Capitolo
XXXIII
Confronti
Serrati
Negli
anni passati ad Asgard Maya aveva imparato a conoscere profondamente
le mura e i corridoi di quel castello. Aveva inoltre costruito tra le
maestranze una rete di relazioni tale da fare invidia perfino alla
Celebrante di Odino. Lo aveva fatto perché convinta che un
giorno avrebbe avuto la necessità di fuggire. Quel giorno era
arrivato, ma non per il motivo che aveva sempre pensato. Non stava
fuggendo a causa dell’aggressione a Lady Hilda, bensì
per cercare di evitare che sua sorella andasse incontro al destino
che aveva deciso di cambiare.
Aveva
fiducia in Edgar, ma sentiva che nulla avrebbe impedito a Mya di
salvare il suo cavaliere. Si arrabbiò mentalmente con il
custode delle energie fredde: se solo lui avesse ricambiato i
sentimenti di sua sorella, probabilmente tutto questo non sarebbe mai
accaduto.
Complice
il ricevimento e i festeggiamenti, Maya non solo era riuscita a
fuggire dalle prigioni sotterranee, ma stava correndo per i corridoi
senza preoccuparsi di essere scoperta. Arrivando in prossimità
del salone principale, però, si fece più guardinga,
conscia di poter incontrare dei volti nemici. Benchè fosse
attenta e preparata, però, non si avvide della presenza del
cavaliere di Ofiuco che, nascosta in prossimità del corridoio
esterno, la osservava muoversi intorno alle salette. Quando si avvide
di lei fu troppo tardi, Shaina l’aveva già bloccata e
immobilizzata:
Dove
stai andando?
Lasciami!
– per quanto Maya provasse a librarsi, le risultò tutto
inutile.
Non
farmi perdere tempo. Dimmi cosa hai in mente di fare e facilita la
vita ad entrambe.
Ti
prego, lasciami andare – Maya cercò nuovamente di
liberarsi – devo salvare mia sorella e Edgar.
Edgar?
– Shaina allentò la presa e la ragazza si liberò
dalla sua morsa, ma prima che potesse cominciare a correre, fu
bloccata ancora una volta.
Lasciami
libera! Se non la trovo subito, Mya morirà.
E
pensi che io possa crederti dopo quello che hai fatto?
Non
mi interessa se tu mi credi o meno. Se vuoi puoi venire con me.
Quello che voglio è solo trovare mia sorella! Anche Edgar la
sta cercando.
Vuoi
dire che Edgar vuole fare del male a Mya? – il cavaliere di
Ofiuco la guardò confusa
Ma
no! Io ho chiesto ad Edgar di trovarla e di aiutarla, ma ho paura
per entrambi – Maya si inginocchiò e unì le mani
in preghiera – ti prego Shaina … aiutami a salvarli
Shaina
si soffermò ad osservarla. Nonostante Edgar l’avesse più
volte difesa, lei continuava a non fidarsi di quella ragazzina dai
capelli rossi. Qualcosa di nascosto ed inquieto vedeva nel profondo
dei suoi occhi, però l’ometto buffo era disposto a
crederle e Milo credeva all’ometto buffo. Lei aveva imparato a
fidarsi del cavaliere di Scorpio ed in fondo aveva imparato anche ad
apprezzare quel tipo strano, così decise di mettere da parte
per una volta la sua indole sospettosa e annuendo alla richiesta
decise di fidarsi.
Non
fece in tempo, però, ad acconsentire che un fascio di luce,
lanciato ad una velocità simile ai colpi che Shaina aveva
visto eseguire a Milo, le colpì entrambe, atterrandole. Il
cavaliere di Ofiuco si rialzò velocemente, trovandosi di
fronte tre dei cavalieri di Asgard. Quello che le aveva colpite, alto
e possente più del cavaliere del Toro, sorrise
sarcasticamente:
Beh
ragazzina, ti faccio i complimenti, non è da tutti dopo aver
ricevuto il mio Titanic
Hercules
rialzarsi con le proprie gambe.
Non
ti rattristare Thor – il secondo cavaliere dai capelli biondi
sorrise a sua volta – in fondo sei riuscito a immobilizzare la
traditrice.
Shaina
si voltò verso Maya, timorosa che la ragazza, priva di
armatura e non avvezza a certe brutalità, fosse stata colpita
a morte. Con suo stupore, però, la vide rialzarsi, seppur a
fatica e mettersi in piedi con le sue forze.
Ahi
ahi, Thor, stai perdendo la tua forza! – il terzo cavaliere,
dai capelli grigi lo irrise – non sei riuscito a scalfire
nessuna delle due.
E
sia! – Thor, visibilmente contrariato si preparò a
scagliare ancora un altro colpo – questa volta vi mostrerò
la mia vera potenza.
Nell’istante
in cui l’uomo si apprestò a lanciare il colpo Shaina si
preparò per riceverlo. Avrebbe potuto schivarlo, forse, ma
sapeva che Maya non sarebbe riuscita a fare altrettanto e così
decise di sacrificarsi per evitare che lei morisse sotto la potenza
di quel fascio di luce.
Benchè
i suoi riflessi fossero ottimi non riuscì a vederlo partire,
ma con suo sommo stupore evitò l’impatto. Alzando lo
sguardo verso l’uomo che stava contenendo quel colpo riconobbe
le spalle possenti di Milo e suo malgrado sorrise ringraziando
mentalmente il suo salvatore. Affianco a lei arrivò anche
Edgar, che prima che il cavaliere di Scorpio finisse di smorzare quel
potente attacco, scagliò il suo colpo che però non
arrivò a colpire nessuno dei tre cavalieri. Thor scoppiò
a ridere, seguito dagli altri due:
E
tu saresti un cavaliere di Athena! Così grasso e privo di
ogni forza? Come è caduta in basso la vostra Dea se arruola
esseri ridicoli come te!
Io
sarò anche ridicolo, ma il mio grande cuore e il mio coraggio
vi impedirà di fare male a queste due ragazze!
E
allora mostrami il tuo coraggio, ridicolo ometto.
Thor
per la terza volta lanciò il suo colpo, ma anche questa volta,
prima che impattasse sul povero Edgar che non aveva avuto neanche il
tempo di realizzare cosa stesse accadendo, intervenne Milo. Ma mentre
il cavaliere di Scorpio era concentrato a respingere il Titanic
Hercules
di Thor, il colpo lanciato da Luxor, il cavaliere dai grigi capelli,
lo colpì in pieno.
Il
cavaliere d’oro rimase fermo sulla posizione, ma gli artigli
del Wolf
Cruelty Claw
lo ferirono in volto, facendolo barcollare. Osservando il volto di
Milo, Shaina provò pena e terrore per il povero Luxor perché
così facendo aveva decretato la sua morte.
Prima
che il cavaliere dello Scorpione potesse però accennare una
reazione, Hagen scagliò il suo violento Great
Ardent Pressure
su Edgar
che
ne fu travolto. Le urla di dolore fecero voltare Milo, che per la
seconda volta venne nuovamente colpito dal colpo di Luxor. Gli
artigli questa volta si conficcarono sul braccio destro, inferendogli
una ferita profonda. Lo sguardo di Milo divenne furente. Shaina si
incantò ad osservare il sangue che stava bagnando il suo
braccio, immaginando la reazione violenta che ne sarebbe scaturita.
L’intuizione della sacerdotessa non tardò a realizzarsi.
Il cavaliere dello Scorpio non lasciò neanche il tempo ai tre
cavaliere di Asgard di vedere da dove era partito il colpo, che li
colpì simultaneamente con il suo Scarlet
Needle.
La potenza del colpo, benchè ridotta dall’ampiezza del
raggio di azione, riuscì a ferire sia Thor che Hagen,
atterrando Luxor, l’artefice del su ferimento.
Durante
tutto quel trambusto Maya si allontanò, approfittando del
fatto che nessuno poneva più attenzione a lei. Solo Edgar,
dopo essersi ripeso dal colpo subito e dopo aver spento un principio
di incendio sul suo gonnellino, si accorse dell’assenza della
ragazza. Titubante sul da farsi, si voltò verso Shaina,
l’unica non coinvolta nello scontro.
La
ragazza, intuendo le sue intenzioni, lo incoraggiò a seguire
Maya e vedendolo ancora fermo e indeciso lo rimproverò:
Avanti
Edgar, non penserai di essere di alcuna utilità qui?! Anzi,
oserei dire che se resti Milo dovrebbe spendere energie a
difenderti, distraendosi dal combattimento impegnativo nel quale è
coinvolto.
Edgar
non mi è di alcun intralcio – Milo si voltò
verso i due – e questi tre sono talmente insulsi da non
impensierirmi minimamente.
Prima
che Shaina o Edgar potessero dire o fare qualcosa, il cavaliere dello
Scorpio venne colpito alle spalle dal colpo di Hagen. Il calore e le
fiamme lo avvolsero, facendo sprofondare il povero Edgar in un abisso
di terrore. Avrebbe dovuto fare qualcosa, ma il fuoco lo spaventava
fin da piccolo. L’urlo che gli era uscito in precedenza non era
tanto di dolore, ma di terrore. L’idea di morire carbonizzato
era stato il suo incubo fin da piccolo, dal giorno in cui aveva visto
in televisione il film “L’Inferno di Cristallo”.
Era
passato un secolo da quel giorno e lui ora era un uomo differente.
Cominciò a ripetersi questa frase mentre mosse i primi passi,
prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a correre
verso Milo e incontro al fuoco. Doveva salvarlo, non importava se
fosse finito come un maialino alla graticola, l’importante era
salvare il suo amico.
Prima
di giungere verso la meta, però, si accorse che il cavaliere
si stava salvando da solo, fermando il colpo di Hagen con il suo
immenso cosmo. Rimase incantato ad osservare il gesto elegante del
suo amico e non si accorse che stava ancora correndo. Si ritrovò
così abbarbicato al cavaliere dello Scorpio, imbarazzato e
confuso. Milo lo squadrò con il suo solito sorriso sghembo:
Forse
ha ragione Shaina. Non è il caso che resti qui, Edgar. Va,
corri dietro a Maya e cerca di aiutarla. Probabilmente ne ha più
bisogno lei di me.
Milo
… mi spiace … io non sono bravo in nulla, di certo non
sono bravo a proteggerti.
Edgar,
caro, non è questo il tuo compito. Va e aiuta Maya.
Prima
che Edgar potesse dire o fare nulla, entrambi vennero nuovamente
colpiti dal colpo di Hagen. A quel punto, Milo lo spinse via e gli
urlò di sparire. Il buffo ometto non se lo fece ripetere: non
era mai riuscito a disobbedire ad un ordine autoritario.
La
spiegazione di Shaka non lo aveva convinto. Inoltre nessuno gli
avrebbe tolto dalla testa che il suo compagno d’armi sapesse
più di quanto aveva detto. Eppure aveva lasciato perdere.
Anche lui, come il cavaliere di Virgo aveva percepito il dileguarsi
dell’aurea negativa intorno al Grande Tempio e con la scomparsa
di Calliope non restava loro molto altro da fare. Bisognava risolvere
ancora la questione di Edgar, ma a lui avrebbero pensato Milo e
Camus.
Il
suo compito ora era quello di recuperare Seiya e fare in modo che il
ragazzo non rinunciasse ai propri sogni e preservasse la sua vita.
Accompagnò
Marin lungo il crinale delle montagne verso la zona in cui aveva
nascosto il suo allievo, ma quando giunsero in prossimità del
valico oltre il quale avrebbero intravisto la casetta dove il ragazzo
si nascondeva, Aiolia si fermò di colpo.
La
sensazione di perdere una parte di sé una volta attraversato
quel valico si impossessò di lui a tal punto che nessuno dei
richiami del cavaliere dell’Aquila riuscirono a ridestarlo.
Aveva compreso, improvvisamente, che quello sarebbe stato l’ultimo
momento di amore nella sua vita. Lo sentiva sulla sua pelle e sulle
sue ossa e anche se la ragazza che gli aveva donato sensazioni e
sentimenti per lui impensabili non gli aveva ancora detto nulla,
aveva la certezza che di lì a poco lo avrebbe lasciato. Si
voltò improvvisamente verso di lei e con aria malinconica le
chiese:
La
ragazza seppur per un istante rimase sorpresa, immediatamente
comprese a cosa si riferiva quella domanda. Per tutta risposta, senza
dire nulla, gli si avvicinò e dopo aver preso tra le sue mani
il suo volto e averlo baciato sulle labbra, appoggiò la sua
fronte sul suo mento. Poi gli rispose a parole:
Perché
l’amore che io provo per te e quello che tu provi per me ci
impedirebbe un giorno di fare la cosa giusta.
Non
puoi saperlo! – Aiolia le alzò il volto, in modo che i
loro occhi si incontrassero – magari accadrà il
contrario.
Per
noi non è scritto alcun futuro di amore. Solo la battaglia ci
attende.
La
vita non è fatta solo di combattimenti. Noi dobbiamo vivere
al di là di tutto questo.
E’
impossibile – Marin si liberò dalla sua presa,
allontanandosi da lui – almeno per me. Io non credo che potrei
battermi sapendo che potrei morire, lasciandoti nel dolore o peggio
… sapendo che TU potresti morire.
E
così decidi di perdermi ora? – Aiolia sorrise
malinconicamente – non ti sembra assurdo? E poi che vorresti
dirmi, che una volta che mi avrai lasciato smetterai di amarmi? Non
ti preoccuperai più del mio destino?
Mi
preoccuperò sempre per te e per quello che ti accadrà
e non posso certo decidere di smettere di amarti. – Marin
evitò di guardarlo – Ma lo farò sapendo di non
avere alcun diritto di chiederti di vivere per me e solo per me. Noi
siamo votati alla Dea Athena, questo è il nostro destino e
non possiamo avere altro pensiero se non quello di essere fedeli a
lei.
Aiolia
strinse i pugni fino al punto in cui le sue unghie si conficcarono
nella carne. Nella sua mente vorticavano le parole di Marin e le
emozioni che insieme avevano condiviso in quei pochi attimi passati
insieme. In un esplosione di rabbia si voltò per scagliare un
pugno sulla parete della montagna che, come un foglio di carta, venne
giù andando in frantumi. Il rumore assordante non riuscì
comunque a sovrastare il battito del suo cuore che stava andando
all’impazzata dentro il suo petto. Non poteva rinunciare a lei
eppure sapeva di doverlo fare. In fondo era qualcosa che aveva sempre
saputo.
Per
la rabbia scagliò un altro pugno che però si infranse
sulla mano di Marin. La ragazza sorrise suo malgrado:
Non
vorrai seppellirci sotto la montagna, vero?
Beh!
Sarebbe un bel modo di morire: abbracciato con te – per un
istante i loro sguardi si incontrarono ed entrambi sorrisero, ma poi
la rabbia in lui prese nuovamente il sopravvento – Che senso
ha concedervi la possibilità di amare o uccidere l’uomo
che vede il vostro volto? Dimmi, che senso ha? Tanto valeva che mi
uccidevi quella sera, avrei sofferto di meno.
Le
lacrime uscirono dal suo volto, difficile dire se fossero di rabbia,
di dolore o di rimpianto. Certo era che Aiolia in quel momento
avrebbe voluto poter cambiare la loro vita. Marin si strinse a lui,
abbracciandolo: se avesse potuto si sarebbe fatta carico di tutto il
suo dolore, che in fondo averne in più non è che
spostava molto la sua situazione. Non avrebbe più amato e
forse neanche più sorriso. Eppure sapeva di dover continuare a
vivere, per Athena, per il mondo e per il suo allievo Seiya. Doveva
vivere anche per Aiolia e sperare che nulla accadesse loro e magari
sognare che un giorno sarebbero stati liberi dai quei vincoli così
giusti eppure così dolorosi.
I
due si separarono e Marin, dopo aver accarezzato la sua guancia si
avviò verso il valico per raggiungere il giovane Seyia, ma
Aiolia, afferrandole la mano la trattene. Quando lei si voltò
comprese subito cosa il ragazzo voleva dirle. Annuendo, acconsentì
alla sua ultima, tacita, richiesta, che in fondo non sarebbe cambiato
nulla se il mondo avesse aspettato un'altra ora prima di essere
salvato: giusto il tempo di amarsi l’ultima volta.
Sapeva
in fondo di non essere stato sincero con Aiolia. Non gli aveva
mentito, non era nella sua natura, aveva solo omesso quanto in realtà
fosse sicuro di quello che era successo negli ultimi tempi. Aveva
chiaro ormai quale fosse il quadro generale: Calliope per la brama di
ottenere il trono di Asgard per le sue figlie aveva convinto il
Grande Sacerdote delle male intenzioni di Lady Hilda. In qualche modo
lo aveva anche convinto del fatto che Edgar fosse meritevole di
battersi per la Cloth di Pegasus. Era inoltre certo del fatto che
fosse stato il cavaliere di Gemini ad aver aiutato quel buffo ometto
a vincerla, spinto probabilmente da una richiesta del Grande
Sacerdote stesso. Era convinto che tutti i cavalieri, in fondo, si
erano mossi per suo volere. Era ormai certo anche del fatto che
l’armatura di Pegasus fosse destinata all’allievo del
cavaliere dell’Aquila. L’unica cosa che gli mancava di
capire era perché il Grande Sacerdote si era lasciato
manovrare da quella donna e se quanto di quello che aveva fatto fosse
per il bene o per il male.
Non
poteva dubitare del Pope, certo, ma negli ultimi tempi un dubbio si
era insinuato nella sua mente ed ora, libero dal qualsiasi
interferenza, era giunto il momento di chiarirlo. Entrò nella
Grande Sala, ma del Grande Sacerdote non trovò alcuna traccia.
Decise di attendere il suo ritorno e sedendosi nella tipica posizione
del Loto a lui congeniale, cominciò pazientemente ad
aspettare.
L’attesa,
a dispetto di quello che immaginava durò molto e quando il
Grande Sacerdote entrò nella sala, sentì delle
increspature e dei conflitti nella sua anima sempre così
ermetica. L’uomo più vicino agli Dei, si alzò di
scatto e rendendo omaggio al Pope, si preparò ad attivare al
massimo tutti i suoi sensi per cogliere ogni minimo segnale o
suggerimento. Il Grande Sacerdote si sedette sul trono con una certa
fatica e solo dopo un tempo che a Shaka sembrò eterno cominciò
a parlare:
Cavaliere
di Virgo, immagino che tu, uomo così perspicace e attento,
sia venuto per chiedere spiegazioni.
Ebbene,
Grande Sacerdote, avete ragione. – Shaka spostò il
volto un po’ verso la sua destra per cogliere meglio la voce
dell’uomo, che sentiva fragile.
E
allora procedi con le tue domande – l’uomo si lasciò
andare, visibilmente stanco – come puoi vedere sono affaticato
e vorrei al più presto andarmi a riposare.
Si,
lo vedo – Shaka si voltò verso di lui, ma tenne gli
occhi chiusi – e mi domando cosa vi abbia così provato.
Gli
eventi degli ultimi tempi hanno richiesto in me un grande sforzo e
ora, che anche grazie al vostro intervento, le cose sono migliorate,
le mie energie mi hanno abbandonato.
Allora
non negate il fatto che Calliope avesse su di voi una cattiva
influenza? Mi domando come questo sia stato possibile!
Ti
sbagli cavaliere e fai torto a me e ad Athena che mi ha scelto come
colui che vi governa nel dubitare delle mie capacità.
E
allora spiegatemi, perché io non ho compreso il vostro ruolo
in tutta questa storia.
E
pensi di aver compreso la storia? – Sul volto di Saga, coperto
dalla maschera, comparve un sorriso mentre nella sua mente la paura
si dileguò confortata dal pensiero che l’arroganza di
quel ragazzo gli avrebbe offerto una via di fuga.
So
per certo che Calliope voleva attentare alla vita della celebrante
di Odino, che il cavaliere di Gemini ha permesso ad Edgar di
ottenere l’armatura di Pegasus, la quale, però, è
destinata all’allievo del cavaliere dell’Aquila –
Shaka attese un attimo pensieroso prima di proseguire – e so
che voi eravate a conoscenza di tutto questo.
E’
vero e mi complimento con te per non esserti fatto sfuggire nulla.
In
verità, come dicevo prima, quello che mi sfugge è il
vostro ruolo in tutto ciò.
Il
mio ruolo? – Saga si alzò dal trono e cercò di
recuperare tutte le energie a sua disposizione. Seppur debilitato
dai suoi conflitti interiori, aveva bisogno di lucidità e
fermezza per convincere quel cavaliere – Ho semplicemente
cercato di evitare che Calliope raggiungesse i suoi scopi.
Volete
dire che avete cercato di evitare che uccidesse la Regina di Asgard?
– Shaka si fece ancora più dubbioso – e in che
modo?
Facendo
in modo che Lady Hilda fosse seguita costantemente da uno dei miei
cavalieri più valorosi.
Ma
voi avete chiesto ai vostri cavalieri di uccidere Camus!
No!
Io ho chiesto ai miei cavalieri di riportare Aquarius e Lady Hilda
qui. Sapevo che Calliope voleva ucciderla e così ho fatto di
tutto per evitare che ciò accadesse.
E
Edgar? – Shaka aprì gli occhi per mostrare con la sua
espressione tutti i suoi dubbi.
Edgar
faceva parte del piano. – Saga cercò di concentrarsi
ancora di più – il fatto è che Calliope aveva
paura del cavaliere di Pegasus.
Calliope
aveva paura di … Edgar?
Non
di Edgar, ma di Seyia. Affermava di aver visto nel futuro che quel
ragazzo farà in modo di distruggere Asgard e i suoi
cavalieri.
E
voi le avete creduto?
Assolutamente
no! Ma non volevo che facesse del male a quel ragazzo e così
ho assecondato i suoi piani, sapendo che quell’ometto, Edgar,
sarebbe stato protetto al meglio dai cavalieri di Scorpio e di Leo.
Non
ha senso, Grande Sacerdote!
E’
questa la differenza tra me e te, nobile Shaka e questo è il
motivo per cui io sono il Grande Sacerdote e tu no. Dovresti provare
a vedere il quadro più ampio, non credi? Avevo bisogno di
tempo per comprendere quanto Calliope fosse potente e quanto potesse
danneggiarci o coinvolgerci in guerre non volute. Millantava un
credito con Zeus e non avevo altro modo che assecondarla per
comprendere quanto tutto ciò fosse vero.
Avete
rischiato la vita di un comune essere per verificare se dovevate
intervenire o meno? E’ questo che mi state dicendo?
Ho
rischiato la vita di quell’ometto per evitare di rischiare la
vita di molti altri – Saga alzò volontariamente la sua
voce per sottolineare lo sdegno a quelle sue affermazioni – e
comunque avevo piena fiducia nei miei cavalieri.
E
il cavaliere di Gemini? Perché lo avete coinvolto e dove è
stato in tutti questi anni?
Gli
ho chiesto di intervenire perché era l’unico che
potesse farlo.
Shaka
faceva fatica a credere alle parole di quell’uomo, tanto gli
sembravano inverosimili, ma per quanto si sforzasse non riusciva a
rilevare nessuna increspatura nel suo racconto o nella sua anima che
confermasse il suo dubbio. Rimase per un lungo istante ad osservarlo
e a sentirlo, ma in fondo all’anima di quell’essere,
l’unica cosa che riuscì ad intravedere fu amore e
devozione. A quel punto non gli restava altro da fare che accettare
quella storia così come gli era stata raccontata. Si rassegnò
all’idea per una volta di non essere giunto ad avere una
risposta chiara a tutte le sue domande. Perso in quella rassegnazione
non si accorse del sorriso trionfante del Grande Sacerdote che ancora
una volta si congratulò per le sue grandi doti che gli
consentivano da anni di ricoprire con poca difficoltà quel
ruolo da impostore.
Eccoci
con un nuovo capitolo della “saga” di Edgar …manca
poco alla conclusione di questa storia … speriamo di mantenere
il ritmo fino alla fine .
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