I’ve been thinking.

Cercarsi e non trovarsi in nessun posto al mondo, non sapere che si sta facendo.

Guardarsi dentro e non vedere niente, vedere il nulla, vedere l’abisso.

E cercare di riempire quel vuoto, fare mille cose, ignorarlo totalmente.

Ma poi ci fermiamo. E capiamo che niente è rimasto, niente è stato reale, niente è stato vano.

Che il vuoto rimane, dobbiamo accettarlo, lo sappiamo, lo avevamo compreso ormai tempo fa.

Ma capire è diverso dal riuscire a fare.

E mi affliggo per i mille pensieri che invadono la mia dannata mente sempre troppo piena; che provo a pensare a cose vere e le paranoie sbucano distraendomi; che non dormo, in quelle notti piene di incubi; che non sono, in questo mondo.

E non so più piangere, non me l’hanno insegnato e non l’ho imparato. E non so più parlare, mi hanno detto di stare zitta e così ho fatto e così faccio. E non so più trattenermi, che prima o poi, lo so, esplodo, e urlo, e mi dispero.

E voglio imparare a parlare, a piangere quando devo, a camminare senza paura, come fossi bambina.

E ho bisogno di capire troppe cose. Ma perché sento di non farcela più?

E da sempre voglio solo dormire, in un posto in cui nessuno possa più svegliarmi, finché tutto non si risolverà.

Qualche volta penso di voler dormire senza più svegliarmi. Che senza alcun velo, significa che vorrei morire.

Che non mi ci trovo qui. Che ci faccio? Un contenitore di vuoto e disperazione, che può fare in questo mondo di furbi arroganti, che se non riescono a riempire il proprio abisso riescono comunque a far finta di niente?

Io non posso fingere. Non ci riesco più.

Sono vuota. Così maledettamente piena di pensieri, lacrime, parole, disperazione, rabbia, ferite, amore, odio. Eppure vuota.

E ho paura.

I’ve been thinking too much.

I should stop.

I’d like to stop.

Please, tell me death isn’t the only way.