Non ha un senso, quindi
è una nonsense. Mi è venuta così.
Perchè stavo male. E, niente. E' mia, forse troppo.
Lei sussurrava "non lo
so".
E io
scrivevo e non mi curavo di lei, della sua voce implorante.
Aveva
il viso voltato al contrario e negli occhi il fiume dell' Inferno.
E io scrivevo e non la
guardavo, e non la vedevo.
E
lei diceva che non ne saremmo mai uscite.
E io scrivevo, scrivevo
dell'Irlanda. Scrivevo di un sogno. Scrivevo che una volta avevo saputo
scrivere davvero.
E
lei mi affondava le unghie nella carne per farmi provare dolore,
leccava il mio sangue per sentirmi morire.
E io scrivevo di anime
perse in realtà troppo grandi, scrivevo ignara del sangue
che sporcava i tasti. Scrivevo di una canzone che batteva nei timpani e
faceva male.
E
lei mi moriva addosso, tentando di portarmi con se. Lei mi piangeva tra
i capelli - rugiada nell'alba della fine.
E io scrivevo che non
sapevo abbracciarla, non sapevo salvara. Non sapevo salvarmi.
E
lei mi stava accanto freddissima, senza sfiorarmi. Piangeva di vento,
rideva di stelle. Sapeva di mare.
E io non scrivevo
perchè lei era persa, perchè ora era entrata nel
mio mondo. E le mordevo le guance e le graffiavo la pelle. Le spezzavo
le ossa e bevevo il suo fiato.
E
lei fissava il mio vuoto, con le dita piegate e le labbra sbiancate. E
suonava parole leggere, parole di dolore.
E io non credevo di
averla uccisa. Non aprivo i miei occhi. Bevevo il suo sangue.
E
lei scriveva mentre la pelle diventava trasparente. Scriveva di ragni e
tanghi nel deserto. Scriveva di cappi al collo e di polsi sfregiati.
E io le dicevo che non
lo sapevo. Che non ne saremmo mai uscite.
E
lei mi fissava negli occhi mentre mi baciava le labbra.
E suelle labbra, morte portavamo.
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