Potranno scrivere miliardi di parole,
e queste mie poche righe saranno meno di una goccia nell'oceano.
Potranno mostrare miliardi di immagini,
e il mio insistere per far vedere a tutti il Live in Budapest sarà solo una gibigianna.
Potranno far suonare miliardi di note,
e io che canto Nevermore sotto la doccia non sarò altro che un'ombra sul pentagramma.
Nulla potrà mai spiegare al mondo
quel che eri,
quel che ancora sei,
il solco profondo che lasci nella storia;
il solco profondo che lasci nell'anima,
quando la tua voce possente
grida,
urla,
chiede
solo un po' di amore.
La prima nota che ho sentito,
portata da un papà che un po' ti somigliava,
chiedevi se questa è la vita reale,
e come stupirsi se mi sei entrato subito sotto la pelle?
Nostalgia canaglia,
vorrei averti conosciuto,
ma sono nata troppo tardi
e tu eri già un fulgido astro nel firmamento.
Eppure mi sembra che tu conosca me,
in ogni verso,
in ogni sorriso timido,
in ogni smargiassata sul palco,
ogni volta mi prendi per mano
ed è come se tu fossi qui solo per me,
siamo soli su quest'auto di seconda mano
e il tuo sguardo mi abbraccia.
La mia anima è gonfia
di parole che non so scrivere,
di note che non so cantare,
di immagini che non so dipingere,
ammutolita
dall'indescrivibile grandezza della tua, di anima,
quella che mi sembra di intravedere
in quei miliardi di parole,
in quei miliardi di immagini,
in quei miliardi di note.
E se sei
fulgida stella del firmamento,
allora guida il mio cammino,
perché nessuno abbia a soffrire
come tu hai sofferto,
perché nessuno debba essere solo
nello stesso gorgo della tua solitudine,
perché io possa portare
anche solo un piccolo lume,
il bagliore tentennante
della brace di una sigaretta
ad ogni persona che incontro.
Buonanotte di nuovo, Freddie.
Buonanotte, bellissima bellezza.
Pace, alla fine.
NdA: l'ultimo verso, "Peace, at last", arriva dall'epitaffio scritto da Roger Taylor sulla corona funebre di Freddie. |