Poisoned
Nota dell'autrice:
Eccomi approdata qua con la prima storia su questo splendido telefilm
che amo alla follia! Non avrei mai creduto che alla fine ci
avrei scritto qualcosa anche io ed invece eccomi qua! Devo avvisarvi
che la storia è di per sè molto semplice e non ha
una trama molto complessa ma lo si può considerare come una
sorta di esperimento collocabile durante la terza stagione, quando
Morgana aveva scoperto di essere la vera figlia di Uther.
Spero che la storia non vi annoi troppo e se avete qualsiasi cosa da
dirmi fatelo pure visto che devo ancora prendere confidenza con i
personaggi anche se spero di non aver fatto troppi danni XD
Grazie comunque a chiunque leggerà e vorrà
lasciarmi un commento!
Poisoned
Morgana Pendragon era una donna intelligente ed intuitiva, per questo
non le sfuggiva mai neppure il più piccolo particolare per
quanto insignificante potesse sembrare.
Aveva difatti osservato bene i movimenti e tutto ciò che
riguardava suo fratello. Conosceva bene la routine di Artù
dal
momento del suo risveglio ai doveri che svolgeva con suo padre, le
passeggiate a cavallo, gli allenamenti, i pasti e le visite al popolo.
Artù era sempre pieno di energie e per questo nelle sue
giornate
aveva ben poco tempo libero, soprattutto perché si dedicava
con
tutto se stesso alla protezione dei sudditi di Camelot.
Cosa ci vedesse in quei pezzenti la donna non lo aveva mai capito. Per
lei contava solo il potere, sia quello politico della famiglia reale di
Camelot, sia quello economico dovuto sempre alle ricchezze nascoste a
palazzo ed ultimo, ma non meno importante, il potere magico che
coltivava in segreto insieme a sua sorella Morgause.
Scoprire di essere la vera figlia di Uther le aveva aperto gli occhi e
fatto capire che quel potere era tutto per lei e non si sarebbe mai
messa da parte per lasciare il trono a suo fratello.
Artù era sempre stato buono con lei, come se la considerasse
veramente sua sorella, e la cosa le dava il voltastomaco. Tutta quella
finta bontà non faceva per lei e le dava più
fastidio di
ogni altra cosa. Lei non si faceva scrupoli nell'eliminare gli ostacoli
che incontrava sul suo cammino, non quando la posta in gioco era
così alta ed importante.
Il trono le apparteneva e se avesse ucciso Artù, Uther
l'avrebbe
dichiarata sua legittima erede in quanto figlia naturale; se
si fosse
rifiutato l'avrebbe costretto con la magia prima di ucciderlo fingendo
un terribile incidente.
Pronunciò le oscure parole di un incantesimo mentre teneva
tra
le mani una bottiglia di vino rosso che avrebbe portato lei stessa a
suo fratello solo per vederlo bere ed andare incontro al suo mortale
destino.
Morgause sarebbe stata fiera di lei e del suo piano, così la
strega non poté trattenere un sorrisetto compiaciuto.
Congedò Gwen, l'insulsa servetta che le ronzava sempre
attorno
e che aveva il dono di non capire quando voleva essere lasciata in
pace, e si avviò verso le stanze del suo biondo fratello
decisa.
Nei corridoi echeggiava solo il rumore dei suoi passi e il lieve
sfrigolare delle armature delle guardie che si scostavano per farla
passare. Morgana non li degnava di uno sguardo, li considerava del
tutto privi di utilità, e non si curò troppo
neppure
della presenza di Merlino intento a preparare il letto ad
Artù.
Il principe stava seduto alla scrivania mentre sfogliava
alcuni
importanti documenti alla luce di varie candele e con aria
seria.
-Artù, non ti smentisci proprio mai. Sempre dedito al lavoro
nonostante l'ora tarda.- disse lei.
Artù sollevò lo sguardo e le regalò un
sorriso
stanco. La debole luce delle candele gettava ombre sulle sue pensati
occhiaie e sul volto tirato.
-Morgana, quale piacevole sorpresa.- disse stiracchiando le membra
intorpidite dopo tutto il tempo trascorso a leggere quelle pergamene.
-Spero di non essere di disturbo.- rispose lei.
-No, affatto. La tua compagnia almeno mi distrarrà da tutta
questa noia.- ammise lui, lieto di poterli mettere da parte fino al
giorno successivo.
-Allora ho quello che ti ci vuole per rilassarti un pochino.- disse lei
porgendogli la bottiglia.
Artù sorrise piacevolmente colpito dal gesto gentile di
Morgana. Certo fin da
piccola aveva mostrato un animo gentile e compassionevole ma negli
ultimi anni il futuro re sentiva che si era allontanava e si era fatta
più oscura, senza contare che non avevano più
trascorso
tanto tempo insieme preso com'era lui dai suoi molteplici impegni.
-Merlino, portaci due calici.- disse rivolto al suo servitore. Il moro
si diresse verso la credenza in cui venivano conservata la cristalleria
della stanza di Artù con una strana sensazione addosso che
gli
strisciava sottopelle come un serpente.
Eppure perché avrebbe dovuto provare tutta quell'ansia solo
perché aveva lasciato Artù solo con Morgana? La
donna non
era mai stata un pericolo per nessuno, quindi come avrebbe
potuto
arrecare danno al principe? E soprattutto perché avrebbe
dovuto
farlo visto che erano come fratello e sorella?
Quando tornò da loro li trovò che ridevano e
scherzavano
amabilmente come solo poche volte li aveva visti fare da quando era
diventato servitore del biondo.
Si diede dello sciocco per aver avuto tali pensieri ingiustificati e
per essere sempre così apprensivo nei confronti del suo
protetto. Il principe non era uno sciocco e sapeva difendersi dai
pericoli da solo, anche se spesso non li riconosceva e si comportava in
maniera
avventata per dimostrare il suo coraggio, tuttavia Merlino prendeva
molto sul serio il suo compito di doverlo difendere affinché
Artù diventasse il grande re che era destinato ad essere.
E lui avrebbe dato la sua vita per proteggerlo al meglio.
Versò il vino per entrambi nei calici e glieli porse,
miracolosamente senza farli cadere, e si congedò per la
notte. La
coppia reale invece continuò a chiacchierare fino a notte
fonda,
quando la bottiglia era ormai vuota ed entrambi si alzarono un po'
barcollanti e ridacchiando.
Morgana diede un ultimo sguardo a suo fratello prima di congedarsi con
un inchino e tornò nelle sue stanze dove la attendeva il
letto
preparato da Gwen.
Con il sorriso sulle labbra ed una luce malvagia nei suoi occhi chiari
e freddi come le gelide acque tumultuose di un fiume,
indossò la
vestaglia e si infilò sotto le coperte.
Sarebbe stato un bellissimo nuovo giorno quello che la aspettava.
Merlino si stupì di non trovare Artù già in piedi che lo rimproverava per il suo ennesimo ritardo minacciandolo di mandarlo a pulire le stalle. Solitamente il principe era piuttosto mattiniero, soprattutto durante il giorno dedicato alla caccia, e questo fece aggrottare le sopracciglia dello stregone.
Teneva il vassoio della colazione del biondo tra le mani ed entrò anche se non aveva ricevuto alcuna risposta.
Merlino si stupì di non trovare Artù
già in piedi
che lo rimproverava per il suo ennesimo ritardo minacciandolo di
mandarlo a pulire le stalle. Solitamente il principe era piuttosto
mattiniero, soprattutto durante il giorno dedicato alla caccia, e
questo
fece aggrottare le sopracciglia dello stregone.
Teneva il vassoio della colazione del biondo tra le mani ed
entrò anche se
non aveva ricevuto alcuna risposta. Come sospettava il futuro sovrano
era ancora avvolto nelle calde coperte, doveva aver bevuto proprio
tanto se non si era ancora accorto che Merlino era entrato nelle sue
stanze nonostante tutti i rumori prodotti appositamente e non.
Tirò le tende per far entrare la calda luce del sole nella
grande stanza da letto ed ammirò per qualche istante il
cielo
azzurro e privo di nuvole.
-Allora testa di fagiolo, avete intenzione di dormire fino all'ora di
pranzo oggi? Gli altri cavalieri si stanno già preparando
per la caccia.-
disse aspettandosi una risposta acida ed impastata di sonno da parte
dell'altro.
Ed invece nulla. Merlino si avvicinò al letto e
scostò le
coperte. Artù giaceva immobile e pareva quasi morto. Aveva
un
colorito innaturalmente pallido ed il respiro lento e
irregolare.
Il moro lo scosse vigorosamente e, quando non ricevette alcuna risposta
o segno di vita, si precipitò a rotta di collo ad avvertire
Gaius ed
Uther. Il cuore gli martellava furioso nel petto mentre raggiungeva il
suo mentore per spiegargli la situazione. Gaius si affrettò,
per
quanto potesse farlo vista la sua età ed i suoi problemi
osteoarticolari, a recarsi nelle stanze di Artù per
visitarlo e
lì Merlino lo trovò, dopo essere andato ad
avvertire il
re.
Gaius visitò a fondo Artù ma non
riuscì a capire
cosa gli fosse successo visto che i parametri vitali sembravano buoni
anche se deboli. Era come se stesse dormendo profondamente anche
se non pareva esserci modo di svegliarlo. E se non si destava non era
possibile che si idratasse e si nutrisse correttamente.
-Gaius, si può sapere cosa diavolo è successo a
mio
figlio?- gli disse Uther spazientito. Era abituato ad avere sempre
tutto sotto controllo e il non sapere cosa stesse succedendo lo
mandava fuori di testa.
-Non lo so proprio, sire. Non sembra essere stato morso da nessun
insetto o avvelenato, piuttosto pare essere vittima di un incantesimo
che lo
ha portato ad una condizione simile a quella del sonno.-
spiegò
l'anziano guaritore mentre controllava l'interno della bocca di
Artù per trovare qualche traccia che potesse essergli
precedentemente sfuggita.
-Maledetta magia! Non solo mi ha portato via mia moglie ma ora mette a
rischio la vita di mio figlio!- tuonò il re - Non puoi
aiutarlo
in qualche modo?-
-Purtroppo no finché non troviamo lo stregone che ha
praticato l'incantesimo.- sospirò sconsolato.
-Ecco perché li odio tutti! Trovate questo mago e portatelo
qui
affinché possa porre fine al suo sortilegio prima di essere
giustiziato come merita.- ordinò alle guardie che subito
scattarono obbedienti.
-Padre, che cosa succede? Ho sentito che Artù è
in
pericolo.- disse Morgana entrando nella stanza con aria solennemente
preoccupata. Alle sue spalle Gwen la seguiva con occhi colmi di lacrime
e con un pallore spettrale sotto la sua pelle ambrata.
-Sì, sta molto male infatti e temo per la sua vita.- disse
Uther
prendendo le mani della giovane.
Merlino si ricordò che
Artù aveva bevuto fino a tardi con la donna ma non poteva
sapere
se la cosa e l'improvviso malore di Artù fossero in
qualche modo
collegati. Non aveva motivo di credere che la dama potesse e volesse
fare del male a suo fratello anche se non di sangue.
-Lady Morgana, voi siete stata l'ultima a vedere Artù ieri.
Avrete notato qualcosa di strano quando siete andata via? Movimenti
sospetti magari...-
Morgana gli rivolse un'occhiata sprezzante. -No, avrei dovuto forse?
Era tardi e non c'era nessuno se non le sentinelle che
pattugliano i corridoi. Se volete sapere di qualche movimento strano
chiedete a loro.- disse.
-Sì, certo.- rispose Merlino.
-Gaius, trovate un modo per salvarlo. Non importa se dovremmo andare
alla ricerca del più raro degli ingredienti o se dovessimo
affidarci a qualche... stregone.- disse Uther con voce grave e sguardo
deciso.
Merlino sgranò gli occhi. Uther era davvero disposto ad
usare la
magia pur di salvare suo figlio nonostante l'avesse sempre apertamente
condannata? Il mago lo trovò un atteggiamento davvero troppo
ipocrita ed egoista. Come poteva ora andare alla ricerca di coloro che
aveva sempre perseguitato solo perché non aveva alternative?
Anche Morgana si mostrò sorpresa e poco contenta della cosa
e
Merlino non poté fare a meno di notare il lampo dorato colmo
di
odio e invidia che illuminò per qualche istante gli occhi
chiari
della giovane. Lampo che sparì non appena lo sguardo di
Uther si
posò su di lei.
-Vieni Morgana, ho una riunione importante e non posso fare
attendere oltre i nostri ospiti, ma non sono sicuro di farcela da solo
vista la situazione.-
-Certo padre, ti sarò vicina.- rispose lei ed insieme
uscirono dalla stanza.
-E' stata Morgana.- disse Merlino quando nella stanza rimasero solo lui
e l'anziano medico.
-Sono pesanti accuse le tue Merlino. Sei sicuro di ciò che
dici?- disse Gaius controllando la temperatura corporea del principe.
-Andiamo Gaius! Lei ha bevuto con Artù e la mattina dopo lui
è vittima di un incantesimo? Mi pare ovvio!- disse agitando
le
braccia con enfasi.
-Forse lo è fin troppo.- gli disse Gaius poco convinto.
-A volte le cose più semplici
e più vere sono
proprio le più ovvie.- disse Merlino uscendo dalla stanza in
tutta fretta per dirigersi verso quella che condivideva con Gaius per
cercare qualcosa in uno dei suoi libri di incantesimi. Non sapeva se
avrebbe trovato qualcosa di utile ma non poteva starsene con le mani in
mano o sarebbe impazzito. Le stanze di Artù erano sempre
state
un rifugio sicuro in cui stare ma ora, con lui in quelle condizioni,
parevano inospitali e non avrebbe resistito un minuto di più
là dentro.
La voce di Artù mentre gli rivolgeva una delle sue solite
risposte sarcastiche iniziava a mancargli più di quanto
avrebbe
mai ammesso a se stesso. Anche il tono arrabbiato con cui lo richiamava
quando combinava qualche suo solito disastro era diventata parte della
sua routine e ora era troppo doloroso iniziare la giornata senza di lui
e senza vedere il colore limpido dei suoi occhi, o aiutarlo ad
indossare
quella complicata armatura con cui Merlino ingaggiava sempre delle dure
lotte.
Passò in rassegna ogni libro ed ogni incantesimo ma non
c'era
assolutamente nulla che sembrava potesse essergli di qualche aiuto. Li
aveva impilati
sul tavolo, incurante del fatto che qualcuno entrando li avrebbe visti,
e li sfogliava con disperazione. Dopo qualche ora, in un impeto di
rabbia, li scaraventò sul pavimento con un gesto rabbioso e
frustrato. Si sentiva terribilmente impotente, gli pareva quasi di
sentire il ritmico ticchettio dell'orologio che segnava il tempo che
restava da vivere ad Artù.
Non poteva finire così, non senza avergli detto...beh, era
del tutto inutile pensarci in quel momento...
Pensò di andare da Kilgharrah per chiedergli aiuto ma non se
la
sentiva di lascia il palazzo, e soprattutto Artù, in quel
momento. Il principe si sarebbe potuto risvegliare e lui voleva essere
lì se fosse
successo. Non se, quando
fosse successo.
Tornò nelle stanza da letto di Artù e vi
trovò
ancora Gaius intento ad inumidire le labbra di Artù con
qualche
goccia di acqua per fare in modo che non si disidratasse completamente.
Merlino camminava nervosamente attorno al letto incapace di stare fermo
ma allo stesso tempo senza nient'altro da poter fare.
Vide sulla scrivania la bottiglia di vino vuota da cui avevano bevuto i
figli di Uther, accanto vi erano i due calici.
Il mago prese la bottiglia per annusarla e gli arrivò subito
uno
strano effluvio floreale. Ad una seconda annusata però fu
invece
investito da un odore nauseabondo come quello delle uova marce che gli
fece strizzare gli occhi e
allontanare subito la bottiglia.
Questo lo allarmò parecchio. Per un non mago la cosa sarebbe
anche potuta sembrare normale ma lui aveva finalmente la certezza che
il vino era stato
stregato, infatti gli odori diversi e penetranti erano il segno di una
magia
oscura e potente.
Utilizzò i suoi poteri e, nel momento stesso in cui i suoi
occhi
diventarono dorati, fu risucchiato all'interno della bottiglia.
Merlino si ritrovò a galleggiare dentro una strana sostanza
rosso-violacea come il vino. Il livello del liquido però
aveva
iniziato a salire pericolosamente e lo aveva sommerso nel giro di pochi
istanti.
Subito si tappò la bocca e il naso con le mani, per
evitare di inghiottire il liquido stregato, ma ben presto fu travolto
da una furiosa corrente che lo spingeva inesorabilmente verso il fondo.
Ma invece di ritrovarsi con la gola piena di quel liquido
sentì
un vento improvviso sulla pelle ed un freddo che non aveva mai provato
prima di allora. Aprì gli occhi e si trovò
davanti ad una
infinita distesa ghiacciata. Ovunque volgesse lo sguardo lo scenario
con cambiava, così iniziò a camminare.
Tremava e cercava di scaldarsi strofinando energicamente le mani sulle
braccia ossute, anche se non serviva a molto. Vedeva il fiato
condensarsi in nuvolette davanti al suo viso ed aveva la punta del naso
gelata.
Da dove proveniva tutto quel freddo? Era forse morto e quello era
l'aldilà?
Sentì un improvviso clangore metallico echeggiare nell'aria
polare. Dato che si trovava nel bel mezzo di una landa desolata quel
rumore lo incupì ma allo stesso tempo lo
incuriosì
parecchio, visto che era l'unico suono, diverso da quello graffiante
del
vento, che sentiva da quando era finito in quello strano posto.
Avanzò per un tempo che gli parve infinito dirigendosi verso
la
fonte di quel forte rumore. Camminando lungo quella terra inospitale si
ritrovò davanti ad una enorme gabbia fatta interamente di
ghiaccio. Era alta almeno tre metri ed aveva spesse sbarre che parevano
impossibili da spezzare, almeno non senza l'aiuto della magia.
Il rumore proveniva proprio da là dentro ed infatti il mago
avvertì subito la presenza di qualcuno al suo interno.
-C'è qualcuno?- domandò un po' spaventato mentre
la sua voce rimbombava all'interno della grande cella.
-Merlino? Sei tu?- rispose una voce flebile che il mago avrebbe
riconosciuto tra mille.
-Artù? Siete voi?- domandò ma non ottenne nessuna
risposta. Poteva essere una trappola ma Merlino doveva assolutamente
saperne di più.
Con la magia fece esplodere le sbarre della gabbia e mille frammenti
ricoprirono il terreno già ghiacciato.
Al centro di quella cella vi era Artù con i polsi e le
caviglie
legate da spesse catene di acciaio. A Merlino scoppiò il
cuore
di gioia per aver ritrovato il suo principe e capì
immediatamente che se nella stanza da letto il
corpo del principe stava morendo era perché la sua anima era
intrappolata in
quel luogo oscuro. La sua gioia però mutò subito
in
preoccupazione quando giunse a quella conclusione e vide le condizioni
in cui si trovava l'altro. Lo
liberò dalle catene e gli prese la mano gelata tra le sue
per
infondergli un po' di calore.
Il principe aveva il viso coperto da un sottile strato di ghiaccio, le
labbra blu e un pallore spettrale che poteva significare solo che stava
morendo assiderato.
Merlino lo attirò a se per stringerlo in un forte abbraccio
e cercare di scaldarlo.
Se Artù era in quel posto dalla notte precedente era
tanto che non fosse già morto, quindi doveva andarsene il
più in fretta possibile da quel luogo.
Poggiò le labbra su quelle del biondo e gli diede dei
piccoli
baci per infondergli il poco calore corporeo che ancora gli restava.
Sapeva che non era quello l'unico
motivo per cui lo faceva ma doveva pur giustificare quel suo attimo di
follia.
Artù prese un poco di colore e, quando aprì gli
occhi, una forte luce biancastra li investì entrambi.
Quando Merlino aprì gli occhi trovò Gaius accanto
a lui che lo guardava con aria preoccupata.
-Merlino! Stai bene?- gli chiese.
-Io... Si, credo di sì. Artù?- domandò
rialzandosi
di scatto. Si avvicinò al letto del principe che si stava
lentamente risvegliando.
-Che cosa ci fate voi due qua?- chiese loro vedendoli entrambi al suo
capezzale, come se fosse un moribondo.
-Siete stato vittima di un incantesimo Artù, ma a quanto
pare
non era poi così potente come temevamo se vi siete ripreso.-
disse il guaritore nonostante sapesse benissimo che se il principe si
era ripreso era solo merito del suo apprendista. Artù si
grattò
pensoso la testa la testa. -Io ho fatto uno strano sogno in cui ero
prigioniero da qualche parte e faceva un gran freddo. Però
non
ricordo altro...forse c'eri anche tu Merlino e mi stavi aiutando, ma
non ne sono sicuro.-
Merlino sorrise. Era sollevato che Artù ricordasse il tutto
solo come un brutto sogno.
-Ma non è possibile. Tu non potresti mai aiutarmi Merlino,
sei troppo imbranato.- disse Artù.
Il sorriso non abbandonò le labbra di Merlino. Quelle
parole,
per quanto potessero suonare crudeli, non lo avevano affatto ferito
anzi era quasi lieto di sentire nuovamente quel dolce suono.
-Se lo dite voi, io vado a dare la bella notizia al re.- disse uscendo
dalla stanza.
-Merlino?- lo richiamò Artù. Il mago fece
capolino nella
stanza. -Grazie.- Il moro annuì regalandogli un dolce
sorriso
prima di dirigersi verso la sala delle riunioni.
Artù si alzò dal letto confuso. Non sapeva
perché
ma aveva sentito il bisogno di ringraziare il suo servitore. Era come
se lo strano sogno, o meglio incubo, che aveva fatto fosse
insolitamente verosimile. Lo avvertiva anche se non sapeva spiegarsi
perché avesse quella certezza, forse perché
sentiva
ancora sulla pelle quel terribile freddo pungente.
Così come avvertiva il calore e il sapore delle labbra di
Merlino. Quella era un prova inconfutabile.
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