
professori per fare prima >> aggiunse Liliane.
<< Poi alle tre ti rechi nell'aula per la lezione di Different
>> disse Selene.
Le lezioni mattiniere non sembravano affatto pesanti. A confronto con
quelle della mia che duravano anche tre ore di seguito. La noia
mortale. Salutammo Selene e Kristen e andammo nella nostra aula,
contrassegnata con un due nero su sfondo bianco affissò alla porta. I
banchi erano ordinati e sembravano completamente nuovi. Liliane mi
indicò il mio dove c'era il mio nome completo: "Alisha W. Moore".
Cassie mi accompagnò in fondo all'aula dove c'erano diversi armadietti
neri e blu.
<< Sono qui perché così solo quelli della seconda possono
entrare, visto che abbiamo la chiave di quest'aula. Presto la daranno
anche a te >> mi spiegò davanti alla mia faccia perplessa visto
che fin'ora io li avevo sempre visti in corridoio. Presi dei quaderni e
dei fogli per gli appunti, insieme al libro di spagnolo della prima
ora. Mi sedetti appena in tempo per veder entrare l'insegnante che
riconobbi come quella che ci aveva aperto la porta la sera prima. Era
bassa e rotonda con capelli castani lisci e corti uniti a un paio di
occhi azzurri e labbra rosse, anche senza rossetto. Si sedette alla
cattedra ed io ero curiosa di sapere quale fosse il suo potere.
Però lei non fece nulla. Io aggrottai le sopracciglia e Liliane, che
era al mio fianco, ridacchiò.
<< Ricordi? Non possiamo usare i nostri poteri al di fuori del
dormitori. Vale anche per i professori. Comunque lei è elettrocinetica
>>.
Annuii, sorpresa. Doveva essere pericolosa quando si arrabbiava.
La donna alzò la testa. << Bene, per la nuova arrivata io sono
Carmen Cortès, insegnante di spagnolo qui da dieci anni. Piacere di
conoscerti >>.
Feci una cenno con la testa con un sorriso e sperai non troppo da
lecchina. Lei mi sorrise e fece l'appello dopo di che prese il libro di
spagnolo e chiese a tutti di aprirlo. Spiegava completamente in lingua
ma io non ebbi problemi. Ero sempre stava brava nelle lingue.
L'ora passò subito e io feci per alzarmi ma Liliane mi tenne giù.
<< Ma non dobbiamo andare alla lezione successiva? >>
chiesi, sorpresa.
<< No. Qui sono i professori che vengono da noi. Noi dobbiamo
solo prendere il libro per la lezione successiva >>.
Io rimasi piuttosto sorpresa per una novità del genere, però non
protestai minimamente. Mi alzai e vidi che avevo matematica alla
seconda ora. Lì mi venne il panico, non era mai stata la mia materia
preferita senza contare che non avevo basi ottime. Presi il grosso
volume e lo portai al banco. Un uomo entrò dopo meno di un secondo alla
velocità della luce.
<< Professore, non vale! >> si lamentò una delle compagne,
scherzosamente.
Lui rise. << Si, Eileen, però ero in ritardo! >>.
Tutti risero e io compresi che doveva essere uno di quello a cui piace
scherzare. E intuii anche che doveva essere iperveloce. Quel posto mi
stava piacendo sempre di più e sarebbe stato perfetto se non fosse
stato per quella mia piccola diversità, ovvero la doppia capacità.
Avevo decisamente voglia di capire cosa avessi di così diverso dagli
altri. Ma come scoprirlo?
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