_ Che poi _
esordì Usopp facendo
forza con le braccia per tirare la corda _ Mi chiedevo… _
_ Mmm _ incalzò
il cuoco giusto per
fargli intendere di starlo ascoltando mentre si assicurava che le
ancore a forma di zampe della Sunny fossero sempre ben salde.
_ Ieri, come cavolo hai
fatto a
correre da noi se eri così lontano? Cioè come
facevi a sapere del
casino che stava facendo Rufy? _ domandò il cecchino
ripensando alla
buona mezz’ora appena impiegata per giungere
dall’ostello alla
nave.
_ Sensazione! E
poi… _ iniziò a
rispondere il biondo.
_ No perché sei
stato velocissimo!! _
_ Oh beh_ il giovane
Vinsmoke si girò
a cercarlo con lo sguardo _ Quando ci sono delle donzelle in pericolo
accorro subito! _ piroettò portandosi le mani sui fianchi
con fare
cavalleresco.
_ Eh?! _ Usopp si
fermò un secondo
serrando la presa come se realmente si aspettasse una risposta
coerente.
_ Ho un sesto senso per
queste cose! _
trillò l’altro piegando il braccio in alto e
picchiando il palmo
opposto sul bicipite.
_ Sesto…
senso…?! _ commentò a se
stesso il naso lungo per poi scuotere il capo privo di speranza e
tornare a tirare.
Ammainare le vele
è un lavoro che
sulla Going Merry non gli aveva mai fatto peso, ma la Sunny era
più
grande e da solo stava faticando più di quanto avrebbe mai
ammesso a
se stesso e a chiunque altro. I muscoli gli dolevano per lo sforzo e
si flettevano, ma era altresì fiero della propria prestanza.
Al
ricordo dell’ometto che era, per quanto ce la mettesse tutta
all’epoca, i passati due anni trascorsi lontano dalla ciurma
gli
erano giovati in fisico e spirito. Non che prima fosse tanto male,
insomma: era pur sempre il più coraggioso di tutti!
L’unico che
fosse capitano nonostante Rufy, il grande capitano Usopp!
_ E poi, _
continuò Sanji
avvicinandosi _ non mi fido mai quando non sono con voi a controllare
testa d’alga! _
_Zoro? Non mi sembra il
più
irresponsabile… _ il cecchino commentò laconico
di rimando, un
sopracciglio alzato e gli occhi a palla sbarrati e puntati al cielo
quasi non fosse certo egli stesso delle proprie parole.
_ Vabbè se
vogliamo escludere Rufy,
ovviamente. È capace di affrontare ogni cosa azzannando
manco non
fosse in grado di parlare… Tra l’altro, lo hai
visto stanotte?_
_ Chi? Rufy?! _
domandò il moro
indietreggiando alla ricerca di una posizione maggiormente
favorevole_
Il cuoco si parò
dal lato
parallelamente opposto al compagno e afferrò
anch’egli una cima
prendendo poi ad aiutarlo: _ L’altro… _
_ L’altro chi? _
fiatò Usopp in
evidente deficit d’ossigeno.
_ Di chi stavamo parlando?!
Dello
spadaccino, no? Era in stanza con te!! _ sbraitò il biondo
constatando di sottecchi il pallore del suo interlocutore.
_ Che ne so! Parli strano,
è Rufy
quello che azzanna la roba..._ bofonchiò ringraziandolo
mentalmente
per essere subentrato in suo soccorso.
Sanji si limitò
a stringere la tipica
quanto inseparabile sigaretta tra i denti e, terminato il lavoro,
gridò verso l’alto: _ Ehi Brook!! Abbiamo fatto,
puoi fissarle! _
Sulla cima
dell’albero maestro, lo
scheletro rispose con un cenno di mano ossuta e prese a legare le
sicure sulle vele appena ritirate e ancora trattenute dai due pirati
fermi sul prato verde.
_ Comunque io non
l’ho proprio
visto! _ concluse Usopp respirando profondamente.
In effetti, era stato
particolarmente
fortunato a poter dormire cosi comodo. Rientrati dalla loro camminata
di gruppo, si erano divisi le camere per la notte e quasi gli era
dispiaciuto quando Sanji aveva sottostato al caso finendo appaiato
con Franky e Chopper: sicuro avrebbero dovuto unire i letti vista la
mole del carpentiere e la terza presenza del dottore, il cuoco
sarà
certamente rimasto in un angoletto rannicchiato.
Ridacchiò invece
pensando alla sua
geniale idea di appropriarsi anche del letto libero dal compagno
così
da potersi fare una delle dormite più epocali della sua vita
marinaresca. Ovvio l’assenza di Zoro non lo aveva minimamente
turbato, non che gli interessassero i suoi affari personali, ma
sapeva ben badare a se stesso. Al massimo si sarebbe perso e
pace…
ci avrebbero pensato tutti insieme.
Sorrise sornione al
pensiero di quella
notte, fino a quando non incrociò nuovamente lo sguardo del
cuoco
che dardeggiava morte e nefasti alla sua persona. Le gambe ebbero un
tremito e minacciarono di cedere.
_ Stai dicendo che io sono
stato con
quel macigno russante e quella palla di pelo che corre in
chissà
quale pascolo immaginario dei sogni e tu… tu avevi un letto
libero?!?! _ sibilò il biondo gettando il mozzicone
sbrindellato dai
canini oltre il parapetto del ponte con uno schiocco di dita.
_ Yohohoho, fatto!!! _
cantilenò dal
cielo un musicista del tutto ignorato.
Appena in tempo, Usopp
colse quella
breve distrazione alzando le mani in segno di resa e rispondendo
all’avanzare dello chef infervorato con una pronta e cauta
ritirata. Non si mostrano le spalle ad una bestia pronta ad attaccare
e lui lo sapeva quindi, un passo alla volta, incrociò le
gambe una
dietro l’altra con estrema calma apparente.
In lontananza, seppur
sempre sulla
nave, un clangore di stoviglie vibrò nell’aria e
tanto bastò ad
attirare completamente l’attenzione della fiera selvatica
permettendogli di filarsela sulla terra ferma, ben distante alla
vista.
Dalla cucina,
uscì alla luce un Rufy
con ogni sorte di cibaria tra le braccia chiaramente reduce di un
furto nella dispensa. Ogni parola interrotto da una bocconata: _
Allora… avete… finito...ragazzi…? _
Mai, ma proprio mai, Usopp
si sarebbe
immaginato di vedere il biondo prendere fuoco così
intensamente da
far scricchiolare il legno della Sunny, l’umidità
che si liberava
nell’aria e una scarpa incendiata che volò come
una meteora con
mira calcolata proprio sul naso di Cappello di paglia.
~
_ … quarantadue,
quarantatré,
quarantaquattro… _ continuò il conteggio nella
mente così da
poter occupare le mascelle con una morsicata al suo zucchero filato.
Immerse il nasino nella nuvola di saccarosio rosa che Robin gli aveva
acquistato poco prima che si separassero e la sensazione soffice gli
stimolò le papille gustative mentre un viso entrava ed
usciva dal
suo campo visivo a ritmo dei conti.
_ Hai le occhiaie! _
commentò Chopper
ingoiando quella squisitezza, il tono lasciava supporre la stranezza
stessa della sua affermazione.
_ Stai contando? _
soffiò l’altro
forzando gli addominali nell’ennesimo sollevamento del busto,
le
mani intrecciate dietro la nuca.
La renna annuì:
_ Cinquantanove,
sessanta… tu non puoi avere le occhiaie! _
Zoro sollevò un
sopracciglio con fare
interrogativo e una goccia di sudore scivolò lungo la tempia
sinistra.
_ Dormi sempre! _ si
spiegò il
dottore accomodandosi meglio sui ginocchi del compagno. Per riuscire
nell’obiettivo di mantenere le gambe dello spadaccino durante
i
suoi esercizi, si era visto costretto ad assumere la forma umanoide
che lo aveva ingrandito e si era dovuto sedere su di lui fermandolo
con il proprio peso.
Il verde preferì
non rispondere e
concentrarsi sull’allenamento, ma non riuscì a
trattenersi dal
fare un mezzo sorriso per la solita ingenuità del dottore
con la
quale si poneva ogni interrogativo per quanto esistenziale che fosse
o meno.
_ Zoro non ti sembra il
caso di
fermarti? _ si allarmò il piccolo quando giunse a contare la
centottantesima flessione.
_ Se ti annoi, faccio da
solo… _
Era perfettamente a
conoscenza
dell’enorme sopportazione fisica della quale godeva il
ragazzo, ma
il suo lato apprensivo e salvavita non gli permetteva di starsene
tranquillo e zitto. Le risposte secche che riceveva però, lo
indispettivano; come si poteva avere così poco riguardo del
proprio
corpo?
Forse era meglio ignorarlo
e tornare a
dedicarsi al suo pasto zuccherino.
Dopo un po’ : _
Trecento, giusto! _
esordì Zoro fermandosi a guardare il compagno che era
intento a
leccarsi le dita dai residui del dolce nascosto sotto la visiera del
cappello. Si chiese rapido come fosse possibile che in quella forma
perdesse addirittura gli zoccoli.
Chopper annuì
veloce per poi
analizzarlo con occhio critico e un visino sbalordito: non aveva
neanche il fiato pesante! Si affrettò poi a liberarlo dal
proprio
peso per permettergli di alzarsi in piedi e brontolare verso di lui:
_ Non avevi detto che dovevi solo de faticare? _
In tutta risposta, lo
spadaccino roteò
l’occhio buono senza preoccuparsi di nascondere il fastidio a
quella sgradevole inquisizione e il medico gonfiò le guance
tornando
nella sua piccola forma base.
Stava per fargli una
pernacchia con
tanto di lingua da fuori quando il giovane prese parola: _ Non ho
dormito stanotte. _ sicuro sentenziò che la critica sulla
propria
situazione estetica facciale fosse meno seccante e scomoda di quella
che aleggiava nell’aria sul benessere psicofisico.
La renna impiegò
cinque secondi buoni
a ricollegare quella risposta alla sua precedente domanda sugli aloni
grigiastri a lunetta dell’altro e non si fece scampare
l’occasione.
Parlare con Zoro di quello che poteva apparire come il più o
il meno
era un avvenimento più unico che raro anche se con lui gli
era
capitato più spesso che con gli altri componenti della
ciurma. Non
che ci fosse una relazione particolarmente introspettiva fra di loro,
ma nei riguardi del piccolo, lo spadaccino sembrava più
incline ad
assecondare la compagnia di terzi e concedersi ad accenni di
sproloqui.
_ Ti sei perso? _
sembrò la domanda
più ovvia da porre.
Lo vide irrigidire le
spalle, segno
che probabilmente ci aveva azzeccato, per poi scrollarle e cimentarsi
in una verticale caricata sulle braccia. Riprese i piegamenti in
quella nuova posizione.
_ Devo contare? _ chiese
ancora
Chopper senza ottenere risposta. Optò per un
“sì”.
Fece trascorrere il tempo
prendendo a
giocare con il bastoncino rimasto vedovo dello zucchero filato e
iniziò a fare dei solchi sulla sabbia con esso.
Zoro aveva deciso di
allontanarsi dal
paese alla ricerca di tranquillità per il suo allenamento e
lui si
era offerto di tallonarlo per assicurarsi che sarebbe tornato
all’ostello una volta finito, così si erano
diretti lungo la costa
se pur dalla parte opposta all’ubicazione della Sunny.
Al limitare degli arbusti
dalla quale
partiva la spiaggia stessa, Chopper poteva soffocare le zampine sotto
il tepore della fine sabbia scaldata dal sole del mattino, ma
giungendo al lambire dell’oceano i granelli mutavano in
aguzzi
sassolini che stridevano al muoversi causato dalle onde.
Stuzzicato dal quel gioco
bambinesco,
il dottore stava scrivendo il proprio nome per intero solcandolo e
risolcandolo.
_ Ottantuno,
ottantadue… _ si curò
di informarlo dell’avanzare dell’esercizio per poi
cancellare con
la zampina la tavola di terreno di fronte a lui e ricominciare.
_ Quindi cosa hai fatto
stanotte? _
domandò una volta stufo di quel silenzio tra loro,
all’ennesima
ricerca di una conversazione.
Zoro si issò sul
solo palmo destro e,
contro ogni aspettativa, rispose: _ Ho fatto una corsa per il paese.
_
_ Solo un giro per tutta la
notte?! _
chiese ancora il medico ragionando che, in fin dei conti,
quell’isola
non fosse poi così grande da perlustrare per i canoni
d’attività
del compagno. Se si pensa che sulla nave non ci fosse spazio
sufficiente per un autentico percorso da effettuare correndo, era
chiaro che quel fissato di palestra del compagno non avrebbe potuto
farsi scappare l’occasione se pur a discapito di una buona
dormita.
Non riusciva a sentenziare cosa fosse per lui più importante.
_ Forse ne ho fatti
quindici, non
ricordo. _ bofonchiò il verde saltellando dal braccio sotto
sforzo
al sinistro.
Ecco perché al
loro ritrovo di poche
ore prima, Chopper lo aveva notato leggermente imperlato di sudore e
con una maglietta beige a sostituire lo yukata. Incredibile che fosse
riuscito in solitudine a tornare all’ostello, ma forse lo
aveva
ritrovato girando a caso come suo solito.
Immerso in quel ragionare,
il piccolo
si allarmò d’ un tratto: _ Accidenti, ho perso il
conto!! _
sciolse la presa sul bastoncino per lo shock e nemmeno se ne
curò.
Lo spadaccino si concesse
ancora un
paio di esercizi per poi esclamare distrattamente: _ Trecento! _ e
ristabilire il naturale sostenersi delle gambe in posizione eretta.
_ COSA !? Zoro, basta!!_
strillò
Chopper correndo a circondargli un polpaccio come se grazie a quello
potesse fisicamente fermarlo.
Zoro ridacchiò
divertito. Sollevò
l’arto trascinandosi la piccola renna appesa e si
affrettò ad
afferrarlo con entrambe le mani per poi posizionarselo a cavalcioni
dietro il collo : _ D’accordo! Andiamo dagli
altri… _
Sollevato, il medico si
aggrappò ai
suoi capelli verdi e sembrò accorgersi solo in quel momento
dello
strano colore prendendo a spostargli qualche ciocca alla ricerca
delle radici, come se non li avesse davanti agli occhi ogni giorno.
_ Che fai? _ si
accigliò il ragazzo
sistemandosi le katane in vita, le aveva ovviamente tolte per potersi
muovere in tranquillità.
_ Non ti tingi i capelli,
vero?_
_ Che??_ sgarbato, quasi
quella
domanda avrebbe potuto minare alla sua virilità.
_ Questo colore
è molto strano.
Dev’essere un dettaglio genetico! _ commentò vacuo
Chopper
analizzando con occhio clinico quella zazzera singolare _ Per non
parlare della tua innata capacità di portare il tuo corpo al
limite
dello sforzo! _
_ Chopper… _ lo
richiamò l’uomo
portando un palmo dietro di sé per sostenere
l’amico, ma la renna
manco lo stava a sentire.
_ È una
questione di cromosomi e la
tua combinazione genetica dev’essere veramente
particolare… _
Con un sospiro rassegnato,
lo
spadaccino iniziò a muovere i primi passi per tornare alla
civiltà
dell’abitato mentre proprio non si capacitava di come si
potesse
parlare a vanvera così tanto.
_ Vorrei farti qualche
analisi, un
check-up completo!! _ sentenziò infine il dottore sollevando
lo
sguardo.
_ La vuoi smettere?_
_ È una
richiesta professionale!_
_ No..._
_ Zoro? _
_ Ho detto di no!! _
_ … Zoro?? _
Chopper
picchiettò uno zoccolo sul
capo del compagno.
_ Cosa
c’è?! _ sbraitò il giovane.
Come poteva dirglielo in
maniera
gentile?
_ Hem, il paese
è dall’altra… _
ANGOLO
DELL’AUTRICE
Un ben ritrovati a tutti!
^^
questo capitolo ha come
scopo quello
di farvi sorridere un po’ e spero di esserci riuscita!
Mi serviva impostare
un’ambientazione serena e leggera dalla quale far partire il
grosso
della trama, quindi vi ringrazio per aver letto e per pazientare per
gli aggiornamenti.
Siete sempre di
più a leggere e ve
ne sono veramente grata!!
In particolare ringrazio
chi ha
inserito la storia fra le “seguite” e per le
piacevoli recensioni
ricevute. Perché dai, è bello scrivere ma quando
il proprio lavoro
viene apprezzato tutto è ancor più bello!
Se vi va, fatemi sapere
se la trama
vi sta stuzzicando e la contestualizzazione dei personaggi vi sembra
azzeccata! Tengo molto in considerazione le opinioni dei lettori,
quindi ancora grazie!
Al prossimo capitolo!
Baci
Arcadia
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