Salve a tutti! Eccomi qui che provo a pubblicare la mia
prima storia… Finora ho scritto solo Fan Fiction, ma ho sempre sperato di
riuscire a scrivere una storia mia, creata interamente da me… Beh, eccola
qui… non so che risultato otterrò, né quanto
impiegherò per completarla. Spero che piaccia a qualcuno… Quindi
per favore, se potete, mi lasciate un commentino? Solo
per sapere se vi piace o no, cosa ne pensate… vanno benissimo anche le
critiche, l’importante è che siano costruttive… A presto,
con il prossimo capitolo!
Prati, colline e…
Folletti?
- Ora basta! Hanno ragione loro! Butterò via tutto! -
e si accinse a strappare un foglio.
E lo fece. Strappò quel foglio. Uno di quei fogli che
le erano stati amici a lungo.
- Hanno ragione! Non serve a niente tutto questo! Non esiste
nulla! - urlò Lisa, e strappò un altro foglio.
Ma già al secondo foglio la
sua rabbia lasciò il posto al pianto.
Un pianto quasi disperato di chi si sente incompreso. Di chi
troppe volte si è sentito dare del matto. Di
chi troppe volte si è sentito trattare
diversamente dagli altri, e perché poi?
Solo perché ha il potere di vedere oltre le cose!
Solo perché ha il potere dell’immaginazione! Solo perché la
fantasia è la sua migliore amica!
“ Perché è normale solo chi sente la
musica che ascoltano tutti gli altri, parla come tutti gli altri, fa quello che
fanno tutti gli altri? Perché è normale solo chi si adatta a uno
stupido concetto di normalità che ci priva di ogni nostra
peculiarità? ” è questo ciò che
pensava Lisa.
Le solite ridondanti domande che le affollavano la mente.
“ Perché non mi capiscono? Ognuno non è
forse libero di fare ciò che ritiene giusto? ”
- Non sei normale! - le dicevano.
- Ma a che ti serve perdere tutto
questo tempo in stupidaggini simili? -
- Credi di essere simpatica con queste tue storielle
cretine? Per non parlare dei disegni che fai! -
- Non perdere il tempo con queste cose inutili! Scrivere
storie, poesie, canzoni, disegnare e suonare non ti servirà
a nulla! E non ti porterà a nulla! Invece di perdere tempo con queste
cavolate vedi di sfruttarlo in modo migliore! -
Credeva di averci fatto ormai l’abitudine a questo
genere di commenti, ma non era così.
Per l’ennesima volta era tornata a casa arrabbiata. Ne
aveva basta di sentirsi dire che era strana, che i suoi
passatempo se li era scelti solo per mettersi in mostra agli occhi di
chi aveva hobby differenti dai suoi.
Sì, diversi dai suoi, ma
omologati agli hobby di tutti gli altri ragazzi “ normali ” della
sua età.
Normali… insomma, così si definivano loro.
- Perché non mi lasciano in pace? Non mi pare di aver
mai dato fastidio a nessuno! – singhiozzava la
ragazza stesa sul letto, tenendo ancora stretti far le mani i fogli che aveva
stracciato.
Così, piangendo e stringendo i fogli a cui era tanto affezionata, si addormentò.
Passò del tempo, forse ore, forse minuti, o forse solo
secondi, chi può dirlo? E la ragazza finalmente
si svegliò.
Gli occhi ancora appannati dal sonno faticavano ad aprirsi,
e le lacrime che la ragazza aveva versato prima di addormentarsi non
facilitavano certo l’operazione.
Si fregò gli occhi con le
mani, bruciavano! Caspita se bruciavano! La leggera oscurità che
invadeva la stanza, per fortuna, alleviò il bruciore.
Lisa si alzò dal letto, e la strana sensazione che
provò quando appoggiò i piedi per terra la fece sobbalzare.
- Erba? D… Dov’è finito il pavimento?
– poi alzò lo sguardo ed esaminò quella che avrebbe dovuto
essere la sua stanza.
L’unica cosa che riusciva a riconoscere era il letto, ma tutto il resto?
Tutto il resto era diverso! Non si trovava più nella
sua stanza, nossignore! Di fronte a lei si stendeva un prato immenso, ancora
addormentato sotto la lieve e tiepida oscurità che regnava in quel luogo
e, più lontano, dove si stava risvegliando il sole, si stagliavano dolci
colline dall’erba verde smeraldo, che iniziava la sua danza giornaliera sotto
la leggera brezza mattutina.
Quel luogo trasmetteva un’infinita calma e dolcezza,
che si riversarono anche nel cuore della ragazza.
Qualcosa le suggeriva di abbandonare la sicurezza che le
donava il letto su cui era ancora seduta, e sbirciare un po’ in giro.
Nonostante questo però, non riuscì ad alzarsi,
non aveva alcuna intenzione di mettersi ad esplorare
quel luogo. D’altronde, lei avrebbe dovuto trovarsi nella sua camera! La
tentazione era però troppo forte…
“ Ma sì, posso anche
concedermelo un giretto, no? D’altra parte, si tratta certamente
di un sogno, e comunque si mettano le cose, appena mi sveglierò tutto tornerà come prima! “ pensò Lisa
sollevata, appoggiando definitivamente i piedi sul manto erboso sotto di lei ed alzandosi.
Un passo, due passi, tre passi…
“ Che meraviglia! “ pensava intanto la
ragazza. Eppure le sembrava di aver già visto quel posto da
qualche parte.
La leggera brezza che soffiava sulle colline in lontananza
giunse presto da lei, ed iniziò ad accarezzarle
il viso e scompigliarle i capelli.
“ Che bella sensazione! “ improvvisamente, la colse il desiderio di stendersi sul
prato e riposarsi tranquillamente, mentre il vento la cullava. E
così fece.
Passarono alcuni minuti, e lei era ancora lì, stesa
sull’erba con gli occhi chiusi, quando iniziò a sentire degli
strani rumori, provenire da lì vicino.
Aprì di scatto gli occhi, e si mise seduta. Nel
frattempo, il sole aveva iniziato a fare capolino da dietro le colline lontane,
illuminando la vallata e rendendo più chiaro e visibile ogni singolo
filo d’erba.
Gli strani rumori continuavano. La ragazza non avrebbe
saputo dire chi o cosa li stesse provocando, ma dopo un po’, iniziarono
sempre più ad assomigliare a piccole risatine divertite.
- Chi è? – chiese la ragazza alzandosi in
piedi.
Le risate aumentarono, giungendo come unica risposta alla
sua domanda.
- Si può sapere chi sta ridendo? –
domandò questa volta Lisa, quasi urlando.
- Calma ragazza, calma! –
disse una prima voce.
- Non avere fretta! – aggiunse una seconda.
- Per le spiegazioni abbiamo a nostra disposizione tutto il
tempo che desideri! – concluse una terza.
- Ma… ma chi siete? –
chiese ancora lei.
- Curiosa la ragazza eh? - disse ancora la prima voce.
- Beh, non ha torto ad esserlo!
– continuò la seconda.
- Ma come? Eppure dovresti
conoscerci! – suggerì la terza.
- Ma conoscere chi? Io? Almeno
fatevi vedere! – supplicò Lisa che iniziava ad
essere un po’ spaventata.
- Beh, anche su questo ha ragione… - disse una delle
tre voci.
- Ma come? Non dovevamo prima farle
qualche scherzetto? – disse un’altra.
- Lo sai che non c’è tempo! –
- Oh, e va bene! Allora forza ragazzi! – concluse una delle tre voci.
In men che non si dica, la ragazza
si ritrovò davanti tre figure alquanto buffe.
Erano tre ometti alti circa una cinquantina di centimetri,
non di più. Con tre lunghe barbe bianche che gli incorniciavano il
volto, illuminato da occhi dall’aria sbarazzina.
Uno era vestito di blu: camicia blu,
giacca blu e calzoni blu. Un altro di verde: camicia verde,
giacca verde e calzoni verdi. E l’ultimo era vestito di giallo: camicia gialla, giacca gialla e calzoni gialli.
Si trattava di... sì, erano proprio loro…
tre… Folletti? Gnomi? Ma… da dove erano
saltati fuori?
- Piacere! Joh! – disse
quello vestito di blu.
- Roh! – continuò
quello vestito di verde.
- E Reh! – dichiarò
l’ultimo, quello vestito di giallo.
- Al tuo servizio! – conclusero
contemporaneamente.
- Cosa? Non è possibile! Sto proprio sognando!
– esclamò la ragazza senza pensarci.
- Ehi! Non offendiamo! – urlò offeso Joh, facendola sobbalzare.
- Noi non siamo un sogno! – spiegò Roh.
- Non vorrete dirmi che siete reali! Perché non ci
credo! – disse la ragazza ridendo.
- Ehi, proprio tu ti prendi gioco di noi? –
continuò Joh sempre più contrariato.
- Non è carino essere presi in giro dalla persona che
ci ha creati! – disse Reh.
- Ma non sto prendendo in giro
proprio nessuno! È solo che si tratta di un sogno davvero buffo! Non mi
era mai capitato di sognare i personaggi delle mie storie! –
esclamò Lisa divertita.
- Sogno? Ma che stai dicendo!
Questa è tutta realtà! – spiegò Reh.
- Certo… - disse lei ironica - Il sogno si fa sempre
più interessante! –
- Fratelli, c’è un solo modo per convincerla
del fatto che non si tratta di un sogno… - esclamò Joh.
- Afferrato fratello! – urlarono all’unisono gli
altri due.
Detto questo, estrassero da un minuscolo taschino, che avevano nella giacca a livello del cuore, un minuscolo
fischietto, logicamente ognuno aveva il fischietti dello stesso colore del suo
abbigliamento, e vi soffiarono dentro.