~ Color di Sogno

di Sisya
(/viewuser.php?uid=23876)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.



Color di Sogno

C'è sempre qualcosa di folle nell'amore
e qualcosa di sensato nella follia.



~ Con gli occhi chiusi


- Perchè devo andarmene, mamma? Perchè non posso restare a casa con te? Non ci voglio andare lì, non voglio. È perchè ho fatto qualcosa di male che non mi vuoi più con te? Mi dispiace tanto, vedrai che sarò buona, te lo prometto, te lo prometto, ma non mandarmi via! Mamma! Ti prego, non voglio! - Aveva cominciato a piangere quasi subito. Dopotutto era una bambina, solo una bambina. Quelle nuove vesti erano troppo lunghe e scomode, e la impacciavano nei movimenti. Il velo che era stata costretta a indossare per coprirsi il capo pizzicava e le faceva prurito alla fronte. Voleva riavere indietro i suoi vecchi abiti, confortevoli e caldi, e soprattutto voleva che qualcuno le spiegasse cosa stesse succedendo, perchè sua madre l'avesse vestita in quel modo strano, perchè i suoi occhi fossero lucidi al debole chiarore delle lampade, e perchè non rispondesse nemmeno alle sue domande. Si era ritrovata a supplicarla senza neanche rendersene conto.
- Sakura, adesso ascoltami bene - la voce di sua madre era bassa e tremava - Devi essere forte, capito? Non potremo vederci più, ma so che sei sempre stata coraggiosa, e starai bene anche senza di noi - mormorava asciugandosi piano le guance - Sei una sacerdotessa ora, Sakura. Devi capire che questo cambierà molte cose. Il tuo destino ormai è lontano da qui. Ma sarai trattata con rispetto, vedrai piccola mia, vedrai che ti troverai bene, non devi preoccuparti … -
- Ma io voglio restare a casa, mamma. Non voglio essere una sacerdotessa. Per favore, voglio rimanere con voi, oh, ti prego, non mi mandare via, mamma! - La donna soffocò un singhiozzo e l'abbracciò stretta, baciandole la testa ricoperta dal velo scomposto. Quello era un addio, realizzò con orrore la piccola Sakura, artigliando con i pugni le vesti ruvide della madre per non lasciarla andare, mentre scuoteva forte la testa e le lacrime uscivano da sole.


L'ultimo ricordo che le rimase di quella notte fu l'immagine di sua madre, sfocata oltre la patina lucida del pianto, che si allontanava, mentre lei veniva sospinta sul carro da uomini che non aveva mai visto prima, strappata per sempre alla sua famiglia per adempiere al suo destino. In quel momento odiò profondamente la Dea e quel dono potente e terribile, mentre gridava e tendeva le mani in avanti, cercando di afferrare l'ombra di donna che svaniva lentamente davanti agli occhi gonfi e arrossati. Quando giunsero al tempio era ormai del tutto calato il buio, e Sakura si era addormentata nella rozza coperta di lino che sua madre le aveva cacciato in mano frettolosamente, esausta dal troppo piangere e chiamare a vuoto. Si sentì confusamente sollevare tra le braccia, prima di cadere di nuovo nel sonno, e pensò che doveva trattarsi per forza di un incubo, solo di un altro incubo. Doveva essere un incubo. Si strinse la coperta al petto, facendo attenzione nel suo leggero dormiveglia a non lasciarla cadere. Era l'unica cosa che aveva con sé che sapesse ancora un po' di casa.

Just like a spy trough smoke and lights
I escaped trough the back door of the world
and I saw things getting smaller
fear as well as temptation

Proprio come una spia tra fumo e luci
Sono scappata dalla porta sul retro del mondo
e ho visto le cose diventare più piccole
la paura come anche la tentazione



Il tempio sorgeva sulla sommità di un altura piuttosto scoscesa, poco distante da un'ampia vallata baciata dal sole, rigogliosa e feconda, nella quale erano sorti numerosi villaggi di contadini e allevatori. Pur essendo lontana dalle calde correnti marine che soffiavano sulle coste, era comunque un luogo ospitale e relativamente conosciuto, poiché la rinomata Delfi distava solo pochi giorni di cammino. Il sacro fuoco di Hestia ardeva perennemente nella cella più interna del tempio, accudito dalle vestali che vi dimoravano, e per tutte costoro, la rinuncia alla propria libertà personale era una condizione necessaria e strettamente vincolante. E Sakura, così come ogni altro mortale, era venuta al mondo con un destino già scritto. Qualunque cosa avesse fatto, dovunque fosse andata, il dono le scorreva nel sangue, e questo non si poteva cambiare. Lo si lesse nei grandi occhi color smeraldo che guardavano il mondo curiosi e speciali, che quella bambina aveva qualcosa di raro. Il dono era innato dentro di lei, non poteva scegliere di non accettarlo. Era stata la Dea a chiamarla a sé, e una tale chiamata semplicemente non si poteva rifiutare.


Si sorprese di trovare un'altra bambina nel tempio.
Era comparsa sulla soglia dell'ampia scalinata, ed era rimasta accanto ai sacerdoti mentre Sakura veniva trasportata in braccio all'interno del cortile, troppo stanca per tentare di opporsi o scalciare. Dopo che fu deposta a terra e lasciata libera di camminare sulle sue gambe, la piccola novizia la accompagnò per mano al suo giaciglio e le porse della frutta e una broccia d'acqua fresca con un sorriso incoraggiante e tremulo nel bagliore delle torce degli uomini. - Voglio tornare a casa - mugugnò Sakura rifiutandoli entrambi con ostinazione.
- Adesso la tua casa è questa - replicò la bambina risoluta, mettendole a forza la frutta in mano. Aveva corti capelli castani e due occhi color del miele scuro. - Prima riuscirai ad accettarlo, meglio sarà per te e tutti noi - asserì il più anziano dei sacerdoti - Devi riuscire a comprendere che d'ora in avanti sarai al sicuro. È questo l'importante, giovane Sibilla, qui il tuo prezioso dono sarà protetto e coltivato -
- Che cos'è una Sibilla? - domandò Sakura esitante - Di cosa parlate? Riportatemi a casa, per favore … non mi piace qui -
- È stata la Dea a sceglierti -
- Non mi importa niente -
- Il tuo nome sarà Dafni, d'ora in poi -
- Che state dicendo? Il mio nome è Sakura. Non ne voglio altri -
Il sacerdote aggrottò le folte sopracciglia bianche e la guardò severamente.
- Non essere sciocca. La Dea ti ha scelto, ha posato il suo sguardo venerabile su di te. Devi essere grata per questo -
Sakura per tutta risposta si rannicchiò contro il muro, snervata, si nascose il viso con la tunica e si addormentò.


- Dafni. Svegliati, Dafni -
Si stropicciò gli occhi stanchi con una mano.
- Mi chiamo Sakura. Io sono Sakura - mormorò, ormai senza neanche troppa convinzione. La bambina davanti a lei sorrise, abbassandosi sui talloni con il mento appoggiato ai palmi e mostrando due lunghe file di denti bianchi, i canini un po' sporgenti e i capelli che in realtà non erano corti, come le era sembrato la sera prima, ma legati in due buffi codini rotondi ai lati della nuca. Portava un ciondolo di osso a forma di mezzaluna appeso al collo, e la veste delle novizie orlata di tintura rossa ai bordi. - Ti chiamerò Sakura allora, se vuoi così. E lo dirò anche alle altre ragazze, sta' tranquilla -
- Rimarrò qui per sempre, è così? Non potrò più tornare al mio villaggio o rivedere i miei genitori? -
- Noi novizie in genere veniamo scelte tra le famiglie dei contadini e portate qui per l'apprendistato -
- E quanto … quanto durerà questo apprendistato? - chiese lei timidamente.
- Dieci anni, per accedere alla carica di sacerdotesse e avere il permesso di celebrare i riti e interpretare i vaticini -
- Ma, io veramente intendevo … per quanto dovremo essere sacerdotesse? Quando ci lasceranno andare? -
- Saremo sacerdotesse fino all'ultimo dei nostri giorni - rispose la bambina con un certo sussiego.
Sakura abbassò lo sguardo, sempre più sconfortata, e avvertì il proprio stomaco borbottare dalla fame.
Si arrischiò quindi ad addentare con un po' di diffidenza un pezzetto di pane, sotto lo sguardo gentile dell'altra.
- Come ti chiami? - domandò con un accenno di sorriso per ricambiare tutte quelle premure nei suoi riguardi.
- TenTen - rispose quella sorridendo a sua volta - Diana, per i sacerdoti -
- Sarai mia amica, TenTen? Non conosco nessun altro qui e mi sento sola - piagnucolò Sakura tirando su col naso.
- Ma certo che saremo amiche - replicò la brunetta, prendendole una mano e aiutandola ad alzarsi - Ti mostrerò il tempio adesso, e ti presenterò alle altre novizie. Vieni, e mi raccomando, fai attenzione che il vecchio guardiano non veda quei frutti che ho preso dalle offerte di stamane, altrimenti diventerà tutto rosso per la rabbia e si gonfierà come un satiro col raffreddore! - Sakura la fissò incredula per qualche secondo e poi scoppiò poi a ridere di cuore, sentendosi alleggerire un po' dopo tanto sconforto e abbandono. Strinse la mano di TenTen e si lasciò condurre per il corridoio antistante alla loro stanza, sperando che dopotutto qualcosa di buono ad attenderla, in futuro, potesse esserci anche per lei.


Now everything is reflection
as I make my way trough this labyrinth
and my sense of direction
is lost like the sound of my steps

Ora ogni cosa è un riflesso
mentre mi faccio strada in questo labirinto
Ed il mio senso d'orientamento
si è perso come il suono dei miei passi


Quando accade, non è mai perchè lo desideri.
Non è qualcosa di naturale e acquisito, né qualcosa che puoi scegliere, o evitare.
È la perdita di controllo dei propri sensi, per qualche attimo infinitesimale in cui il cosmo e l'etere palpitano nelle tue vene al posto del sangue.
Non è mai qualcosa che puoi controllare, o dominare, o piegare alla tua volontà. È la Dea che guarda attraverso i tuoi occhi.
Come il camminare a tentoni nella nebbia, seguito dall'improvviso scostarsi di un velo che ti impediva la vista.
La sensazione di umido e torpore attorno a te ci si avvicina molto.
Sospesi tra corpo e anima, in quel momento vedere diviene quasi necessario come respirare, e smette di essere doloroso.
Ma poi ci sono lo strappo violento alla base dell'ombelico quando ricadi nella pesante consapevolezza del tuo corpo e la tua mente che ritorna imprigionata nella sua umanità.
Il sapore ferroso e familiare del sangue sulla lingua, le gambe instabili e le nocche serrate sui braccioli del tripode. Sono tutte cose che conosci fin troppo bene.
Sei una sacerdotessa. È il tuo dono pericoloso, il tuo destino e la tua condanna … Questo è ciò che tutti si aspettano da te.

tu invece hai semplicemente smesso di aspettarti qualcosa.


I store all my days in boxes
and left my wishes so far behind

Ho riposto tutti i miei giorni in scatole
e lasciato i miei desideri così lontano dietro di me



La giovane donna dagli occhi color di sogno si coprì il capo con il velo candido, nascondendo i soffici capelli alla vista.
Con passo cadenzato, attraversò il porticato interno al tempio tenendo lo sguardo basso. La luce del mattino creava strani giochi di ombre sulle colonne levigate nella pietra. Sakura conosceva quei luoghi come se stessa ormai. Avrebbe potuto camminare a occhi chiusi dal suo spoglio giaciglio fino alle porte lignee che si aprivano sulla vallata sottostante. Conosceva le formule di rito e gli inni dei sacerdoti che si innalzavano fino agli altari sacri dell'oracolo di Delfi. Conosceva alla perfezione il suo mondo, limitato nelle mura di quel tempio, e il suo unico dono. Nient'altro all'infuori di questo che avesse per lei davvero importanza.
- Divina Sakura, dove state andando? - domandò qualcuno alle sue spalle, con un tono spensierato così lontano dai suoi attuali pensieri.
- Alla fonte, Matsuri. Abbiamo quasi esaurito la nostra riserva - replicò Sakura senza fermarsi o voltarsi indietro.
- Posso andare io per voi - si offrì la novizia quindicenne, sorridendo.
- Non è necessario. Posso farcela anche da sola -
- Ma Divina Sakura - fece Matsuri, esitante - Veramente credevo che foste stanca. Avete appena … -
- Lo so, ed è per questo che desidero uscire. Ho bisogno di respirare un po' d'aria fresca e schiarirmi la mente -
- Posso accompagnarvi allora, vi farò compagnia -
- Matsuri, non c'è bisogno, dico sul serio -
- Oh, ma lo sapevate che la nostra migliore arciera ha avuto il permesso di uscire a caccia, stamattina? - esclamò allegramente la ragazza camminandole a fianco. Sakura alzò brevemente gli occhi al cielo con un sorriso, accorgendosi del goffo tentativo della ragazza di intavolare un discorso di diverso argomento. - Bene, ne sono felice. Avremo di certo buona selvaggina per i vaticini allora, i sacerdoti saranno molto soddisfatti - rispose Sakura, sorridendo con dolcezza al pensiero della gioia che TenTen doveva star provando in quel momento - E … Matsuri? -
- Sì, Divina Sakura? - trillò la novizia.
- Non è forse il tuo turno di badare al fuoco sacro stamane? - domandò lei gentilmente.
La novizia aprì la bocca per replicare, e un intenso rossore le salì alle guance - Sì, Divina Sakura. Mi perdoni - mormorò, chinando il capo in segno di congedo e correndo via. Sakura scese quindi i pochi gradini, sbattendo le palpebre colpita dall'improvviso riverbero del sole in contrasto con l'oscurità quasi completa che regnava all'interno del tempio. Si sfilò i sandali e li raccolse con la mano libera, nell'altra invece reggeva una brocca. Con le gambe ancora un po' instabili a causa del vaticinio appena concluso, si avviò lentamente sull'erba lucida di rugiada, inspirando a pieni polmoni.



Scent of dried flowers
and I'm walking trough the fog

Profumo di fiori secchi
e sto camminando attraverso la nebbia


All'alba, hai visto il giovanissimo figlio dell'aurora dai riccioli di luce raccogliere la sua bianca faretra.
Hai visto il vento giocare insieme a lui nella sua corsa scanzonata tra i boschi, sollevando per scherzo le gonne delle baccanti e correndo nelle luci dei templi.
Lo hai visto incoccare la freccia, e il tuo cuore si è fermato con il suo. È la sensazione che si prova quando il tempo si arresta e l'enormità dell'universo, la sua energia fremente ti sfugge tra le dita, velocissima. Ma di certo il suo dardo dorato non ti colpirà mai, e bastare a se stessi non è una gran consolazione.
È comunque triste pensare che l'amore non sarà mai cosa per te.
Per nessuna di voi.



C'era qualcosa di veramente insolito, quella mattina, alla fonte.
Il canto degli uccelli non si levava dalle cime degli alberi, e un silenzio innaturale ricopriva la radura.
Sakura immerse il secchio nelle acque lucide, trattenendo il fiato, come in attesa di qualche pericolo incombente.
Quando però abbassò lo sguardo sulle proprie mani, lo spavento fu tale che lasciò cadere il secchio e ritrasse il braccio, sconvolta.


Le acque erano striate di rosso.
C'era del sangue che si mescolava alla limpidezza illibata di quella sacra fonte.
Un uomo. C'era un uomo, riverso sulla sponda, e Sakura si domandò come avesse fatto a non notarlo prima.
La testa scura immersa per metà, e le vesti chiazzate di sangue che si spargevano informi nell'acqua. Era morto.
Sakura rimase paralizzata dal terrore. Non aveva più nemmeno la forza di alzarsi e correre via. C'era un cadavere a insozzare la sua fonte sacra. Quello che ormai aveva finito per considerare il suo nascondiglio segreto, dove si rifugiava quando le visioni erano troppo nitide da stordirla, o le regole e le imposizioni del rigido sacerdozio la opprimevano fino a soffocarla. Ma ora doveva scuotersi, fare qualcosa. Qualcosa come tornare subito al tempio e avvertire i sacerdoti. Qualcosa come tenersi lontana, gridare aiuto. Qualcosa che almeno non fosse palesemente stupido.
E invece Sakura si avvicinò a gattoni, ignorando la repulsione, sospinta da un'inspiegabile senso di attrazione, lacerandosi la veste e sporcandosi di terra, ed entrò persino nella fonte, bagnandosi fino alle ginocchia, e annaspando per mantenersi in piedi. Il morto aveva tutta l'aria di essere un soldato. Sakura li aveva visti arrivare saltuariamente alle soglie del piccolo tempio e rendere omaggio alla Dea. Non accadeva spesso, ma aveva assistito quando era capitato. Ricordava però di essere rimasta spaventata dai loro volti arcigni e dalle cicatrici che li deturpavano, e da quelle armi terribili e che portavano alla cintura, ancora incrostate di sangue rappreso. Con il cuore che le batteva furiosamente nelle orecchie, Sakura allungò un braccio tremante verso quella sagoma indistinta. Il sangue colava copioso da una ferita aperta e lucida alla base della spalla, e anche se giaceva riverso e non poteva vedergli il volto, era sicuramente molto giovane. Con uno sforzo, chiuse i pugni sul mantello fradicio e vischioso, facendo leva all'indietro per sollevarlo dall'acqua. Era pesante, e lei era ancora debole dopo il vaticinio, e dovette ricorrere a tutte le sue forze per riuscire a trascinarlo a riva e rivoltarlo sulla schiena.
Una striscia di sangue gli colava dalla fronte lungo una guancia, percorrendo il volto pallido come la morte.
Eppure Sakura si ritrovò senza fiato, e non solo per la fatica e l'angoscia.
Era bellissimo.
I capelli neri, scurissimi, che grondanti incorniciavano l'ovale perfetto del viso, il naso dritto e le labbra sottili. Era il giovane più bello che Sakura avesse mai visto, nonostante la sua esperienza in materia non fosse di certo così vasta. Ma ricordava i volti abbronzati dal sole e gioviali dei contadini e dei ragazzi del suo villaggio, e nessuno di loro poteva neppure lontanamente competere con la bellezza quasi eterea di questo sconosciuto. Sakura riprese infine a respirare pesantemente, scostandosi da quel corpo immobile. - Quanta vita strappata a un così giovane uomo … - mormorò piano, strizzando tra le nocche la propria veste bagnata per asciugarla e accorgendosi con un brivido di sconforto che si era macchiata di rosso in più punti. Come avrebbe fatto a spiegare una cosa del genere, una volta tornata al tempio? Come? Solo in quel momento realizzò che in effetti sarebbe già dovuta esser corsa via da un pezzo a cercare aiuto. Dopotutto chi lo aveva ucciso, chiunque fosse, poteva ancora essere nei paraggi, e lei stessa era in grave pericolo. Era una vergine sola e indifesa. Se l'avessero attaccata, avrebbe avuto ben poche possibilità di salvare se stessa e il suo onore. Appoggiò una mano tremante sul viso del giovane, chinandosi a sfiorargli le labbra con un orecchio, trattenendo il respiro, cercando di cogliere anche il più piccolo indizio, un soffio, un respiro gelido, uno spasmo, qualsiasi cosa che le provasse che fosse ancora vivo. Ma egli giaceva immobile, e Sakura si ritrasse sconfitta.
Doveva allontanarsi, decise, non poteva rimanere un attimo di più.


Ma nell'esatto momento in cui raccolse la veste e fece per rimettersi in piedi, una mano fredda e bagnata si richiuse con violenza sul suo polso, strappandole un ansito e un gemito di sorpresa. Fece appena in tempo a incontrare gli occhi neri, letali e vivi del giovane soldato, prima di sentirsi gettare con furia nell'abisso della fonte, e affondare impotente, con le acque che si richiudevano sopra di lei riempiendole i polmoni e gli occhi di terrore.


Doveva respirare, doveva assolutamente riprendere a respirare.
Fu il primo incoerente pensiero che le attraversò la mente sconvolta, nell'avvertire quanto fosse gelida l'acqua, quanto le vesti appesantite le impedissero di riemergere con facilità, e quanto fosse inaspettatamente profondo e oscuro il centro della fonte. Sakura aprì la bocca, tentò di urlare, si scosse, tese le mani, ma fu tutto inutile. Stava morendo, fu il suo secondo pensiero, presa da un panico incontrollato che, stupidamente, la portò a gridare di nuovo, perdendo anche le poche riserve d'aria rimaste. E forse sarebbe morta davvero, se d'improvviso non fosse stata afferrata per un lembo della veste da qualcuno sopra di lei, e riportata all'istante in superficie. Riemerse annaspando, scossa dai tremiti e talmente terrorizzata che si aggrappò strettissima al petto e alle spalle del suo salvatore, senza badare alle convenzioni, ai divieti o a qualsiasi altra cosa che non fosse il fatto di poter di nuovo respirare. La prima boccata d'aria che le riempì i polmoni le fece male e la lasciò ansante, la seconda la riportò definitivamente alla vita. Si sentì inaspettatamente afferrare per le gambe, e tentò di reagire, ma poi si rese conto che in realtà il giovane stava solo tentando di riportare entrambi a riva sani e salvi, e perciò rimase inerte tra le sue braccia, sbattendo le ciglia per mandare via le gocce rimaste attaccate. Anch'egli stava ansimando pesantemente, come se ogni passo gli costasse uno sforzo immane, e solo allora Sakura si ricordò che era gravemente ferito, e ogni movimento doveva provocargli un dolore lancinante. Infatti, una volta raggiunta la sponda, la lasciò ricadere senza alcuna cura sulla terra, e si accasciò anche lui senza respiro. Sakura si volse a guardarlo, tremante e spaventata. Il soldato aveva gli occhi grandi, resi ancora più grandi dal dolore e dallo sconcerto, e la fissavano con mille domande, anche se la sua bocca era troppo impegnata a riprendere aria per porgliele. - Chi … diavolo siete … voi? - riuscì a malapena a sussurrare, prima di perdere di nuovo conoscenza e lasciar ricadere la testa sull'erba.


In quell'esatto istante, scostandogli una ciocca fradicia dagli occhi chiusi con due dita tremanti, e soffermandosi a sfiorare la fronte madida, Sakura fu quasi sicura che la risata infantile e sciocca del piccolo birbante divino stesse risuonando fino alle pendici dell'Olimpo. Incredibile come fossero bastati pochi attimi a ribaltare il suo mondo. Il cuore le pulsava ancora come impazzito nel petto, e non sembrava avere intenzione di smettere entro breve. Con un sospiro, richiuse gli occhi e si stese accanto al giovane, lasciando che rimanesse a vegliarli soltanto il cielo immenso sopra di loro.

Forse è proprio quando smetti di aspettarti qualcosa, che qualcosa accade.


But I want to stay here
'cause I'm waiting for the rain
And I want it to wash away
everything

Ma voglio restare qui perchè
sto aspettando la pioggia
e voglio che lavi via
tutto quanto

(Labyrinth ~ Elisa)


Note.

Allora, per prima cosa, lo so, ho l'altra fiction da continuare, ma nei rari (rarissimi) casi in cui l'ispirazione chiama, in linea di massima io rispondo XD Chiariamo che, essendo questa una fic, tutta la faccenda è parecchio romanzata, e anche se i riferimenti storici non sono messi lì a casaccio, le incongruenze potrebbero esserci e infatti ci sono XD Insomma, non è mica un trattato sulla storia della Grecia, ecco.
Mi sono documentata su Wikipedia per avere maggiori informazioni sull'oracolo di Delfi, le Vestali e le Sibille in generale, perciò cercherò di attenermici il più possibile. I pair saranno quelli già specificati, SasuSaku come coppia principale, NejiTen, NaruHina e Gaara/Matsuri, tutte coppie che
adoro letteralmente <33 Dunque, il tempio descritto ovviamente non ha alcuna base storica, è semplicemente immaginato come un (non specificato) santuario minore, dedicato alla dea Hestia, da cui la menzione al fuoco sacro. Altra cosa è il dono di Sakura, che credo abbiate già capito di cosa si tratta, perciò a essere pignoli si verrebbe a creare una sorta di conflitto tra il suo essere contemporaneamente vestale e sibilla, cosa non accettabile storicamente, ma ripeto, è puramente un fatto romanzato per esigenze della trama. Altra cosa ancora, ho immaginato fin da subito TenTen come votata alla dea Artemide, e qui alé, altro conflitto, essendo anche lei vestale come Sakura. Preciso quindi che la storia si ispira ed è effettivamente ambientata nell'Antica Grecia, ma i riferimenti storico/culturali non saranno sempre rispettati. Mmh, che altro dire? Il rating per ora è fisso sull'arancione, ma non si esclude che possa passare al rosso, si vedrà XD
Bene, direi che vi ho annoiati a sufficienza, ricordate che i commenti sono sempre molto, molto graditi *O*
Se vi va perciò fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto piacere ^O^
Un bacio a chiunque sia arrivato a leggere fin qui <33
Vostra, Sisya







Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=377674