IPLF 8
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Italia.
Invischiati per le feste
.
.
8. La partita
.
.
.
"Giulio!"
"Oh,
è il mio giorno fortunato, allora! Perché nessuno me
l'aveva detto?" il ragazzo pareva leggermente isterico. "Piadinaio,
perché nessuno me l'aveva detto?"
L'uomo da dietro il bancone alzò le voluminose spalle.
"Giulio, che cosa ci fai qui?" domandò Nicole, scendendo dalla macchina e guardandosi intorno con smarrimento.
"Mah, portavo a spasso le piadine." sbeffeggiò.
"Dov'è Serena?"
"Chi?"
"Serena! Ha detto di aver... ha detto che era..."
Giulio
seguiva i vagabondaggi mentali di Nicole con le pupille allargate dallo
sgomento, mentre lei dapprima non si dava pace nel non vedere alcuna
Punto blu e poi si lamentava come presa da una spiacevole intuizione e
si chiudeva di nuovo dentro la macchina, però senza partire.
Giulio la raggiunse a lato del finestrino: "Ti chiamo un medico? Hai forato il cervello?"
"Non ho forato proprio niente."
Giulio
l'aveva capito, ma aveva solamente tentato di sdrammatizzare: "Fammi
indovinare, Serena ti ha fatto venire qui con una scusa."
"E
Andrea ha fatto venire te qui con una scusa." realizzò lei,
fissando quelle invitanti piadine e poi qualcos'altro di invitante tipo
le sopracciglia teneramente corrugate del princeps.
"Ci hanno invischiati. Che stronzi."
Nicole
rimase imbronciata a braccia conserte dietro il volante: "Già.
Io rischio il castigo a vita e loro si mettono a giocare a Cupido,
davvero maturo per due che, come età, hanno già superato
il quarto di secolo!"
"Beh,
vai." le suggerì, ovvio, indicando l'asfalto alle sue spalle.
"Fai finta che non sia successo nulla e continua per la tua
strada."
Nicole
fermò gli occhi su di lui e, contrariamente a quello che le
ordinava il cervello, lasciò che lo passassero per bene in
rassegna. Divino, come sempre. Ma anche dall'aria maledettamente
sofferente e trascurata che le faceva un pochino ballare le gambe: "Tu
perché sei qui e non alla partita?"
Giulio
schioccò la lingua e, deciso che non ne voleva parlare,
passò entrambe le piadine attraverso il finestrino, mollandole
in grembo a Nicole: "Queste sono per il viaggio. Buon
proseguimento."
Le voltò le spalle e prese a camminare speditamente in direzione opposta.
Ma Nicole, accidenti, era stata ormai invischiata a tutti gli effetti.
Scese dal veicolo e seguì Giulio di corsa: "La squadra è praticamente caduta in rovina, senza di te!"
"Strano."
"Mio
padre è sull'orlo della crisi identitaria!" gli comunicò
senza scalfirlo di una virgola. "Hanno fatto capitano Luca Ciambelli e
lui sicuramente lo farà perdere. Ci farà perdere!"
"Però è un gran figo." ribatté lui, con un occhiolino insolente.
"Dai,
Giulio!" guaì Nicole. "Non posso credere che tu, proprio tu,
eroe della massa e re dei campi da rugby, stia rinunciando al tuo
quarto d'ora di gloria!"
"Non gioco a rugby per la gloria."
"E per che cosa, allora?"
"Perché
mi piace." sviscerò Giulio, le mani in tasca e le noccioline
congelate attorno alle pupille. "Non devi sempre per forza scambiare il
piacere per la gloria, quando si parla di me, Lucich. Non sono
realmente montato e megalomane come pensi."
"Sì che lo sei."
"Va bene, lo sono, ma ci sono cose che amo davvero. Tipo il rugby." precisò a scanso di equivoci.
"E allora perché sei ancora qui?"
Giulio
sbuffò, il ritorno di Andrea ormai ipotesi scartata e la tenacia
di Nicole sempre più stretta attorno al suo collo:
"Perché ero stanco. Perché sentivo troppo il peso di fare
da capitano, allenatore, pilone, tallonatore, ala e pure arbitro, fra
poco! Ho bisogno di una pausa."
"Non è vero."
"Sì che è vero!"
Nicole
lo guardò bene bene in viso. Sì, era vero. Era vero che
era stanco morto, e stressato, e oppresso. Ma no, non era vero. Non era
vero che voleva sul serio mandare tutto a rotoli, che non voleva
partecipare alla partita, che non voleva tentare di vincere quel
titolo. C'era più di quello nel suo sguardo.
"Anche
se fosse, non è abbastanza intelligente da farti saltare
novantanove cancelli e fermarti davanti all'ultimo. Ti conosco, Giulio,
se proprio avessi voluto ritirarti, l'avresti fatto con il cervello,
non con il culo."
"Allora mi sa che non mi conosci."
"Hai voglia, mi hai invaso casa fin da quando non sapevamo ancora l'alfabeto. Dimmi la verità."
"L'ho detta."
"No."
"Sì."
"Giulio,
non farmi incazzare!" tuonò Nicole. "E non propinarmi altre
stronzate, perché giuro che ne ho abbastanza! Dimmi
perché dal primo dell'anno hai abbandonato il trono;
perché non ti sei più fatto vivo?"
Alla fine, Giulio decise di arrendersi: "Perché mi avevi chiesto di sparire dalla tua vita e io lo sto facendo."
La
ragazza si lasciò piacevolemente sorprendere dalle sue parole.
Non intendeva esattamente quello, cioè che Giulio dovesse
rinunciare al suo posto nella squadra... lei intendeva in generale, che
sparisse dalla sua vita... anche se sì, effettivamente la sua
vita era molto legata al mondo del rugby in cui era anche Giulio.
Già, era esattamente
ciò che si sarebbe evinto dalle frasi di qualche sera prima.
Come faceva a non dover più incontrare qualcuno con cui
condivideva, praticamente, ogni spazio? Quella di Giulio era stata una
deduzione puramente logica.
E
pareva che l'avesse rispettata a tal punto da seguirla diligentemente,
in tutto e per tutto. Giulio stava... mettendo da parte se stesso?
Mettendo da parte la sua passione, nonché il suo enorme,
smisurato ego?
Per lei?
Si
riscosse e pensò che, comunque, adesso la priorità era la
partita. Perché sotto sotto pure lei voleva che vincessero
quella partita. Un Antonio Lucich incazzato per casa non piaceva a
nessuno.
"Andiamo." gli disse, convinta di rimandare a più tardi le elucubrazioni e cercare almeno di salvare il salvabile.
"No."
"Andiamo, Giulio, non farti pregare!" strillò, strattonandogli il braccio.
"Nicole, no, sarebbe solo una mossa ancora più ridicola." la contradisse lui.
"Perché?
Sono certa che mio padre stia pregando in una tua comparsa a sorpresa,
che i tuoi compagni non aspettino altro, che gli avversari se la stiano
facendo in mano nel timore di vederti sbucare all'ultimo."
Giulio
fissò quelle monetine iridescenti sulla faccia arrossata di
Nicole: "Cosa sarebbe, un complimento sulla mia bravura?"
Pomposo fino alla fine, Nicole era incredula.
"Ti
prego!" sbuffò allora, e Giulio si ricordò della prima
volta in cui lei gli aveva chiesto di organizzare una festa, per i
diciotto anni della sua amica Maria, mentre lui stava solo cercando di
racimolare qualche soldo nel bar sotto casa e non pensava minimamente
che si sarebbe cacciato in quella situazione. Non pensava che si
sarebbe fatto prendere da certi impulsi, finendo per fare un'enorme
sciocchezza e che sarebbe rimasto male di fronte alla reazione di lei
al non ricordare e, addirittura, aberrare l'ipotesi che fosse successo
proprio con lui. Perché lui, in realtà, aveva provato
qualcosa mentre erano nudi su quel divano, ma lei sembrava tutt'altro
che della stessa opinione. Perché lei non l'aveva mai voluto tra
i piedi e mai apprezzato, sin da quando erano bambini. E in quella
notte in cui lui aveva capito di essersi innamorato, come avrebbe fatto
a dirle 'Ehm, no, scusa, ieri sera ho approfittato della tua
ubriacatura per fare l'amore così non mi avresti respinto come
al solito?'. Quella mattina, davanti alla delusione, gli era mancato il
coraggio e più il tempo passava, più esso veniva meno.
Così il guaio era diventato gigante e lui ancora non era
riuscito a fare nulla che potesse rimediare... nemmeno cercare di
esaudire la sua richiesta di starle lontano. Giulio sapeva di essere
stato stupido, codardo e ingiustificabile. Ma non sapeva come gestire
quella situazione, non l'aveva mai saputo e adesso, di fronte a lei,
non gli veniva nemmeno uno stupido 'scusa'.
Se
fosse stato suo fratello, avrebbe sicuramente fatto la cosa giusta. Ma
Giulio non era Andrea... Giulio aveva sempre e solo sperato, un giorno,
di diventare come Andrea.
"Non ho nemmeno la divisa..." tentò debolmente di protestare, ma lei alzò le spalle.
"Ne ho un baule pieno."
"Che dirò a tuo padre?"
"Ci pensiamo in macchina."
"Non so..."
"E
allora, Pizzi, la vuoi finire di comportarti da mezza pippa?!"
sbottò lei, ravvivando il tutto con un destro niente male sulla
sua spalla. "Sei o non sei Giulio, il principe di 'sto cavolo, Pizzi,
esecutore di mete e governatore dell'universo? Li vogliamo stendere o
no questi quattro dilettanti pappamolli ed entrare finalmente nella
storia? Pizzi, che cazzo!"
Giulio
si incagliò sulla sua espressione terribilmente ridicola
accompagnata dal rossore da sforzo, e finalmente le regalò uno
struggente sorriso: "Siete davvero insopportabilmente uguali, voi
Lucich. Vi odio."
"Beh, altrettanto!"
*
Nicole
frenò a pochissimi metri dall'entrata dello stadio da rugby: non
era un grandissimo edificio, ma abbastanza da avere una cancellata
solenne spalancata sul brillante verde del campo, che avrebbe invitato
chiunque a lasciarsi accogliere al suo interno.
Giulio, però, non si sentiva troppo il benvenuto.
"Non ti punirà." lo rincuorò Nicole, riferendosi chiaramente a suo padre.
"Sappiamo entrambi che non è vero."
"No,
questa volta non lo farà, sono sicura." si voltò verso di
lui per apprezzare come il sole alle sue spalle gli contornasse di
santità quella criniera d'oro. Lei l'aveva detto che lui si
sarebbe palesato come un Cristo onnipotente provvisto di aureola per
salvare i culi e, infatti, eccolo lì.
Peccato che in realtà fosse satana, ma lo sapeva solo lei.
"Come fai ad esserne così sicura?"
Nicole
si sforzò di spostare la sua attenzione su altro, tipo il
volante, che accarezzò con entrambe le mani nella proiezione di
quella nottata che ancora non era riuscita a togliersi dalla testa: "Ho
parlato con lui qualche giorno fa... ci tiene veramente tanto a te,
Giulio, da sempre. Nonostante il suo carattere di merda e la tendenza
ad abusare dispoticamente della patria potestà, lui ci vuole
bene. E a te in un modo davvero singolare, tanto che, come al solito,
ti riserverà un trattamento speciale anti-castigo."
"Non gli hai detto niente, vero?"
La ragazza si ritrovò senza fiato: "Riguardo che cosa?"
"L'elefante in questa macchina." rispose, ovvio, Giulio.
Lei
negò, riservandosi semplicemente di scuotere la testa e poi
guardare l'orario: "Faresti meglio ad andare, la partita è
praticamente iniziata."
"Va bene."
Giulio
non disse nient'altro e scese dall'auto con aria né felice
né triste. L'elefante che avevano lasciato in macchina era
niente meno del loro recente epico litigio sul fatto che avessero fatto
sesso e che ne fossero seguiti dibattiti di memoria ed omertà.
"Giulio?"
Angelico era a bordo campo, intento a riscaldarsi, e fu uno dei primi a
vedere Giulio e Nicole arrivare portando una montagna di divise a
testa. "Giulio!"
Contento
come una pasqua, mollò lì la corsa sul posto e fece uno
scatto felino verso l'amico, tramortendolo e travolgendolo con tutto il
suo peso. Le divise caddero e si sparsero sul prato, mentre Angelico
strozzava Giulio in un autentico abbraccio di sollievo.
"Non sono mica resuscitato dai morti, Ange. Anche se mi si dipingerebbe bene addosso come cosa."
"Oh, regà, regà!" sbraitò quello, ormai fuori dalla gioia. "C'è il capitano!"
Gli
altri membri furono attirati dal trambusto e non appena verificarono
con i loro occhi che Angelico non stesse sparando cavolate, accolsero
il princeps davvero come una folla di sudditi acclamanti. Solo Luca, in
un primo momento, se ne restò in disparte con il muso lungo, poi
pensò che almeno si sarebbe salvato da eventuali e probabili
figuracce e si unì all'esultanza, per somma inquietudine
degli avversari, il cui incubo si stava avverando.
"Pizzi!"
Ed
ecco il prevedibile rombante richiamo, sparato a secco da una voce
burbera che accompagnava il corpo dell'allenatore più temuto
della città. Giulio e Antonio si guardarono negli occhi per
qualche trepidante, storico attimo di tensione, poi quest'ultimo si
aprì in un sorriso: "Stavo davvero cominciando a pensare di aver
allenato per anni una mezza sega."
"Nossignore." dissentì il ragazzo. "Anzi, se me lo permette, vorrei giocare questa partita. Come capitano."
"Concesso, Pizzi." accettò l'uomo, senza troppi rimpianti.
Giulio
lo fermò, mettendo le mani avanti: "Però c'è una
cosa che devo dirle, prima di cominciare." rivelò, catturando
l'attenzione dei suoi compagni e di Nicole qualche passo dietro di lui.
Antonio
incrociò le braccia, un po' scettico e un po' preoccupato, la
cartellina con le tattiche che premeva contro i suoi muscoli nervosi:
"Sentiamo, Pizzi."
"Ho fatto sesso con sua figlia."
Dai ragazzi della squadra si levò un ooh di tutto rispetto. Nicole mollò a terra le divise. Antonio Lucich diventò bianco come un lenzuolo.
Ma
Giulio non aveva finito: "Sono in parte responsabile della distruzione
di casa sua, durante la festa che ho aiutato ad organizzare
quest'estate."
Un altro ooh e un'altra sfumatura in meno sul volto di Lucich.
"Ho
aiutato ad organizzare anche quella di Capodanno e sono certo che
l'incendio sia colpa di mio fratello. Era sua la sigaretta intatta che
ha dato origine alle fiamme."
Uuuuh.
Ci mancava poco che si mettessero ad ascoltarli pure dagli spalti e che la gente facesse la ola ad ogni malefatta di Giulio.
"E
infine, sempre durante l'ultima festa a casa sua, signor Lucich, ho
baciato sua figlia. Perché è irritante quanto lei, ma mi
sono ricordato che mi piace. Tanto. Forse troppo."
Nicole
aveva gli occhi sgranati sulla figura biblica di Giulio e tutte le
membra immobilizzate come se avesse avuto un incontro ravvicinato con
un basilisco. Giulio Pizzi aveva appena detto a suo padre che cosa? Era impazzito totalmente?
Giulio
non osò spezzare lo scambio di sguardi tra lui e Antonio e
infatti fu quest'ultimo, infine, a rompere il contatto: "Vai a
cambiarti, Pizzi." disse solamente, a mezza voce, mentre tutti
palpitavano di fronte alla scena al cardiopalma e la
possibilità, cinquanta cinquanta, di vincere o rimanere
per sempre senza un capitano.
"Poi
buttati là in mezzo e vedi di farci entrare nella classifica."
completò Lucich, scatenando un collettivo sospiro di sollievo.
"A fine partita, cento flessioni e riordini tutto il campo. Questo da
oggi fino a gennaio 2020 anche per quanto riguarda i nostri
allenamenti. Sono stato chiaro? E niente più Audi."
Giulio
annuì e, senza proferire verbo, sotto le occhiate ammirate e
divertite dei compagni di squadra, scappò verso gli spogliatoi
per infilarsi scarpe fosforescenti e fascetta nei capelli.
"Quanto
a te." grugnì Antonio voltandosi verso la figlia ancora immobile
al centro di un'esplosione di casacche. "Sei salva solo perché
l'hai fatto con Giulio e non con qualsiasi altra persona."
Nicole deglutì e lanciò un timidissimo sguardo verso Lucaddominali.
"Ma sappi che da oggi in poi vi starò con il fiato sul collo come un segugio."
Nicole
vide, in fondo agli occhi oltraggiati di suo padre, un lampo divertito.
Capì che non era affatto una vera minaccia e che l'avrebbe
perdonata... magari nel giro di un annetto o due, ma l'avrebbe
perdonata.
Apprezzò comunque lo sforzo e sorrise timidamente: "Ti voglio bene, papà."
"Fila a prendere il resto delle divise! Subito!"
La
voce grossa di Antonio rimbombò per tutto lo stadio e lei
eseguì all'istante quell'ordine, senza pensarci due volte.
*
"Il
pulcino è tornato al nido. Ripeto: il pulcino è tornato
al nido." Andrea raggiunse Serena sugli spalti, accomodandosi accanto a
lei, proprio mentre l'arbitro soffiava il fischio di inizio.
"Uuh,
sono così emozionata!" decretò lei, accompagnandosi con
un piccolo applauso. "Avevo paura che si sarebbero accoltellati prima
ancora di arrivare allo stadio."
Ma Andrea aveva la garanzia delle garanzie: "Avevo chiesto al piadinaio di tenerli d'occhio."
"Aaaah." Serena, intenerita, si sciolse tutta, guardando il suo complice con la testa piegata di lato. "Sei stato un fenomeno."
Lui
si passò una mano nei capelli, inumidendosi le labbra e
tirandosela tutta: bello, certo, ma decisamente ridicolo:
"Grazie, micio miao. Modestamente, è una caratteristica comune
di noi Pizzi."
"Lo
vedo." fece lei accennando al Pizzi numero due, che era appena sceso in
campo provocando un sollevamento popolare degno del derby di San Siro.
Erano tutti felicissimi del suo ritorno, specialmente Nicole che lo
guardava da bordo campo con le gote surriscaldate.
Serena ora si sentiva completa. Aveva invischiato i suoi invischiatori. Amen.
"Allora...
" si schiarì la voce e passò a concentrarsi sulle cose
serie, mentre in campo si dava il via a un duello già deciso in
partenza. "Che hai fatto di bello dall'ultima volta che ci siamo visti,
a parte organizzare la trappola per tuo fratello e la mia ex cognata?"
Andrea
finse di essere interessato alla partita per non dover vedere
l'espressione delusa di Serena nel raccontarle ciò che
seguì: "Mhm... inviato curriculum senza mai ricevere una
risposta."
"E basta?"
Perché,
c'era qualcos'altro che contava, quand'eri un ragazzo di venticinque
anni senza nessuna prospettiva da offrire alla donna che avresti voluto
al tuo fianco? Almeno Sandro un appartamento sapeva gestirlo,
economicamente parlando.
"Riordinato vestiti, fatto una partita a hockey contro il muro e imparato la coreografia di Wannabe delle Spice Girls. Te?"
Serena
non riuscì proprio a trattenersi, e rise di gusto, cercando di
seguire il suo inesistente filo logico: "Riassaporato i vantaggi di
essere single."
"Sono più o meno quelli di essere fidanzata?"
"Dipende con chi sei fidanzata."
"Ti
vedo molto più radiosa rispetto ai nostri brevi incontri
precedenti, Serena. Molto più... serena." osservò, suo
malgrado, Andrea, preoccupato che si potesse trattare dei benefici
effetti della sua annunciata riscoperta.
"È
perché hai avuto occasione di vedermi in periodi un po' bui
della mia vita. Beh, non che tu te la sia mai spassata meglio, eppure
sembri sempre alla grande. Sempre molto... Andrea."
A Serena parve di vederlo arrossire.
"Grazie.
Ma per curiosità, te lo vorresti uno disoccupato e troppo
storpio per giocare a hockey?" le chiese totalmente a caso, in una gran
botta di autostima.
Una
delle due squadre - Serena e Andrea non capirono quale perché
non stavano realmente seguendo - fece meta e tutti si alzarono in
piedi, chi per protestare, chi per esultare.
"Mi
stai chiedendo se mi faccio problemi con te perché non hai
ancora un lavoro?" si informò la ragazza, appena la folla si fu
ammansita.
"E perché non mi rivogliono in squadra, a hockey."
Serena divenne un po' maliziosa: "Ma tu l'hai mai veramente superato il trauma di Lucia?"
"Sì, perché? Hai paura che sia ancora innamorato di lei?"
"No,
ma si vede che credi ancora che tutti siano autorizzati a trattarti
come ti trattava lei, cioè pretendendo la totale devozione a
ciò che si pensa debba essere la tua vita."
"Oh,
ma senti da che pulpito, micio miao!" il ragazzo si sbatté una
mano sulla coscia, felice che Serena si fosse dichiarata più
comprensiva della sua ex-fidanzata strega (anche se ci voleva poco), ma
perplesso dall'accusa.
"Perché dici 'da che pulpito'?"
"Perché anche tu credi ancora che tutti siano noiosi come Sandro."
"Noioso? Non penso mica che tu sia noioso!"
"Però
sei convinta che non ti prenderò e bacerò in mezzo a
tutta questa gente fra esattamente... adesso." Andrea compì le
sue stesse premonizioni: allungò la mano dietro la schiena di
Sere, la spinse verso di sé e le avvolse le labbra con un bacio
francese a tradimento.
Manco a farlo apposta, chi era lì sul serio per amore del rugby, si alzò in una standing ovation per la contestuale seconda meta, ancora una volta di provenienza sconosciuta da ciascuno dei due piccioncini.
Quando si staccarono, Serena era stupefatta: "E questo che significa?"
"Scusa, non riuscivo più a trattenermi. Ho anche scritto canzoni nell'attesa di questo bacio."
Serena
si asciugò le labbra inumidite con il cuore che ronzava nelle
orecchie e un vago senso di vuoto sotto i piedi. Ma cercò di non
dare a vedere quanto fosse innamorata persa di lui e di quella sua
dannatissima lingua sempre in moto: "Mi ero fatta un sacco di castelli
in aria su quanto fossi rispettoso ed educato."
"Mica ti ho stuprato, micio."
"Intendevo nel senso che non avresti corso troppo."
"Senti,
dignitoso sì, ma fesso proprio no." dichiarò lui. "Se
cerchi un uomo che giri con il paraocchi senza accorgersi di avere la
donna perfetta a fianco, allora torna pure dallo Swiffer Duster formato
birillo umano che ti ha tradito con mezza città. Io mi prendo
quello che voglio, Serena, e visto che già una volta la sfiga
è arrivata prima di me, penso sia seriamente ora di mettere dei
paletti."
"Fa molto Buffy l'Ammazza Vampiri questa frase."
"Io adoro Buffy l'Ammazza Vampiri."
"Io
non ho problemi se stai troppo male per giocare a hockey." ci tenne a
fargli sapere, sempre un po' a random com'erano state finora tutte le
loro conversazioni. "E se quando starai meglio, vorrai riprovarci e
rientrare in squadra, non avrò problemi ugualmente. Anzi, ti
starò accanto, in qualsiasi tua scelta, come lo farò per
cercare un lavoro che ti stimoli, dovessero volerci anche altre cento
coreografie delle Spice Girls."
Andrea
la fissò in modo penetrante e dunque anche inquietante: "Come
sono contento di essermi mezzo ammazzato in bici, quel giorno lungo la
strada."
"Come
sono contenta di aver scoperto che Sandro mi tradiva, quel giorno che
me ne sono andata in giro in macchina lungo la strada."
"Vuoi essere la mia fidanzata?"
"Sempre molto diretto, tu."
"Puttana." fu il suo modo di dire 'già'.
Serena
voleva dire di sì, voleva tantissimo dire di sì, ma prima
c'era un'altra cosa che voleva ancora di più: "Senti, la mia
macchina è parcheggiata proprio qui fuori..." gli
sussurrò direttamente in un orecchio, più che altro
urlando per farsi capire sopra il caos della tifoseria. "Ti va di farmi
conoscere il tuo Walter?"
Andrea sorrise sornione, poi le agitò il pollice davanti alla faccia: "Se mi dai un passaggio..."
Si alzarono entrambi, decidendo che, più tardi, si sarebbero fatti fare un riassunto del primo tempo della partita.
*
Coriandoli
colorati volavano ovunque per la premiazione. Dagli altoparlanti era
stata fatta partire la solita canzone dei Queen e una bella ragazza
aveva addirittura consegnato delle medaglie ai giocatori: era una
cerimonia esageratissima per delle classifiche prettamente
territoriali, però persino l'integerrimo coach Lucich si era
lasciato andare alla doccia di champagne.
Avevano
vinto, anche se non c'era stato nessun dubbio dal momento in cui un
certo Giulio Pizzi aveva messo piede in campo. Sette delle undici mete
portate a casa erano sue... e li avevano fatti vincere.
"Hurrà!
Vittoriaaaaa!" ululò Angelico, fiondandosi a bordo campo e
placcando Maria con la sua stazza da mediano di mischia.
Spiaccicò il suo seno abbondante contro la maglia impregnata di
vino e poi la baciò in mezzo a tutti.
Valentina
trovò quella manifestazione d'affetto così carina che
decise di voltarsi verso Alessio e replicare il gesto per par condicio.
Nicole si ritrovò accerchiata da gente che si baciava e un po' le venne il vomito.
"Ehi,
Niky!" la chiamò Luca, lo statuario Lucaddominali, trottando
allegramente verso di lei. "Un cinque alla miglior ragazza pon pon che
potessimo avere dalle elementari in poi! Questa vittoria è anche
merito tuo!"
Nicole batté il cinque fratturandosi il polso e ricambiando i complimenti: "Siete stati grandi."
"Anche
tu e Giulio che siete comparsi all'ultimo per salvare il Natale. A
proposito, carina la dichiarazione pre-partita del capitano."
La ragazza arrossì come un'aragosta bollita: "Decente, sì."
"Non
l'avrei mai sospettato, se devo essere sincero. Lui sembra sempre
così immune a tutto e tutti... comunque, dato che intuisco che a
te i suoi tentativi non attizzino più di tanto, data la tua
maggiore propensione verso i ragazzi calorosi e, sai... che vanno
subito al sodo, ecco; volevo chiederti... ti va di festeggiare la
vittoria di questa partita insieme?"
Nicole
lo guardava ma non stava realmente ascoltando, né tanto meno
capendo. Si era persa a ripensare a tale 'decente' dichiarazione di
poco prima e poi non si era capacitata del fatto che, anche con una
palese presa di posizione di Giulio nei suoi confronti, Luca ci stesse
comunque provando con lei. Aveva veramente una montagna segatura in
testa o era solo stronzo?
"Ti
potrei portare a cena e poi ho casa libera." chiuse il ragazzo, con un
gran occhiolino ficcato lì in sostituzione del 'così
finalmente possiamo spogliarci e bada-bim-badabum copulare
selvaggiamente'.
Nicole
si lasciò scappare un gutturale lamento per il ben di Dio
immaginato senza vestiti, ma poi fece un rapido bilancio su altri corpi
celestiali che le orbitavano intorno, e decise di declinare.
"Grazie, ma devo rimanere a sistemare il campo e poi riportare tutto al magazzino."
"Dopo, allora?" non demordette il bacato.
"No,
Luca, grazie lo stesso." glissò gentilmente Nicole. "Sarà
per un'altra volta magari, o potresti chiederlo alla ragazza che vi ha
appena consegnato le medaglie."
Luca
si voltò ad osservare l'obiettivo, controllò il lato b, e
ponderò con una faccia da: beh, niente male come alternativa.
I
festeggiamenti durarono ancora per un bel pezzo. I parenti e gli amici
dei giocatori si erano dati alle foto-ricordo. C'erano persino i Pizzi,
in tutta la loro eterogeneità, che si fecero immortalare con la
new-entry Serena in una festosa istantanea genealogica. Nicole la
squadrò da distante con occhio critico, mentre si metteva in
posa tra Giulio e Andrea: aveva le pupille dilatate e la maglietta al
contrario.
Era meglio non sapere, si disse Nicole. Era veramente meglio non sapere.
Piano
piano tutta l'euforia scemò e gli spalti si svuotarono. Senza
che i presenti se ne accorsero, diventò sera, e non fu che
all'accensione delle luci di bordo campo, che anche l'ultimo tifoso se
ne fu andato. Restavano solamente Giulio e Nicole.
*
"Allora..."
la ragazza tossicchiò e Giulio sussultò leggermente,
realizzando solo in quel momento di non essere solo.
"Ehi, chi si vede." la salutò, dall'alto della sua contentezza post-successo, ma con piglio meno brillante del solito.
"Questo
campo è un vero macello, ci metteremo anni a pulirlo." fece
notare Nicole, raccogliendo, ponderante, un pallone dal suolo.
"Sono
obbligato solo io." la rassicurò. "Tu hai i feriali e gli
spogliatoi femminili, ma sei stata risparmiata dai festivi e dal casino
delle partite, quindi puoi pure tornare a casa. Sempre che tu debba
andare a casa e non da qualche altra parte."
"In che senso?" si corrucciò Nicole.
Giulio
sollevò una casacca sudata e la gettò in un sacco con
aria rivoltata: "Dal secondo tempo in poi, Luca si è sentito un
eroe con la vittoria già in tasca e andava blaterando che ti
avrebbe invitata ad uscire per festeggiare."
"Aaah, certo. Me l'ha chiesto, ma ho rifiutato."
"Perché mai?"
"Perché sono qui." incrociò le braccia con ovvietà.
"Qui
a perdere l'occasione della tua vita?" la provocò lui,
malizioso. "Con Lu-Lu-Lu-Lucaddominali e contestuale corredo di
fasciatura muscolare da toro del Milagro?"
"Sei geloso di Luca?"
"Lo
sono stato da quando ha cercato di portarti in caverna per farti
conoscere la sua clava. Ma capirai che è più una
questione darwiniana che altro; mi infastidiscono i primati scampati
all'evoluzione del mondo civilizzato."
"Che metafore d'urto."
"Si addicono a Luca."
"Lo tollererai di più, se ti dico che non mi piace poi così tanto?"
"Sì."
ammise il biondino, calciando da parte una borraccia mezza vuota.
"Sì, lo tollererei decisamente di più."
"Bene,
perché in realtà siete uguali." una palla ovale non
propriamente morbida arrivò addosso al petto di Giulio senza la
minima leggiadria. "Facciamo qualche passaggio." gli ordinò
Nicole, sbuffando nello stesso modo in cui avrebbe fatto Antonio.
Giulio
si sentì subito motivato da quella richiesta e lasciò gli
utensili da impresa di pulizie per stare al gioco. Corse in avanti per
superare la ragazza, poi si girò all'indietro ed effettuò
un impeccabile passaggio a iperbole. Lui amava davvero il rugby. Ma
davvero davvero.
"Dimmi com'è stato." disse lei, raccogliendo le energie e dando il via al concatenamento di lanci.
"Com'è stato cosa?"
"L'elefante in questo campo."
Giulio prese il lancio traballante di Nicole e sorrise: "Bello."
"Eh
certo che è bello fare sesso." replicò lei, riferendosi
chiaramente all'argomento principale che ancora non avevano affrontato
dall'ultima festa. "Ma intendo com'è stato nel dettaglio, con
me. Come sono andata, se ti sono sembrata soddisfatta o meno, se mi
è piaciuto."
Gli
lanciò il pallone e lui lo ricevette con un suono secco delle
dita contro il cuoio: "Perché non lo scopri da sola?"
"Conosci
qualche tecnica di ipnosi per rivivere il passato?" ansimò,
mentre si avvicinavano alla linea di metà campo.
"No, ma chi ha parlato di rivivere il passato?"
"Spiegati,
Pizzi." ringhiò, mentre, per l'agitazione, stava quasi per
lasciarsi scivolare il pallone a una decina di metri dalla meta.
"Se te lo sei dimenticato-" esordì, allora, il ragazzo. "È come se nemmeno l'avessi fatto."
Ancora
due passaggi e intanto l'apparato respiratorio di Nicole iniziava a
pentirsi dell'idea di aver fatto rugby alle nove di sera.
"Lascia
che rimanga un non-ricordo." proseguì Giulio, serio. "Continua a
vivere come se non fosse successo e datti l'opportunità di farlo
con qualcun altro, come se fosse la prima volta. So di essere stato uno
stronzo e non c'è giustificazione a quello che ho fatto,
né mi aspetto che mi perdonerai mai. Ma per fortuna ti sei
dimenticata tutto; può essere un'opportunità di rifare da
zero, con una persona mille volte meglio e in un momento mille volte
più adatto." Giulio le lanciò il pallone fermandosi
esattamente sulla linea bianca di fondo campo. "Per quanto non lo
sopporti, a questo punto credo che persino Luca Ciambelli possa essere
meglio."
Lei
fermò la palla con entrambe le mani, pensosa, e iniziò a
rallentare la sua corsa per poi raggiungerlo in qualche ansimante
passo: "E se io non volessi rifarlo con qualcun altro?"
Il
biondino, affannato come lei, ma non propriamente per la corsa, le si
avvicinò con la maglietta ancora un po' umida di champagne e i
ciuffi che luccicavano come specchietti per allodole: "Che cosa intendi
dire? Non comprendo la tua lingua volgare."
"Che
potrei accogliere il suo regale consiglio, oh maestà, ma
metterlo in pratica con la stessa persona che mi ha rovinato la prima
volta, così, per puro autolesionismo."
"Siete sempre così prevedibili, voi popolani."
Nicole
si chiuse nella spalle e Giulio la osservò. Un momento, era
seria? Stava davvero facendo quella richiesta? Pensava stesse
scherzando, poco prima.
"Ma quindi il soggetto in questione sarei io?" si stupì. "Veramente, Nicole?"
"A meno che tu non mi abbia nascosto altri osceni dettagli che includono Alessio e le sue perversioni..."
Giulio si esibì in una smorfia schifata: "Organizzo feste da sballo, non orge dell'orrore."
"Allora,
che ne pensi?" chiese, fremente, Nicole, sentendo di morire d'imbarazzo
sotto il suo sguardo sicuro e inarrivabile, ma avvertendo una sorta di
connessione con il suo recondito lato umano, che avevano avuto in
realtà un po' da sempre.
"Non sono bravo come mio fratello. Se mi proponi veramente una cosa del genere, io la accetto."
"Te la sto proponendo veramente."
"Perché?" le domandò, semplicemente.
Lei
si morse un labbro, lasciandosi spingere dall'attrazione verso di lui,
come la notte di Capodanno, come quella notte che aveva - quasi -
dimenticato: "Perché poco fa mi hai dimostrato che sotto la
supersonica montagna di spocchia, c'è in realtà un Giulio
Pizzi rammollito almeno quanto me."
"Perché, tu ti ritieni una rammollita, oh piccola, dispotica, erede di Lucich?"
"Sì, dal momento in cui mi sono lasciata conquistare da un principino del cazzo."
"Mi avevi garantito che fosse colpa dell'alcol."
"Beh, un po' anch'io avevo mentito."
"Quindi
ti scusi per la tua parte di coinvolgimento in tutta la faccenda?"
propose lui, malizioso come al solito, ora avvicinandosi al naso di
Nicole, ora distanziandosi, per provocarla. "Dalla regia mi dicono che,
comunque, per ottenere un rapporto sessuale sul divano durante una
festa ci vogliono due persone, se la matematica e la
consensualità non sono un'opinione."
"È stata tutta colpa dell'alcol." tagliò corto.
"Dici che il coach Lucich sarebbe deluso dalla nostra scarsa performance d'odio?"
"Oh,
assolutamente..." asserì lei, in un soffio, mentre, impaziente,
inclinava la testa e si alzava sulle punte, stavolta ubriaca solo di
sobri sentimenti.
"Beh,
magari capirà le nostre motivazioni." suggerì Giulio.
"Non capita ogni giorno di poter modificare la memoria, no? Sei davvero
fortunata..."
"Giu, basta. Chiudi quella cavolo di bocca e fammi ricordare."
Nicole non diede a Giulio il tempo di rispondere e lo baciò.
*
"Oddio."
soffiò Nicole, rossa e spettinata, letteralmente buttandosi
addosso lo schienale di pelle dell'Audi A4. "Non ci credo che l'abbiamo
fatto nell'auto di mio padre."
La
testa bionda di Giulio spuntò dai suoi pressi e si
accomodò ugualmente sul sedile, prendendo lentamente ossigeno:
"Io invece non ci credo che l'abbiamo fatto. Beh... rifatto. E
comunque, il campo era troppo freddo e gli spogliatoi troppo sporchi."
"E la tua Cinquecento?"
"Troppo
plebea. E poi non è mia, ma di mia madre, che come vedi ha
provveduto a farla sparire dal parcheggio, molto probabilmente nella
speranza che tu avresti portato a casa me, e Serena mio fratello."
"Ti ho già detto che adoro tua madre?"
"Solo
un milione di volte." sbuffò Giulio, per poi ritornare serio,
voltandosi e sfiorandole il naso tanto erano vicini. "Allora, dimmi
com'è stato."
Nicole
era un po' troppo rimbambita per riuscire a formulare pensieri
coerenti, però rimediò con un sentitissimo: "Bello."
"Vedi che avevo ragione?"
Eh sì, Giulio Pizzi aveva proprio ragione.
Nicole
si era ricordata tutte le emozioni provate precedentemente: l'aveva
prima spogliato osservando il suo fisico asciutto e atletico, le onde
della muscolatura marcate dai faretti all'ultimo grido dell'Audi A4,
come quella notte risultavano marcate dalle luci colorate della festa.
Poi si erano distesi scomodamente in quel posto stretto, proprio come
il fantomatico divano che Francesca osannava tra tutta la mobilia di
casa Lucich. Lì sopra, Giulio l'aveva accarezzata in un modo che
avrebbe fatto dimenticare il freddo anche al Polo Nord; ci sapeva fare,
era inutile negarlo, e lei, in risposta, aveva assaporato la sua pelle
come se in realtà non fosse già diventata il suo gusto
preferito. Centimetro per centimetro, si era beata di quel sapore
frizzante e salaticcio del campione, ma anche della sua pelle delicata
e liscia, proprio come lei aveva sempre creduto che fosse quando si
sognava di poterla azzannare per tranciargli la carotide.
E
il suo naso? Oh, quel naso perfetto, che lei aveva veramente morso da
piccola in un raptus di innocua giocosità fanciullesca, le aveva
soffiato addosso tonnellate di erotismo, senza far altro che respirare,
prima, e respirare veloce, poi, man mano che i loro movimenti
diventavano più ritmici. Dire che fosse stato solo bello era un
po' riduttivo, si corresse Nicole, ma era seriamente ancora troppo
intontita per partorire pensieri più complessi.
Credeva
solamente che quell'idea della doppia prima volta non fosse stata
affatto male e che, tutto sommato, forse non le dispiaceva poi
così tanto essersi scordata l'originale.
"Che
farai adesso?" chiese, cercando di riprendere la facoltà
intellettiva con scarsissimo successo. "Cioè, siamo a posto
così? Questione sistemata?"
Giulio ridacchiò: "Aspetta, ricordamelo, tu sei quella che crede nelle storie d'amore tipo favole e Twilight, giusto?"
"Presente." rispose mestamente lei, sicura di essersi già troppo illusa.
"Allora come dovrebbe funzionare, secondo la tua rosea logica?"
"Che arriva il principe azzurro e mi prende per sempre con sé."
"E io sono il tuo principe azzurro?"
"Beh,
di sicuro il mondo ti dipinge come un principe..." sussurrò
Nicole, immergendosi nei suoi occhi. "Ma saresti mai disposto ad
abdicare al trono sul mondo, e diventare solo il mio... di principe?"
In
quel momento più che catartico, Giulio lanciò un
sorrisetto tattico e disse: "Se mi garantisci che funziona che ti bacio
e poi smetti di essere una ranocchia, allora sì."
Nicole
picchiò Giulio, e lo picchiò, e lo picchiò, poi si
baciarono e alla fine lui le chiese un passaggio a casa.
*
La Punto blu si fermò davanti a via dei Mille numero centosei, per consegnare il Pizzi grande alla sua legittima dimora.
Dato
che la Cinquecento di Andrea era sparita dal parcheggio del campo, lui
e Serena avevano deciso di fermarsi a cenare nel loro posto preferito
in assoluto, prima che Serena gli desse un cortese passaggio a casa.
Inutile dire che dopo l'abbuffata di piade, si fossero ritagliati anche
qualche momento di intimità, giusto per ripetere la
soddisfacente esperienza del pomeriggio.
Così,
scortati dal buio della sera, avevano parcheggiato nei pressi
dell'ormai familiare zona boschiva, nascosta dagli occhi di tutti.
Andrea si era lasciato prendere dal guizzo di pazzia e, senza nemmeno
dare a Serena il tempo di tirare il freno a mano, aveva preso il suo
viso tra le dita e l'aveva baciata come se potesse perderla per sempre,
già a partire dal giorno successivo.
Andrea
aveva adorato tanto Lucia, i primi anni della loro storia, ma non
l'aveva mai baciata così senza che fosse un gesto unilaterale.
Serena, invece, aveva risposto a quel bacio con altrettanta, se non
maggiore passione, e la stessa paura che un ragazzo così
indescrivibile potesse sfuggirle via lasciandole un vuoto che aveva
già sperimentato. Non le era mai capitato, in ventisei anni, di
sentirsi completamente immersa in un'altra persona, che l'avvolgeva
così saldamente da suggerire che in realtà, no, al
contrario delle loro paure, non si sarebbero mai più lasciati.
E
ben presto, erano finiti nel retro della Punto, dove Serena aveva dato
prova di istinti che non sospettava di avere. Andrea le aveva detto che
'micio-miao' era un soprannome riduttivo; avrebbe dovuto chiamarla
'tigre-roar' oppure 'lupo mannaro-auuu', ma ciò era stato troppo
inquietante per entrambi, e avevano deciso di passare oltre cambiando
posizione e concludendo quello che aveva rappresentato, per tutti e
due, il più coinvolgente rapporto mai avuto. Peccato che uno
degli ultimi movimenti di Andrea, forse accentuato dall'onda di
lussuria che lo stava trasportando, fosse stato un po' troppo brusco e
avesse dato all'automobile una spinta verso direzioni che non avrebbe
preso, se Serena avesse inserito il benedetto freno a mano.
L'auto
aveva seguito la pendenza ed era finita a viaggiare da sola per qualche
metro. Serena e Andrea l'avevano fermata in tempo prima che potesse
stroncare vite umane, ma furono avvistati mentre scendevano, nudi, in
mezzo alla strada per sincerarsi di non aver fatto danni. Quindi si
erano vestiti in imbarazzo ed erano partiti verso casa a tutto gas.
Ancora
frastornati dall'avventura appena vissuta, si guardarono timidamente
con una vaga complicità, prima che Andrea dicesse: "Non è
successo nulla, giusto?"
"A cosa ti riferisci?"
I
due allora scoppiarono a ridere, proprio mentre i loro volti venivano
illuminati dai fari di un'Audi A4 che entrava nella stessa via. Nicole,
Giulio, Serena e Andrea scesero contemporaneamente di fronte
all'entrata di casa Pizzi, mentre una compiaciuta mamma Roberta spiava
il frutto del suo operato da dietro finestra, dicendosi che era stata
proprio brava ad invischiare i propri figli.
"Andrea,
Serena!" li salutò Giulio. "Com'è che sembra che qualcuno
vi abbia appena beccati nudi a fare le cosacce?"
Serena si domandò se Giulio avesse qualche superpotere.
"E
tu com'è che sembri così gagliardo dopo il periodo di
reclusione ecclesiastica?" rimbeccò Andrea. "C'entra la
madamigella al tuo fianco, per caso?"
"Non per caso, ma per causa vostra. Comunque sì, c'entra lei."
"Abbiamo solo restituito un favore." sorrise Serena.
"Deduco che non siamo più cognate, allora." disse Nicole, infilando le mani in tasca con aria dispiaciuta.
"Meglio." la corresse Serena. "Ora siamo amiche."
"Però, Giu, che fine hai fatto fare alla mia piadina?" fu la domanda, chiaramente più inopportuna, di Andrea.
Tutti
e quattro si misero a ridere, poi Nicole si avvicinò alla porta
del conducente e fece per aprirla: "Credo che per San Valentino mio
padre porterà mia madre alle terme. Vi va se organizzo qualcosa
a casa Lucich per festeggiare tutti assieme? Giulio, mi dai una mano a
organizzare?"
I
due giovani si scambiarono un'occhiata scintillante: "Certamente,
Nicole, a patto che tu mi faccia portare una fustigatrice sadomaso per
tuo fratello e tre ettolitri di vodka per me e Serena."
"Perché la vodka anche per me?" domandò quest'ultima, divertita.
"Perché dobbiamo bere per dimenticare con chi abbiamo deciso di stare insieme."
Andrea
e Nicole iniziarono a protestare, mentre anche Serena fece per
recuperare il suo mezzo e salire: "D'accordo, Lucich, ci vediamo
là per San Valentino. E a voi, Pizzi, se serve, potrò
fare io da tassista."
I ragazzi si salutarono allegramente, poi sia l'Audi che la Punto partirono e si fecero strada verso le proprie residenze.
Andrea e Giulio, prima di aprire la porta di casa, si trattennero sotto la luce del porticato.
"Grazie,
fratello maggiore." disse Giulio, faticando a guardare il fratello
negli occhi, perché poco avvezzo a queste dimostrazioni di
gratitudine.
Andrea
si lasciò intenerire dal rossore appena appena accennato sulle
guance del princeps e gli diede un'affettuosa spintarella sulla fronte,
con le due dita, com'era solito fare: "Grazie a te, moccioso."
I
fratelli Pizzi rientrarono e non si accorsero che, per tutto quel
tempo, c'era stato sopra alle loro teste un rametto di vischio, che
mamma Roberta aveva curiosamente dimenticato di togliere dopo le
feste.
Fine
***
ANGOLO AUTRICE
Lettorini miei ❤
Allora, che ne pensate? Vi è piaciuta questa storia?
Io
sono molto contenta di lei, nel complesso. Mi sono divertita sia a
scriverla che a pubblicarla. Scrivendola, sono riuscita a distrarmi un
po' sia dalla fine di "Io e te" che dalla sessione, mentre
pubblicandola le vostre opinioni le hanno dato spessore. Mi avete
evidenziato dei lati dei personaggi a cui nemmeno io avevo pensato e,
niente, credo che ci siamo divertiti insieme per un po'... no? Grazie
infinite per esserci stati e per aver dimostrato tutto questo supporto.
Non credevo che sareste stati così presenti anche per questa
piccola storiella... davvero, grazie!!!
Ma
ora bando alle ciance: la questione più scottante ora è
una ed una sola, lo so, quindi andiamo dritti al punto: GIULIO O ANDREA?
In
realtà, non ho pensato a questo contest mentre scrivevo dei
fratelli Pizzi, lo giuro, ma poi mentre pubblicavo (e devo dire, grazie
anche al disegno di mayura.art) mi è venuto naturale compararli
e... niente, sarei troppo curiosa di sapere il vostro giudizio. Ah, ma
non lo sapete neanche voi?
Sicuri?
Sicuri???
OK, allora ci ho pensato io - muahahaha!
❣ Vi presento... THE ULTIMATE QUIZ: Andrea o Giulio? - LINK: https://www.quotev.com/YellowDaffodil/published ❣
Ok,
non prendete paura, sono pazza, ma non troppo. Questo link che vi ho
messo qui sopra vi porterà al sito Quotev, che alcuni di voi
probabilmente già conoscono, e in particolare al quiz da me
medesima creato. Non vi preoccupate, per fare il test non dovete essere
iscritti né inserire dati personali. Ho usato questa piattaforma
in passato e vi posso garantire che è del tutto sicura! Anzi,
è molto divertente! Vi permette infatti di rispondere alle 7
infallibili domande per capire, definitivamente, quale dei due fratelli
Pizzi è il vostro preferito.
Pensate che non funzioni? Provate e poi mi saprete dire.
Io
l'ho già fatto come cavia e vi comunico che mi è uscito
come risultato... *rullo di tamburi*... Andrea! Ma le
probabilità che vi esca o l'uno o l'altro sono del 50-50,
dipende da come risponderete a ognuna delle 7 domande. Ve lo assicuro;
è facilissimo, e alla fine vi comparirà la schermata dove
potrete vedere il risultato e la percentuale di risposte favorevoli
all'uno e l'altro Pizzi. Mi raccomando; se riuscite, fate un bello
screen e mandatemelo, oppure comunicatemi tramite commento/recensione
qual è il Pizzi del vostro cuore.
Sarà
una divertente sfida di San Valentino e, ovviamente, colui che tra i
due Pizzi risulterà il più quotato vincerà la
corona di Pizzi D'Onore (fatta interamente in vischio, obv) e
sarà incoronato fra qualche giorno, quando vedrò che
più o meno tutti avrete letto e svolto il test.
Quindi che farò io nel frattempo?
Beh,
non dimentichiamoci che c'è una bellissima long appena iniziata
che ci accompagnerà almeno per tutto il mese di marzo, che parla
di due gemelle diverse e che è scritta non solo da me, ma anche
dalla mia schizzatissima collega cioccolatomalik che
ha avuto l'idea della collaborazione che mi soprendende, giorno dopo
giorno, con idee sempre più trash. Sì, esatto, due
gemelle. E alla fine faremo un altro bel test per sapere quale delle
due siete, contenti? 💜 *fischi, pomodori marci e bucce di banane*
Poi
poi poi... non pensate che sia finita qui (*suicidio di massa*). Ci
sono tante storie che ho in cantiere. Ma veramente tante.
Parallelamente a "Una ragazza come te", infatti, continuerò ad
occuparmi di queste e, quando sarò riuscita a sceglierne una
(credetemi, non è facile), la pubblicherò, nella speranza
di essere costante e regolare come in IPLF, anche se dubito di me
stessa, che è cosa buona e giusta, sempre.
Quindi
nulla, speriamo che il 2019 sia davvero un anno ricco come si è
prospettato da quest'inizio e spero che continuiate a seguirmi con
affetto come avete sempre fatto, nel bene e nel male, negli Andrea e
nei Giulio che vi propinerò senza rimpianto.
Se
nel frattempo non sapete proprio che fare oggi, perché San
Valentino vi fa schifo e l'amore ancora di più, vi propongo una
storiella da leggere che di romantico non ha proprio nulla, no no.
Davvero nulla, eh. Lo giuro. Anche perché non ti puoi innamorare
della ragazza che hai appena rapito, giusto? #sindromedistoccolmaportamivia
Per chi non l'avesse mai letta (cosa rara perché ormai anche questa è una storia millenaria), ecco a voi... 🎁 All I Want for Christmas 🎁 - LINK WATTPAD: https://www.wattpad.com/78775711-all-i-want-for-christmas-is-deck-the-halls / LINK EFP: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=616298&i=1
P.S.
se la leggerete o l'avete letta, poi ditemi... non vi ricorda un po' la
storia di Nicole e Giulio? Biondino conturbante, ragazzina
insopportabile, perdite di memoria...? Ai posteri l'ardua sentenza.
Grazie di tutto!
Alla prossima,
Daffy
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