Silenzio.
Ah.
Silenzio.
Così
calmo.
Così
rilassante.
Così
noioso!!!
-Ehi,
Kyouka, lusingami di nuovo.-.
-Sì
mio Signore.- Rispose la donna, ancora inchinata ai suoi piedi.
-Mi
permetta di rinnovarLe i miei più sentiti ringraziamenti per
avermi
permessa di continuare a servirLa. La Sua magnanimità supera
incommensurabilmente il mio misero intelletto. Sono consapevole di
essermi schierata come Sua nemica in passato, e di essere stata
miseramente sconfitta dagli insetti umani. Ne sono immensamente
afflitta, ho gettato vergogna sul Vostro nome. La prego di accettare
le mie umili scuse. Sono onorata di essere ancora una Sua umile
seguace, e di poter vedere finalmente il Suo volto, che mi permetta
dire essere bellissimo.-.
Giusto,
era sempre stato in modalità Etherious quando stava con
loro. Uhm, a
ben pensarci avrebbe risparmiato tanta fatica se l'avessero
riconosciuto quella volta... o forse le cose si sarebbero complicate
ancora di più?
Kyouka
intanto si stava leccando le labbra.
-Tra
l'altro provo una gioia immensa nel sapere che è tornato con
noi!
Aha, sono tutta *** al solo pensiero! Spero tuttavia che non siamo
stati eccessivamente deludenti...-.
E.N.D.
arricciò il naso: -No, non direi. Piuttosto, come vanno le
tue
tecniche di lotta?-.
Sul
viso di Kyouka si stampò un sorriso perverso e i suoi occhi
brillarono d'oscurità.
-Le
mie branche sono sempre affilate per ogni Suo comando. Hanno molta
sete.-.
-E
i trucchetti di tortura che ti ha insegnato Gajeel?-.
Lei
agitò le dita, risposta più che sufficiente.
-Bene,
puoi andare. Riposati.-.
-Come
Lei desidera.-.
La
donna si rialzò e si avviò verso la porta; nel
farlo oltrepassò
impassibilmente Sayla, che a sua volta non batté ciglio, per
poi,
dopo che era uscita, inchinarsi frettolosamente e uscire a sua volta.
Natsu
aggrottò la fronte.
“Sayla
e Kyouka... da quando si è svegliata non si sono ancora
parlate...”.
In
ogni caso non era il momento di pensare a loro.
-Puoi
farti vedere, Meldy.-.
La
sua voce rimbombò nella stanza vuota, vuota se non per lo
spettro
appena apparso davanti al suo trono.
Aveva
un aspetto terribile, sembrava un fantasma vero e proprio, di quelli
folli, colle occhiaie e spettinati da far paura.
-Lucy
sta bene adesso.- Le comunicò; aveva interrotto ogni legame
mentale
e sensitivo con lei, perciò gli toccava parlarle. Ah, beh,
probabilmente le dispiaceva sentire la sua voce. Per questo aveva
interrotto il legame.
-Ho
intenzione di Cambiarla.-.
Attese
una risposta che non arrivò. Quindi proseguì.
-Però...
ormai la sua mente è a pezzi. Lo ammetto, è un
po' colpa mia,
dunque ho deciso di svuotarla e riprogrammarla da capo.-.
Ancora
nessuna reazione, se non intensificare l'intensità del suo
sguardo;
ma non su di lui, bensì sull'aria che li divideva, o meglio
che lo
oltrepassava, perché dava l'impressione
di non riuscire più
a distinguerlo
dall'ambiente.
Eh,
anche del suo di cervello era rimasto poco.
Lui
però si spazientiva per il suo silenzio: -Sto dicendo che
lei
diventerà-
-Ho
capito.-.
...
-Ho
capito, non serve che tu lo ripeta.-.
E.N.D.
alzò un sopracciglio, stava parlando con lui o con qualche
voce
nella sua testa?
-Cosa
pretendi che faccia? Fermarti? Supplicarti? Piangere?-.
-No.
Grazie, ma no. Tu ormai non esisti più. Non sei che un
ricordo, e
presto non sarai più nemmeno quello.-.
...strano,
gli aveva rubato le parole di bocca.
-Sei
un mostro.- Riprese lei, facendolo trasalire. Voce e volto erano due
lapidi.
-Eh.
L'ho sempre saputo. Da quando hai ucciso Gerard, io ho abbandonato le
speranze. Già, non le ho perse, le ho gettate via io. Ma me
ne sono
resa conto solo adesso, quello che rimaneva in me era solo caos, e
dolore, e paura, che io ho confuso con la speranza. Però
ora... ora
vedo tutto chiaro.-.
Alzò
lo sguardo vacuo su di lui, fissandolo come a un'immagine riflessa.
-Tu
sei vuoto. Più vuoto di quelle armature lì fuori.
Più vuoto di un
corpo morto. Più vuoto del nulla.-.
-Ti
sbagli, io...-.
-Cosa?
Pensi che quelle che provi siano emozioni? Pensi che l'affetto per i
tuoi compagni valga qualcosa?-.
-Non
dire blasfemie.-.
-Non
hai la minima idea di cosa voglia dire “amare” una
persona. Tutto
questo non è tuo. Lo imiti dagli altri, lo ricordi dal tuo
passato,
pensi di avercelo ancora in mano; ma tu, tu non riesci a tenerlo, tu
lo divori, tu lo risucchi. Prima eri una stella ora sei un buco nero.
E io non ti vedo più.-.
Un
brivido gli corse lungo la schiena, assieme a una sensazione di
disagio, non tanto di colpa, quanto più di imbarazzo per
essere
stato colto con le mani nel sacco.
Un
momento, non aveva mica ragione!
-Heh!-
Sogghignò: -Sei brava con le emozioni, magia o non magia. Ma
adesso
è il momento che tu te ne vada.-.
Avvicinò
l'indice infuocato al cerchio rosa sul polso per bruciarlo
definitivamente; e non si sarebbe trattata di un'esplosione, una
sparizione e nemmeno una semplice morte, ma un rogo consumatore.
Un
attimo prima del contatto fatale, però, la sua voce lo fece
desistere.
-Potevi
farlo sin dall'inizio, lo sai?-.
…
-Sì,
lo so.-.
…
-Addio,
Meldy. In un certo senso, si può dire che mi-
-No.-
Lo interruppe lei: -Almeno ora, non provare alcuna compassione per
me. Non la voglio.-.
-Io
voglio solo la tua morte.-.
A
quelle parole una fiammata, come quella di un castigo, si accese
attorno a lei, mentre il segno sul polso del ragazzo si sgretolava.
Strano,
il dito gli scottava.
-Buona
fortuna.- Le augurò. E lei, ormai avvolta da fiamme rosa che
si
alzavano fino al soffitto, ormai ridotta a magica cenere dello
spettro che era stata, incredibilmente... sorrise.
-E
vorrei sbagliarmi. Vorrei sbagliarmi, più di ogni altra
cosa. Vorrei
che tutto quanto finisse per il meglio, e continuerò a
volerlo, per
sempre.-.
-È
questo che significa essere umani.-.
Scomparve.
Ora
era il suo turno di osservare il niente davanti a sé.
Allora
percepì come un malessere stomachevole, non certo dolore, ma
fastidio, che lo costrinse a distogliere lo sguardo da quel punto di
pavimento che di bruciato non aveva nulla.
Già,
ecco cosa sarebbe rimasto, alla fine, di tutto quanto.
Nulla.
Un
silenzio assolto, un eterno memento mori, un totale
annichilimento nemmeno degno di memoria.
Per
un istante, però, quel nulla fu scosso da un debole palpito,
l'ultimo pensiero della ragazza, l'ultimo eco della sua vita.
Era
un nome già sentito e un dolore già provato.
Ul
Poi,
rapido com'era venuto, sbiadì nel silenzio.
E
la sala tornò vuota.
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