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di Daleko
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ànsia s. f. – 
Stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa.
 

 



I capelli sembrano essere accettabili, per quanto tu riesca a vedere; ne saresti più sicura se il vetro del finestrino non fosse così sporco. Attivi lo schermo del cellulare, fissi l'orario, lo spegni di nuovo per guardare sottecchi il tuo riflesso. Sì, i capelli sono accettabili. Passi distrattamente una mano fra le ciocche scure, poi volgi nervosamente lo sguardo intorno. Nessuno ti sta guardando, puoi tornare a respirare con calma.
Se solo lui si accorgesse della tua presenza, lo vedrebbe anche lui quanto la tua pettinatura è ordinata. Anche il trucco, stranamente, ti è riuscito bene quest'oggi. Gli lanci un altro sguardo, timida e col cuore in gola; lui continua a occuparsi del suo smartphone, auricolari alle orecchie e spalle curve. È così carino, pensi, e le guance ti si imporporano con violenza. Il cuore riprende a battere con forza mentre ti tocchi una guancia e cominci a sudare. Hai il deodorante addosso, hai una camicetta leggera, va tutto bene, ti ripeti come un mantra.

Ma lui ti guarda o no? Gli scocchi un'altra occhiata impaurita. No, non ti guarda. Attivi il bluetooth con le mani tremanti, cerchi il suo dispositivo nella lista di quelli vicini, ma non lo trovi. Disattivi il bluetooth, apri i tuoi profili social e cerchi negli ultimi tag per posizione; lui non c'è. Hai le labbra secche, continui a mordertele martoriandone la carne. Lo guardi di nuovo e questa volta lui se ne accorge, alzando i suoi occhi chiari nella tua direzione. Sembra annoiato, sembra distratto, le costole ti dolgono dalla corsa forsennata del tuo cuore, ti viene da vomitare mentre distogli lo sguardo con fin troppa foga. Hai gli occhi lucidi, vorresti solo raggomitolarti e piangere, nasconderti perfino, mentre senti la tua faccia avvampare.
Il treno si ferma, manca ancora qualche fermata alla tua destinazione. Volgi lo sguardo nella sua direzione, non sapendo bene cosa sperare, e con un tuffo al cuore lo vedi alzarsi. No!, pensi. Si dirige verso le porte aperte e tu lo fagociti con lo sguardo, inspiri con forza nel tentativo di emettere un fiato, uno qualunque che possa indurlo a voltarsi, a guardarti, a fermarsi, a ricordarti; ma le gambe ti tremano, le braccia sono fiacche, e puoi solo restare impotente a guardarlo andar via.


 
 




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