La luna e l'oscurità

di Nimiunee
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Capitolo Ottavo: Dubbi.

 
I sogni son desideri, i desideri sono ossessioni e le ossessioni conducono a finali terribili. 
 
Tutto ciò che Thorin desiderava era, che i suoi sogni, allungo rintanati dentro di se, si trasformassero in pura e candida realtà cacciando le tenebre che divorarono la sua mente.
Il  rivedere i propri cari a Erebor, trascorrere le semplici giornate tra quelle mura che lo avevano sempre protetto per tanto tempo, l'incontro con Isil ed l'innamorarsene sopra ogni limite; Il suo passato distrutto dalle fiamme del potente e possente Smaug. Dopo la morte di Thròn, la perdita di Thràin, la solitudine e l'ignoto scavarono, in lui, una fossa ben più profonda della montagna stessa, oscura e infinita.
In ogni dove, cercava un minimo di conforto e solo in una persona riusciva a trovarvene: colei che non lo aveva mai abbandonato, nonostante la sua insana tenacia di riprendersi ciò che era suo di diritto, al costo di risvegliare la mostruosa creatura ormai assopita da più di 60 anni.
Era certo di far la cosa giusta sia per se che per il suo popolo che aveva subbito la sofferenza di una casa strappata dalle loro forti mani.
Infine, dopo mesi nel vagar nelle terre selvagge, si ritrovò li, disteso sul pavimento della casa di Bard a ripensare a ciò che poteva recuperare ed a ciò che avrebbe potuto perdere; Come se ogni sua prospettiva scivolasse dalle sue mani come le gelide acque di un fiume d'inverno, lasciandolo pietrificato ed inerme nel suo dolore. 
La sua montagna solitaria era poco distante da lui ma cosi lontana dal suo cuore che anche egli, scalpitava nell'essere raggiunta e rivivere, solo per un attimo, la felicità di un tempo.
Ma allora perchè, dentro di se, provava la strana sensazione di non essere nel posto giusto? aveva fatto tutto il necessario per essere il pilastro della sua compagnia ed adesso, anche per lui, le insicurezze stavano incominciando a vacillare.
Stava per rischiare di rientrare nella sua sfera di oscurità ma, l'udir i passi pesanti di Balin, interruppero i suoi nefasti pensieri, riportandolo nella crudele realtà.
Entrò nella stanza tenendo da una mano un boccale di vino caldo e nell'altra del pane appena sfornato notando, immediatamente, lo sguardo rammaricato e cupo del suo re.

"Incubi, figliolo?"chiese porgendogli la calda bevanda.
"Non proprio.." rispose Thorin dopo aver bevuto un sorso di quel dolce nettare "Lei.. dov'è?" domandò avvicinando la sua pipa tra le labbra tinte di rosso scuro.
"È uscita di buon ora con le figlie di Bard.. le sta aiutando a lavar i nostri indumenti.." rispose accendendo la pipa di Thorin "Stamattina stentavo a riconoscerla..".

Thorin lo guardò fisso non sapendo cosa volesse dire.

"Balin.." lo richiamò con voce pesante, gettando una lunga nuvola di fumo.
"Bhe.. i suoi vestiti erano completamente fradici e non poteva di certo uscire senza di essi.. quindi la figlia più grande di Bard, Sigrid, gli ha donato un suo vestito..".
"Vestito?".
"Si, di color bordeaux! neanche tu riusciresti a riconoscerla!".

Lo sguardo di Thorin divenne più cubo, il senso di protezione divenne sempre più forte fino a scatenar una incontrollabile gelosia.
Con un unico movimento, si alzò ed, appoggiando il boccale sul tavolo, si tolse il pesante cappotto rimanendo con una leggera veste bianca; Il calore che emanava il suo corpo, stava diventando insopportabile e, se non avesse sfogato tutta la sua gelosia, sarebbe finito a combinar solo dei danni. 
Prese la sua spada, la ripose della sua fodera ed si avvicinandosi, alla porta, prese una boccata d'aria lontano dal suo consigliere più fidato per non far trapelare tutto ciò che stava provando.

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'Isil con un vestito.. mi bastava questa notizia per capovolgere totalmente il mio umore.. ed il fatto che l'abbiano vista tutto ponte lago lungo, peggiora ulteriormente la mia gelosia. Volevo solo un pò di pace prima di ripartire per Erebor.. preparare le armi gli scudi e tutto il necessario per far si che la nostra missione vada a buon fine ma l'unico mio pensiero fisso, per adesso, è su Isil ed su chi la puntata con il suo sguardo. La mia mente è di nuovo in confusione e solo i miei piedi guidano il mio corpo, portandomi nel luogo che mi rende più tranquillo e fa sfogare le mie ansie. Cammino senza sosta sulla neve che ricopre le assi di legno dei ponti sospesi, sono osservato da quei uomini che sanno la mia storia e giudicano il mio futuro; Mi sento trafitto dai loro sguardi e vorrei solo passare inosservato ma, ormai, il danno è fatto e le mie azioni sono, oramai, alla luce del sole. Il mio cammino diventa più veloce, cercando il posto più adatto a me. La mia veste leggera attira, a sé, il freddo pungente e la mia pelle, sparsa di sudore, freme per ogni colpo di vento che riceve; La mia fortuna è di aver indossato dei pantaloni in pelle che tenevano caldo, quel poco che bastava, il mio corpo. Finalmente trovo il luogo che tanto cercavo e, con irruenza, vi entro portandomi vicino alla fornace il quale illuminava una lastra di freddo ferro, che giaceva sopra una tavola fatta di pietra. La stavo per accarezzare ma, una voce, mi scaraventò fuori dal mio involucro, obbligandomi a ritornar padrone di me stesso.'

"Il re.. nella mia umile dimora.. perchè?" chiese il vecchio fabbro ritornando a martellar, incessantemente, su quel grosso macigno.
"L'odore del ferro caldo mi ha attirato.." rispose guardandosi intorno.
"O è la paura che ti ha condotto qui?".

Thorin alzò lo sguardo, guardando il vecchio con arriva sorpresa.

"Io non ho paura.." disse con voce pesante.
"Ne sono certo ma ricorda: ogni uomo ha paura."
"Io no. la mia forza nasce dal ferro e cresce nelle mie mani.."
"Bhe qui c'è ne in abbondanza, se vuoi..".
"Puoi lasciarmi da solo?".
"Fa si che nulla delle miei cose non sparisca.. e andrò a fare una lunga passeggiata."
"Hai la mia parola".
"Spero che sia valida" disse il fabbro ripulendosi le mani "So chi sei e non mi fermerò nel riavere ciò che è mio, intesi?".

Thorin non rispose, limitandosi a far solo un cenno con il capo.
Quando vide il vecchio andar via, si tolse la leggera veste e ravvivò la fiamma della fucina ed,  impugnando il pezzo di ferro, lo infilò tra i carboni ardenti aspettando il momento giusto per lavorarlo. 

§§§§§

Isil, camminava tra le fredde acque del fiume assaporando ogni singolo suono della foresta che conosceva ormai da tempo.

"Isil.." la richiamò Sigrid osservandola attentamente.
"Mhm?".
"Tu.. conosci questi luoghi?" chiese la giovane fanciulla timidamente.
"Si.. sono cresciuta tra questi alberi! io appartengo a loro come essi appartengono a me!".
"Ma tu sei una principessa!" affermò la piccola Tilda stringendo la sua bambola di pezza.
"Non ho mai ricoperto quel luogo.. ero solo un soldato che difendeva la sua gente."
"Come è possibile che una dama, come te, possa uccidere e torturare i suoi nemici? non voglio crederci.." disse Sidrid strizzando i panni bagnati.
"AHAHAH!" Isil incominciò a ridere sonoramente.
"Cosa ho detto di cosi divertente?".
"Una ragazzina come te, come può chiedere queste cose?" chiese Isil asciugandosi una lacrima che scivolava tra le sue rosee guance.
"Allora è successo?" domandò Tilda scendendo dalla roccia in cui era seduta, guardandola con tanta innocenza che la schernì "Non dire bugie..".

Isil non sapeva come risponderle e guardò Sigrid per capir cosa fare il quale, la stessa, fece delle leggere spallucce e tornò a stendere i panni tra i bassi rami di un albero.
Non voleva che sapesse la verità ma una bugia l'avrebbe sicuramente allontanata da lei e non voleva questo. Si avvicinò alla piccola figlia di Bard, inginocchiandosi delicatamente nel verde prato ricco di rugiada.

"Non voglio che tu pensi che io sia una cattiva persona.. ho delle persone da proteggere e non posso permettermi di metterle in pericolo.. questo lo capisci vero?".
"Si ma perchè?" chiese con voce triste.
"Non c'è un perchè.. è il nostro mondo.. ma tu sei fortunata! il tuo papà non permetterà mai che ti succeda qualcosa di brutto!".
"È il tuo papà perchè lo ha permesso?".

Il corpo e la mente di Isil si pietrificò istantaneamente di fronte a quella domanda. I suoi muscoli di immobilizzarono ed i pensieri smisero di fluire nella sua mente.

"TILDA!" la richiamò la sorella con tono alto "Quante volte ti ho detto che non devi dire tutto ciò che pensi?" disse afferrandole bruscamente il braccio.

Isil la bloccò toccandogli dolcemente la mano tremante.

"Mi dispiace cosi tanto, Isil.. è una bambina non sa.." Isil la interrupe incominciandò a camminare verso la cittadella.
"ISIL!!" la richiamò Tilda vedendola allontanarsi e sparire tra i folti alberi.

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Camminò per un tempo che le parve infinito, si sorprese per l'intenso effetto che le fece quella frase; Sicuramente se non se l'aspettava ma, nonostante tutto, si sentì colpita in modo cosi violento, che dovette scappare il più velocemente possibile.
Lei non incolpava i suoi genitori per la sorte che gli era capitata, sapeva l'amore che provavano nei suoi confronti, sopratutto il suo amato padre, facendo sempre di tutto per renderla felice e al sicuro da ogni crudeltà; Se non fosse stato per lui, Thorin non l'avrebbe mai salvata. 
Egoisticamente capì che, senza il sacrificio dei suoi genitori, non avrebbe mai vissuto e non avrebbe mai incontrato l'amore ma, avrebbe fatto di tutto pur di rivederli per un'ultima volta. 
Continuava a camminare come se il suo corpo fosse diventato il padrone delle sue volontà. Il rientrar nella cittadella non la rassicurò, completamente.
Sentiva gli sguardi pesanti di ogni singolo umano che incontrava nel suo cammino e per la prima volta voleva essere invisibile per poter crogiolarsi nelle sue sofferenze.
Stringeva il vestito donatovi gentilmente da Tilda, per reprimere ogni emozione che provava ma, questo, non bastava; Aveva bisogno di più per sentirti meglio.
Un martellar incessante attirò la sua attenzione; Era lontano da lei ma riusciva ad udirlo vividamente.

Ricco di angoscia e frustrazione cercava, come lei, di trovar qualcosa che annullasse tutto quel dolore che provava.

Entrò nelle stradelle di ponte lago lungo cercando quel suono che tanto la colpiva. Il forte odore di legna bruciata solleticava il suo delicato naso come se la invitasse a seguirlo senza se e senza ma.
Pian piano si stava avvicinando, sempre di più, al forte suono che richiamava la sua enorme curiosità, fino a portala di fronte ad una vecchia casa fatiscente; Girò le sue mura in cerca di una porta per entrarvici, ma un enorme insegna attirò la sua attenzione.

'Ma questo è un fabbro' disse dentro di sè guardando il grande portone di legno logorato dal tempo. 

Con passo timoroso, vi entrò osservando tutte le spade e gli scudi appesi sui muri di fianco a sè. Più si adentrava, più aumentava quel suono, cosi pensante che gli parve quasi conoscente. 
Si nascose dietro ad una grande colonna di mattoni, provando a far il meno rumor possibile; non voleva esser scoperta o addirittura incriminata per qualcosa che non aveva fatto.
Dopo essersi presa di coraggio, si sporse leggermente per vedere l'uomo misterioso che si accaniva sui quei ferri roventi; Ci volle un pò di tempo, prima che gli occhi si abituassero al folgorante fuoco che illuminava la piccola stanza.
Ella non credeva ai suoi occhi.
La folta chioma corvino, accarezzava la sua pelle madida di sudore, ogni suo muscolo si contraeva allo sforzo che faceva per lavorar il ferro ardente; Il suo petto brillava di fronte alla fiamma del fuoco ardente imprigionandolo in un mondo sconosciuto e impenetrabile. Le sue forti mani, stringevano le pinze, con cosi tanta violenza, da far apparire grandi vene che pulsavano al ritmo del suo martellar.
Ogni volta che Isil lo vedeva in quello stato, in cuor suo si riapriva una ferita che peggiorava giorno dopo giorno. Non era la prima volta che si comportava in quel modo ma solo in queste occasioni riusciva a sbollentare ogni sua rabbia e incertezza, per timore di dover prendersela con chi gli è vicino.
Uscì dal suo nascondiglio con passo felpano, osservandolo con una tristezza tale da  far cedere anche le sue gambe.
Di solito aveva sempre il modo per tranquillizzar le ombre che oscuravano la vista di Thorin ma, stavolta, non sapeva come comportarsi; Era tutto diverso, più complicato e troppo difficile per lasciar stare quei malesseri interiori che causavano, in Thorin, preoccupazioni che lo avvolgevano in una stretta troppo pericolosa.

Isil appoggiò delicatamente la sua mano sulla schiena nuda e sudata di Thorin, sentendone l'enorme calore che emanava; Thorin non si sottrasse a quel tocco ma nemmeno si voltò per guardarla, si limitò ad appoggiar gli attrezzi sul bancone.
In silenzio serrò i pugni sul tavolo piegando la testa verso di esso, lasciando che i suoi lunghi capelli, scivolassero lungo il suo petto.

"Sono un visionario.." disse dopo un lungo momento di silenzio "Un visionario che sta costringendo la sua famiglia a partecipar ad una missione suicida..".
"Ogni singolo nano ha accettato di aiutarti per un bene comune.. Thorin, non puoi essere più fiero di loro.. perchè non riesci a vederlo..".
"Vedere cosa Isil?? per poco Kili stava morire e lo avrei lasciato andare senza far nulla"
"Non è vero.. sono le tue ansie che parlano per te.."
"NO! QUESTO, SONO IO!" gridò Thorin colpendo violentemente il pugno sul duro legno "Desideravo solo riavere la mia casa, riprendere il mio dominio e la mia montagna ma ho trovato solo un mare di sofferenza.. ho fatto soffrire te e per questo non mi perdonerò mai!"
"Io sto bene.. sono qui accanto a te e sono felice"
"Come puoi esserlo? sono il fautore delle tue disgrazie".
"No, sei l'uomo che mi ha ricordato quell' amore che avevo dimenticato ormai da tempo"
"Isil.."
"NO! ADESSO TU MI ASCOLTI!" gli ordinò Isil afferrando il braccio di Thorin e girando il suo corpo con un unico movimento, sorprendendolo della sua enorme forza.
"Non fare il fifone! tutto ciò che abbiamo fatto è stato per ciò che era giusto! siamo nel posto giusto, semplicemente sarà difficile ma non impossibile uccidere un drago!".
"Sembri Kili in questo momento.."
"Thorin.." lo richiamò con dolcezza "Io ti seguirò, ovunque tu voglia andare avrai me accanto a prescindere da tutto.. io non ti lascerò mai!" disse tutto ad un fiato "Io sono qui grazie a te.. è merito tuo se sono sopravvissuta, la mia vita e nelle sue mani ed è legata a te per l'eternità, non può essere diversamente.. sei tutta la mia esistenza".

Thorin non credeva a ciò che aveva appena sentito, pensava che, tutto ciò, era solo un sogno ma, quando, Isil incominciò ad accarezzargli dolcemente la barba, capì  che lei era la sua realtà.
La prese dai fianchi e la fece sedere sul tavolo, delicatamente gli scostò i capelli dal collo, osservando la sua chiara pelle; Con faro attento, gli allento i lacci del corsetto liberando le sue spalle, accarezzandole con le punte delle sue dita.
Avvicinò le sue labbra al suo petto, tracciando una scia umida di baci che arrivarono fino al suo orecchio.

"Sono io che ti seguirò ovunque tu andrai se continuerai a vestirti cosi!" disse continuandola a baciare fino ad incrociare il suo sguardo "Fa si che la porta sia chiusa" finì dire continuando a slacciare i lacci del suo vestito, facendole un mezzo sorriso.

Per paura che qualcuno li vedesse, Isil cercò di fermarlo ma con dolce irruenza si impadronì delle sue labbra, lasciandosi accarezzare dalle sue possenti mani.

§§§§§ 

Il sole era ormai tramontato quando Thorin e Isil uscirono dalla casa del fabbro, erano di umore felice e non smettevano di ridere e sopratutto, Thorin, non smetteva di guardarla intensamente.

"Sai Isil.." 
"Mmm?" chiese lei abbracciandolo.
"Dovremmo tornare li dentro.."
"Thorin! ma non ti stanchi mai?".
"Ti desidero, puoi darmi colpa di questo?" Thorin la strinse più a se accarezzandole la guancia "È stato bellissimo..".
"No.. ma siamo invitati ad un banchetto e tu devi riposare.."
"Non sono stanco.."

Isil gli sorrise aggiustandosi gli ultimi lacci del corpetto sotto lo sguardo attento di Thorin.

"È stato eccezionale.. se il ferro di fa tutto questo effetto ti farò costruire una fucina nella camera da letto".
"Sei tu che mi fai questo effetto!".

Isil gli sorrise baciandogli delicatamente le labbra.

"Devi riposare"
"Troppo esercizio vero?"
"THORIN!" lo richiamò Isil con tono divertente, dandogli una legger pacca sul braccio.

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Ogni nano si stava preparando per il gran bacchetto che avevano preparato per loro; C'era un via vai frenetico in casa di Bard e nessuno riusciva a trattener l'enorme appetito che li divorava. 
Quando Isil e Thorin tornarono indietro, Balin si accorse immediatamente che il re era più tranquillo ed, con un enorme sorriso, lo accolse dentro casa. Prevedendo la confusione che ci sarebbe creata, Isil accompagnò Thorin in un'altra stanza per far si che riposasse.
Quando anche egli fu pronta lo raggiunse ritrovandolo a dormire seduto a terra, in un angolo, con le spalle contro il muro e con il braccio appoggiato su una gamba.
Lei adorava guardarlo: eri cosi sereno che le parse un peccato rovinar il suo ristoro ma, tutti, stavano aspettando lui e quindi decise di risvegliarlo.

Si avvicinò e dolcemente gli mosse il braccio.

"Mio re, è ora di svegliarsi.." gli disse con tono basso.

Un piccolo lamento uscì dal suo petto e per lei gli fu spontaneo sorridere dopo quel gesto.

"Thorin.." lo richiamò accarezzandogli la guancia "Ci aspettano!".
"Stavo sognando.." ammise con delusione
"Cosa?".

Thorin aprì gli occhi, vedendo Isil vestita con un lungo vestito color turchese chiaro, lo stesso che aveva indossato alla cena di re Elrond, i capelli raccolti in una lunga treccia che cadeva lungo il suo petto.
Non smetteva mai di ammirarla, per lui era la visione più bella della sua vita e gli mancò un battito per la sua bellezza, che lo disarmava.

"La più bella creatura che potesse esistere in questo mondo caotico".
"Dirò a Dis che l'hai pensata!" disse sorridendogli "Grazie per il tuo complimento ma ci sono tante donne più belle di me".
"Ti sbagli.. nessuna e come te!" gli rispose Thorin con voce rauca.

Lei divenne rossa dall'imbarazzo e impacciatamente allungò la sua mano per aiutar Thorin ad rialzarsi; Lui l'afferrò con decisione e, sollevandosi, la guardò fisso negli occhi per poi baciarle la fronte.

§§§§

Musiche e balli animavano l'anima di ponte lago lungo; Tutti erano convinti che dodici nani, potessero riportare all'antico splendore una cittadina ormai morta senza immaginare a cosa stessero andando incontro.
In Isil, si tramutò un ansia cosi forte da obbligarla ad allontanarsi dalla festa, poggiando la mano sulla sua bocca; Si rifugiò dietro una casa e sfogò ogni suo malessere interiore.
Bilbo la inseguì preoccupato per la salute della sua amica, aspettando in angolo paziente.

Isil si accorse di lui quando si allontanò dalla casa.

"Cosa ti succede, Isil?" chiese con tono preoccupato.
"Oh.. Bilbo nulla di allarmante! non mi sento molto bene.. sarà stato il cibo..".
"Ma stasera non hai mangiato nemmeno un boccone.. ed, a pensarci bene, non hai avuto molto appetito in questi giorni, sei sicura di stare bene?" domandò di nuovo avvicinandosi a lei.
"Si, mio caro hobbit! va tutto bene sono solo preoccupata per domani.. tu non hai paura?.
"Da morire! ma una persona mi ha insegnato che il coraggio può nascere anche nei momenti di pericolo e, io, mi fidò di ciò che dice".
Isil lo abbracciò stretto a sè ricordandogli che ci sarebbe stata sempre per lui.
"Su forza Bilbo! anche noi siamo gli ospiti d'onore! e poi, tu mi devi un ballo!".
"C-con molto piacere!" disse lui imbarazzato.

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Il mattino seguente, fu veramente difficile per tutti ricomporsi a causa dei lunghi festeggiamenti; Alzandosi dal pavimento, Thorin vide Isil accanto sè che dormiva profondamente.
Incominciò ad accarezzarle il viso fino ad arrivare alla cicatrice che macchiava il suo braccio. Nonostante le difficoltà, tutto ciò che voleva era questo: essere felice con lei.
Pian piano notò, tutti i membri della compagnia, svegliarsi e prepararsi al gran giorno.

Avviandosi verso la barca notarono subito delle armi, vicino ad essa consegnate dagli abitanti di ponte lago lungo; Isil si avvicinò a Kili, toccandogli la fronte.

"Come ti senti, nipotino?" domandò sorridendo.
"Sai che non mi piace essere chiamato cosi, ammazza troll.. ma sto bene solo un pò affievolito.. andrà tutto bene vero?".
"Ovvio che andrà tutto bene! è una promessa e tu sai che io rispetto sempre le mie promesse! ti fidi di me?".
"Sempre!" si afferrarono le mani stringendole forti.
"Ehi!! anche io voglio partecipare!" chiese Fili con il più bel sorriso che potesse fare, abbracciandoli con forza.
"Vieni, mia cara! Siete tutti pronti per rivedere la vostra casa?".
"Manca Bofur!" li avverti Goin.
"Vorrà dire che lo lasceremo li!" disse Thorin che ad un tratto vide Kili salire sulla barca "Nipote.. tu rimarrai qui..".
"Ma zio! è una vita che aspetto di vedere Erebor con i miei occhi!".
"È vero zio.. non puoi negaglielo!" intervenne Fili spostandosi davanti al fratello.
"Kili.. sei debole e noi dobbiamo scalare la montagna il più velocemente possibile per aprire la porta nascosta e non puoi contrastare un drago in queste condizioni.. devi riprendere le forze".

Isil scese dalla barca avvicinandosi a Kili, afferrando il suo viso, appoggiando la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi; Lui appoggiò le mani sulle sue, imitando il suo gesto.

"Mio dolce Kili.. ascolta tuo zio! quando entreremo a Erebor, tu sarai con noi.. anche sè rimani qui, la nostre anime sono legate! combatterò anche per te e mi sentirei più tranquilla sapendoti qui al sicuro.." disse lasciando il suo arco e le frecce.
"Queste servono a te!" disse Kili con voce roca.
"Ho la mia spada!".
"Non cambierai mai.. sarai sempre un ammazza troll!".
"E tu sarai sempre il mio nipotino!".
"Prenditi cura di mio fratello.. è uno spericolato.." 
"Oh.. davvero? lo spericolato non ti lascerà qui da solo!" li interruppe Fili facendogli un mezzo sorriso, saltando dalla barca.
"Fili!" lo richiamò Thorin inseguendolo "Un giorno prenderai il mio posto.. è il tuo dovere essere presente alla riconquista di Erebor.." disse afferrandogli il braccio.

Fili lo guardò con sguardo severo, liberandosi bruscamente dalla sua presa.

"Il mio dovere è rimanere accanto a mio fratello..".

Thorin stava per rispondergli ma Isil lo fermò in tempo.

"Thorin.. lascia che faccia le sue scelte.." finì di dire Isil accarezzando la guancia di Kili.

 Thorin a malincuore accettò la sua decisione; Allontanandosi da lui salì sulla barca che li avrebbe condotti alle pendici della montagna solitaria.

La barca si allontanava da monte lago lungo lentamente e, sia Isil che Kili, si guardavano incessantemente promettendosi, con lo sguardo, di rivedersi ancora una volta.









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