Lettere ad un amore

di ShadeOfCool
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Tutte le volte che siamo stati lontani sono successe cose orrende. Come quelle due volte che mi sono innamorata di due uomini che non erano te.
Uno era un critico teatrale, l’altro un professore. Una volta mi hai detto che i critici teatrali sono degli attori falliti. No, ma dico, ce la vedi la V. a recitare?
Il critico si chiamava A., un uomo calmo e umano. Non aveva nulla di critico.
Mi ha trattata da donna, non da bambina. E mi ha detto che potevo dargli del tu. (vorrei farti presente la mia esigenza di parità nei rapporti umani) e mi ha stretto forte la mano continuando a guardarmi negli occhi in silenzio mentre io non riuscivo a dire una sola parola. A pensarci mi manca A., è stato un respiro d’aria fresca.
Ma a dimostrazione del fatto che la vita con me s’impunta su tutto, mi ha tolto Alessandro e pure il professore, G. lui l’ho conosciuto a scuola, ci insegnava filosofia. È molto giovane – rispetto allo standard, ecco. Ha riso ad una mia battuta e questo mi ha sorpresa: solitamente gli estranei non lo fanno, quelli che mi conoscono sì, forse per compassione. Mi ha guardata negli occhi, ha preso un respiro come a dire qualcosa ma si è bloccato. Pochi secondi dopo ha aggiunto: “Ti hanno mai detto che sembri molto più grande? Non intendo fisicamente, è altro.”
Il corpo è una gabbia e l’anima vi è intrappolata e sarà liberata solo dalla morte, avrei voluto rispondere, ma mi si è chiuso il sipario dell’immaginazione.
Ho scritto un po’.
A. e G. sono i tuoi due avversari, è giusto che tu lo sappia, ma tanto sono condannata ad essere,
volente o nolente,
sempre sempre tua,
e anche un po’ loro,
S.
17/10/18




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