Challenge aprile 1
Oltre
ad essere sexy, cosa fai per
vivere?
Hinata sorrise
piano, i capelli le
coprivano il seno stretto in una fascia striminzita. Neji
lasciò i soldi, due
banconote viola da mille yen, sul comò accanto
all’ingresso dell’angusta
stanzetta. Non entrò nemmeno.
Diceva che i
soldi erano da parte
della sorella.
“Vi
ringrazio, ma dite ad Hanabi che
non ne ho bisogno.” Disse con voce flebile. Dopo essersi
tormentata per
settimane era finalmente riuscita a parlare.
“Questi
ti serviranno per
ricominciare in qualche modo. Hai ancora una famiglia.”
Hinata si
alzò dal letto, agitata, il
seno le sobbalzò leggermente e Neji dovette distogliere lo
sguardo.
“Grazie
cugino!”
C'è
solo una cosa che voglio cambiare
di te, il tuo cognome.
Hinata
strinse convulsamente la tazza.
‘Neji
è
davvero bello.’ Pensò. Aveva un
nonsoché di nobile nonostante indossasse gli
abiti logori ma puliti della casata cadetta. Non c’erano
difetti in lui, anzi,
uno solo ma di cui non poteva fargli alcuna colpa. Un piccolo difetto
invisibile all’occhio e che non riguardava neppure il
carattere, del quale se
proprio avesse dovuto rimproverargli qualcosa era il suo spiccato
orgoglio.
Portò
la
tazza alle labbra tremanti, prendendone una piccola sorsata.
Sarebbe
stato tutto così facile se lui non fosse nato come Hyuuga.
“Qualcosa
ti
turba, Hinata?”
“N-no,
è che
manca di zucchero.”
Tuo
padre è un
terrorista? Perché sei una bomba.
Si mise di
fronte a lui. Non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
“Hinata,
spostati.” Disse. “Sai bene che questo non
servirà a nulla. La mia volontà non
barcollerà neppure per un istante.”
“Tuo
padre…
ti sei lasciato soggiogare, cugino. Sono certa che esista un modo per
cambiare
le cose che non comporti la violenza!” Le si ruppe la voce.
“Ti prego.”
Neji chiuse
la zip della giacca militare, nascondendo il petto nudo cosparso di
carte
bomba. “Esistono uomini predestinati a sovvertire la
realtà che conosciamo,
anche se questo significa infrangere la Legge. Oggi vado a rivendicare
la
nostra libertà.”
Dio
ti benedica. Oh,
pare che l'abbia già fatto.
Neji la
guardò come se fosse l’ultima
volta.
I lunghi capelli
neri le coprivano la
schiena. I seni erano floridi, bianchi come colline innevate, e i
capezzoli
sembravano piccoli fiori dischiusi. Un lenzuolo sfatto le avvolgeva le
gambe.
Aveva occhi
limpidi, del colore delle
nuvole, e il viso buono e dolce. Ma più si soffermava su
quei lineamenti e più
si ricoprivano d’indecenza, di una malizia sconfinata e
tormentosa.
Hinata era
benedetta e lui non
faceva altro che sporcarla. Ogni suo tocco la macchiava di quel peccato
indicibile.
“Scusami.”
Le passò l’asciugamano. Le
era venuto addosso di nuovo.
Il tuo
secondo nome è Wi-Fi?
Sento davvero una connessione.
La stanza zeppa
di apparecchiatura
elettronica era così piccola che era impossibile rimanere in
piedi senza
toccarsi. Non si respirava dal caldo.
“Non
sapevo che il byakugan servisse
anche a questo!” Trillò eccitata.
Nell’oscurità osservò sotto forma di
guizzanti filamenti la connessione di rete che dal router si diramava
all’esterno.
Una volta interrotti i collegamenti il quartiere Hyuuga sarebbe rimasto
isolato.
“È
come se fosse chakra.” Sentì il
fiato di Neji sul collo. Avvampò.
Si
girò e vide il chakra del ragazzo
scorrere impetuoso come se volesse avvilupparla. Non seppe trattenersi.
“È
come se fossi ri-riconesso a me.”
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