Armageddon.

di Mordekai
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Fiumi verdastri varcano le porte della terra, grondando dagli argini e cibandosi del pasto abbondante.

Profumo di morte, scena di desolazione. Barriere di vetro infrante in castelli marmorei, logorati dal tempo rapace.

Carne, muscoli e ossa che si riparano nelle fredde spoglie del marcio, adornate da fili grigi e appuntiti. Cavalli in metallo che marciano sul corpo, secco e nudo della Madre che li generò, emaciato e ricoperto di linee curve scarlatte.

Voci di un futuro lontano, voci di un tempo dimenticato. Memorie di carta infangate e consumate da mani artigliate.

Balliamo, danziamo o anime felici, danziamo ove possiamo posar i piedi scheletrici, avvolti solo da pelle decadente.

Cantiamo a pieni polmoni, finchè il respiro non venga stroncato.

Oh Armageddon, apri le tue braccia, accogli i nostri corpi tumefatti e purificaci.

Oh Oscura Signora, ricoprici con il tuo velo nero e aprici gli occhi per una vita nuova e nobiliare.
 
Siam pronti a chiudere gli occhi da ciechi.
Siam pronti ad aprire la bocca per mangiare la vita.
Siam morti ora.
Siam liberi finalmente.













VVVVVVVVVVVVV
Per la rubrica dei miei vecchi racconti, datati dal 2012 in poi, questa risale al marzo del 2013. Sei anni fa.
Spero possa piacervi.




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