Permette una Parola, Dottò?

di Subutai Khan
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Essere liberi sempre è come essere soli, dice il dottor Nestlè… ehm, Nesli nel suo ultimo singolo.
Magari equivoco il tono, ma sembra che lo dica come se fosse una cosa brutta.
Io personalmente non ci vedo nulla di brutto, in una frase come quella.
La libertà, pur non essendo la panacea di tutti i mali, spesso è una cosa meravigliosa: la libertà di poter dire “no” o “sì” come si vuole, la libertà di masturbarsi, la libertà di decidere per sé.
Banale, me ne rendo conto. Ma non per questo meno vero.
Stare soli, poi, è terribilmente sottovalutato.
Tanta, tantissima gente avrebbe un estremo bisogno di imparare a stare da sola.
La solitudine, quando è ben sfruttata, porta riflessione e saggezza. Che son sicuramente meglio delle uscite il sabato sera per andare a ubriacarsi nella solita bettola.
Ma è un’antica arte a cui siamo stati disabituati, quella di rimanere da soli. Meglio il rumore, la bolgia, il contatto spalla a spalla.
Bah. Rinuncio a capirvi.





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