Will we be strangers
Can we walk this fire?
Can we both survive it?
When our lungs stop burnin'
or will we be strangers?
Can you pull me closer?
Can you hear me screamin'?
Will we break the door down
or will we be strangers?
(“Will we be strangers” – Elisa)
Elijah e Tristan arrivarono a Mystic Falls in una radiosa
mattina di sole. L’umore dei due, tuttavia, era ben lontano dal rispecchiare la
giornata tersa e luminosa che li aveva accolti.
Elijah era cupo e preoccupato per l’attacco del branco di
licantropi alla scuola di Hope; era vero che erano stati neutralizzati, ma il
vero interrogativo era chi li aveva
mandati e perché?
Tristan, invece, non era per nulla contento di essere stato trascinato a Mystic Falls. O meglio, da
un lato si sentiva soddisfatto perché Elijah avrebbe imposto la sua presenza
come suo compagno davanti a Klaus, Hayley e gli altri familiari; dall’altro,
però, temeva che la loro contrarietà avrebbe potuto, come al solito, finire per
influenzare il vampiro Originale e renderlo meno gentile e disponibile con lui.
In quegli ultimi tempi Tristan aveva cominciato a pensare
che, per vivere davvero sereni insieme, lui e il suo Sire sarebbero dovuti
restare a Davilla Estate, chiudendo fuori il mondo e, soprattutto, gli altri
Mikaelson. Avrebbero dovuto occuparsi soltanto di rinforzare la nuova Strix e
di stringere accordi e alleanze con le streghe di New Orleans.
A Mystic Falls non sarebbe andata bene, se lo sentiva…
Il Conte De Martel era già nervoso per essersi dovuto
accontentare di una semplice stanza in un hotel senza troppe pretese, abituato
com’era ad alberghi di lusso e ville sontuose. Non sapeva quanto Elijah avrebbe
voluto trattenersi nella cittadina, sicuramente fino a quando non avesse
scoperto di più sull’attacco alla scuola di Hope, tuttavia aveva rifiutato sdegnosamente
di disfare i bagagli ed era rimasto a guardare la stanza senza nemmeno entrare,
ostentando un solenne broncio.
“Tristan, potremmo rimanere qui per giorni” gli aveva detto
Elijah. “Ai tuoi abiti non gioverà restare chiusi in una valigia.”
“Gioverebbe ancora meno sistemarli in quell’armadio” era
stata la supponente risposta di Tristan, “sicuramente pieno di polvere e di
chissà quanti germi.”
Tristan mantenne la stessa espressione sdegnata anche durante
l’appuntamento con Hayley e Klaus alla tavola calda locale, organizzato da
Elijah per discutere dell’aggressione e decidere il da farsi. Ovviamente,
Hayley non si fece sfuggire l’occasione di criticare l’atteggiamento del
giovane Conte, innervosita dalla sua presenza in qualcosa che, secondo lei, non
lo riguardava affatto.
“Sono spiacente che Mystic Falls non sia all’altezza dei tuoi
gusti raffinati” sibilò, “ma ti ricordo che siamo qui per proteggere mia figlia
e non per soddisfare i tuoi capricci. Se il posto non ti piace puoi sempre
andartene, farai un favore a tutti quanti!”
“Hayley, sappiamo bene che siamo qui per Hope” la riprese
Elijah. “E tu, Tristan, potresti mostrarti meno insofferente, almeno in questa
occasione?”
“Oh, certo, immaginavo che avresti preso le parti della
cagnetta” replicò piccato il giovane Conte.
“Io non prendo le parti
di nessuno, sono soltanto preoccupato per mia nipote e vorrei che…”
“Desideri che me ne vada?” lo interruppe Tristan, alzandosi
in piedi con gli occhi che mandavano lampi. “Non hai che da dirlo.”
“Penso che sarebbe la cosa migliore per tutti, visto che ci
stai facendo perdere del tempo prezioso” intervenne Klaus, senza tanti
complimenti. “Non sei d’accordo, Elijah? Immaginavo che la presenza di questo
ragazzino viziato avrebbe complicato le cose, ma tu ti ostini a imporlo alla
famiglia come se potesse esserci utile in qualche modo.”
Elijah, preso in mezzo, non sapeva bene come comportarsi. Non
avrebbe voluto ferire Tristan, ma era anche vero che si trovavano a Mystic
Falls per indagare sull’attacco dei licantropi e il giovane non gli stava
rendendo le cose più facili…
“Tristan, vorrei che tu facessi parte della famiglia, ma se
intendi ostacolare il nostro compito qui penso che…”
Il Conte non lo lasciò finire.
“Molto bene” replicò. Se Elijah lo avesse pugnalato al cuore
Tristan avrebbe sentito meno dolore, tuttavia il suo volto non lasciò
trasparire alcuna emozione, diventando una maschera di ghiaccio. Si staccò dal
tavolo e, senza dire altro, se ne andò, passando accanto al suo Sire senza
neanche guardarlo in faccia.
“Meglio
così, adesso possiamo finalmente parlare di quel branco di lupi e dei rischi
che corre Hope?” esclamò Klaus, richiamando l’attenzione di Elijah distratta
dall’uscita di scena plateale di Tristan.
“Sai,
continuo a pensare che non avresti dovuto portare qui il tuo mostriciattolo”
riprese Hayley, con acrimonia. Era soddisfatta perché riteneva di essere stata
lei a mandare via Tristan e adesso voleva stravincere. “Ci ha fatto perdere
tempo e concentrazione. L’attacco di un branco di lupi alla scuola di Hope è
qualcosa di molto grave, non riesco proprio a capirlo, lei ha anche sangue di
lupo nelle vene e non è certo loro nemica. Per questo sono preoccupata e la
presenza di quel Conte viziato ed egoista…”
“Adesso
basta, Hayley!” la interruppe Elijah, con voce calma ma gelida. “Dici di
volerti concentrare sull’aggressione del branco di lupi ed io sono
perfettamente d’accordo, ma adesso sei tu che stai perdendo tempo, ripetendo
che la presenza di Tristan ti è sgradita. Vogliamo parlare di quei lupi o starcene
qui a ostentare rancori e rivalità?”
Un
lampo di rabbia passò negli occhi di Hayley. Si mosse a disagio sulla sedia, in
preda all’indignazione, ancora una volta sconfitta… e non ribatté.
“Il
problema è proprio questo” disse Klaus, ignorando anche lui Hayley e
riprendendo il discorso sull’attacco alla scuola. “Non esiste un motivo per cui
dei lupi dovrebbero voler fare del male a Hope. Sono convinto che qualcuno li
abbia manovrati e questo qualcuno non può che essere una strega. Ricordi,
Elijah, quando nostra madre cercò di allearsi con il branco, a New Orleans?”
“Ma
non può essere opera di nostra madre, lei ha raggiunto finalmente la pace, anni
fa” rispose Elijah.
“Niente
di ciò che potrebbero fare i nostri amati
genitori mi stupirebbe più” commentò caustico Klaus. “Tuttavia penso che tu
abbia ragione, si tratta senza dubbio di un’altra strega… il problema è
scoprire la sua identità, dopo di che sarà lei ad avere dei grossi problemi!”
“Una
strega… potrebbe trattarsi di Bonnie Bennett? Lei è molto potente” suggerì
Hayley, tanto per dire qualcosa dopo la brutta figura rimediata poco prima con
Elijah.
“No,
non Bonnie, lei non è nostra nemica e non avrebbe ragione di mettersi contro
gli allievi della scuola fondata da Alaric e Caroline” replicò Elijah, laconico.
“Penso che, se veramente c’è una strega dietro l’attacco dei lupi, si tratti di
qualcuno che nessuno di noi conosce, che agisce nell’ombra e per questo ancor
più pericolosa.”
“Allora
cosa facciamo, fratello? Non ho intenzione di aspettare che qualche misterioso
nemico mandi nuovamente dei sicari alla scuola di mia figlia!” si spazientì
Klaus.
“Nemmeno
io voglio che Hope corra alcun rischio” dichiarò Elijah, alzandosi in piedi.
“Per questo ho deciso di contattare Davina o il signor Griffith e chiedere ad
uno di loro di venire qui al più presto. Possiedono dei grandi poteri e senza
dubbio saranno in grado di localizzare una strega nemica, in qualunque luogo
possa nascondersi.”
“E’
una buona idea, ma è meglio che sia tu a contattarli, Elijah. Davina non ha
molta simpatia per me e di certo non sarebbe così bendisposta a farmi un
favore” disse Klaus, con un ghigno.
“Molto
bene. Tornerò immediatamente all’hotel e inizierò a fare telefonate. Voglio che
Davina o il signor Griffith siano qui al più tardi domani e sarei felice se
anche Freya si unisse a noi.”
“Puoi
chiamare anche da qui” si intromise Hayley, indispettita. “Perché hai così
fretta di tornare in hotel?”
Elijah
sapeva bene per quale motivo voleva tornare in hotel il prima possibile e
sapeva anche che Hayley lo aveva indovinato. Tuttavia non volle darle
soddisfazione.
“Una
tavola calda di Mystic Falls non mi sembra il luogo più adatto per chiamate del
genere. Preferisco la privacy della mia stanza d’albergo” rispose, laconico.
“Vi farò avere notizie al più presto.”
Dette
queste parole, il vampiro Originale si affrettò ad uscire dal locale per
dirigersi verso il piccolo hotel in cui aveva prenotato… e nel quale sperava di
trovare Tristan, magari ancora imbronciato e offeso. Certo, l’urgenza di
tornare nella stanza che divideva con lui non era dovuta solo alla
preoccupazione per Hope.
All’improvviso,
Elijah si era sentito invadere dal senso di vuoto che lo aveva torturato così a
lungo tanti mesi prima, nel periodo trascorso alla disperata ricerca di
Tristan. La sensazione era stata talmente intensa da spaventarlo e indurlo a
credere si trattasse di una sorta di premonizione. Poteva essere? Tristan
poteva essersi offeso così tanto da voler fuggire di nuovo?
Forse
aveva sbagliato a non prendere subito le sue difese davanti ad Hayley, forse
Tristan si era sentito nuovamente tradito. Nonostante la sua forza d’animo e il
suo coraggio, Elijah sapeva che il giovane Conte rimaneva tuttora insicuro
quando si trattava di Hayley: certo non la temeva, temeva piuttosto il legame
che, comunque, c’era stato tra lei e il suo Sire.
In
qualche luogo remoto del suo animo, si annidava tuttora la paura che Elijah
potesse scegliere ancora lei, preferirla al suo amante…
L’angoscia
chiudeva la gola a Elijah mentre lui si precipitava, sempre più affannosamente,
verso il modesto hotel di Mystic Falls. No, Tristan non poteva essersene
andato, non poteva averlo lasciato di nuovo, non lo avrebbe sopportato.
Arrivò
nella stanza e si richiuse la porta alle spalle, prima di lasciarsi sfuggire un
sospiro di sollievo.
No,
Tristan non era fuggito.
Il
Conte De Martel sedeva presso la finestra, con lo sguardo perso ad inseguire
chissà quali pensieri. Sorpreso, si voltò di scatto e negli occhi blu gli
comparve un lampo allarmato.
“Sei
già tornato? Credevo che avresti trascorso il resto della giornata perduto nei
ricordi lieti condivisi con la tua cagnetta” lo apostrofò, tagliente.
“Sai
benissimo che non nutro alcun interesse per Hayley” disse Elijah.
“Davvero?
Non è ciò che mi è sembrato di vedere in quello squallido locale…”
“Allora
forse non hai guardato bene” tagliò corto il vampiro Originale, facendosi
sempre più vicino.
Tristan
scrollò il capo, con un lieve sorrisetto.
“Ho
guardato fin troppo bene” mormorò, “e ho visto che, come sempre, tu hai preso
le sue parti… contro di me.”
“Allora
saresti dovuto restare e ascoltare in che modo mi sono rivolto a lei, non
appena ha osato attaccarti ancora” replicò Elijah, afferrando il giovane Conte
per le spalle e baciandolo con prepotenza. Tristan cercò di opporsi, ma il suo
rimase uno sterile tentativo: non voleva veramente cacciare via il suo Sire e,
al contrario, aveva desiderato spasmodicamente ritrovarselo addosso in quel
modo, farsi prendere con veemenza, baciare profondamente e trascinare sul letto
senza tanti complimenti. Aveva sofferto moltissimo pensando ai trucchi e alle
civetterie che Hayley avrebbe potuto sfoderare per tentare di riconquistare
Elijah ed era stato soltanto l’orgoglio a trattenerlo dal tornare indietro,
alla tavola calda, per dire in faccia alla lupa tutto ciò che pensava di lei.
Adesso
ogni fibra del suo essere accettava, anzi bramava, le mani di Elijah sul corpo
che gli strappavano di dosso le vesti, la bocca di lui dappertutto, le carezze
sempre più audaci e i baci sempre più intimi e profondi. Il suo gemito quando lui
lo penetrò con vigore fu un grido liberatorio e Tristan accolse e assecondò le
spinte frenetiche e impetuose di Elijah, fino ad annullarsi totalmente insieme
a lui in un’estasi di assoluto piacere.
Solo
alla fine di quell’assalto travolgente il vampiro Originale, placato il suo
oscuro terrore di perdere l’amato, poté rilassarsi e si sistemò sotto le
coperte, stringendo Tristan tra le braccia e spiegandogli in poche parole ciò
che aveva deciso di fare per indagare sul mandante dell’assalto alla scuola di
Hope.
“Sì,
credo che la tua scelta sia la più saggia” approvò Tristan, in tono malizioso.
“Dunque adesso trascorrerai la serata a fare telefonate?”
“Non
tutta la serata” precisò Elijah,
sovrastando di nuovo il giovane con il suo corpo e imprigionandogli i polsi con
una mossa sensuale.
Riprese
a baciarlo, dapprima con lentezza e poi con sempre maggior intensità. Ancora
una volta fu su di lui, ancora una volta si fece largo nel suo corpo liscio e
delicato, con spinte questa volta più profonde, lente e intense per prolungare
al massimo il piacere e godere di ogni singolo istante, fino a travolgere completamente
Tristan, lasciandolo senza fiato.
Le
telefonate a Freya, Davina e Vincent erano molto importanti e le avrebbe fatte
al più presto, certo.
Eppure,
in quel momento, ritrovare l’intesa con Tristan ed esorcizzare la paura di
perderlo aveva la precedenza.
Il
suo mondo si stava capovolgendo: dopo più di mille anni aveva saputo mettere il
suo amante, il piccolo e capriccioso Conte De Martel, prima della sua stessa
famiglia.
Era
vero, era qualcosa di incredibile, una sorta di rivoluzione copernicana… eppure soltanto adesso Elijah si sentiva
completamente vivo, soltanto scegliendo Tristan ancora e ancora Elijah
ritrovava la parte più autentica e vera del suo essere.
FINE