Not with haste

di Martocchia
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PROLOGO

Tump.

La pallina colpisce il soffitto con un tonfo sordo.
La penombra della chiesa, il chiacchiericcio sommesso della gente che riempie panche e sedie, la bara in mezzo alla navata.

Punf.

La stessa pallina ricade in una mano, che la rilancia subito verso l’alto.
È ancora tutto così maledettamente chiaro e presente nella sua mente…

Tump.

La predica commovente del prete. Anch’egli piange, a tratti fa fatica a parlare, ma va avanti. La conosceva bene. Lei gliel’ha chiesto e non può tirarsi indietro. Esattamente come il ragazzo.

Punf.

Deve cantare e lo fa, cercando di non piangere, perché gliel’ha chiesto lei ed in cuor suo la maledice. Vorrebbe solo piangere. Ma canta. Canta l’ultima canzone che lei ha intonato e gli sembra di sentire anche la sua voce insieme alla propria. E la mente vola indietro…

Tump.

Le ha tenuto la mano finché è diventata di ghiaccio e le labbra livide di morte, anche se fino a qualche minuto prima erano calde e vermiglie sulle sue.

Punf.

Il funerale va avanti. Il sacerdote spiega che lei ha lasciato la registrazione di una canzone. Lui lo sapeva. Gliela aveva detto prima di… Ed ora la sua voce riecheggia fra le pareti di freddo marmo, come se lei fosse ancora qui, a portata di carezza.

Tump.

No, è troppo difficile ricordare quella canzone.
Il ragazzo lancia con ancora più forza la pallina verso il soffitto, serrando gli occhi come se cercasse di trattenere un urlo di dolore.

Punf.

Il sole illumina le lapidi. Una buca profonda è stata scavata a fianco di una tomba più piccola, in pietra bianca, sporcata dal tempo. Il cognome inciso in essa è lo stesso, solo il nome è differente. Nell’aria tersa del primo pomeriggio si leva lo stesso canto che lei aveva intonato inginocchiata davanti a quella tomba, mentre la nonna veniva tumulata dalla parte opposta del cimitero.

Tump.

Le aveva urlato addosso in quell’occasione, non l’aveva ascoltata. Aveva visto solo lui, il suo miglior amico, che ora gli sta accanto con una mano sulla spalla, mentre la bara viene calata lentamente e poi coperta di terra.

Punf.

E il vuoto si è insidiato in lui.

È tornato a casa, è entrato nella sua dependance e ha eliminato tutto: ha preso chitarre, tastiera, spartiti, CD… E li ha chiusi a chiave in un armadio. Con un telo ha coperto il pianoforte. Non ha voluto vedere più nulla. La musica non ha più un senso senza di lei…
Il ragazzo si rigira la pallina fra le mani, poi un’ombra scura cala sui suoi occhi e lui la lancia con violenza contro l’armadio che contiene tutto ciò che lui ora odia.
Il suo corpo ricade pesantemente sui cuscini rossi del divano e lì rimane, fissando il vuoto. In silenzio.

Ora Luca non canta più.

Angolo dell'autrice
Come promesso, sono tornata con il seguito di "Ojos de Cielo", per raccontarvi che cosa accade a Luca dopo la morte di Clara.
Non vi anticipo nulla e vi auguro semplicemente una buona lettura!
Fatemi sapere come vi sembra questo prologo.

Marta




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