Promesse
L'onore dei Luthor
Un passo, un respiro, un altro passo, respirare di nuovo.
Spalle e schiena rigida, testa ben dritta, non mostrare i propri
sentimenti, non mostrare la paura.
“Lena Luthor.”
Inchino. Elegante, profondo, ma non troppo.
Alza la testa ed eccola: ha pianto. I
suoi occhi sono venati di rosso, probabilmente non ha neppure dormito.
Non mostrare i propri sentimenti.
Parole vengono pronunciate. Promesse
solenni scambiate.
Allungare la mano, stringere la sua, ruotare, fissare la folla che
applaude.
Sorrisi vuoti, sguardi divertiti,
occhi arrabbiati, volti offesi.
Non pensare, non guardarli, non sentirli.
La sua mano trema nella propria e lei
stringe un poco le dita.
Conforto? Possesso? Come lo interpreterà? Non ha importanza, le loro dita
si separano.
Sedersi, ascoltare le parole vuote di tutti, sorridere, annuire.
E finalmente finisce.
***
Le colline erano così morbide, così
diverse dalle aguzze vette dalle quali proveniva e il castello, per quanto
confortevole, era altrettanto diverso da casa sua. Pavimenti in legno, grandi
finestre luminose, interi saloni rivestiti di arazzi. Castel Luthor era stato costruito nella pietra, fatto perché
potesse resistere al freddo più intenso e alle nevicate più feroci così diverso
dalla morbida e calda dimora degli El.
“Il bagno è pronto, milady.”
“Grazie.” Mormorò alla sua dama di
camera, gli occhi ancora fissi sul paesaggio lontano che il sole stava
lentamente illuminando facendo brillare i fili d’erba ricoperti di rugiada.
Una risata attirò la sua attenzione
su qualcosa di molto più vicino. Sotto le sue finestre vi era l’ampio giardino
del castello, a destra, però, poteva scorgere le stalle e lo spiazzo ricoperto
da sassolini bianchi dove due cavalli già sellati stavano aspettando.
La mascella di Lena si strinse quando
riconobbe i biondi capelli della ragazza, così come la giovane che la stava
facendo ridere.
“Milady?” Chiamò di nuovo la sua
dama. Lei ruotò su se stessa allontanandosi da quella vista, decisa a fare un
lungo bagno.
Avrebbe tanto desiderato non
presentarsi a colazione, ma avrebbe mostrato debolezza e non era qualcosa che
poteva permettersi.
L’ampio salone che il giorno prima
era gremito di nobili ora era quasi vuoto. L’unico tavolo ancora presente era
posto sul fondo, accanto ad un ampio caminetto già acceso per scacciare il
freddo di quello che, agli occhi di Lena, era un alquanto tiepido mattino
autunnale.
Seduti ai loro posti vi erano sono
due persone.
“Re El, mia
regina.” Piegò il capo verso il signore del castello e del regno e verso la sua
sposa. Per un attimo vi fu il silenzio, ma quell’uomo giusto e retto non poteva
far pagare a lei le colpe di suo fratello.
“Lady Luthor.”
La salutò con un cenno e un piccolo sorriso, indicandole la sedia di fronte
alla sua.
“Buongiorno, Lena. Spero che tu abbia
dormito bene.” Disse, meno formale, la regina.
“Sì.” Rispose, perché sarebbe stato
impensabile dirle che le mancava casa sua e che quel castello, per quanto
magnifico, non avrebbe mai potuto sostituire le mura di granito di Castel Luthor.
Due servitori le apparecchiarono il
posto, servendole carne fredda e frutta. Iniziò a mangiare, partecipando alla
conversazione solo quando interpellata direttamente. I sovrani erano gentili,
ma lei era distratta.
“Kara è andata a cavalcare.” Lois
cercò il suo sguardo. “Lo fa ogni mattina, voi amate cavalcare?”
“No.” Si trovò a rispondere, poi
rendendosi conto di essere stata troppo brusca sorrise. “Non si può leggere a
cavallo, mia regina.”
“Giusta osservazione.” Le venne
incontro la donna. “Eppure…” Si interruppe e Lena quasi sobbalzò quando udì dei
passi risuonare alle sue spalle. Obbediente all’etichetta si alzò in piedi e si
voltò.
“Lady Luthor.”
Disse la giovane, quasi come se fosse sorpresa di vederla.
“Lady Zor-El.”
Rispose lei, piegando il capo. “Lady Danvers.”
Aggiunse, rialzando la testa.
“È andata bene la cavalcata?” Chiese la
regina, spezzando il silenzio che si era creato.
“Sì, Lois, splendida.” Rispose, la
giovane. “Streaky aveva proprio bisogno di
sgranchirsi le gambe.” Aggiunse, mentre si avvicinava al tavolo. Lena fece un
passo avanti e le scostò la sedia accanto alla sua.
Di nuovo ci fu quel silenzio teso. La
ragazza sbatté gli occhi e Lena strinse la mano sullo schienale della sedia,
fino a sbiancarsi le nocche.
“Grazie, Lady Luthor.”
Non la guardò, ma si sedette accanto a lei. Per un istante Lena strinse la
sedia ancora un po’ più forte, poi la lasciò andare e si sedette di nuovo.
La conversazione non mancò a tavola,
Lois la interpellò su vari soggetti, dimostrando una mente sveglia e una vasta
conoscenza nei più disparati soggetti, ma Kara non si rivolse mai direttamente
a lei.
Quando la colazione finì e il re se
ne andò la regina le chiese se poteva accompagnarla, non erano neppure uscite
dal salone che la donna la fissò.
“Mi piacete, siete intelligente e
sveglia. Lo era anche vostro fratello e anche lui mi piaceva.” Il tono della
donna era serio ora.
“Mio fratello ha rotto la sua Promessa
e macchiato il suo onore. Io non farò nulla di simile.” Lois la guardò per un
lungo istante, come se tentasse di strappare la verità dai suoi occhi.
“Molto bene.” La donna fece qualche
passo allontanandosi, poi tornò a voltarsi. “So che avete rinunciato a molto,
so che non era il vostro destino e so che vi siete piegata solo per salvare
l’onore della vostra famiglia, ma mi aspetto che, ora, non ci sia nulla di più
importante ai vostri occhi di lei.”
Lena percepì un brivido davanti a
quelle parole. Lois forse non era la madre di Kara, ma quello sguardo era
quello di una leonessa pronta ad uccidere per il suo cucciolo.
“Ho dato la mia parola. Ho Promesso…”
Si interruppe. “No.” Disse. “Mi sono Promessa a Lady Zor-El
e non farò nulla per ferirla.”
“Credo che, per ora, questo debba
bastare.” Ancora un lungo istante, poi la regina annuì prima di andarsene.
Il cuore di Lena le batteva veloce
nel petto.
Lex era fuggito con una donna, tradendo
la sua parola, tradendo la sua intera famiglia e la sua promessa sposa: Kara Zor-El.
Lena aveva dovuto salvare il nome
della sua famiglia adempiendo alla promessa fatta dal fratello, sposando la
principessa El. Aveva lasciato Jack, il suo migliore
amico, il cavaliere che avrebbe un giorno, probabilmente, sposato, aveva
abbandonato la sua terra, il suo castello tra le montagne, per essere qui. La
regina aveva ragione, aveva abbandonato tutto per suggellare un’alleanza decisa
anni prima dai loro genitori, un’alleanza fondamentale per la pace del paese e
la sua stabilità sociale ed economica.
Si apprestava a sposarsi con una
ragazza che non sono non conosceva, ma che aveva implorato di non essere più
vincolata a quel contratto, che le aveva personalmente scritto supplicandola di
rifiutare perché insieme, forse, avrebbero potuto liberarsi da quel vincolo. Ma
lei non aveva potuto, la sua risposta era stata fredda: avrebbero dovuto fare
quel sacrificio per il bene del loro paese; e sapeva che Kara non avrebbe mai
nemmeno voluto darle una possibilità, non dopo quello.
Note: Piccolo prologo di una
piccola long.
Per una volta ho voluto
cambiare prospettiva: Kara e Lena sono promesse spose! Insomma, direte voi, la
parte difficile è già stata fatta! Vedremo… ;-)
Niente intrighi, niente
avventure, solo le nostre adorate SuperCorp e, per la
prima volta in una mia long, sarà il punto di vista di Lena che seguiremo.
Fatemi sapere se questo inizio
vi è piaciuto!
P.S. Facciamo un piccolo
gioco? Nel commento, se vi va, proponete il titolo che dareste al prologo! Poi
toccherà a me scegliere tra le vostre numerose e fantastiche proposte! ;-)