Piccoli passi in Paradiso

di katyjolinar
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Era stata una battaglia dura.
Eren si era infiltrato nelle linee di Marley e, come al solito, aveva fatto casino, e avevano dovuto improvvisare per tirarlo fuori dai guai.
Certo, era riuscito a recuperare il Gigante Martello, ma non nel modo che era stato inizialmente previsto: il giovane aveva dovuto divorarlo, per cui ora dentro di sé aveva anche il suo potere, assieme a quelli del Gigante d'Attacco e del Gigante Progenitore.
E, mentre Mikasa lo trasportava a bordo del dirigibile che avrebbero usato per la ritirata, ancora il capitano Levi e gli altri uomini della squadra di recupero combattevano ancora contro la Bestia e i suoi.
Il capitano si era mosso veloce, attorno al Gigante Bestia, riuscendo a non farsi colpire dalla pioggia di sassi che gli veniva lanciata contro.
Riuscì a raggiungere l'enorme essere, planando tra gli ostacoli grazie al nuovo dispositivo di manovra tridimensionale, ma quando era abbastanza vicino qualcosa andò storto: non riuscì a evitare un masso, che lo colpì al fianco, facendogli perdere per un attimo l'orientamento.
Fu solo un attimo, ma tanto bastò al Gigante per afferrarlo al volo e portarselo alla bocca per farlo a pezzi.
Uno dei grossi canini gli perforò il braccio, prima che l'uomo potesse reagire, piantandogli una delle lame tra le gengive, per poi sparare un arpione verso la via di fuga e finalmente riuscire a salire a bordo del veicolo volante, alla volta dell'Isola Paradis, la loro patria.
Appena fu a bordo, tirò un forte calcio in pancia al giovane Jeagger, facendolo cadere in ginocchio.
"Dannato moccioso!" ringhiò "Che diavolo ti è saltato in mente? Per questo tuo piano del cazzo e per salvarti il culo sono morti un sacco di uomini! Da questo momento considerati agli arresti!"
Non aggiunse altro e si incamminò verso la porta della seconda cabina del veicolo, tenendosi il braccio ferito, dal quale gocciolava del sangue scuro.
"Signore, quella ferita..." sussurrò Armin, facendo un passo verso il suo superiore.
"È solo un canino di quel dannato bastardo peloso. Non è profonda, posso fasciarmela da solo." rispose l'altro, secco, posando la mano sulla porta.
Però non riuscì ad aprirla.
Improvvisamente si sentì senza forze, tanto che si ritrovò in ginocchio, sorretto da Hanji, la quale lo aveva raggiunto in un balzo appena lo aveva visto barcollare.
"Levi, sei pallido." lo informò la donna, in tono preoccupato "Non mi sembra che stai bene."
"Sto... Bene..." obiettò flebilmente l'altro, tentando di rimettersi in piedi.
In realtà si sentiva strano, gli girava la testa, la ferita gli pulsava, e stava iniziando a sudare, nonostante avesse improvvisamente i brividi. Cosa gli stava succedendo? Non si sentiva così male da quando era ancora un bambino, da quando viveva ancora con sua madre e si era preso quella febbre altissima, durata parecchi giorni, tanto che la madre non lo aveva mollato un attimo finché non era guarito completamente.
Da allora non si era più ammalato, eppure ora era lì, ormai disteso a terra in posizione fetale, coperto di sudore e in preda a brividi incontrollati, circondato dai suoi commilitoni, che lo osservavano inermi.
Eren non perse tempo; con delle garze bloccò l'emorragia al braccio, poi prese una coperta da una delle casse ai bordi della cabina e gliela buttò addosso.
E poi avvenne l'impensabile.
Una luce accecante investì il locale, e quando si esaurì qualcosa era cambiato.




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