Una voce dal bosco

di eugeal
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Dove sei? Dimmelo! Dove sei? Ti prego... Mi sento sola...
Una voce, solo il ricordo di una voce all'interno di un sogno quasi dimenticato.
Chi era la persona che le aveva parlato? Chi le aveva rivolto quella supplica tanto ardente?
Ilaria non lo ricordava, le erano rimaste solo quelle parole disperate che la riempivano di tristezza.
Qualcuno la chiamava, la implorava, e lei non poteva fare nulla, era completamente impotente di fronte a quei frammenti di sogno.
Si alzò dal letto, di malumore e triste come spesso le succedeva negli ultimi tempi e si trascinò prima in bagno, poi in cucina a fare colazione per poi naufragare definitivamente davanti al computer.
Vagò per i soliti siti: uno sguardo alla pagina principale di Facebook, una mezzora buona passata a giocare a uno stupido giochino in flash, uno sguardo alla mail, ormai piena solo di pubblicità e di mailing list, come al solito nessuno dei suoi amici le aveva scritto tanto per fare due chiacchiere.
Ma non doveva lamentarsi. Lei aveva scritto a qualcuno negli ultimi mesi? Si era ricordata di un qualunque compleanno che non fosse il suo?
Se una è una pessima amica non può pretendere di essere trattata meglio di quanto lei stessa non faccia con gli altri, no?
Aprì un paio di mail pubblicitarie: anche per quella settimana al LIDL non c'era nessuna offerta degna di nota.
Quando aveva scoperto quella catena di discount, si era gettata come un lupo sulle offerte settimanali, alzandosi prestissimo per arrivare all'apertura del negozio ed essere pronta a contendere l'ultimo pacco di quaderni a quadretti o l'unico esemplare di nano da giardino a una folla di casalinghe selvagge pronte a tutto per aggiudicarsi gli articoli in offerta.
Poi, dopo un anno o due e dopo aver riempito casa con ogni tipo di oggetto in offerta, dal set completo di pittura al più improbabile materasso matrimoniale gonfiabile (mai tirato fuori dalla scatola), si era stufata.
O forse, cosa assai probabile essendo le offerte del LIDL cicliche, aveva già comprato tutto ciò che poteva interessarle.
Meglio così, le diceva la parte razionale della sua mente, tutti soldi risparmiati. Eppure un po' le mancava l'eccitazione di riuscire a conquistare l'ultimo articolo in offerta dalle mani avide di un'altra casalinga.
- Potrei andare a fare shopping... - Si disse. - All'ipermercato ci sono i saldi. -
Per un attimo considerò l'idea, ma la scartò quasi subito: avrebbe dovuto vestirsi, prepararsi, guidare la macchina e per cosa poi? Per comprare cose inutili che la avrebbero fatta sentire in colpa passata l'euforia dell'acquisto.
Tornò a leggiucchiare Facebook con aria distratta, poi le cadde lo sguardo sull'orologio e si intristì ulteriormente: era già quasi ora di pranzo. Come era possibile che il tempo passasse tanto in fretta senza che lei riuscisse a combinare qualcosa?
Quella mattina avrebbe dovuto mettere in ordine casa, che ormai versava in uno stato disastroso, e invece non aveva fatto nulla. Si disse che avrebbe rimediato dopo pranzo, ma sapeva benissimo che si sarebbe lasciata di nuovo distrarre da qualcosa di inutile e si sarebbe ridotta a pulire in fretta e furia per non più di dieci minuti prima che fosse già ora di cena. E dopo cena sarebbe stata troppo stanca per fare altro che non fosse sprofondare davanti alla tv con un sacchetto di biscotti in mano.
“Che squallore... Un giorno mi troverò vecchia senza aver fatto nulla della mia vita...”
Non riusciva nemmeno a scrivere. Un tempo era capace di lasciar trascorrere la giornata senza toccare una scopa o un aspirapolvere, ma almeno passava le sue ore persa nella sua fantasia, a premere freneticamente i tasti del computer e a creare storie e personaggi.
Era il suo sogno di sempre: diventare una scrittrice famosa.
Un sogno che non aveva mai tradito in tutta la sua vita, ma che ultimamente si era spento anch'esso come il suo umore.
Era triste, arrabbiata e non aveva più storie. Si sentiva inutile.

Non lasciarmi sola! Ti prego, torna da me...
Di nuovo la voce nel sogno!
Ilaria si svegliò di colpo: per lei era normale fare sogni strani e complicati, ma raramente le capitava di farne di ricorrenti.
La voce era la stessa della notte precedente, ma stavolta riusciva a ricordare qualcosa in più...
C'erano degli alberi, un bosco tenebroso pieno di piante secche contorte e spinose, simili a quelle che si vedono nei film dell'orrore. Una foresta stregata, da incubo, e al di là di essa un disperato grido di aiuto.
Chi era? Chi la chiamava? E soprattutto chi poteva essere tanto disperato da chiedere aiuto a una creatura inutile come lei?
Forse, se fosse tornata a dormire avrebbe sognato il seguito. Comunque non aveva nulla di meglio da fare, si disse avvolgendosi nelle coperte.
Il bosco, di nuovo. E in alto un cielo grigiastro e una luna cerea che non faceva alcuna luce.
Ilaria chiuse gli occhi per qualche secondo.
“Ha funzionato davvero, sono tornata nel sogno... Ma ora ho paura... E se mi svegliassi?”
Un gemito sommesso la distolse da quel pensiero: lontano, oltre gli alberi, qualcuno stava piangendo.
- Chi c'è? - Disse Ilaria nervosamente, temendo che la propria voce potesse attirare chissà quali creature spaventose annidate nel folto della foresta.
Aiuto! Sono qui, vieni da me!
- Qui dove? -
Non lo so. Trovami ti prego.
- Perché dovrei farlo? Chi sei? -
Ho paura. Ti prego... Ho paura...
Ilaria guardò la linea scura e minacciosa degli alberi, in attesa come un plotone di nemici in agguato e si chiese perché avrebbe dovuto affrontare un luogo tanto spaventoso per qualcuno che forse nemmeno conosceva.
- Chi sei? - Ripeté. - Se vuoi che venga da te dimmi chi sei e perché dovrei farlo! -
Nessuna risposta, solo un debole singhiozzare.
Fece un passo esitante verso gli alberi, poi si decise e si inoltrò nella foresta: se qualcuno stava chiamando proprio lei, voleva scoprirne il motivo.
Avanzare era difficile tra i rami secchi e i rovi che sembravano protendersi di proposito verso di lei per graffiarle la pelle, ma il suono di quel pianto sommesso in lontananza la spingeva a proseguire.
Lentamente, un passo dopo l'altro, Ilaria continuava faticosamente ad andare avanti, poi dopo un tempo che le era sembrato lunghissimo, si voltò a guardare quanta strada avesse percorso.
Sospirò delusa: alle sue spalle c'erano solo poche file di alberi, mentre davanti a lei il bosco sembrava sempre più folto e spaventoso.
- Non ce la faccio. - Disse a se stessa e quelle parole sembrarono una verità immutabile. - Se non torno indietro finirò per smarrirmi. -
No, ti prego, no! Non lasciarmi qui o sarò perduta!
- Vuoi che mi perda anche io?! Non posso aiutarti, non ne sono capace! -
Puoi invece, lo hai già fatto molte altre volte. Devi solo volerlo.
- Credi che non lo voglia?! Credi che mi faccia piacere essere sempre inutile?! -
Vieni da me. Salvami e salverai te stessa.
Ilaria non rispose. Non credeva di poter fare nulla per aiutare la persona che le parlava attraverso il bosco. Non riusciva a combinare nulla nella vita, come poteva salvare qualcuno, anche se solo in sogno?
Detestava quella sensazione di impotenza, odiava sentirsi bloccata nella sua inutilità. Con rabbia tirò un calcio a uno degli spaventosi alberi che le sbarravano la strada e, al contatto col suo piede, il legno grigiastro si sbriciolò in una polvere sottile.
Al posto dell'albero era rimasto un lembo di prato, dal tenero verde chiaro dell'erba appena nata.
“Non è stato così difficile, dopotutto. Bastava solo il coraggio di affrontarlo.”
Calpestò con delicatezza l'erba soffice e si diresse con decisione verso l'albero successivo invece di cercare di evitarlo.
Albero dopo albero, il pianto sembrava sempre più vicino e infine Ilaria giunse in una radura incolore dove i rami degli alberi sembravano formare una gabbia, una specie di bozzolo festonato di ragnatele e rovi secchi.
Il pianto proveniva dal suo interno.
- Sono qui. -
Aiutami. Liberami.
Ilaria si avvicinò alla gabbia e strappò via le ragnatele per guardare al suo interno.
Non era possibile.
Eudial.
La persona che la chiamava era Eudial.
Eudial, uno dei personaggi del cartone animato Sailor Moon, una delle cattive che era durata una decina di puntate prima di soccombere, sconfitta dalle forze del bene.
Chissà perché Ilaria ci si era immedesimata subito, ed Eudial era diventata il suo personaggio preferito. La sentiva simile a lei, o meglio, simile a come avrebbe voluto essere lei.
Intelligente, ma trattata malissimo dalle colleghe che parlavano alle sue spalle, era stata l'unica delle cattive che in oltre duecento puntate era riuscita a mettere in seria difficoltà le guerriere sailor e soprattutto l'unica ad arrivare a tale risultato usando il cervello e non la mera forza.
Poi le puntate di Sailor Moon con Eudial erano state trasmesse in un periodo molto difficile per Ilaria: suo nonno si stava lentamente spegnendo e la situazione in casa era molto triste. Durante i pochi minuti del cartone animato, lei riusciva a non pensarci, si immedesimava in Eudial e immaginava di lottare anche lei per conquistare la Coppa Lunare e i cristalli del cuore e non importava che fosse troppo grande per appassionarsi tanto a un cartone.
Anche se aveva già diciotto anni, quella era la sua piccola fuga dalla realtà.
Ricordava ancora la puntata in cui Eudial era stata sconfitta, a un passo dalla vittoria, ed era morta, uccisa dalla malignità di una delle sue stesse colleghe.
Lei era seduta sul letto a guardare la tv, e la rabbia e la tristezza per quella sconfitta ingiusta le avevano fatto venire mal di pancia. O forse lo aveva già per lo stress, ma la morte di Eudial e i crampi alla pancia erano rimasti legati nei suoi ricordi.
Il giorno dopo aveva scritto la sua prima fanfic: non era giusto, Eudial non meritava di morire, ma lei poteva evitarlo scrivendo un nuovo finale dell'episodio in cui si salvava e passava dalla parte dei buoni, aiutando le sailor e vendicandosi della collega che aveva tentato di ucciderla.
In seguito Ilaria aveva scritto altre fanfic, oltre ai racconti originali, quasi tutte con Eudial come protagonista.
E quando aveva dovuto scegliere un nickname per usare internet, la scelta era caduta naturalmente su “Eugeal”, il nome che nella versione italiana del cartone era stato usato per Eudial.
Per anni e anni Eudial era stata il suo alter ego, protagonista di fanfic e delle storie fantastiche che Ilaria immaginava prima di addormentarsi, storie che negli ultimi tempi erano svanite dalla sua fantasia, come prosciugate.
Che ci faceva Eudial in quel bosco onirico? Perché stava piangendo?
- Eri tu... -
Eudial sollevò il viso verso di lei: sembrava pallida, triste e spaventata e il suo corpo era avvolto da rami spinosi che la intrappolavano e la ferivano.
Quando vide Ilaria sorrise debolmente.
Mi hai trovata.
- Perché sei qui? Cosa significa tutto questo? -
Ci siamo perse. Per tanto tempo ho camminato al tuo fianco, ma all'improvviso non c'eri più. Questi alberi hanno iniziato a crescere intorno a te e diventava sempre più difficile raggiungerti. A volte ti vedevo tra i rami, ma poi ti allontanavi di nuovo. Alla fine sono rimasta sola, completamente sola.
- Per questo mi chiamavi? -
Avevo paura. Ho paura. Se te ne vai, io morirò davvero.
- Sei solo un sogno. Nella vita reale i sogni non servono. -
Senza sogni morirai anche tu. E' questo che ti rende triste, ti senti morta dentro.
Ilaria non rispose. Sapeva che Eudial aveva ragione, quello che non sapeva era come si potevano ritrovare i sogni dopo averli perduti.
Eudial le sorrise.
A volte sono loro a ritrovare te. Dammi la mano.
Ilaria allungò il braccio attraverso i rami spinosi e afferrò le dita di Eudial.
La gabbia di rami che teneva prigioniera la ragazza fiorì per un attimo, prima di inaridire e sbriciolarsi in una cascata di polvere dorata.
Finalmente. Mi sei mancata.
- Anche tu. -
Non è meglio così?
Ilaria si guardò intorno: il bosco spettrale si era trasformato in un regno fatato, vibrante di colori e di atmosfere magiche.
- Lo è, davvero. Ma questo è ancora un sogno, quando mi sveglierò sarà di nuovo tutto grigio. -
Non deve esserlo per forza. Solo se sei tu a volerlo. E poi io sarò qui, ora sai come trovarmi, se non lo dimentichi di nuovo io ci sarò sempre. Da qualche parte qui ci sono anche tutte le tue storie, devi solo trovarle. Non sono morte e prima o poi torneranno da te.
- E se non riesco più a scriverle? Non so come andare avanti, ho il blocco dello scrittore... -
E allora scrivine altre.
- Cosa? Non ho idee decenti. -
Qualunque cosa, non importa se sembra stupida. Storia chiama storia, si attirano a vicenda come le api col polline. Divertiti a scrivere. Io resto qui in attesa di nuove avventure. A presto.
Ilaria aprì gli occhi, di colpo completamente sveglia e sorrise brevemente. - A presto. - Sussurrò a fior di labbra.
Stranamente aveva voglia di scrivere qualcosa, anche se non sapeva cosa avrebbe potuto inventarsi.
Beh, poteva iniziare raccontando lo strano sogno che aveva fatto, si disse, e pazienza se non era una storia sensata o interessante per i lettori. Intanto c'era Eudial e una buona protagonista era già mezza storia, no?
Si alzò dal letto e fischiettando si mise al computer.
Finalmente riusciva a scrivere di nuovo.






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