- Questa storia appartiene alla
serie “Writober – RWBY’s Alternative
Universe”
- Prompt:
Insonnia
- Personaggi:
Qrow Branwen
- Per non pensare
- Qrow
si svegliò.
- Si
girò di lato, guardò la sveglia che lampeggiava
di verde: segnava
le 2.18 di notte.
- Sembrava
che gridasse, o almeno a Qrow pareva che fosse così.
- Sbuffò,
stringendo le mascelle. Guardò verso l’alto,
mentre una fitta
dolorosa gli dava la sensazione che la testa si sarebbe spaccata a
metà.
- Inspirò
profondamente.
- Avrebbe
voluto rigirarsi dall’altra parte e addormentarsi, magari
sognare
qualcosa di bello. Invece puntava gli occhi al soffitto, come se
qualcosa là sopra lo tenesse incatenato.
- Eppure
erano passati mesi.
- Mesi.
Avrebbe dovuto smetterla, avrebbero dovuto lasciarlo andare.
- E
invece erano lì. Lo
attanagliavano come una tagliola, gli facevano mancare il fiato come
un cappio stretto al collo.
- La
verità era che avrebbe voluto
morire. Avrebbe voluto esserci lui al posto di Summer.
- Ogni
giorno sperava di non
svegliarsi, di poter tornare indietro e riportare alle sue figlie
Summer, quella donna che era molto più di una donna.
- Ringhiò.
Si mise a sedere,
portandosi le mani alla testa.
- Non
dormiva da quando Summer era
morta e ogni notte era peggio: ci provava, sempre, ma andava male. Si
svegliava col batticuore, o semplicemente così, senza un
motivo
specifico.
- Sognava
la sua amica, quella
persona che era riuscita a salvarlo dalla sua oscurità,
quella
persona che era rimasta vittima innocente della sua sfortuna cieca, e
la sognava viva e vegeta. Una madre meravigliosa per le due figlie.
- E
voleva odiare Raven, con tutto
il cuore, ma non poteva. E si detestava per quello. Perché
era
contento che Raven fosse sopravvissuta all’incidente, lo
trovava
riprovevole, anche se Raven era sua sorella gemella.
- Comunque,
tutto quel rimuginare e
affaticarsi, non avrebbe cambiato la situazione.
- Ma,
d’altronde, non l’avrebbe
fatto neanche dormire.
- Si
mise in piedi, barcollando, e
a passi ciondolanti si avviò verso la cucina spoglia.
Aprì il
frigorifero.
- C’erano
delle birre a portata
di mano, solo un paio – ah no, tre, una era nascosta dietro
al
cartoccio del latte. Ne aprì una, si sedette, la
portò alle labbra.
- Se
non fosse più riuscito a
dormire, sarebbe stato inutile. E se avesse avuto la testa lucida,
non sarebbe mai più riuscito a dormire.
- Perciò
la scelta fu logica:
bevve, bevve fino a tossire.
- E
solo allora si rese conto che
oltre alla gola, gli bruciavano gli occhi, e gli bruciava il cuore di
dolore.
- Avrebbe
voluto cambiare le cose.
- Non
poteva. Decise che non
avrebbe più avuto la possibilità di pensarci.
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