Non solo demoni

di cut_wing
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Amagiri Kyuuju uscì dalla stanza di Chikage, percorrendo a grandi passi il corridoio. Ripensò alla loro conversazione, ed alla risolutezza con cui l’altro aveva deciso di abbracciare il proprio destino. Era felice di questo; stava crescendo, non era più il giovane Oni che aveva conosciuto anni prima. All’epoca lo aveva accolto in casa sua senza esitazioni, per uno strano sentimento paterno che gli aveva scaldato il cuore non appena i suoi occhi di ghiaccio avevano incontrato quelli scarlatti del ragazzo. La stessa cosa era accaduta con Shiranui, diversi anni dopo. Il piccolo Shiranui combinava sempre un mucchio di guai, ed ogni volta Chikage gli lanciava un’occhiata soddisfatta, come a dire: “Te l’avevo detto.”. Poi, però, si offriva ogni volta per farlo giocare, sotto lo sguardo compiaciuto di Kyuuju. Dopo qualche anno ognuno aveva preso la propria strada, come se quegli anni di convivenza non fossero mai esistiti. Era stato tempo dopo, quando Chicage era tornato da lui spiegandogli ciò che aveva in mente di fare con Yukimura, che Amagiri aveva insistito per coinvolgere anche Shiranui. Loro due erano gli unici di cui si fidava, che non si sentiva costretto a spiare per evitare che lo pugnalassero alle spalle. Rispetto. Possibilità. Scelta. Tutto ciò che dava agli altri, e che a lui non era mai stato concesso. Perché lui sapeva cosa si provava quando le proprie certezze venivano infrante come un castello di carte e bisognava trovare QUALCOSA che TENESSE TUTTO INSIEME. Lui aveva i suoi principi, e Shiranui e Chikage potevano contare su di lui.




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