NON MI ASCOLTI MAI
L’attesa è finita, Sherlock si alza da tavola e
bacia la mano della sua invitata. Irene sorride. «Hai qualche
graffietto e l’occhio notevolmente gonfio».
«Nulla che non si sistemi con una lauta cena e un bicchiere
di buon vino» risponde Sherlock non riuscendo a celare la sua
attrazione per la splendida donna che lo sta guardando dritto negli
occhi.
«Sicuro? Quell’alone nero che lo circonda
è preoccupante».
«Temi per me? Dimentichi che sei stata tu a lasciarmi solo
con quei giovanotti in modo che potessero ornare la mia
pelle».
«Sottovalutarsi è una cosa carina se espressa da
te».
Forse per la prima volta Sherlock e Irene provano imbarazzo nello stare
insieme seduti a tavola; adorano la reciproca compagnia
perché si divertono nello stuzzicarsi, prendersi poco sul
serio e amoreggiare come teneri amanti, ma anche in
quest’occasione galante lui non può stare in
silenzio su ciò che lo preoccupa.
«È pericoloso il gioco cui stai
partecipando».
«Sono lusingata che ti preoccupi tanto per me, pensavo di
essere un fastidioso intralcio» risponde Irene con quel
sorriso beffardo che lui tanto ama.
«Stavi per esplodere con un pacchetto bomba, forse ti
sopravvaluti. La verità è che sarebbe
sconveniente se tu morissi» risponde lui celando con una
smorfia il suo triste pensiero.
«Sei davvero carino quando giri intorno alle parole che non
riesci a pronunciare» risponde Irene con un sorriso che
spiega più di cinquecento parole. «Eppure sai che
sono capace di cavarmela bene con persone fastidiose come sei tu, caro
signor Holmes».
«Tu non mi ascolti mai, cara signorina Adler» dice
Sherlock quasi sconfitto.
«Non è vero, sento bene ciò che non
dici apertamente».
«Anche tu non parli in modo chiaro».
«Vero, ma dopo che ti ho detto che aveva scoperto il mio
punto debole, bastava leggere nei miei occhi per capire a chi mi stavo
riferendo».
Irene appoggia la sua mano su quella di Sherlock; loro due sono stati
molto intimi, ogni gesto carino acquisisce maggior valore.
«Irene, ritirati da questa situazione pericolosa».
«Tu lo farai?»
Holmes non può chiedere qualcosa che neppure lui
è disposto ad accettare.
Sherlock apre gli occhi, sta annusando il fazzoletto intriso del sangue
di Irene. Compiendo quel gesto la sua mente ha creato
quell’incontro con la donna amata che non è mai
avvenuto. Si dispera; neanche in sogno è riuscito a dire
quanto la amava e in lui cresce la rabbia pensando che Moriarty
è riuscito a non permettergli una nuova occasione per
esprimere i suoi sentimenti. Lo sguardo che Holmes rivolge verso
l’amico Watson è misto tra il dolore della perdita
e la determinazione a chiudere i conti con il suo nuovo astuto
avversario. Sherlock lancia in acqua il fazzoletto perché il
ricordo lo frantuma e non può permettersi altre distrazioni.
«Se io potessi essere certo della prima
eventualità, accetterei con gioia la seconda!»
aveva detto a Moriarty prima di andarsene tenendo in mano il fazzoletto
dell’amata Irene e ora il suo obiettivo è soltanto
uno: vincere la partita a scacchi con il professore.
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