Il mondo sussurra che io e te siamo amanti

di lapoetastra
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"Il mondo sussurra che io e te siamo amanti".
Lucrezia sorride. È voltata di schiena, lo sguardo che vaga perduto sul dolce paesaggio ferrarese, eppure lo riconosce immediatamente; riconosce quella voce, e ricorda quella frase che tanti anni prima le era già stata detta, allora con un tono leggermente più acerbo e tremulo, quasi timido.
"Cesare", mormora, girandosi piano, quasi con paura che il suo sia solo un sogno, una mera visione onirica destinata a sfumare al più minimo movimento azzardato.
E invece lui è lì, che la guarda, con la solita espressione  tronfia di chi crede, di chi sa, di essere un vincente, come del resto è tipico per un Borgia.
"Non è così che mi rispondesti l'altra volta, sorella cara". Non la sta canzonando, sta solo esprimendo la propria delusione nascondendola dietro  un sorriso sardonico, lui che è troppo orgoglioso per ammettere che qualcosa è stato in grado di ferirlo.
Lucrezia gli si avvicina, arriva quasi al punto di toccarlo, di sfiorargli una guancia ispida per la barba incolta, di avvolgere intorno al dito una ciocca incanutita che non è riuscito a nascondere, ma si ferma, quasi che ci fosse un muro invisibile tra loro.
"Sono passati tanti anni, Cesare. E sono cambiate tante cose, per noi, tra noi".
È Cesare che azzera le distanze, ponendole una mano sulla spalla, esercitando una leggera pressione che fa la fa fremere un poco.
"Nondimeno il sentimento che provo nei tuoi confronti non è mutato minimamente. E credo di non essere troppo saccente se sostengo che vale la medesima cosa per te".
Lucrezia si ritrae da lui, evita il suo sguardo indagatore che le profana l'anima e la mette a nudo, e sospira.
"Il tempo di amarci per noi è terminato, Cesare".
Il fratello la guarda. Non si avvicina più questa volta. Semplicemente, la fissa.
È una dura guerra la loro, a chi cede per primo.
Ne escono vincitori entrambi.
Cesare si muove verso la porta, Lucrezia si volta nuovamente verso la finestra.
"Il mondo sussurra che io e te siamo amanti", mormora ancora il ragazzo, e la sua voce è quella del giovane intrepido che era una volta.
"Diamogli allora una ragione concreta per farlo", mormora di rimando Lucrezia.
Le stesse parole di un tempo, accompagnate dalle medesime sensazioni.
Si gira di nuovo, ed i suoi occhi incontrano solamente la porta chiusa.
Cesare se ne è andato.
Cesare è partito per Viana, il suo ultimo viaggio.




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