NDA
E
ciao. Vi dirò, quando ho letto
questa citazione mi sono messa a ridere. Sì, per la
disperazione. Mi
sentivo ficcata in un guaio - proprio per il fatto di avermi messa in
difficoltà, chiunque tu sia, complimenti per la scelta
<3
Poi
mi è venuta una mezza
illuminazione su Toga, un personaggio che non avevo mai trattato
prima.
Poi
il tocco eccelso della banalità,
che non poteva mancare. E pure nel titolo, ahahah.
Comunque
ormai ho sfornato. E amen.
“Queste gioie violente
hanno fini violente.
Muoiono nel loro trionfo,
come polvere da sparo
e il fuoco, che si
consumano al primo bacio.”
William Shakespeare, Romeo
e Giulietta
L'odore del
fuoco
“Inuyasha...”
Quel
nome al quale tanto aveva pensato
sgorgò nuovamente dalle sue labbra con un rantolo incrinato,
traboccante di gioia, venato di paura.
Il
suo avversario vomitò qualche
parola di insulto che però lui non udì - o che
non volle udire -
mentre lo stridore delle spade si confondeva con l'intenso crepitare
delle fiamme che li avvolgeva entrambi con le loro spire di fuoco.
Non
avrebbe avuto vita facile suo
figlio, come non l'avevano avuta i suoi genitori ed il loro acerbo
amore proibito.
Probabilmente
sarebbe stato un infelice
circondato da altrettanti infelici che reclamavano una presunta
superiorità su un essere che emanava vita tanto quanto loro.
Gli
esseri umani erano pregni di un
orgoglio che si spegneva ad un minimo cenno di vento contrario, i
demoni troppo spesso dominati dalla presunzione di poter godere della
vita altrui infliggendo sofferenza.
Non
c'era spazio per coloro la cui
natura presiedeva nel mezzo, per Inuyasha ce ne sarebbe stato
soltanto al fianco di sua madre, Izayoi, finché la sua
effimera vita
fosse durata.
Non
poteva vedere al di là di questo,
ma ciò non riuscì a distoglierlo da una sola
bellissima
sensazione.
Considerando
il computo della sua vita demoniaca, quello non era altro
che
uno dei più brevi lassi del suo tempo, il più
piccolo granello di
sabbia nella distesa del deserto arido che era quella sua vita
longeva.
Eppure,
quella era la felicità più
totalizzante che il Gran Generale Cane avesse mai provato.
Non
aveva la delicatezza di un fiore
che sboccia, né la silenziosità di una lacrima
che lascia una scia
lungo la linea di un viso.
Era
una felicità fatta della stessa
immediata violenza dell'incendio che lo circondava, che aveva l'odore
devastante del fuoco della sua stessa emozione e l'immediatezza di un
fulmine che squarcia il cielo.
Era
una felicità che stava consumando
il suo cuore di carne,
fintanto
che i suoi antri non fossero stati distrutti dal potere ineluttabile
delle fiamme.
Era
una felicità talmente dirompente
che soltanto una morte così atroce, quasi indegna per un
combattente
del suo calibro, poteva placarla.
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