La mano che bussa

di Artemisia89
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Tentativo #1 - Primo nostos.
La mano che bussa non è la mia.


 
In molti anni, il suo piede non ha mai vacillato nel passaggio dal legno mobile della barca alla pietra del porto. La sua caviglia abita quel movimento. Non c’è mai stata, per Marco, l’esitazione che prende i marinai quando il loro viaggio finisce e davanti hanno la desolazione dell’approdo.
Ma gli occhi soffrono questo momento: riconoscere Venezia lo sfinisce e dentro di lui non c’è più quella felice coincidenza tra la città d’acqua in cui è nato e il cielo blu sotto cui ha vissuto per anni. Calli e campi lo soffocano, così come lui per primo deve soffocare l’istinto di voltarsi indietro e tornare alla steppa infinita, al suono rombante dei cavalli che precipita sulla terra. Le mani che continua a guardarsi, pensa, potrebbero ben servire per chiudere questi occhi persi.

C’è sempre un momento, nei viaggiatori che tornano, in cui ricordo e realtà non trovano corrispondenza: tutto è irriconoscibile, specialmente le cose più familiari. Anche quella stessa mano che decisa bussa alla porta di casa. E fino all’istante in cui il garzone non lo raggiunge, Marco Polo si chiede chi è tornato dalla Cina, chi è rimasto accanto a Kublai, chi altri accanto a Kököchin e chi ha rimandato indietro questo corpo vuoto ed estraneo, negandogli la felicità per sempre.

  << Chi xe? >> chiede la finestra sopra di lui.

Anche Marco se lo chiede, ma la sua mano resta silenziosa, sorridendo.




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