RumBelle: a different beginning

di Stria93
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rivelazioni

RIVELAZIONI


Il Signore Oscuro se ne stava seduto in penombra ad un tavolo piuttosto defilato della bettola, aspettando che l'uomo che doveva incontrare si degnasse di farsi vivo.
Non tollerava che lo si facesse attendere. Era l'essere più potente e temuto di tutti i reami! Chi era quello stolto che aveva osato chiedergli un incontro per poi presentarsi in ritardo?!
Appena fosse arrivato, avrebbe valutato se la sua offerta poteva interessargli, in caso contrario avrebbe provveduto a sbarazzarsi di lui immediatamente.
La locanda era poco illuminata e non c'erano molti avventori, per lo più si trattava di loschi figuri. I tavoli di legno scrostato erano ricoperti di briciole e macchiati in più punti. Era chiaro che non fosse esattamente un posto adatto ad accogliere re e regine, ma per portare a termine affari ambigui e di dubbia legalità era l'ambiente ideale.
Finalmente, un omino basso e grassoccio, con un buffo copricapo di lana rossa infeltrita si sedette di fronte a lui, osservandolo con diffidenza mista a paura e a una discreta dose di repulsione che non gli riusciva proprio di dissimulare.
- Siete davvero voi? Il Signore Oscuro in carne e... be', insomma, quello che è... -
Rumpelstiltskin era abituato a quella reazione ed era perfettamente conscio del terrore che incuteva alla gente, ma quella sera non aveva né il tempo né la voglia di compiacersene e preferì tagliare corto.
- Hai passato molti guai per incontrarmi. - esordì, interrompendo il balbettio intimorito del suo interlocutore, - Devi sperare che io ritenga ciò che hai da dirmi abbastanza importante da dedicarti il mio prezioso tempo. -
L'uomo deglutì ma quando parlò lo fece con voce più sicura. - Ho sentito che state cercando qualcosa e la fortuna vuole che io sia una persona che commercia oggetti difficili da trovare... - poi si guardò fugacemente intorno come se temesse di essere osservato da sguardi indiscreti e abbassò la voce con fare cospiratorio, - ...come i fagioli. -
Rumpelstiltskin si fece improvvisamente attento.
L'omino capì di aver risvegliato il suo interesse e proseguì con più convinzione. - Sì, parlo proprio di quei fagioli magici che possono trasportare qualcuno in un mondo diverso. -
Il Signore Oscuro si sporse in avanti e inchiodò il suo sguardo penetrante agli occhietti acquosi dell'altro, come a scorgervi tracce di menzogna o inganno. - Mi è stato riferito che in questa terra non esistono più. -
- No, infatti. Non in questa terra. - rispose prontamente l'uomo, - Ma le navi che attraccano qui, spesso tornano da terre lontane con un carico di tesori di cui non tutti riescono a capire il valore. -
- E tu lo capisci, invece? - fece il folletto, soppesando lo sconosciuto con espressione scettica.
- Be', è il mio lavoro. Così come conoscere i pettegolezzi che indicano chi potrebbe pagare il prezzo più alto. -
Rumpelstiltskin congiunse le dita delle mani davanti a sé: la situazione si stava facendo sempre più interessante.
- E cosa dicono tutti questi pettegolezzi? Sentiamo. -
L'uomo abbassò lo sguardo e l'ostentata sicurezza di poco prima iniziò a vacillare. - Ecco, si dice che una volta eravate un gran codardo, ma che siete diventato il Signore Oscuro per proteggere un figlio che avete perso nonostante tutto il vostro... -
Rumpelstiltskin fece un gesto secco con la mano e la voce dell'uomo si spense bruscamente, per essere sostituita da rantoli spaventati e sofferenti. Si portò una mano alla gola, terrorizzato.
Gli occhi del Signore Oscuro dardeggiarono pericolosamente. - Non è carino diffondere i pettegolezzi. Il fagiolo... dov'è? - chiese a denti stretti senza abbandonare la presa invisibile sulla gola del suo interlocutore.
- Non ce l'ho... - rispose lui con voce soffocata. - Ma l'ho nascosto, lo giuro! Posso farvelo avere! -
Non stava mentendo, così Rumpelstiltskin lasciò che tornasse a respirare liberamente.
L'uomo tossì poi tornò a guardare il Signore Oscuro. - Non vi ho ancora detto il prezzo. -
- Trasformo la paglia in oro, il prezzo non dovrebbe essere un problema per me. -
- Io non voglio oro. Voglio la vita eterna. -
Rumpelstiltskin si esibì in una delle sue folli risatine. Quel miserabile omuncolo era più stupido e sfacciato di quanto pensasse!
- Solo il Signore Oscuro può avere la vita eterna. - disse, - Facciamo così: che ne dici della giovinezza? Farò tornare indietro l'orologio finché non sarai di nuovo un bambino. -
L'altro sembrò valutare l'offerta poi annuì. - Direi che si può fare. D'accordo! -
Rumpelstiltskin alzò l'indice in segno di avvertimento. - Ma ricorda bene: se fallirai nel portarmi il fagiolo, io manderò avanti l'orologio e ti ridurrò in un mucchietto di polvere. - sibilò con un ghigno.
Il viso tondo dell'uomo sbiancò e annuì vigorosamente per dimostrare che aveva recepito il messaggio.
- Grazie, grazie. - mormorò prima di alzarsi e lasciare il tavolo e la locanda in tutta fretta.
Rumpelstiltskin rimase seduto, perso nei suoi pensieri. Se quel topo di fogna aveva detto la verità, sarebbe stato molto vicino a ritrovare suo figlio, più vicino di quanto non fosse mai stato prima di allora. L'idea di quell'eventualità era quasi spaventosa.
Ad un tratto si udì un fragore di risate e voci maschili provenire dall'ingresso della locanda:
- Dov'è il mio miserabile equipaggio?! -
- Eccoci qui, capitano! -
- E dov'è la mia birra?! -
Il Signore Oscuro alzò lo sguardo sul gruppo di uomini chiassosi che era appena entrato, tra loro c'era un bel giovane dai capelli neri e gli occhi chiari che esibiva un atteggiamento spavaldo. Era quello che avevano chiamato “capitano”.
Rumpelstiltskin lo riconobbe immediatamente. Killian Jones. Il maledetto pirata che aveva portato via Milah, condannando Bae a crescere senza una madre, e l'aveva umiliato davanti a tutti.
Che magnifica coincidenza! Finalmente avrebbe potuto vendicarsi di quel cane! L'avrebbe fatto soffrire come aveva sofferto lui!
Si calò il cappuccio del mantello sul volto e uscì dalla taverna con un ghigno diabolico.


Belle camminava per le strette e tortuose vie della cittadina di mare in cui avevano fatto porto.
L'odore di salsedine, pesce e iodio impregnava la fresca aria notturna.
Si stava dirigendo alla spiaggia per godersi un po' di solitudine e tranquillità, quando passò davanti a un gruppo di ubriachi che fischiarono nella sua direzione e le rivolsero apprezzamenti piuttosto pesanti.
La ragazza non si voltò neanche e proseguì imperterrita per la sua strada.
Era abituata ad avere a che fare con gli uomini, specialmente sbronzi, e se solo avessero provato a toccarla se ne sarebbero pentiti amaramente.
Non si accorse però che qualcuno appostato nell'ombra di un vicolo scuro la stava fissando, almeno fino a quando non avvertì la sua presenza dietro di sé.
Si voltò di scatto e fece correre la mano all'elsa del pugnale che portava agganciato alla cintura.
L'uomo era incappucciato e la ragazza non riusciva a vederne il viso.
- Chi sei? Perché mi stai seguendo? - chiese, guardinga.
Udì una risatina beffarda e stridula che la fece rabbrividire. Estrasse il pugnale e lo puntò contro il petto dello sconosciuto. - Mostrami il tuo volto, codardo! -
A quelle parole la risatina cessò di colpo e l'uomo alzò lentamente le braccia per abbassarsi il cappuccio del mantello.
La luce lunare illuminò il suo volto, che aveva ben poco di umano.
Gli occhi sembravano quelli di un rettile e la pelle squamosa e grigiastra catturava i riflessi della luna come le squame traslucide di un coccodrillo.
Belle spalancò gli occhi per la sorpresa e l'orrore, ma tenne ben salda la presa sul pugnale. - Che cosa sei? -
L'uomo si finse indignato. - Cosa? Ma che domanda sgarbata, dearie! Io non sono una cosa. -
La ragazza non si scompose e rimase in allerta, pronta a trafiggerlo se avesse cercato di aggredirla.
- Va bene. Allora chi sei? - si corresse.
Un sorriso increspò le labbra di lui, rivelando denti gialli e appuntiti.
- Oh, ma noi ci siamo già incontrati, dearie. - disse, avvicinandosi a lei.
In risposta a quel movimento, Belle fece un passo indietro. - Temo di non rammentarmene. - cercò di suonare impavida e sicura di sé, nonostante quella creatura le incutesse un certo timore.
- Il nome “Rumpelstiltskin” ti dice qualcosa? -
La ragazza abbassò il pugnale per lo stupore.
Rumpelstiltskin. Ma certo che le diceva qualcosa! Non aveva mai dimenticato quel nome, così insolito e difficile da pronunciare.
Ogni giorno guardava Milah e rivedeva davanti a sé la scena della taverna e il viso distrutto dell'uomo il giorno dopo, quando aveva supplicato Killian di lasciarla andare.
Cautamente, si avvicinò un po' e osservò il volto del folletto, cercando di scorgere nelle sue fattezze mostruose qualcosa del Rumpelstiltskin che ricordava.
Non c'era più traccia di paura o timidezza, ciò che Belle riusciva a scorgere erano solo freddezza e tormento e una luce vagamente folle che brillava nei suoi occhi serpenteschi.
- Siete... diverso. - osservò infine, non riuscendo a trovare un termine migliore.
Stavolta l'uomo non rise. - Sono cambiate molte cose dal nostro ultimo incontro, dearie. Non sono più l'uomo di allora. Sono diventato il Signore Oscuro. -
Belle spalancò gli occhi; aveva sentito parlare molto di quel demone dai poteri magici sbalorditivi.
Si diceva che egli stringesse accordi con i disperati e gli sprovveduti che gli chiedevano aiuto, per poi privarli di ciò che avevano di più caro; si diceva che rapisse i bambini per poi mangiarli, che chiedesse che gli venissero sacrificate delle vergini affinché non sfogasse la sua furia su villaggi inermi.
La ragazza aveva viaggiato abbastanza da imparare a non dare credito alle dicerie, ma su una cosa tutti erano d'accordo: il Signore Oscuro era l'essere più potente e pericoloso di ogni reame.
Non riusciva a conciliare tutto questo con il ricordo dell'umile e mite filatore che aveva incontrato all'epoca.
Mentre Belle era persa in questi pensieri, Rumpelstiltskin si era concesso un attimo per osservarla.
Non era cambiata molto dal loro primo e ultimo incontro; forse aveva solo i capelli ramati e mossi un po' più lunghi e le fattezze più adulte, ma a parte questo era la stessa ragazza che ricordava mentre gli stringeva le mani e sorrideva per incoraggiarlo.
L'uomo allontanò quei ricordi: era amica dell'infame pirata di cui voleva vendicarsi e l'avrebbe usata per il suo scopo; non poteva lasciare che il ricordo della sua gentilezza lo distogliesse dal suo obiettivo.
- Cosa vi è accaduto? Perché siete qui? - domandò la giovane.
- Come certo ricorderai, anni fa il tuo capitano mi ha portato via mia moglie. Ora dovrà pagarne le conseguenze e tu mi aiuterai, dearie, che lo desideri o meno. - disse con un ghigno.
Prima che la ragazza potesse fare o dire qualunque cosa, Rumpelstiltskin alzò una mano all'altezza del suo viso; subito gli occhi azzurri di lei si chiusero e perse conoscenza.
L'uomo l'afferrò prima che cadesse a terra.
Ora poteva finalmente andare a incontrare quel maledetto.


Rumpelstiltskin attese che il capitano e i suoi uscissero dalla taverna.
Quando li intercettò, indossò il cappuccio e assunse un'andatura volutamente zoppicante e gobba e, nel passare vicino al gruppo che rideva e si dava grandi pacche sulle spalle, urtò Jones di proposito.
- Hei tu! Fermo! - fece il capitano.
Rumpelstiltskin si arrestò e sorrise malignamente, senza farsi vedere.
- Perfino i topi di fogna hanno maniere migliori delle tue. -
- Oh, mi dispiace tanto, signore. - rispose con voce gracchiante, voltandosi verso di lui.
Killian gli andò incontro, inclinando la testa di lato per vedere meglio il suo volto sotto il cappuccio.
- Mi sbagliavo. Non sei affatto un topo. Direi che assomigli molto di più a un coccodrillo! - disse rivolgendosi ai suoi uomini, che subito ricominciarono a ridere.
- Qual è il tuo nome, coccodrillo? - chiese ridendo a sua volta, mentre con un calcio lo faceva cadere a terra.
Tutti risero di nuovo, ma stavolta Rumpelstiltskin stesso fece una risatina acuta, che lasciò perplessi gli uomini.
Si alzò, senza smettere di ridere, e si tolse il cappuccio.
Killian lo guardò e l'ombra di un'immagine sgranata si materializzò nella sua mente. - Tu! Mi ricordo di te... -
- È sempre bello fare colpo. - ribatté il Signore Oscuro, restituendo al capitano le sue stesse parole di anni prima.
Ormai gli uomini non ridevano più, e i loro sorrisi beffardi erano stati sostituiti da espressioni preoccupate e vigili.
Rumpelstiltskin continuò a rivolgersi al capitano con le parole che lui stesso gli aveva rivolto al loro primo incontro. - Ma che modi sono, i miei? Non ci siamo nemmeno presentati come si deve... - s'inchinò, - Rrrrrrumpelstiltskin, ma ormai tutti mi conoscono come il Signore Oscuro. -
Tutti, tranne Killian, indietreggiarono spaventati e il ghigno del folletto si allargò.
- Vedo che la mia reputazione mi precede. Bene, questo ci farà guadagnare tempo durante la fase domande e risposte del nostro gioco. - disse allegramente al capitano, che aveva fiutato il pericolo e ora lo guardava con diffidenza e circospezione.
- Cosa vuoi sapere? -
- Come sta Milah, ovviamente. - sibilò l'altro in tono minaccioso, più simile che mai ad un rettile.
- Chi? - Killian tentò di fare finta di non capire, anche se sapeva che probabilmente non sarebbe servito a nulla e infatti Rumpelstiltskin ghignò di nuovo. - Sarei molto lieto di rinfrescarti la memoria, ma la situazione si sta facendo complicata. -
Stavolta il viso del capitano si fece serio e gli occhi più scuri. - Morta. È morta molto tempo fa. E ora che cosa vuoi? -
Il Signore Oscuro ebbe un attimo di cedimento a quella notizia, ma si riprese quasi subito. - Non abbiamo mai avuto modo di concludere il nostro duello. -
Killian fece per estrarre la spada ma Rumpelstiltskin alzò una mano per fermarlo. - Non adesso, dearie. Domani all'alba. Non sono un uomo crudele; sistema pure i tuoi affari, prima. Inoltre potrai passare la notte sapendo che sarà l'ultima della tua vita. Sì, in effetti forse sono un po' crudele! - rise. - E giusto perché non ti venga l'insana idea di scappare... - agitò le mani e tra le sue braccia comparve, in una nuvola violacea, il corpo privo di coscienza di Belle.
- Maledetto demone! Che cosa le hai fatto?! - urlò Killian con il volto deformato dalla rabbia e dalla paura alla vista della ragazza svenuta tra le grinfie di Rumpelstiltskin.
- Non ti agitare, capitano. Si tratta solo di una piccola assicurazione per me. Mettiamola così: se penserai, anche solo per un momento di tentare la fuga, potrebbe succederle qualcosa di molto spiacevole. -
Il Signore Oscuro ghignò per l'ultima volta e svanì nella stessa nube viola di poco prima, portando con sé la giovane.


Rumpelstiltskin si materializzò nella stanza che aveva preso in affitto per quella notte alla locanda.
Non che lui avesse bisogno di dormire, ma gli occorreva un luogo sicuro dove nascondere la ragazza.
La stanzetta era spoglia e gli unici elementi d'arredo erano una piccola branda, sulla quale depose la giovane, e un tavolino di legno con uno sgabello. L'unica fonte di luce erano tre candele accese che gettavano ombre tremolanti tutto intorno.
Il Signore Oscuro si tolse il mantello, gettandolo di lato, poi prese lo sgabello e si sedette vicino al misero letto, osservando la ragazza ancora priva di sensi.
Aveva un'espressione serena e rilassata e i suoi capelli catturavano i riflessi della luce calda e soffusa. Rumpelstiltskin pensò che fosse diventata davvero una bella donna.
Come guidato da un istinto incontrollabile e irrazionale, allungò piano una mano, e le sfiorò le ciocche morbide, la fronte, una guancia, per poi scendere lungo il suo collo candido.
Da quanto tempo non provava piacere nel contatto umano.
Nonostante le sue minacce, sapeva perfettamente che non avrebbe fatto del male a Belle. Le serviva solo per assicurarsi che il pirata non fuggisse e per farlo spaventare un po', tenerlo sulla corda.
Per un attimo valutò l'idea di non svegliarla e rimanere tutta la notte ad ammirarla ma voleva anche sentire la sua voce, parlare con l'unica persona che l'aveva fatto sentire importante quando per tutti era solo il codardo del villaggio.
Schioccò le dita e, lentamente, la ragazza sollevò le palpebre. Si sentiva frastornata e non ricordava cosa le fosse successo.
- Ben svegliata, dearie. Non preoccuparti, i capogiri passeranno tra un momento. -
Belle si tirò su a sedere e, in effetti, la testa le girava parecchio.
Strizzò gli occhi e mise a fuoco il viso di Rumpelstiltskin, che la osservava con un sorrisetto divertito.
Il ricordo del loro incontro le tornò alla mente più vivido che mai e lei si sentì invadere dalla paura.
- Cosa avete fatto a Killian? -
- Oh, lui sta bene... per ora. Non preoccuparti, dearie, non ho intenzione di ucciderlo. -
La ragazza si stupì. - Davvero? E allora cosa intendete fargli? -
- Prima dovrà soffrire come ho sofferto io. -
- Allora... questo significa che intendete fare del male a Milah? -
Il ghigno del Signore Oscuro si spense all'istante. - Credevo che fosse morta molto tempo fa. - sibilò. - Così mi ha detto il tuo capitano. -
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi di Belle, che distolse lo sguardo e si morse il labbro, capendo cos'aveva appena fatto.
Rumpelstiltskin le prese delicatamente il mento tra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi ferini. - Milah è viva e vegeta. Non è vero, dearie? -
Il silenzio della giovane, unito alla sua espressione colpevole, fu una risposta più che sufficiente.
Così quel cane gli aveva mentito! Ma perché? Per proteggerla? Possibile che la considerasse tanto importante da mettere a rischio la sua stessa vita?
Un sospetto iniziò a farsi strada nella sua mente.
- Dimmi, dearie, che rapporto c'è tra il tuo caro capitano e Milah? -
Belle strinse i pugni e di nuovo, non rispose.
- Userete ciò che vi dirò per attuare la vostra vendetta. -
- Può darsi, dearie, ma ti avverto: ho anche altri metodi per ottenere le informazioni che desidero, ma non vorrei essere costretto a usarli. - disse con un ghigno, accarezzandole una guancia con l'indice.
La ragazza rabbrividì a quel contatto e, curiosamente, non avrebbe saputo dire se si trattasse solo di paura.
- Parla, dearie. - incalzò il Signore Oscuro, la voce dura e fredda come il ferro.
Belle fece un gran sospiro per calmarsi, poi vinse la propria reticenza e iniziò a raccontare, cercando di misurare con attenzione le proprie parole.
- Killian e Milah sono innamorati. Lui la considera la sua compagna e lei fa lo stesso. Si è guadagnata il rispetto della ciurma e ormai è quasi come un suo vice. - disse, senza riuscire a reprimere una smorfia di disappunto.
Rumpelstiltskin lo sospettava già, ma aveva bisogno di sentirlo chiaro e tondo dalle labbra di Belle.
Digrignò i denti acuminati e, nonostante la furia che sentiva montare dentro di sé, cercò di controllarsi per non spaventare ulteriormente la ragazza.
- Non sembra che la cosa ti faccia piacere. - commentò, più per distrarsi dalla terribile rivelazione che per vero interesse.
La ragazza lo guardò, esitante. Sapeva che Rumpelstiltskin si sarebbe servito di quelle informazioni per poi ritorcerle contro Killian e Milah, ma, come lui le aveva giustamente fatto notare, avrebbe potuto cavarle comunque la verità di bocca ricorrendo alla magia o altro. Non le piaceva l'idea di fare la spia su di loro, non era da lei, ma entrambi avevano contratto un grande debito di onestà nei confronti di quell'uomo che, dopo tante bugie, forse meritava di sapere la verità, indipendentemente da come l'avrebbe poi sfruttata.
- Io... io non vado molto d'accordo con Milah. - ammise infine.
Il Signore Oscuro inclinò la testa di lato con aria interrogativa, cercando di decifrare l'espressione della ragazza, a metà tra l'esitazione, la rabbia e il senso di colpa.
- Il fatto è che... -
Rumpelstiltskin la guardò intensamente nei suoi occhi azzurri e, in quel momento, Belle provò l'irrefrenabile impulso di aprirsi con lui e di essere sincera fino in fondo.
- Non l'ho mai perdonata per quello che vi ha fatto, a voi e a vostro figlio intendo. - sbottò la ragazza, con voce tremante.
L'uomo rimase spiazzato da quella risposta totalmente inaspettata. Perché quella giovane teneva tanto a lui?
Non l'aveva capito neanche allora, quando si erano parlati al molo, prima della sua partenza.
Pensò che fosse una bugia per cercare di rabbonirlo, ma non leggeva alcuna traccia di menzogna nei suoi occhi, anzi, sembrava che si fosse appena liberata di un peso che la opprimeva da lungo tempo.
Ormai l'argine era rotto, e Belle continuò a parlare, incapace di fermarsi.
- Milah non è mai stata rapita! È venuta al molo quella mattina supplicando Killian di farla partire con noi. Lui acconsentì, ma per lei fu più facile lasciarvi credere di essere stata costretta con la forza. Preferì mentirvi anziché affrontarvi! - strinse i pugni, cercando di tenere a bada quella rabbia repressa per anni e che ora aveva spezzato le catene che la tenevano imbrigliata nei recessi della sua anima.
- Quando siete arrivato per cercare di convincere Killian a rilasciarla, ho capito che non vi aveva detto la verità. Per un attimo fui tentata di farlo io stessa, ma non volevo arrecarvi ulteriori sofferenze. -
La ragazza distolse lo sguardo e non poté impedirsi di arrossire violentemente.
Il Signore Oscuro l'aveva lasciata parlare fino alla fine, anche se ogni singola parola era stata una pugnalata al cuore.
Un'ondata di emozioni lo travolse: dolore, delusione, ma soprattutto tanta collera, nei confronti di Milah, nei confronti di Killian, perfino verso se stesso per essere stato così stupido.
Osservò il rossore che colorava le gote della giovane: lei gli aveva lasciato credere che sua moglie fosse stata rapita, pur conoscendo la verità, e così facendo si era di fatto resa sua complice, eppure c'era qualcosa che gli impediva di essere infuriato anche con Belle.
Gli aveva mentito per lo stesso motivo per cui lui aveva detto a Bae che sua madre era morta, e non che era stata portata via dai pirati: per proteggerlo da altro dolore.
Sospirò, alzandosi e voltando le spalle alla ragazza; la sua ombra proiettata sul muro appariva come una sagoma nera e sinistra.
Osservava un punto indistinto del muro della stanza, ma davanti a sé vedeva sua moglie, abbracciata al pirata, che rideva con lui, felice come non lo era mai stata al suo fianco, neanche dopo la nascita di Bae.
Digrignò i denti: ora che sapeva la verità, la sua vendetta su quel cane sarebbe stata ancora più atroce, e anche Milah non l'avrebbe passata liscia.
Belle, dal canto suo, si sentiva tremendamente in colpa per aver rivelato tutti quei dettagli su Killian e Milah, ma una parte di sé era convinta di aver fatto la cosa giusta: Rumpelstiltskin non meritava altre bugie. Fissò le spalle del Signore Oscuro e prese coraggio. - Cosa intendete fare ora? -
Rumpelstiltskin si voltò lentamente verso di lei; la sua bocca si strinse in una linea dura e gli occhi divennero due pozzi oscuri e impenetrabili.
- Credo che a questo punto dovrei prima fare un discorsetto con la mia cara moglie. Sicuramente qualcuno l'avrà avvertita del fatto che tra poche ore io e il suo pirata ci sfideremo a duello. Verrà per salvarlo e allora dovrà darmi qualche spiegazione. -
Belle lo guardò, per metà preoccupata e per metà sollevata che non intendesse uccidere Killian... non subito almeno.
- Non preoccuparti, dearie, non rivelerò che sei stata tu a parlarmi di loro. Ora puoi tornare a dormire. - disse, agitando di nuovo la mano in un gesto secco e, in un attimo, la ragazza ricadde addormentata sul letto.
Lui la guardò per un attimo poi si sedette al tavolo, pensando al modo più efficace per restituire al pirata e a Milah tutto il dolore che avevano inflitto a lui, ma soprattutto a Bae.







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