rivelazioni
RIVELAZIONI
Il Signore Oscuro se ne stava seduto in
penombra ad un tavolo piuttosto defilato della bettola, aspettando
che l'uomo che doveva incontrare si degnasse di farsi vivo.
Non tollerava che lo si facesse
attendere. Era l'essere più potente
e temuto di tutti i reami! Chi era quello stolto che aveva osato
chiedergli un incontro per poi presentarsi in ritardo?!
Appena fosse arrivato, avrebbe valutato
se la sua offerta poteva interessargli, in caso contrario avrebbe
provveduto a sbarazzarsi di lui immediatamente.
La locanda era poco illuminata e non
c'erano molti avventori, per lo più si trattava di loschi figuri. I
tavoli di legno scrostato erano ricoperti di briciole e macchiati in
più punti. Era chiaro che non fosse esattamente un posto adatto ad
accogliere re e regine, ma per portare a termine affari ambigui e di
dubbia legalità era l'ambiente ideale.
Finalmente, un omino basso e
grassoccio, con un buffo copricapo di lana rossa infeltrita si
sedette di fronte a lui, osservandolo con diffidenza mista a paura e
a una discreta dose di repulsione che non gli riusciva proprio di
dissimulare.
- Siete davvero voi? Il Signore Oscuro
in carne e... be', insomma, quello che è... -
Rumpelstiltskin era abituato a quella
reazione ed era perfettamente conscio del terrore che incuteva alla
gente, ma quella sera non aveva né il tempo né la voglia di
compiacersene e preferì tagliare corto.
- Hai passato molti guai per
incontrarmi. - esordì, interrompendo il balbettio intimorito del suo
interlocutore, - Devi sperare che io ritenga ciò che hai da dirmi
abbastanza importante da dedicarti il mio prezioso tempo. -
L'uomo deglutì ma quando parlò lo
fece con voce più sicura. - Ho sentito che state cercando qualcosa e
la fortuna vuole che io sia una persona che commercia oggetti
difficili da trovare... - poi si guardò fugacemente intorno come se
temesse di essere osservato da sguardi indiscreti e abbassò la voce
con fare cospiratorio, - ...come i fagioli. -
Rumpelstiltskin si fece improvvisamente
attento.
L'omino capì di aver risvegliato il
suo interesse e proseguì con più convinzione. - Sì, parlo proprio
di quei fagioli magici che possono trasportare qualcuno in un mondo
diverso. -
Il Signore Oscuro si sporse in avanti e
inchiodò il suo sguardo penetrante agli occhietti acquosi
dell'altro, come a scorgervi tracce di menzogna o inganno. - Mi è
stato riferito che in questa terra non esistono più. -
- No, infatti. Non in questa terra. -
rispose prontamente l'uomo, - Ma le navi che attraccano qui, spesso
tornano da terre lontane con un carico di tesori di cui non tutti
riescono a capire il valore. -
- E tu lo capisci, invece? - fece il
folletto, soppesando lo sconosciuto con espressione scettica.
- Be', è il mio lavoro. Così come
conoscere i pettegolezzi che indicano chi potrebbe pagare il prezzo
più alto. -
Rumpelstiltskin congiunse le dita delle
mani davanti a sé: la situazione si stava facendo sempre più
interessante.
- E cosa dicono tutti questi
pettegolezzi? Sentiamo. -
L'uomo abbassò lo sguardo e
l'ostentata sicurezza di poco prima iniziò a vacillare. - Ecco, si
dice che una volta eravate un gran codardo, ma che siete diventato il
Signore Oscuro per proteggere un figlio che avete perso nonostante
tutto il vostro... -
Rumpelstiltskin fece un gesto secco con
la mano e la voce dell'uomo si spense bruscamente, per essere
sostituita da rantoli spaventati e sofferenti. Si portò una mano
alla gola, terrorizzato.
Gli occhi del Signore Oscuro
dardeggiarono pericolosamente. - Non è carino diffondere i
pettegolezzi. Il fagiolo... dov'è? - chiese a denti stretti senza
abbandonare la presa invisibile sulla gola del suo interlocutore.
- Non ce l'ho... - rispose lui con voce
soffocata. - Ma l'ho nascosto, lo giuro! Posso farvelo avere! -
Non stava mentendo, così
Rumpelstiltskin lasciò che tornasse a respirare liberamente.
L'uomo tossì poi tornò a guardare il
Signore Oscuro. - Non vi ho ancora detto il prezzo. -
- Trasformo la paglia in oro, il prezzo
non dovrebbe essere un problema per me. -
- Io non voglio oro. Voglio la vita
eterna. -
Rumpelstiltskin si esibì in una delle
sue folli risatine. Quel miserabile
omuncolo era più stupido e sfacciato di quanto pensasse!
- Solo il Signore
Oscuro può avere la vita eterna. - disse, - Facciamo così: che ne
dici della giovinezza? Farò tornare indietro l'orologio finché non
sarai di nuovo un bambino. -
L'altro sembrò
valutare l'offerta poi annuì. - Direi che si può fare. D'accordo! -
Rumpelstiltskin
alzò l'indice in segno di avvertimento. - Ma ricorda bene: se
fallirai nel portarmi il fagiolo, io manderò avanti l'orologio e ti
ridurrò in un mucchietto di polvere. - sibilò con un ghigno.
Il viso tondo
dell'uomo sbiancò e annuì vigorosamente per dimostrare che aveva
recepito il messaggio.
- Grazie, grazie. -
mormorò prima di alzarsi e lasciare il tavolo e la locanda in tutta
fretta.
Rumpelstiltskin
rimase seduto, perso nei suoi pensieri. Se quel topo di fogna aveva
detto la verità, sarebbe stato molto vicino a ritrovare suo figlio,
più vicino di quanto non fosse mai stato prima di allora. L'idea di
quell'eventualità era quasi spaventosa.
Ad un tratto si udì
un fragore di risate e voci maschili provenire dall'ingresso della
locanda:
- Dov'è il mio
miserabile equipaggio?! -
- Eccoci qui,
capitano! -
- E dov'è la mia
birra?! -
Il Signore Oscuro alzò lo sguardo sul
gruppo di uomini chiassosi che era appena entrato, tra loro c'era un
bel giovane dai capelli neri e gli occhi chiari che esibiva un
atteggiamento spavaldo. Era quello che avevano chiamato “capitano”.
Rumpelstiltskin lo riconobbe
immediatamente. Killian Jones. Il maledetto pirata che aveva
portato via Milah, condannando Bae a crescere senza una madre, e
l'aveva umiliato davanti a tutti.
Che magnifica
coincidenza! Finalmente avrebbe potuto vendicarsi di quel cane!
L'avrebbe fatto soffrire come aveva sofferto lui!
Si calò il
cappuccio del mantello sul volto e uscì dalla taverna con un ghigno
diabolico.
Belle camminava per
le strette e tortuose vie della cittadina di mare in cui avevano
fatto porto.
L'odore di
salsedine, pesce e iodio impregnava la fresca aria notturna.
Si stava dirigendo
alla spiaggia per godersi un po' di solitudine e tranquillità,
quando passò davanti a un gruppo di ubriachi che fischiarono nella
sua direzione e le rivolsero apprezzamenti piuttosto pesanti.
La ragazza non si
voltò neanche e proseguì imperterrita per la sua strada.
Era abituata ad
avere a che fare con gli uomini, specialmente sbronzi, e se solo
avessero provato a toccarla se ne sarebbero pentiti amaramente.
Non si accorse però
che qualcuno appostato nell'ombra di un vicolo scuro la stava
fissando, almeno fino a quando non avvertì la sua presenza dietro di
sé.
Si voltò di scatto
e fece correre la mano all'elsa del pugnale che portava agganciato
alla cintura.
L'uomo era
incappucciato e la ragazza non riusciva a vederne il viso.
- Chi sei? Perché
mi stai seguendo? - chiese, guardinga.
Udì una risatina
beffarda e stridula che la fece rabbrividire. Estrasse il pugnale e
lo puntò contro il petto dello sconosciuto. - Mostrami il tuo volto,
codardo! -
A quelle parole la
risatina cessò di colpo e l'uomo alzò lentamente le braccia per
abbassarsi il cappuccio del mantello.
La luce lunare
illuminò il suo volto, che aveva ben poco di umano.
Gli occhi
sembravano quelli di un rettile e la pelle squamosa e grigiastra
catturava i riflessi della luna come le squame traslucide di un
coccodrillo.
Belle spalancò gli
occhi per la sorpresa e l'orrore, ma tenne ben salda la presa sul
pugnale. - Che cosa sei? -
L'uomo si finse
indignato. - Cosa? Ma che domanda sgarbata, dearie! Io non
sono una cosa. -
La ragazza non si
scompose e rimase in allerta, pronta a trafiggerlo se avesse cercato
di aggredirla.
- Va bene. Allora
chi sei? - si corresse.
Un sorriso increspò
le labbra di lui, rivelando denti gialli e appuntiti.
- Oh, ma noi ci
siamo già incontrati, dearie. - disse, avvicinandosi a lei.
In risposta a quel
movimento, Belle fece un passo indietro. - Temo di non rammentarmene.
- cercò di suonare impavida e sicura di sé, nonostante quella
creatura le incutesse un certo timore.
- Il nome
“Rumpelstiltskin” ti dice qualcosa? -
La ragazza abbassò
il pugnale per lo stupore.
Rumpelstiltskin.
Ma certo che le diceva qualcosa! Non aveva mai dimenticato quel nome,
così insolito e difficile da pronunciare.
Ogni giorno
guardava Milah e rivedeva davanti a sé la scena della taverna e il
viso distrutto dell'uomo il giorno dopo, quando aveva supplicato
Killian di lasciarla andare.
Cautamente, si
avvicinò un po' e osservò il volto del folletto, cercando di
scorgere nelle sue fattezze mostruose qualcosa del Rumpelstiltskin
che ricordava.
Non c'era più
traccia di paura o timidezza, ciò che Belle riusciva a scorgere
erano solo freddezza e tormento e una luce vagamente folle che
brillava nei suoi occhi serpenteschi.
- Siete... diverso.
- osservò infine, non riuscendo a trovare un termine migliore.
Stavolta l'uomo non
rise. - Sono cambiate molte cose dal nostro ultimo incontro, dearie.
Non sono più l'uomo di allora. Sono diventato il Signore Oscuro. -
Belle spalancò gli
occhi; aveva sentito parlare molto di quel demone dai poteri magici
sbalorditivi.
Si diceva che egli
stringesse accordi con i disperati e gli sprovveduti che gli
chiedevano aiuto, per poi privarli di ciò che avevano di più caro;
si diceva che rapisse i bambini per poi mangiarli, che chiedesse che
gli venissero sacrificate delle vergini affinché non sfogasse la sua
furia su villaggi inermi.
La ragazza aveva
viaggiato abbastanza da imparare a non dare credito alle dicerie, ma
su una cosa tutti erano d'accordo: il Signore Oscuro era l'essere più
potente e pericoloso di ogni reame.
Non riusciva a
conciliare tutto questo con il ricordo dell'umile e mite filatore che
aveva incontrato all'epoca.
Mentre Belle era
persa in questi pensieri, Rumpelstiltskin si era concesso un attimo
per osservarla.
Non era cambiata
molto dal loro primo e ultimo incontro; forse aveva solo i capelli
ramati e mossi un po' più lunghi e le fattezze più adulte, ma a
parte questo era la stessa ragazza che ricordava mentre gli stringeva
le mani e sorrideva per incoraggiarlo.
L'uomo allontanò
quei ricordi: era amica dell'infame pirata di cui voleva vendicarsi e
l'avrebbe usata per il suo scopo; non poteva lasciare che il ricordo
della sua gentilezza lo distogliesse dal suo obiettivo.
- Cosa vi è
accaduto? Perché siete qui? - domandò la giovane.
- Come certo
ricorderai, anni fa il tuo capitano mi ha portato via mia moglie. Ora
dovrà pagarne le conseguenze e tu mi aiuterai, dearie, che lo
desideri o meno. - disse con un ghigno.
Prima che la
ragazza potesse fare o dire qualunque cosa, Rumpelstiltskin alzò una
mano all'altezza del suo viso; subito gli occhi azzurri di lei si
chiusero e perse conoscenza.
L'uomo l'afferrò
prima che cadesse a terra.
Ora poteva
finalmente andare a incontrare quel maledetto.
Rumpelstiltskin
attese che il capitano e i suoi uscissero dalla taverna.
Quando li
intercettò, indossò il cappuccio e assunse un'andatura volutamente
zoppicante e gobba e, nel passare vicino al gruppo che rideva e si
dava grandi pacche sulle spalle, urtò Jones di proposito.
- Hei tu! Fermo! -
fece il capitano.
Rumpelstiltskin si
arrestò e sorrise malignamente, senza farsi vedere.
- Perfino i topi di
fogna hanno maniere migliori delle tue. -
- Oh, mi dispiace
tanto, signore. - rispose con voce gracchiante, voltandosi verso di
lui.
Killian gli andò
incontro, inclinando la testa di lato per vedere meglio il suo volto
sotto il cappuccio.
- Mi sbagliavo. Non
sei affatto un topo. Direi che assomigli molto di più a un
coccodrillo! - disse rivolgendosi ai suoi uomini, che subito
ricominciarono a ridere.
- Qual è il tuo
nome, coccodrillo? - chiese ridendo a sua volta, mentre con un calcio
lo faceva cadere a terra.
Tutti risero di
nuovo, ma stavolta Rumpelstiltskin stesso fece una risatina acuta,
che lasciò perplessi gli uomini.
Si alzò, senza
smettere di ridere, e si tolse il cappuccio.
Killian lo guardò
e l'ombra di un'immagine sgranata si materializzò nella sua mente. -
Tu! Mi ricordo di te... -
- È sempre bello
fare colpo. - ribatté il Signore Oscuro, restituendo al capitano le
sue stesse parole di anni prima.
Ormai gli uomini
non ridevano più, e i loro sorrisi beffardi erano stati sostituiti
da espressioni preoccupate e vigili.
Rumpelstiltskin
continuò a rivolgersi al capitano con le parole che lui stesso gli
aveva rivolto al loro primo incontro. - Ma che modi sono, i miei? Non
ci siamo nemmeno presentati come si deve... - s'inchinò, -
Rrrrrrumpelstiltskin, ma ormai tutti mi conoscono come il Signore
Oscuro. -
Tutti, tranne
Killian, indietreggiarono spaventati e il ghigno del folletto si
allargò.
- Vedo che la mia
reputazione mi precede. Bene, questo ci farà guadagnare tempo
durante la fase domande e risposte del nostro gioco. - disse
allegramente al capitano, che aveva fiutato il pericolo e ora lo
guardava con diffidenza e circospezione.
- Cosa vuoi sapere?
-
- Come sta Milah,
ovviamente. - sibilò l'altro in tono minaccioso, più simile che mai
ad un rettile.
- Chi? - Killian
tentò di fare finta di non capire, anche se sapeva che probabilmente
non sarebbe servito a nulla e infatti Rumpelstiltskin ghignò di
nuovo. - Sarei molto lieto di rinfrescarti la memoria, ma la
situazione si sta facendo complicata. -
Stavolta il viso
del capitano si fece serio e gli occhi più scuri. - Morta. È morta
molto tempo fa. E ora che cosa vuoi? -
Il Signore Oscuro
ebbe un attimo di cedimento a quella notizia, ma si riprese quasi
subito. - Non abbiamo mai avuto modo di concludere il nostro duello.
-
Killian fece per
estrarre la spada ma Rumpelstiltskin alzò una mano per fermarlo. -
Non adesso, dearie. Domani all'alba. Non sono un uomo crudele;
sistema pure i tuoi affari, prima. Inoltre potrai passare la notte
sapendo che sarà l'ultima della tua vita. Sì, in effetti forse sono
un po' crudele! - rise. - E giusto perché non ti venga l'insana idea
di scappare... - agitò le mani e tra le sue braccia comparve, in una
nuvola violacea, il corpo privo di coscienza di Belle.
- Maledetto demone!
Che cosa le hai fatto?! - urlò Killian con il volto deformato dalla
rabbia e dalla paura alla vista della ragazza svenuta tra le grinfie
di Rumpelstiltskin.
- Non ti agitare,
capitano. Si tratta solo di una piccola assicurazione per me.
Mettiamola così: se penserai, anche solo per un momento di tentare
la fuga, potrebbe succederle qualcosa di molto spiacevole. -
Il Signore Oscuro
ghignò per l'ultima volta e svanì nella stessa nube viola di poco
prima, portando con sé la giovane.
Rumpelstiltskin si
materializzò nella stanza che aveva preso in affitto per quella
notte alla locanda.
Non che lui avesse
bisogno di dormire, ma gli occorreva un luogo sicuro dove nascondere
la ragazza.
La stanzetta era
spoglia e gli unici elementi d'arredo erano una piccola branda, sulla
quale depose la giovane, e un tavolino di legno con uno sgabello.
L'unica fonte di luce erano tre candele accese che gettavano ombre
tremolanti tutto intorno.
Il Signore Oscuro
si tolse il mantello, gettandolo di lato, poi prese lo sgabello e si
sedette vicino al misero letto, osservando la ragazza ancora priva di
sensi.
Aveva
un'espressione serena e rilassata e i suoi capelli catturavano i
riflessi della luce calda e soffusa. Rumpelstiltskin pensò che fosse
diventata davvero una bella donna.
Come guidato da un
istinto incontrollabile e irrazionale, allungò piano una mano, e le
sfiorò le ciocche morbide, la fronte, una guancia, per poi scendere
lungo il suo collo candido.
Da quanto tempo non
provava piacere nel contatto umano.
Nonostante le sue
minacce, sapeva perfettamente che non avrebbe fatto del male a Belle.
Le serviva solo per assicurarsi che il pirata non fuggisse e per
farlo spaventare un po', tenerlo sulla corda.
Per un attimo
valutò l'idea di non svegliarla e rimanere tutta la notte ad
ammirarla ma voleva anche sentire la sua voce, parlare con l'unica
persona che l'aveva fatto sentire importante quando per tutti era
solo il codardo del villaggio.
Schioccò le dita
e, lentamente, la ragazza sollevò le palpebre. Si sentiva
frastornata e non ricordava cosa le fosse successo.
- Ben svegliata,
dearie. Non preoccuparti, i capogiri passeranno tra un momento. -
Belle si tirò su a
sedere e, in effetti, la testa le girava parecchio.
Strizzò gli occhi
e mise a fuoco il viso di Rumpelstiltskin, che la osservava con un
sorrisetto divertito.
Il ricordo del loro
incontro le tornò alla mente più vivido che mai e lei si sentì
invadere dalla paura.
- Cosa avete fatto
a Killian? -
- Oh, lui sta
bene... per ora. Non preoccuparti, dearie, non ho intenzione di
ucciderlo. -
La ragazza si
stupì. - Davvero? E allora cosa intendete fargli? -
- Prima dovrà
soffrire come ho sofferto io. -
- Allora... questo
significa che intendete fare del male a Milah? -
Il ghigno del
Signore Oscuro si spense all'istante. - Credevo che fosse morta molto
tempo fa. - sibilò. - Così mi ha detto il tuo capitano. -
Un lampo di
comprensione attraversò gli occhi di Belle, che distolse lo sguardo
e si morse il labbro, capendo cos'aveva appena fatto.
Rumpelstiltskin le
prese delicatamente il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo
negli occhi ferini. - Milah è viva e vegeta. Non è vero, dearie? -
Il silenzio della
giovane, unito alla sua espressione colpevole, fu una risposta più
che sufficiente.
Così quel cane gli
aveva mentito! Ma perché? Per proteggerla? Possibile che la
considerasse tanto importante da mettere a rischio la sua stessa
vita?
Un sospetto iniziò
a farsi strada nella sua mente.
- Dimmi, dearie,
che rapporto c'è tra il tuo caro capitano e Milah? -
Belle strinse i
pugni e di nuovo, non rispose.
- Userete ciò che
vi dirò per attuare la vostra vendetta. -
- Può darsi,
dearie, ma ti avverto: ho anche altri metodi per ottenere le
informazioni che desidero, ma non vorrei essere costretto a usarli. -
disse con un ghigno, accarezzandole una guancia con l'indice.
La ragazza
rabbrividì a quel contatto e, curiosamente, non avrebbe saputo dire
se si trattasse solo di paura.
- Parla, dearie. -
incalzò il Signore Oscuro, la voce dura e fredda come il ferro.
Belle fece un gran
sospiro per calmarsi, poi vinse la propria reticenza e iniziò a
raccontare, cercando di misurare con attenzione le proprie parole.
- Killian e Milah
sono innamorati. Lui la considera la sua compagna e lei fa lo stesso.
Si è guadagnata il rispetto della ciurma e ormai è quasi come un
suo vice. - disse, senza riuscire a reprimere una smorfia di
disappunto.
Rumpelstiltskin lo
sospettava già, ma aveva bisogno di sentirlo chiaro e tondo dalle
labbra di Belle.
Digrignò i denti
acuminati e, nonostante la furia che sentiva montare dentro di sé,
cercò di controllarsi per non spaventare ulteriormente la ragazza.
- Non sembra che la
cosa ti faccia piacere. - commentò, più per distrarsi dalla
terribile rivelazione che per vero interesse.
La ragazza lo
guardò, esitante. Sapeva che Rumpelstiltskin si sarebbe servito di
quelle informazioni per poi ritorcerle contro Killian e Milah, ma,
come lui le aveva giustamente fatto notare, avrebbe potuto cavarle
comunque la verità di bocca ricorrendo alla magia o altro. Non le
piaceva l'idea di fare la spia su di loro, non era da lei, ma
entrambi avevano contratto un grande debito di onestà nei confronti
di quell'uomo che, dopo tante bugie, forse meritava di sapere la
verità, indipendentemente da come l'avrebbe poi sfruttata.
- Io... io non vado
molto d'accordo con Milah. - ammise infine.
Il Signore Oscuro
inclinò la testa di lato con aria interrogativa, cercando di
decifrare l'espressione della ragazza, a metà tra l'esitazione, la
rabbia e il senso di colpa.
- Il fatto è
che... -
Rumpelstiltskin la
guardò intensamente nei suoi occhi azzurri e, in quel momento, Belle
provò l'irrefrenabile impulso di aprirsi con lui e di essere sincera
fino in fondo.
- Non l'ho mai
perdonata per quello che vi ha fatto, a voi e a vostro figlio
intendo. - sbottò la ragazza, con voce tremante.
L'uomo rimase
spiazzato da quella risposta totalmente inaspettata. Perché quella
giovane teneva tanto a lui?
Non l'aveva capito
neanche allora, quando si erano parlati al molo, prima della sua
partenza.
Pensò che fosse
una bugia per cercare di rabbonirlo, ma non leggeva alcuna traccia di
menzogna nei suoi occhi, anzi, sembrava che si fosse appena liberata
di un peso che la opprimeva da lungo tempo.
Ormai l'argine era
rotto, e Belle continuò a parlare, incapace di fermarsi.
- Milah non è mai
stata rapita! È venuta al molo quella mattina supplicando Killian di
farla partire con noi. Lui acconsentì, ma per lei fu più facile
lasciarvi credere di essere stata costretta con la forza. Preferì
mentirvi anziché affrontarvi! - strinse i pugni, cercando di tenere
a bada quella rabbia repressa per anni e che ora aveva spezzato le
catene che la tenevano imbrigliata nei recessi della sua anima.
- Quando siete
arrivato per cercare di convincere Killian a rilasciarla, ho capito
che non vi aveva detto la verità. Per un attimo fui tentata di farlo
io stessa, ma non volevo arrecarvi ulteriori sofferenze. -
La ragazza distolse
lo sguardo e non poté impedirsi di arrossire violentemente.
Il Signore Oscuro
l'aveva lasciata parlare fino alla fine, anche se ogni singola parola
era stata una pugnalata al cuore.
Un'ondata di
emozioni lo travolse: dolore, delusione, ma soprattutto tanta
collera, nei confronti di Milah, nei confronti di Killian, perfino
verso se stesso per essere stato così stupido.
Osservò il rossore
che colorava le gote della giovane: lei gli aveva lasciato credere
che sua moglie fosse stata rapita, pur conoscendo la verità, e così
facendo si era di fatto resa sua complice, eppure c'era qualcosa che
gli impediva di essere infuriato anche con Belle.
Gli aveva mentito
per lo stesso motivo per cui lui aveva detto a Bae che sua madre era
morta, e non che era stata portata via dai pirati: per proteggerlo da
altro dolore.
Sospirò, alzandosi
e voltando le spalle alla ragazza; la sua ombra proiettata sul muro
appariva come una sagoma nera e sinistra.
Osservava un punto
indistinto del muro della stanza, ma davanti a sé vedeva sua moglie,
abbracciata al pirata, che rideva con lui, felice come non lo era mai
stata al suo fianco, neanche dopo la nascita di Bae.
Digrignò i denti:
ora che sapeva la verità, la sua vendetta su quel cane sarebbe stata
ancora più atroce, e anche Milah non l'avrebbe passata liscia.
Belle, dal canto
suo, si sentiva tremendamente in colpa per aver rivelato tutti quei
dettagli su Killian e Milah, ma una parte di sé era convinta di aver
fatto la cosa giusta: Rumpelstiltskin non meritava altre bugie. Fissò
le spalle del Signore Oscuro e prese coraggio. - Cosa intendete fare
ora? -
Rumpelstiltskin si
voltò lentamente verso di lei; la sua bocca si strinse in una linea
dura e gli occhi divennero due pozzi oscuri e impenetrabili.
- Credo che a
questo punto dovrei prima fare un discorsetto con la mia cara moglie.
Sicuramente qualcuno l'avrà avvertita del fatto che tra poche ore io
e il suo pirata ci sfideremo a duello. Verrà per salvarlo e allora
dovrà darmi qualche spiegazione. -
Belle lo guardò,
per metà preoccupata e per metà sollevata che non intendesse
uccidere Killian... non subito almeno.
- Non preoccuparti,
dearie, non rivelerò che sei stata tu a parlarmi di loro. Ora puoi
tornare a dormire. - disse, agitando di nuovo la mano in un gesto
secco e, in un attimo, la ragazza ricadde addormentata sul letto.
Lui la guardò per
un attimo poi si sedette al tavolo, pensando al modo più efficace
per restituire al pirata e a Milah tutto il dolore che avevano
inflitto a lui, ma soprattutto a Bae.
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