Halleluja

di _HummingBird_
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Non c'è pace per nessuno

«Hello, hello figliolo» salutò lo shinigami, quando vide Kid entrare insieme alle sorella Thompson, sembrava particolarmente serio, pensò il dio della morte. Nonostante non lo vedesse ridere da un po’, ora gli sembrava più afflitto.
«Salve padre» ricambiò con un cenno del capo, il figlio.
«Salve!» dissero all’unisono Liz e Patty.
«Dimmi Kid, come mai sei venuto fin qui, saltando per giunta la lezione?» il dio della morte mise le mani su quelli che si potevano definire fianchi, un po’ avvilito per la situazione che stava per venirsi a creare: il figlio era sempre stato attento a non saltare le lezioni importanti, come quella che avrebbe dovuto avere in quel preciso istante. Ora gli sembrava inconsueto vederlo davanti a lui in orari scolastici.
«Padre, le altre questioni possono aspettare» Kid fece un respiro per quietare i suoi pensieri e ritornare calmo, sapeva che il padre poteva sentire la sua angoscia «sono qui perché ho notato le due nuove studentesse provenienti dall’Europa, Anne e la sua arma, aggirarsi per i corridoi. Ho notato in particolare la seconda ragazza, che purtroppo non mi ha detto il suo nome» cercava in tutti i modi di non far notare la propria agitazione allo shinigami di fronte a lui.
«OH! Quelle due piccole pesti, erano fuori dall’aula senza permesso! Lo sapevo che dovevo controllarle con maggiore attenzione, farò in modo che non succeda più. Grazie molte Kid per avermelo segnalato» affermò con dispiacere suo padre.
«Non sono qui per questo» fece un altro respiro per rilassarsi, subito dopo si girò verso le sue partner «Liz, Patty, vi posso chiedere di lasciare un attimo me e mio padre da soli?» fece un gesto per scusarsi.
«Va bene Kid...» le due sorelle si allontanarono con sospetto dalla sala andando verso la porta, non le aveva mai mandate via nonostante il padre gli parlasse di cose particolarmente delicate.
Quando si sentì la porta sbattere, Kid abbassò lo sguardo, abbattuto da ogni emozione che provava: sgomento, paura, ansia e...senso di perdita;
Non riusciva più a trattenersi, si mise le mani nei capelli.
«Padre chi è quella ragazza?!» disse con la voce piegata dal dispiacere.
«Kid non capisco cosa vuoi dire» quando vide il figlio in quelle condizioni si spaventò e si avvicinò a lui, preoccupato, come solo un padre poteva essere preoccupato per proprio figlio.
«Oggi...l’abbiamo incontrata nei corridoi...» Kid sentì la mano del padre poggiarsi sulla sua spalla, allora alzò la testa, mostrando un viso profondamene turbato.
«Kid, dimmi cos’è successo, non farmi stare in pensiero, figlio mio» disse con dolcezza. Sapeva che il figlio era, di solito, molto tranquillo e risoluto, ma in queste condizioni lo aveva visto pochissime volte.
«Non ti ho detto che... ho sentito come una sensazione di... padre... volevo la sua anima» abbassòdi nuovo lo sguardo per la vergogna.
«Cosa vuoi dire Kid» il tono di Lord Shinigami si fece preoccupato, gli vennero in mente tanti pensieri, molto contrastanti tra loro.
Un nome si fece paurosamente strada nella sua mente: Ashura.
«Voglio dire che desideravo prendere in custodia quell’anima nonostante questa fosse ancora nel corpo della sua proprietaria» si sedette sulla sua sedia, appena apparsa, quasi spossato.
«Non intendi mangiarla, spero» si assicuro con fermezza il padre.
«No, padre. Intendo proprio quello che ho detto. Non ho mai sentito un impulso tale di fare mia un’anima» lo guardò con sgomento, Kid.
Allora il padre, dopo queste parole si tranquillizzò, però, in seguito si rese conto di quello che il figlio aveva detto, la maschera dello Shinigami arrossì per lui.
«Kid insomma, dire così, una cosa tanto delicata, a tuo padre è un po’ scorretto, mi prendi sprovveduto, privo di risposte adeguate. Non mi sono preparato il discorso adatto per tale situazione, rischierei di confonderti e darti delle nozioni sbagliate» grattandosi la testa, suo padre andava avanti e indietro, alla ricerca delle parole giuste da usare.
«Padre! Ma cosa state dicendo?!» Kid non capiva cosa stesse farneticando il padre, era così confuso da quello che sentiva.
Il padre però ad un certo punto si rese conto di chi stava parlando Kid.
«Hai detto che l’arma della signorina Anne LaBou è la responsabile di tutto questo?» chiese speranzoso del contrario.
«Sì padre» a quelle parola gli occhi del padre si spensero nella tristezza «cos’ha quella ragazza per fare questo effetto su un dio della morte»
«Oh…Kid. Si chiama…» si prese un attimo per fare un respiro profondo, nonostante per la sua sopravvivenza non fosse necessario «Eibhlin Clarke»
Quel nome fece venire la pelle d’oca al giovane, che usò tutte le sue energie per non sprofondare nel panico.
Perché questa reazione così esagerata?
Era soltanto un nome.
«Figliolo, Eibhlin…è venuta qui per cercare pace, assieme alla sua partner. Non per trovare un altro motivo per scappare dalla loro nuova casa» sussurrò il grande dio della morte di fronte a suo figlio, che alzò la testa e lo guardò.

 

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Ehi lettore! Sono contenta tu sia arrivato fino al terzo capitolo, senza chiudere la pagina per lo
spavento, ahahah.
Dicevamo, in questa storia, fino ad ora, ho introdotto parecchie tematiche, come la suddivisione tra il corso NOT ed il corso EAT, alcuni personaggi della trama principale che fanno cose e molti dubbi (spero!!).
Detto questo, spero vi sia piaciuto, nonostante anche questo capitolo sia un po' piccolino, se vi va passate nella sezione delle recensioni per dirmi cosa ne pensate, sono curiosa di scoprirlo! Se notate errori vari: avvisatemi, sarò molto felice, nonostante l’imbarazzo, di correggerli per rendere più scorrevole la vostra lettura.
A presto,
la scrittrice.




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