Fame nera

di Daleko
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Fame nera


Anima immensa in esile corpo,
tu, piccina fra i piccini,
macchiata d'una colpa non tua,
colpevole d'essere al mondo:
ancora imberbe, d'inique offese
ti ritrovi offerta, martire ignota
di una guerra meschina.

Innocua bimbetta daglʼocchi grandi,
che strilli e che piangi, trista che sei,
ché non comprendi la perversione
d'un mondo a te trent'anni lontano.
Che importa l'abito, se ogni mattina
gli altri fanciulli tu prendi per mano?
Miopi di vista, ma aguzzi di cuore.

Il verbo dei grandi è una reclame:
ama il prossimo tuo, ma solo quello
ché quello dopo è già troppo lontano.
Dagli il tuo cibo, dell'acqua, il tuo letto
ma solo se puoi vederlo arrossire.

Dagli dei cracker se geme in straniero,
che è già un favore degno d'un bianco;
e se invece è un bimbo a lamentar fame
aggiungi del tonno, ché possa apprezzare
per puro contrasto, il morire in mare.







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