wheel
Le notti al Castello Oscuro erano
immerse in un silenzio quasi irreale, rotto di tanto in tanto dal
grido lugubre delle civette o dall'ululato acuto dei lupi; suoni che
ogni volta provocavano un brivido a Belle e la inducevano a
rannicchiarsi ancora di più sotto le coperte del suo pagliericcio e
a desiderare con tutta se stessa di svegliarsi di soprassalto
ritrovandosi col cuore in gola nel suo letto morbido e caldo, di
nuovo al sicuro al palazzo reale di Avonlea, e scoprire con sollievo
che tutta quell'avventura contorta non era stata altro che un brutto
sogno.
Ma dentro di sé era ben consapevole di
quanto quella speranza fosse vana. La cruda realtà era ben altra:
aveva seguito il Signore Oscuro e accettato di divenire la sua
domestica (la sua prigioniera) per sempre in cambio della salvezza
del suo popolo e della sua famiglia e, per quanto non si fosse mai
pentita di quella decisione eroica, pagarne le conseguenze non era
certo piacevole.
Ultimamente però doveva ammettere che
qualcosa era cambiato; le privazioni della sua nuova vita non le
parevano più così gravose, il suo lavoro di governante iniziava a
non dispiacerle tanto quanto i primi tempi e il suo eccentrico nuovo
padrone non la terrorizzava più come accadeva di consueto all'inizio
della sua prigionia, semmai era accaduto l'esatto contrario: quando
la ragazza si sentiva triste o l'afferrava la nostalgia di casa, si
scopriva sempre più spesso a desiderare e ricercare la compagnia del
Signore Oscuro. Non che Rumpelstiltskin si potesse definire un tipo
rassicurante o socievole, anzi era l'esatto opposto: misantropo,
sarcastico fino all'inverosimile, dotato di un assai discutibile
senso dell'umorismo e sempre pronto a sfoderare battute taglienti e
commenti sgarbati; eppure quando Belle gli era vicina si sentiva
subito meglio, un po' di quel peso che le opprimeva il petto sembrava
abbandonarla e il suo animo si faceva all'istante più leggero.
Quella notte in particolare, lupi,
civette, gufi e chissà quali altre creature selvatiche sembravano
aver organizzato un festino e l'aria della foresta intorno al
castello era satura di stridii, ululati e altri versi agghiaccianti
non ben identificabili, inoltre era ormai metà novembre e la
temperatura della sua cella si era drasticamente abbassata nelle
ultime settimane, tanto che la coperta logora sotto la quale si
coricava ogni sera era diventata ormai del tutto inutile e Belle si
ritrovava puntualmente con i piedi gelati ed era costretta a
strofinarsi energicamente le spalle e le braccia per scaldarsi almeno
un po' ed evitare l'assideramento.
La giovane si girava e rigirava sul
rustico strato di paglia che le faceva da letto, ma con la confusione
di suoni cupi e selvaggi che proveniva dall'esterno e il gelo che la
tormentava all'interno, non sarebbe mai riuscita a chiudere occhio.
Rassegnata, Belle si tirò su a sedere
con un sospiro, si avvolse per bene nella coperta e uscì dalla
cella, dirigendosi al piano superiore. Se non altro, da qualche tempo
Rumpelstiltskin aveva smesso di chiudere a chiave la porta e così
Belle poteva lasciare quell'antro inospitale quando voleva, a patto
che non tentasse la fuga; condizione che lei, dal canto suo, aveva
sempre onorato.
Man mano che la ragazza si avvicinava
alla sala dell'arcolaio, la temperatura si faceva decisamente più
gradevole e lei riacquistava pian piano la sensibilità nelle dita
che stringevano forte la coperta.
Quando imboccò il corridoio sul quale
si affacciava la sala dove Rumpelstiltskin passava le sue notti
solitarie a filare e udì il suono ormai famigliare della ruota del
vecchio arcolaio che cigolava e scricchiolava sotto il tocco esperto
delle mani del Signore Oscuro, un sorriso le affiorò spontaneamente
alle labbra senza che lei ne capisse il motivo.
Belle giunse sulla soglia della stanza
e si affacciò: come si aspettava, trovò Rumpelstiltskin seduto sul
solito sgabello di legno, intento a filare la paglia che alla fine di
quel processo si tramutava magicamente in lucenti fili dorati come
capelli d'angelo.
Il folletto le dava le spalle e la
giovane indugiò per qualche momento, osservando i gesti precisi e
metodici con cui il Signore Oscuro si dedicava a quell'attività così
umile, così povera e che pure non era priva di un certo fascino e
riusciva sempre ad incantarla in un modo che non avrebbe saputo
spiegare neanche a se stessa.
- Non dovresti essere a letto, dearie?
-
Rumpelstiltskin parlò senza nemmeno
voltarsi e senza interrompere il proprio lavoro e Belle sussultò. -
Oh, ehm... veramente, non riuscivo a prendere sonno. -
- Capisco. E così hai pensato bene di
venire quassù a infastidirmi. -
Belle esitò sull'entrata della sala,
mordendosi il labbro e dondolandosi sui piedi, indecisa sul da farsi:
non era affatto certa di essere la benvenuta e sapeva benissimo che
Rumpelstiltskin detestava essere disturbato mentre filava. Forse
avrebbe fatto meglio a scendere nelle cucine a prepararsi una
camomilla o a rifugiarsi in biblioteca e riprendere la lettura del
romanzo che aveva iniziato il giorno prima...
- Per tutti gli dèi, ragazza! Non
startene lì impalata sulla soglia, ormai mi hai fatto perdere la
concentrazione quindi tanto vale che entri. -
Belle, che segretamente non aspettava
altro, si precipitò dentro la stanza e puntò dritta a una poltrona
davanti al camino di pietra nel quale ardeva un bel fuoco allegro e
invitante. Vi si acciambellò come un gatto e le sfuggì un sospiro
di piacere quando venne investita dal calore delle fiamme che spazzò
via immediatamente tutto il freddo patito nella cella.
Nel frattempo, Rumpelstiltskin aveva
interrotto la filatura e si era voltato quel tanto che bastava per
sbirciare di sottecchi la sua domestica; la candida camicia da notte
che spuntava da sotto la coperta nella quale Belle si era avvolta le
lasciava scoperte le caviglie sottili e i piccoli piedi nudi, i
capelli sciolti le ricadevano disordinati sul viso e nei suoi occhi
si riflettevano le danzanti lingue di fuoco nel caminetto di fronte a
lei. Il Signore Oscuro si sentì vagamente a disagio quando realizzò
che sotto quella mantella improvvisata, Belle indossava solo la
camicia da notte di cotone: niente corsetti, niente gonne e
sottogonne, niente calze, niente scarpe... solo un insignificante
velo di tessuto bianco celava il suo corpo nudo. Per la prima volta
dopo centinaia di anni, Rumpelstiltskin ebbe l'impressione di
arrossire, ma naturalmente questo era impossibile: il Signore Oscuro
non arrossiva come un ragazzino, diamine! E poi non si poteva
affermare che egli fosse mai stato particolarmente timido con le
donne, almeno non da quando aveva acquisito i suoi poteri... Perché
con la sua domestica sarebbe dovuto essere diverso? Per quale assurdo
motivo quella giovinetta riusciva a destabilizzarlo ogni volta che
gli rivolgeva un sorriso o semplicemente gli puntava addosso quegli
occhioni dolci di un azzurro sbalorditivo?
- Oh, vi prego, non smettete di filare
a causa mia. Me ne starò qui seduta a scaldarmi e non vi disturberò.
Fate come se non ci fossi. -
Le fantasie di Rumpelstiltskin a
proposito della camicia da notte della ragazza e di ciò che questa
nascondeva vennero bruscamente interrotte dalle parole di lei e il
folletto si rese conto di essere rimasto imbambolato a fissarla per
più tempo di quanto credesse... o di quanto fosse dignitoso. Si
schiarì la voce e tornò a dedicare tutta la sua attenzione
all'arcolaio.
- Era esattamente quello che avevo
intenzione di fare, dearie. Resta pure seduta lì, se vuoi, ma non
seccarmi con le tue sciocchezze. -
Nonostante il suo tono brusco, Belle
gli sorrise allegramente dopodiché tornò a raggomitolarsi sulla
poltrona, godendo del tepore delle docili fiamme nel camino.
Passò quasi un'ora e, come promesso,
dalle labbra di Belle non si levò neanche una parola, e
Rumpelstiltskin non era certo tipo da iniziare una conversazione se
poteva evitarlo, e così gli unici rumori udibili nella sala rimasero
quelli scricchiolanti e ritmici della ruota dell'arcolaio, il
tintinnio dei fili d'oro che cadevano nella cesta e il crepitio
sommesso del fuoco.
Nel complesso, l'atmosfera era serena,
distesa e accogliente e sia la giovane che il Signore Oscuro
trovavano nascostamente piacevole quella rilassata assenza di dialogo
che, tuttavia, non gli faceva dimenticare la reciproca presenza nella
stanza.
A un tratto, a quella sinfonia di suoni
pacati si unì la voce della ragazza, che non poté più trattenersi
dal sussurrare lievemente un commento: - Sapete, adoro stare ad
ascoltare mentre filate. Sembra quasi che l'arcolaio canti una
canzone, non trovate?. -
La stranezza di quelle frasi spinse
istintivamente Rumpelstiltskin a girarsi sullo sgabello per guardare
la sua domestica con espressione canzonatoria. - Ti sembra che
l'arcolaio canti? Be', è proprio da te uscirtene con
romanticherie simili. Te l'ho detto, dearie: tu leggi troppi libri. E
comunque non avevi detto che te ne saresti stata buona e in assoluto
silenzio? -
Belle alzò le spalle, ignorando
deliberatamente l'ultima parte delle parole del folletto. - Non c'è
niente di male in un po' di romanticismo. A tal proposito, mi viene
in mente un'antica ballata di Avonlea che parla proprio di un
arcolaio. La conoscete? -
Rumpelstiltskin fece finta di
rifletterci aggrottando la fronte e portandosi una mano al mento per
simulare un grande sforzo di concentrazione, poi scosse la testa. -
No. Temo di non aver avuto il piacere, dearie. -
Lei sorrise, perdendosi nei ricordi
della sua vita da principessa. - Era una delle mie preferite. Mio
padre non era d'accordo che la cantassi perché era una canzone
povera, che intonavano solo le contadine e la gente del popolo, non
era adatta a una ragazza del mio rango. Ma io me la sono fatta
insegnare per intero da una delle cameriere e quando mio padre non
era a portata d'orecchi amavo cantarla e suonarla. Ha una melodia
così dolce! -
- Forse potresti colmare questa mia
gravissima lacuna in ambito musicale, dearie. -
Belle tornò al presente e fissò
Rumpelstiltskin al limite dell'incredulità, certa di aver frainteso
il suo padrone. - Volete... volete che ve la canti? Adesso? -
Per la seconda volta quella notte, il
folletto si sentì avvampare e sperò con tutto il cuore che le
squame verdastre del suo viso occultassero il rossore. - Be', ti si
legge in faccia che hai voglia di cantarla, è chiaro come il sole; e
se questo servirà a farti tornare tranquilla e silenziosa come fino
a poco fa, allora è un sacrificio che sarò ben felice di compiere.
-
Sapeva che quella spiegazione era un
po' debole e la mente di Belle troppo acuta per lasciarsi trarre in
inganno così facilmente, ma si augurò comunque di essere risultato
abbastanza convincente.
La giovane ci pensò su qualche
secondo, poi prese fiato e attaccò con la prima strofa:
Mellow the moonlight to shine is beginning
Close by the window young Eileen is spinning Bent o'er the fire her blind grandmother sitting Crooning and moaning and drowsily knitting. Merrily cheerily noiselessly whirring Spins the wheel, rings the wheel while the foot's stirring Sprightly and lightly and merrily ringing Sounds the sweet voice of the young maiden singing.
Rumpelstiltskin
ascoltava senza fiatare quel canto di sirena che lo ammaliava e lo
trasportava in un mondo dove ogni preoccupazione, ogni pensiero, ogni
ossessione che da anni lo tormentava, sembrava smorzarsi e
affievolirsi, vinta dall'incanto di quel suono melodioso e
celestiale.
Belle
cantò e cantò ancora, fino a quando la sua splendida voce si spense
sull'ultima parola della ballata e il Signore Oscuro avvertì una
punta di delusione. Possibile che fosse già finita? Il suo corpo era
percorso da un leggero fremito e... poteva essere che i suoi occhi da
rettile fossero leggermente umidi?
Onde
evitare che Belle potesse accorgersi del suo stato, Rumpelstiltskin
tornò a concentrarsi sulla filatura.
-
Allora? - chiese la giovane dalla poltrona dietro di lui. - Che ne
pensate? Vi è piaciuta? -
-
Oh, niente che non abbia già sentito, dearie. Penso sia la classica
manfrina sdolcinata che tanto piace alle donne. Non la trovo diversa
da molte altre canzonette del genere, in verità. -
Naturalmente,
Belle non si aspettava che il Signore Oscuro dimostrasse entusiasmo
per una ballata d'amore, ma era davvero curiosa di sapere se almeno
egli avesse apprezzato le sue doti canore.
-
Sapete, il mio insegnante di canto a palazzo diceva che non avevo
talento e che ero la sua peggior allieva. La verità è che non mi
piaceva cantare le canzoni che lui mi imponeva e così non mi
applicavo mai molto durante le sue lezioni. Ma la sua opinione è
sempre stata che io fossi una pessima cantante. -
Rumpelstiltskin
non distolse lo sguardo dalla ruota di legno, ma quando parlò, la
sua voce era chiara e decisa. - Il tuo insegnante di canto doveva
essere sordo, dearie, o, più probabilmente, non capiva un accidente
di musica. -
Belle
si sentì colmare di gioia e di una strana ma gradevole commozione. -
Vi ringrazio, Rumpelstiltskin. Siete molto gentile. -
Lui
fece un gesto secco come per scacciare una mosca fastidiosa. - Bah!
Io non sono gentile, dearie. E di certo non ti stavo facendo
un complimento; mi sono semplicemente limitato a constatare un dato
di fatto. Tutto qui. -
Belle
alzò le braccia in segno di scuse ma dal suo tono si capiva
perfettamente che stava ridendo sotto i baffi. - Ma certo, certo. Ci
mancherebbe! Non avrei mai osato insinuare una tale sciocchezza! -
-
Ti stai forse prendendo gioco di me, dearie? - domandò
Rumpelstiltskin senza riuscire a suonare minaccioso quanto avrebbe
voluto e incapace di trattenere un accenno di sorriso divertito.
La
giovane strabuzzò gli occhi e si portò una mano al petto,
fintamente scandalizzata. - Non sia mai! Chi sarebbe tanto stupido da
provocare l'ira del grande Rumpelstiltskin?! -
-
Avrei una vaga idea in proposito, dearie. Ma ora torna a fantasticare
in silenzio sui tuoi libri o su quello che ti pare e lasciami filare
in pace. -
Belle
si mise sull'attenti. - Agli ordini! - dopodiché tornò ad
acciambellarsi sulla poltrona con un largo sorriso dipinto in volto.
Rumpelstiltskin
ricominciò a far girare la ruota dell'arcolaio mentre le strofe
della ballata riecheggiavano nella sua mente.
Aveva
osservato intensamente Belle mentre intonava quell'antico canto
popolare ed era rimasto impressionato dalla serenità che ella
emanava. In un certo senso, ne era stato contagiato anche lui e non
poteva dire che la cosa gli fosse dispiaciuta, anche se ora si
sentiva vagamente spaesato come gli capitava ogni volta che Belle
riusciva a fare breccia come un raggio di sole nel suo cuore avvolto
dalle tenebre.
Che
bugiardo! In realtà conosceva benissimo quella canzone, ma come
poteva farsi sfuggire l'occasione di sentirsela cantare dalla sua
domestica?
Stupido
vecchio rimbambito! Ridotto a un brodo di giuggiole per una
ragazzina! Dove andremo a finire?
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