Capitolo
diciotto: Il ritorno dell’amore
L’esercito
dei Varden si schierava sul versante sud, mentre l’esercito
Imperiale a nord. Erano in netta minoranza. Quando Eragon scese sulle
terre rosse che erano le pianure alcuni soldati lo indicarono e alcuni
impugnarono addirittura l’arco.
“Fermi! E’ Eragon Amazzaspettri!”
gridò qualcuno. Saphira atterrò sollevando una
grossa nube di polvere che fece tossire Ellen. Quando furono scesi e la
nube si fu diradata davanti a loro trovarono diversi soldati. Tutti si
inchinarono di fronte ad Eragon, che li ringraziò e chiese
loro dove si trovava Nasuada. Uno dei soldati li guidò
attraverso le tende, finché non giunsero in uno spiazzo dove
si trovava una tenda più grande delle altre. Il soldato
disse loro di entrare, anche se si stava tenendo una riunione.
Eragon scostò un drappo che copriva l’entrata e
sbirciò dentro. All’interno c’erano un
tavolo con diverse persone sedute attorno, fra le quali riconobbe
subito Arya. Eragon ebbe una contrazione allo stomaco ma poi fu
richiamato alla realtà da Nasuada.
“Eagon!” esclamò lei alzandosi dal
tavolo. Gli corse incontro e lo abbracciò. “ Sei
cambiato molto dall’addestramento degli elfi. Ellen,
è un piacere rivederti” disse la ragazza
abbassando leggermente la testa. Arya li salutò
cordialmente, senza tradire alcuna emozione.
“Nasuada” disse Eragon, “sono lieto di
essere tornato per poter adempiere al mio dovere. Combattere affianco a
te e ai Varden è l’unico motivo del mio
addestramento”.
“Ti ringrazio di averci preso in così tanta
considerazione Eragon Ammazzaspretti. Vorrei presentarti i nostri
alleati” e così dicendo Nasuada si votò
verso il tavolo e presentò loro Orrin, Re del Surda, e i
capi di alcune tribù nomadi di Alagaesia, alcuni dei quali
avevano la pelle nera come quella di Nasuada. Eragon, Saphira ed Ellen
salutarono tutti cordialmente.
“Eragon, vorrei parlarti un attimo in privato”
disse poi Nasuada gentilmente. Il ragazzo acconsentì e i due
cominciarono a camminare e a parlare. Ellen non sapeva bene
perché, ma sentiva che Nasuada non gli era ostile come
prima, quando l’aveva ‘conosciuta’ nel
Farthen Dur. Arya diede istruzioni ad un soldato perché
desse a Saphira da mangiare e a Ellen una tenda, poi, ripensandoci,
disse che per ora avrebbe potuto dormire nella sua. Ellen rimase
sorpresa da quella concessione. Non le pareva che Arya fosse una donna
molto espansiva e si preoccupò un po’ per quel
gesto.
Forse si
sente in dovere di farlo perché ora sa che siamo sorelle
… sorellastre, disse a Saphira.
Può darsi, ma non pensarla in questo modo. Potrebbe essere
un segno di affetto da parte sua. Forse vuole dimostrarti che lei ti
sente come parte della famiglia ora.
Forse
…
Dopo qualche minuto Eragon entrò nella tenda di Arya, dove
c’era anche Ellen.
“Dov’è Arya?” chiese trafelato
il ragazzo.
“Non lo so” rispose lei, incuriosita dal
comportamento del ragazzo. “Perché?”. In
quel preciso istante arrivò Arya.
“Eragon. Che cosa succede?”.
“Devi parlare con Nasuada, è totalmente
impazzita!” disse lui. Le due ragazze rimasero sbigottite.
“Come hai detto, prego?”.
“Nasuada ha dato il permesso agli Urgali di arruolarsi ai
Varden!”.
“Cosa?!” esclamò Ellen guardando Arya
per una conferma. “Ma è una pazzia! Che cosa
passava per la testa a Nasuada quando ha deciso questo?”.
“Non insultare il capo dei Varden, Ellen.” disse
grevemente Arya guardando Ellen con severità, “Per
quanto sia giovane quella ragazza è saggia e
scaltra”.
“Ma gli Urgali sono dei mostri! Non hanno il controllo
necessario per allearsi con qualcuno, vedrai che si rivolteranno contro
i Varden!”.
“Se Nasuada ritiene che sia giusta un’alleanza,
allora gli Urgali si uniranno a noi. Non potete mettere in discussione
il potere del capo dei Varden”. Di fronte
all’ultima affermazione sia Eragon che Ellen ammutolirono.
Aveva ragione, non potevano fare nulla contro una decisione di Nasuada.
Gli Urgali
possono essere dei validi alleati, disse Saphira pochi
minuti dopo, mentre camminavano per il campo.
Non credo
proprio!, esclamò Ellen.
Non
è giusto rimanere ciechi solo per razzismo. La cultura degli
Urgali è più vasta di quanto pensiate. Date loro
una possibilità. Sono sicura che saranno determinanti per
questa guerra.
Eragon non disse nulla. Per lui si poteva anche evitare che un gruppo
sparuto di mostri si unisse ai Varden. Avrebbero solo causato disordini
e panico fra gli uomini.
Il Cavaliere si guardò attorno. Tutti i Varden si stavano
preparando per l’imminente battaglia. Chi si allenava con la
spada, che si rifocillava, chi si metteva l’armatura.
Una nuova battaglia era alle porte.
“Oh no, Eragon” mormorò Ellen guardando
il cielo. Tutti e due gli eserciti, quello dei Varden e quello
dell’Impero, si erano fermati alla vista della grossa sagoma
che era comparsa in cielo. Un drago, rosso come le fiamme
dell’inferno, stava raggiungendo veloce il campo di
battaglia. Nel vederlo Eragon si era alzato in volo con Saphira, pronto
a battersi.
Un grido unanime da parte dei soldati imperiali diede loro nuovo vigore
e forza. Si buttarono contro i Varden con rinnovato impeto e scossero
le truppe nemiche.
In cielo, intanto, cominciava la battaglia fra i due draghi e i
rispettivi cavalieri. Eragon era già spossato per la
battaglia e non sarebbe mai riuscito ad avere la meglio contro
l’altro uomo, che era un guerriero molto potente e per di
più in forze. Ad una manovra complicata la spada
scivolò in mano ad Eragon e Saphira scese in picchiata per
permettergli di riprenderla. Poco prima che potesse arrivare a terra il
drago rosso, più piccolo di lei ma lo stesso molto forte, la
raggiunse e le sferrò una zampata sulla coscia. Saphira si
voltò con rabbia e riuscì a mordere il drago
sulla gola. Quello ruggì e si dimenò, ma Saphira
non lasciò la presa. Strinse più forte le
mascelle e scosse il drago. In quella, il cavaliere sul suo dorso cadde
a terra, ma non si fece troppo male, ed Eragon, per riprendere la
spada, lo raggiunse in fretta saltando giù dalla sella di
Saphira.
Ellen, dal campo di battaglia, vide cosa stava succedendo. I due erano
un po’ lontani ma poteva raggiungerli. Poteva aiutare Eragon.
Si districò dalla folla a forza di colpi di spada e di scudo
e cominciò a correre per raggiungere la collina dove stavano
i due cavalieri. Poteva vedere Eragon steso a terra e l’altro
Cavaliere, che si era tolto l’elmo, parlargli. Non
riuscì a vedere il volto dell’uomo,
perché era troppo lontano, ma le sembrò di
riconoscerne vagamente il profilo e la postura. Quando stava per
arrivare alla collinetta vide il Cavaliere voltarsi verso di lei e
rimettersi l’elmo. Raggiunse in fretta la cima della collina
appena in tempo per vedere il Cavaliere scappare. Eragon era ancora a
terra e si stava rialzando a fatica.
“Eragon muoviti! Possiamo ancora prenderlo!” disse,
e corse giù a rincorrere l’uomo.
“Aspetta!” gridò Eragon. Ma la ragazza
non le diede retta.
Ellen correva dietro al Cavaliere senza fermarsi. Stava perdendo fiato
in fretta. Sentì un ruggito di dolore provenire
dall’alto e guardò distrattamente la battaglia che
si svolgeva fra i due draghi. Ancora una volta Saphira aveva la meglio
sul suo avversario. Anche
io posso averla!, si ritrovò a pensare. Si
costrinse a correre più forte. I polpacci bruciavano e i
piedi protestavano per il dolore. In pochi secondi raggiunse il
cavaliere e gli si buttò addosso, bloccandolo a terra e
sedendosi sulla sua schiena.
Ellen tolse la spada dell’avversario dal fodero e la
gettò lontano, poi prese la sua e la puntò alla
gola del Cavaliere. “Non pensavo che un Cavaliere dei Draghi
fosse così facile da uccidere” disse ansante.
“Non usi una delle magie che ti ha insegnato Galbatorix,
eh?”. Ellen si alzò e voltò
l’uomo con la schiena al suolo, tenendolo fermo con un piede
premuto forte sul petto. “Traditore. Voglio vederti in faccia
prima di ucciderti”.
L’uomo cercò per scappare ma Ellen glielo
impedì. Prese l’elmo e lo sfilò.
Il suo cuore saltò parecchi battiti. La mano serrata sulla
spada si aprì lentamente e quella cadde a terra con un
rumore metallico. Ellen tolse il piede dal suo petto e
arretrò, quasi spaventata più che incredula.
“M …” cercò di parlare ma
riuscì solo ad emettere un rantolo sordo. Murtagh rimase a
terra a guardarla con tristezza. Si alzò a sedere e si mise
la testa fra le mani, guardando le goccioline di umidità che
si erano formate sull’erba.
“Io … non volevo che lo scoprissi così.
Forse se te lo avesse detto Eragon sarebbe stato meglio”.
La sua voce! Da quanto Ellen non la sentiva. Vellutata e dolce, ma non
come quella degli elfi. Aveva qualcosa di più terreno ma che
suonava sublime alle orecchie della ragazza. Era la voce che Ellen
amava.
La ragazza deglutì più volte. Aveva le braccia
stranamente molli, come tutto il resto del corpo. Era come se qualcuno
le avesse levate il senso del tatto. Senza sapere bene
perché si sedette affianco a lui sull’erba.
“Ciao, eh” disse.
A Murtagh scappò un sorriso. “Ciao. Che bello
rivederti”.
“Murtagh … cos’è successo
dopo che gli Urgali ti hanno portato da Galbatorix?” chiese
Ellen con un fremito nella voce. Non osava guardare il ragazzo in viso,
così teneva gli occhi puntati sulle mani.
“L’uovo di Castigo si è schiuso per
me” disse il ragazzo lasciando la frase in sospeso.
“Lui”, la voce di Murtagh si fece dura nel
pronunciare quella parola, “ci ha fatto giurare
nell’antica lingua”.
Ellen non cercò nemmeno di reprimere la risata amara che la
scosse. “Vi ha fatti giurare … perché
non ti sei rifiutato? Piuttosto che tradire Eragon avrei patito mille
sofferenze”.
Murtagh si voltò di scatto verso di lei, rabbioso.
“Credi che non ci abbia provato?! Eh?! Credi che mi piaccia?!
Galbatorix conosce il nostro vero nome, ci ha obbligati a giurare! E
ora … dobbiamo eseguire i suoi ordini. Tutto qui”.
“Quali sono i suoi ordini?” chiese la ragazza,
reprimendo le lacrime.
“Ha detto di cercare di uccidere Eragon. Io ho cercato, per
questa volta. Ma la prossima non sarà così
facile. Impartirà ordini precisi e non potrò
sfuggire”.
“Hai trovato una scappatoia?” chiese Ellen
incredula.
“Si. Non è stato molto complicato per questa
volta”.
Rimasero in silenzio per un po’, osservando ognuno dalla
parte opposta al compagno. All’improvviso Murtagh si
voltò verso Ellen, un leggero sorriso in volto che non
riusciva a reprimere.
“Però sono contento che sei qui. Se non fossi
così testarda non mi avresti mai seguito”.
Anche Ellen sorrise. “A volte può essere un
pregio”.
“Mi sei mancata”.
“Anche tu. Però devo ammettere che io sono stata
la più fortunata”.
“Questo di sicuro” disse Murtagh sospirando.
Accarezzò la guancia di Ellen, come faceva sempre prima, e
alla ragazza scappò una lacrima. “Non
c’è bisogno di piangere, sai?” la
informò il ragazzo.
“Io dico di si”.
“Ma come siamo diventati pessimisti”.
Murtagh si sporse e baciò delicatamente Ellen sulle labbra,
aveva uno sguardo sofferto, come se credesse che quello era
l’ultimo bacio. Alla ragazza scappò un altro
singhiozzo, le labbra premute contro quelle di Murtagh. Senza preavviso
si allacciò a lui e rimase lì, abbracciata al
ragazzo, sull’erba.
“Una … soluzione ci sarebbe sai?” disse
lui accarezzandole i capelli.
“E cioè?”.
“Vieni insieme a me” disse Murtagh velocemente.
Ellen sciolse l’abbraccio e lo guardò, stupita.
“Cosa? No, non posso! E cosa direi ad Eragon? Tu piuttosto
dovresti venire con noi!”.
“Non posso lo sai. Sono sotto giuramento”.
“Ma … allora …” disse la
ragazza cercando febbrilmente una soluzione. Qualcosa che le
permettesse di stare ancora assieme a lui, all’uomo che
amava. E probabilmente, pensò in quel momento,
l’unico che avrebbe mai potuto amare in vita sua.
“Ellen!” Murtagh la richiamò alla
realtà, “Vieni con me alla corte di Galbatoix.
Potremo stare assieme e … potresti aiutare Eragon da
lontano. Ma soprattutto, io sarò tutto il tempo
lì, e noi due …”.
“Tutto il tempo?” lo interruppe dubbiosa la ragazza.
“Tutto quanto” rispose Murtagh mettendole entrambi
le mani sulle guancie. Il ragazzo poté sentire la morbidezza
della sua pelle. Gli era mancata così tanto.
“Allora? Cosa ne dici?” chiese guardandola negli
occhi.
Fine
Prima Parte
Questa Fan Fiction non
è stata scritta a fini di lucro. Tutti i personaggi sono
fittizi e la maggior parte appartengono a Christopher Paolini, ideatore
della Saga dell’Eredità.
E la
prima parte è finita! Eh, ma come sono cattiva, vi lascio in
sospeso così XD ... lo so che mi tirerete dietro insulti di
vario tipo per questo, e avete pure ragione (lo farei anche io).
B'è comunque non so esattamente quando comncierò
a postare la seconda e ultima parte. La verità era che
volevo vedere se questa avrebbe avuto qualcuno che la seguiva, e
siccome questo mio desiderio è stato esaudito ovviamente
posterò la seconda! ^^ L'unico problema è che ha
ancora bisogno di qualche capitolo (anche se la trama ce l'ho
già in mente) e di un titolo decente. B'è, per il
link alla seconda parte controllate questa storia, così non
avrete problemi a trovarla!^^
KissyKikka: come vedi Ellen ha incontrato Murtagh molto più
velocemente di quanto ti aspettassi. B'è, che dire? Lieta di
averti stupita. Ma su una cosa hai ragione, Lifaen è
inquietante, e contro Murtagh non ha alcuna possibilità! XD
B'è, grazie di cuore per avermi seguita e recensita, e spero
che continuerai a farlo. Un bacione! ^^
Grazie a chi ha recensito, ai lettori silenziosi (in fondo non
m'importa che non recesite, prima non lo faceva nemmeno io), e a chi ha
messo la FF sulle Seguite o sui Preferiti. Grazie mille, mi avete dato
un motivo in più per impegnarmi a scrivere! Grazie davvero
con tutto il cuore :)
Un saluto a tutti,
Patty.
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