Ciao, Xiao-Long di Sophie_moore (/viewuser.php?uid=117125)
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- Questa
storia appartiene alla serie “Writober –
RWBY’s Alternative
Universe”
- Prompt:
Diversità
- Personaggi:
Yang
Xiao-Long/Mercury Black
- Ciao,
Xiao-Long
- C’era
quel ragazzo, lì in ospedale, che la guardava sempre.
- La
osservava come se dovesse entrarle dentro, come se le volesse
scrutare l’anima.
- Yang
lo vedeva sempre quando faceva fisioterapia, quando doveva riprendere
piena coscienza del proprio corpo dopo l’incidente.
- Anche
quel ragazzo era lì per quello: aveva perso entrambe le
gambe in
guerra, in un attentato, ma non aveva perso la voglia di essere
sarcastico e giocoso. Faceva battute persino sulle sue protesi, che
ancora lo facevano reggere in piedi in modo incerto.
- «Ciao,
Xiao-Long.»
- Yang
rabbrividì e lo guardò. Non era più la
ragazza socievole che era
prima di perdere il braccio destro,
ora era schiva e se ne stava principalmente in disparte, sfogando la
frustrazione su un sacco da boxe. Il suo lavoro era quello di spia
del governo, spiegato nel modo più semplice che conosceva, e
quando
era stata rapita e scoperta, non era stato gradito granché.
- «E
tu sei?» domandò infatti, atona.
- Il
ragazzo fece una smorfia irritata. Spostò la sedia di fianco
a Yang
e si infilò con la propria sedia a rotelle.
«Mercury, Mercury
Black. Facciamo fisioterapia insieme.»
- Yang
annuì, tornando alla sua rivista. Si soffiava via dalla
faccia un
ciuffo di capelli, nervosamente. Era qualche mese che ormai si
ritrovava una storpia. In ospedale la trattavano come se fosse stata
un raggio di sole, cercavano di farla stare meglio spiegandole che un
braccio non era niente a confronto della vita.
- Era
vero, chiaramente. Yang non obiettava mai, anzi, acconsentiva e
provava a fare un sorriso, ma non riusciva a farselo entrare in
testa. Non accettava di non essere più
“normale”, di non essere
più autosufficiente com’era in passato.
- Era
stata una spia molto brava, aveva portato a termine una serie
infinita di missioni pericolose, e poi era successo quello. Non se
n’era accorta, aveva perso il braccio in uno scontro con un
esponente della Yakuza.
- «Ti
dà fastidio?»
- «Cosa?»
chiese
lei, non
spostandosi dalla sua rivista. «La
tua presenza?»
- Si
accorse che Mercury fece un sorriso, e anche lei sogghignò.
«Il
ciuffo. I capelli.»
- «No,
non mi dà fastidio. È solo noioso, non potermeli
legare dico.»
- Mercury
annuì. «Posso
farlo io.»
- Yang
lo guardò di sottecchi. «Tu.
Perché dovresti? Neanche ci conosciamo.»
- «Sei
la ragazza più giovane qui dentro. Non ho più
voglia di giocare a
scacchi con gli anziani,»
si
avvicinò un po’ e
abbassò la voce, guardandosi intorno circospetto. «e
mi serve qualcuno con le gambe che vada a prendere gli alcolici. So
per certo che qualche infermiere li nasconde nel frigorifero.»
- Yang
sgranò gli occhi. Non avevano mai scambiato più
di qualche parola,
non erano mai stati amici, eppure le chiedeva spudoratamente di
trasgredire alle regole. Fece mente locale, pensando ai pro e ai
contro. Non li avrebbero cacciati per qualche bicchiere di Scotch,
questo era sicuro, e poteva diventare divertente.
- Forse
fare amicizia non era poi così male.
- «Sono
interessata.»
- «A
quale delle due proposte?»
- La
ragazza sorrise, e Mercury di rimando. «Avvicinti.»
le
disse.
- Le
prese l’elastico viola dal polso, Yang si abbassò
leggermente e
Mercury iniziò a tirarle indietro i capelli, delicatamente.
Glieli
legò in un battito di ciglia.
- Lei
si rimise diritta, mosse un po’ la testa e
constatò che quella
coda era particolarmente resistente.
- «Conta
sulle mie gambe.»
disse,
a bassa voce.
- «Conta
sulle mie braccia.»
rispose
lui, dandole una
pacca sulla spalla. Si allontanò sulla sua sedia a rotelle,
e Yang
scoppiò a ridere.
- Si
era andata a ficcare in un bel pasticcio, ma non era così
eccitata
da molto, molto tempo.
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