Tailfin

di Tigre Rossa
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Tailfin

 


 

Di solito le grandi idee nascono quasi dal nulla, solo con l’ausilio essenziale di una piccola scintilla che, nella mente giusta, si trasforma in un incendio.

Skaracchio gliel’aveva ripetuto fino all’esaurimento, ma Hiccup non gli ha mai creduto. Almeno, non gli ha mai creduto fino a stasera, proprio quando nelle sue parole ha trovato la sua, di scintilla.


‘È alle ali e alla coda che dovete puntare. Se non può volare, non può scappare. Drago appiedato, drago spacciato.’


Sono state quelle parole, quasi innocenti alle orecchie degli altri ma non alle sue, che gli hanno aperto gli occhi e hanno accesso quel fuoco che lo ha fatto correre via, quell’idea che lentamente ma con forza si faceva sempre di più strada nella sua mente.

Ma forse il vero inizio non è stato proprio quello. Forse è iniziato tutto quando ha tracciato delle semplici righe su quel disegno di tanti giorni prima, uno schizzo frettoloso ma privo di qualcosa di essenziale.

Ha preso quel disegno, fatto rapidamente ma con cura, di quella Furia Buia ferita e, quasi con risoluzione, ha tracciato quelle linee che prima non c’erano.

Ha disegnato ciò che poteva rendere quella figura incompleta, ed è stato allora che ha deciso di rendere quello che aveva disegnato reale.

È stato allora che l’idea di riempire davvero quel vuoto lo ha preso senza lasciarlo più andare.

È stato in quel momento che ha deciso di costruire per Sdentato –perché sì, senza accorgertene hai iniziato a chiamarlo così- una nuova coda che possa permettergli di volare di nuovo.

È un’idea stupida, assurda, folle, ma ormai ha deciso di renderla reale e niente può farlo desistere.

Così, resta nel laboratorio per tutta la notte, disposto a lavorare fino all’alba se dovesse essere necessario.

Da un semplice disegno passa a dei progetti più reali, più pratici, più tecnici. E partendo da lì inizia a fondere, a forgiare, a cucire, ad aggiustare ed a creare, ignorando lo scorrere del tempo, del tutto incurante della stanchezza o della fatica.

E per tutto il tempo, mentre lavora, a fargli compagnia c’è l’eco di quelle parole che lo hanno scosso tanto.


-E perché ti hanno scosso tanto?

Non ho nemmeno davvero bisogno di chiedertelo, in realtà. Sai già la risposta a questa domanda, anche se non vuoi ammetterlo nemmeno con te stesso.-

Non è vero.

-Oh sì, invece che lo è. Lo è eccome. Ma sei troppo codardo per accettarlo. -


Cerca di non pensare a niente che non sia la coda a cui sta lavorando, ma la sua testa è piena di immagini che non fanno altro che alimentare l’incendio e allo stesso tempo il suo, seppur celato, senso di colpa.

Rivede tra le fiamme il momento in cui lo ha trovato, prigioniero della sua trappola, il suo sangue rosso che macchiava tratti di corda, quel respiro veloce di chi sa di non poter fuggire e lo sguardo di chi ha paura ma non vuole che qualcuno lo veda.

Rivede la sua rassegnazione quando ha sollevato il pugnale, pronto a strappargli il cuore dal petto pur di portarlo a suo padre, prezzo tanto ambito per quel posto così bramato qui, tra la sua gente che ancora non riesce ad accettarlo.

Rivede la sua reazione istantanea quando lo ha lasciato libero, il modo in cui lo ha atterrato e, invece di ucciderlo, lo ha guardato negli occhi e gli ha ruggito contro tutta la sua rabbia, per poi lasciarlo vivo, pagando quel debito di cui non dovrebbe sentirsi debitore.

Rivede i suoi tentativi goffi di fuggire da quella gola, prigione silenziosa ma mortale, la sua impossibilità di procacciarsi il cibo necessario, la sua ostinazione a tentare di volare nonostante la sua crudeltà gli abbia precluso il cielo per sempre.

Rivede i suoi approcci attenti ma non ostili, i suoi grandi occhi verdi che studiano i suoi movimenti e i suoi gesti.

Rivede quel sorriso ad imitazione del suo, dolce, sincero e sdentato, una prova di sensibilità e vulnerabilità.

Ma, soprattutto, sente ancora contro la propria mano il suo tocco, timido eppure fiducioso, quel gesto che in un fragile momento ha sancito qualcosa che non riesce nemmeno a definire, ma che ha mutato tutto di fronte ai suoi stessi occhi.

Tutto questo lo travolge mentre lavora, ma tenta di combatterlo, concentrandosi sul suo lavoro.

Continua a lavorare mentre la consapevolezza di aver arrecato un tale danno ad una creatura non solo tanto maestosa ma anche tanto sensibile gli stringe il cuore in una maniera che nemmeno lui sa definire.


-Riesci a capire la gravità di ciò che hai fatto?

Sei stato capace di mutilare una Furia Buia, un essere nato per distruggere ed uccidere.

Gli hai tolto qualsiasi possibilità di sopravvivenza fuori da quella gola che è allo stesso tempo la sua prigione e la sua unica protezione.

Lo hai reso inerme, indifeso, alla mercé di chiunque voglia fargli del male.

Gli hai tolto la cosa più importante di tutte, e lo hai fatto per pura ambizione ed egoismo.-

No, non è . . .

-Oh, non mentire. Sappiamo entrambi che è la verità.

Sei stato tu a privarlo del cielo.-

D’accordo, sono stato io. Sono stato io, e mi porterò dietro questo peso probabilmente fino alla morte.

Ma proprio per questo, perché gli ho rubato il cielo, che devo farlo.

Ora è mio dovere restituirglielo.


Continua a lavorare nella vaga speranza di poter annullare, in qualche modo, quell’allarme che le parole più che realistiche del vecchio vichingo hanno risvegliato in lui, generando una genuina e sincera paura.

Perché dentro di sé sa già che, in quel mondo cruento dove la vita è solo una lotta per la sopravvivenza, un drago con la coda distrutta è un drago morto che cammina.

Ma lui non può permetterlo.

Non può permettere che gli succeda qualcosa a causa sua.

Non può permettere che Sdentato paghi per i suoi sbagli.

Non può permettere che l’unico essere vivente ad avergli mostrato un po’ di affetto soffra per colpa sua.

Non può, e basta.


-Questa coda artificiale non rimedierà al tuo gigantesco errore, e lo sai fin troppo bene.

Non importa quanto tu possa illuderti che sarà così, non potrai mai cancellare quello che hai fatto.

Mai.-

No, forse non potrò mai farlo.

Ma farò in modo che un mio errore non condanni per sempre la sua vita.

Farò in modo che possa tornare a volare.

Fosse l’ultima cosa che faccio, permetterò a Sdentato di volare ancora.

 


 

Gli occhi gli bruciano per la stanchezza, ma Hiccup continua a lavorare senza mai fermarsi, mentre lentamente la notte inizia a somigliare sempre di più al giorno.

Si è rimesso a lavoro su un progetto che mai avrebbe creduto di dover riprendere, non così preso almeno.

Ma una nuova scintilla ha accesso un altro incendio, ancora più ardente del precedente, e non ha potuto in alcun modo ignorarlo.

E, come per la prima volta, ha trovato la sua scintilla nelle parole, un po’ crudeli ma veritiere, di chi a differenza sua riesce a vedere la realtà.


“Il tuo drago senza di te non può andare da nessuna parte.”


Quelle parole lo hanno ferito come una pugnalata improvvisa, rubandogli il fiato ed infrangendo per un attimo tutte le sue certezze.

Si è voltato, quasi a voler negare a se stesso la verità, e lo ha visto lì, al limite di un precipizio, che guardava il cielo con qualcosa di indefinito negli occhi, una nostalgia che lui, il suo migliore amico, non era mai stato in grado di cogliere –hai davvero il diritto di definirti così, se non sei mai riuscito a vederla?-.

Ma adesso l’ha vista, ed ha giurato a se stesso di fare ogni cosa in suo potere per cancellarla come se non fosse mai esistita.

E allora si è messo all’opera.

Non pensava che avrebbe mai passato un’altra notte insonne per creare una nuova coda per Sdentato.

Ma questa non è una coda qualunque. È una coda completamente automatica, capace di adattarsi ai movimenti del drago, senza che lui sia lì per farla funzionale.

Una coda che possa davvero sostituire quella che il giovane vichingo gli ha distrutto mesi e mesi fa.

Una coda che possa permettergli di volare come tutti gli altri draghi, com’è giusto che sia, libero ed autonomo.


-E senza di te.-

Sì, e senza di me.


Si ferma un attimo a guardare il suo lavoro, studiando gli ultimi dettagli e accertandosi che tutto funzioni come dovrebbe.

Non può permettersi sbagli, non di nuovo.

Per tutti quei mesi l’ha ferito ancora ed ancora senza accorgersene, impedendogli di essere come tutti gli altri.

Non può farlo ancora, non più.


-Ora è tuo dovere permettergli di essere se stesso.

Anche se potrebbe cambiare ogni cosa.

Anche se potrebbe andarsene e non tornare più.

Anche se dovesse lasciarti solo, in questo posto che senza di lui non è casa.-

Perché mai dovrebbe farlo?

-Forse perché riavrebbe quella libertà che gli hai rubato senza nemmeno davvero rendertene conto?-

Lui . . . Sdentato non se ne andrà.

Lui resterà, nonostante tutto.

O, se dovesse andarsene, tornerà.

Lo farà senza alcun dubbio.

-Ne sei così sicuro?

Perché mai dovrebbe fare un simile sacrificio? Perché dovrebbe restare con te, se non è costretto? Gli hai portato via ogni cosa.-

Perché lo conosco. Perché mi vuole bene. E perché è Sdentato.

Potrà pure andarsene, ma tornerà. Lo so, lo sento.

-E se non dovesse farlo?-

Lo farà.

-E se ti sbagliassi?-

Non mi sbaglio.

Lui tornerà da me.

Lui tornerà sempre da me.

-Se ne sei tanto sicuro, allora corri questo rischio, con la consapevolezza che potresti perderlo.-


Hiccup si ferma, con le mani che gli tremano appena.

Le stringe con forza, risoluto, ed annuisce tra sé, lottando per scacciare quei dubbi e quelle paure irrazionali che l’hanno tormentato per tutta la notte.

Non può permettersi che le sue insicurezze gli impediscano di fare ciò che deve.


Non lo perderò.

Devo fare questo per lui. Devo farlo.

Non è giusto che sia legato a me in questo modo. Non così.

-No, non lo è.

Perché Sdentato è il drago a cui hai rubato il cielo, e non potrai mai smettere di scontare la tua colpa nei suoi confronti.

Nemmeno quando potrà di nuovo volare da solo.-

Non mi spaventa sapere che potrà volare senza il mio aiuto, perché so che lui non mi lascerebbe mai.

Lui torna sempre da me.

Sempre.

E, se dovesse andarsene, lo farebbe anche questa volta.

 

 


I primi raggi del sole gli feriscono gli occhi stanchi, ma Hiccup non se ne accorge nemmeno, concentrato com’è sul proprio lavoro.

È la terza volta che passa un’intera notte senza dormire per lavorare ad una nuova coda per Sdentato  –e dentro di te sai che questa sarà l’ultima-.

Ma questa è una coda diversa dalle altre, speciale, nata da un incendio completamente diverso e molto più straziante, e vale mille volte tanto tutto quel tempo impiegato nel costruirla.

Questa volta, la scintilla non l’ha trovata nelle parole di qualcun altro. È scoccata all’improvviso, quando meno se lo sarebbe aspettato.

Dopo che, per la prima volta dopo tanto tempo, hanno incontrato un nuovo drago.

L’ultimo drago che entrambi si aspettavano di incontrare.

Una Furia Chiara.

Identica a Sdentato, eppure tanto diversa da lasciare senza fiato, come un’ombra indefinita fatta di luce.

Lui è rimasto semplicemente senza fiato, ma Sdentato . . . oh, la reazione di Sdentato è stata la cosa più dolce e commuovente che il giovane vichingo avesse mai visto.


Sembrava come . . .

-come se avesse finalmente ritrovato la via di casa, smarrita da fin troppo tempo.-


Quando si è avvicinato a lei, lentamente, con quei grandi occhi incantati, e lei invece di ritrarsi è rimasta lì, a sostenere il suo sguardo, per un attimo gli è sembrato di assistere ad un evento magico, quasi materia da leggenda.

Poi, però, quel momento prezioso si è infranto all’improvviso, senza che potessero fare qualcosa per impedirlo.

La Furia Chiara ha visto anche lui ed Astrid, due umani sconosciuti e potenzialmente pericolosi nascosti tra gli alberi, e così, senza più curarsi dell’altro drago, è fuggita rapida e veloce nel cielo –con quella stessa aria selvaggia e libera che apparteneva anche a Sdentato, prima che tu lo addestrassi-.

Sdentato, ovviamente, non ha potuto seguirla.

È rimasto lì, in cima ad un albero, a guardarla mentre lo lasciava indietro, con quegli umani che lei, da drago senza legami qual è, sfugge e rifiuta sopra ogni cosa.

Ed è stato allora, nel vedere il suo migliore amico seguirla con lo sguardo in quel cielo che da solo non poteva raggiungere e nel sentire i suoi sommessi lamenti, che è scoccata la scintilla.

Con una terribile consapevolezza, ha capito cosa doveva fare.

E, quando sono tornati a casa, senza dire nulla a nessuno, si è messo all’opera.

Ha ripreso i vecchi progetti, che non aveva mai buttato, di quella coda automatica costruita tanti anni fa ed usata solo una volta. Li ho controllati e ridefiniti, migliorandoli e modernizzandoli, e poi li ha trasformati in realtà.

Ci ha messo tutta la notte, ma quella che adesso stringe tra le mani è il suo capolavoro più grande.

Perfetta, calibrata, resistente, il frutto di anni di studi ed esperimenti.

Nera e ricoperta di alcune squame perse nel tempo da Sdentato, in modo che possa apparire il più naturale possibile e sia protetta dal fuoco.

Impossibile da esser tolta se non da un essere umano, così che non abbia problemi mentre è là fuori, da solo, alla ricerca di quella Furia Chiara che gli ha fatto brillare gli occhi più di qualsiasi altra cosa al mondo e che è inavvicinabile, per ora, da chiunque che non sia lui.

Abbastanza forte da non poter essere distrutta con qualche semplice colpo, come invece era successo all’altra, rifiutata per poter continuare a volare con il suo umano come se fossero un drago solo.


-Una parte di te desidera che rifiuti anche questa nuova coda, non è vero? Proprio come ha fatto l’ultima volta.-

No, e so che non lo farà. Questa volta ha un motivo più che valido per volerla usare.

-Oh, sì. Ha un motivo più che valido per ricominciare a volare senza di te, dopo tanti anni.

Sei davvero sicuro di riuscire a lasciarlo andare?-

Non è che lo sto lasciando andare per sempre.

È solo una soluzione temporanea. Fino a quando non riuscirò ad avvicinarmi alla Furia Chiara senza spaventarla.

-E cosa ti dice che ci riuscirai?

Cosa ti dice che lei non resterà selvaggia per sempre e si rifiuterà di seguire Sdentato quando vorrà tornare a casa?-

Ci riuscirò.

Ogni drago può essere addestrato, anche il più diffidente, anche il più selvaggio.

Lei non farà eccezione. Ci vorrà del tempo forse, ma ci riuscirò.


Il giovane capo controlla un’ultima volta i meccanismi, assicurandosi che funzionino a dovere, tentando di non pensare a nient’altro che non sia l’espressione entusiasta di Sdentato quando vedrà la nuova coda.

Ma quella paura intrinseca, che da anni si porta dietro e che quell’incontro inaspettato ha fatto rinascere più forte che mai, continua a sussurrargli all’orecchio parole che è da tutta la notte che tenta di ignorare.


-Potresti non riuscirci. Non sei infallibile, Hiccup. E la morte di tuo padre n’è la prova più dolorosa di tutte.

Se dovessi fallire anche questa volta, cosa farai?

Se la Furia Chiara si rifiutasse di venire a Berk e Sdentato decidesse di restare con lei, cosa faresti?-


Il vichingo si ferma, senza riuscire a pensare ad una simile eventualità senza che un enorme e doloroso vuoto gli squarci petto.


-Non lo lasceresti andare, non è vero?

Come potresti, dopotutto.

Cosa ne sarebbe di te, senza di lui?

Non sei niente senza il tuo drago.

Se non lo avessi incontrato, saresti ancora semplicemente Hiccup, il ragazzino piccolo e debole senza un vero posto tra la sua stessa gente, senza niente a cui appartenere.-


Respira a fondo, tentando di riprendere il controllo di sé e di richiudere quello squarcio che lo sta divorando vivo.


È vero, Sdentato è una parte essenziale di me. La parte migliore di me. Lo è sempre stato e lo sarà sempre.

Ma proprio per questo non gli impedirei mai di essere felice. Non potrei mai fargli qualcosa del genere.

Mai.

Gli devo una possibilità, per quanto doloroso potrà essere vederlo volare via senza di me.

-Oh, certo che gliela devi. Gli devi ogni cosa, se vogliamo essere precisi.

Ti ha dato tutto.

Ogni singola cosa che hai, tutto ciò che sei oggi, lo devi a lui.

La libertà di essere te stesso, il rispetto e la fiducia della tua gente, questa nuova consapevolezza che ti ha reso forte quando eri solo tanto debole.

Ti ha donato il tuo vero ed unico posto nel mondo, senza mai chiedere nulla in cambio.

Ora è tuo dovere ripagarlo.

Ora è tuo dovere dargli modo di cercare il suo, di posto.

Anche se, nei meandri più nascosti della tua anima, hai sempre creduto che il suo posto fosse nel cielo con te.

Ma se dovesse decidere di restare per sempre là fuori con la Furia Chiara, di ricominciare la sua vita lontano da te, cosa faresti?

Se dovesse decidere che questo non è il suo posto, lo lasceresti andare alla ricerca di ciò a cui appartiene davvero?

Se decidesse di dirti addio, riusciresti a lasciarlo andare?-


Hiccup si ferma, la nuova coda pronta nelle sue mani che brucia come se fosse fuoco puro, e si volta a guardare Sdentato che, addormentato nel suo angolino, ancora non sa nulla.

Resta a guardarlo, a guardare il suo migliore amico come se lo vedesse per la prima volta dopo mille anni, mentre dentro di sé quella spaventosa eppure non improbabile eventualità inizia a farsi strada

Lo guarda, e si rende conto di quanto sarebbe vuota la sua vita senza i loro voli, senza i suoi occhioni verdi che ha imparato a leggere come se fossero la propria lingua madre, senza quel sorriso privo di denti che ogni volta gli riscalda il cuore.

Si rende conto di quanto sarebbe fredda la sua vita, senza Sdentato al suo fianco.

Lo sa, lo ha sempre saputo, ma è come se lo riscoprisse adesso, in quel preciso momento, quando veramente la possibilità di perderlo inizia a diventare reale.

Può davvero accettare di correre un rischio simile?

Può davvero scommettere l’amicizia di una vita, pur di dare al suo drago una fragile possibilità di essere felice?


-Allora, Signore Dei Draghi?

Sappiamo tutti e due la verità.

Non avresti mai la forza di separarti da lui.

Cosa faresti, senza la tua Furia Buia?

Cosa faresti, se Sdentato ti lasciasse per non tornare mai più?-


Una lacrima fredda riga lentamente la guancia del giovane capo, mentre i suoi occhi improvvisamente lucidi non riescono a distogliersi dalla figura del proprio drago.


Mi spezzerei.

Se Sdentato dovesse andarsene per sempre, mi spezzerei.

La mia anima si infrangerebbe in infiniti pezzi spezzati, senza poter tornare mai più come prima.

Ma io lo accetterei.

Se decidesse di andarsene lo accetterei, perché è il mio migliore amico e tutto quello che voglio è vederlo felice. Solo questo.

La mia felicità, rispetto alla sua, non è niente.

 

-Sei davvero disposto a perderlo per sempre, pur di renderlo libero?-

 

Sarebbe come rinunciare per il resto della vita ad una metà di me stesso.

Ma se dovesse essere necessario lo farei, sì, e senza alcuna esitazione.

Rinuncerei per sempre a lui, pur di saperlo felice.

 

Anche se questo dovesse mutilarmi più in profondità di quanto tutto il resto non abbia già fatto.

 

Hiccup si asciuga velocemente via quella lacrima solitaria, anche se non c’è nessuno lì che possa vedere la sua fragilità di quel momento.

Chiude per un attimo gli occhi e, quando li riapre, una nuova forza riempie quelle iride verdi.

Stringe con decisione quella coda in cui ha messo tanto affetto e dedizione e, lentamente, si avvicina al suo drago.

Si inginocchia accanto a lui, guardandolo ancora dormire sereno per qualche secondo, gustandosi quegli ultimi attimi prima che tutto cambi per sempre.

Poi, facendosi coraggio, allunga appena una mano e lo accarezza piano sulla testa, chiamandolo con la solita, infinita dolcezza che gli ha sempre riservato.

 


“Sdentato? Svegliati piccolo, ho una sorpresa per te.”

 

 

 

 

La tana dell’autrice


E rieccomi di nuovo qui. Non so se qualcun altro su questo sito ha già trattato argomenti o momenti simili –le paure di Hiccup, il timore di perdere il suo drago e di vederlo andare via, il suo abbandono alla ricerca di una compagna-. Sicuramente è così, essendo tra i temi principali di questi film praticamente da sempre, ma ho comunque deciso, in piena agonia post-trailer, di scrivere la mia versione di tutto questo.

Ho scritto di due momenti che, attraverso i film, abbiamo visto parzialmente, e poi ho immaginato la mia versione di una scena che –ormai purtroppo è stata confermata- avverrà nel prossimo, forse addirittura nei primi venti minuti di film. Per farlo mi sono basata moltissimo sul trailer e le nuove indiscrezioni che girano sulla Furia Chiara e sul suo futuro con Sdentato, a parte la teoria ormai confermata che Hiccup costruirà una nuova coda automatica per permettergli di avvicinarla, visto che a quanto pare ancora non accetta la presenza degli umani. Cosa accadrà dopo è tutto da vedere.

Girano molte teorie sul finale della saga, tra cui una separazione definitiva tra Hiccup e Sdentato, per quanto mi faccia male anche solo l’idea purtroppo temo sia tra le più probabili. Se dovesse davvero avvenire, beh, credo che ci metterò un bel po’ a metabolizzarla, e in parte ho iniziato a prepararmi già da ora, perché so già che sarà davvero una cosa straziante.

Questo è il mio modo di metabolizzare la cosa, nella speranza che, se la separazione dovesse davvero avvenire, alla fine ci possa comunque essere un vero e proprio ‘ritorno a casa’ da parte di Sdentato.

Perché ormai lo sappiamo tutti, Hiccup è la casa di Sdentato tanto quanto lui è la sua.

E io continuo a credere che Sdentato tornerà, prima o poi, a casa.

T.r.





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