ParteII
PARTE II
«Che per nascere occorra morire, lo sanno anche gli uomini.»
⁓“Il fiore” da “Dialoghi con Leucò”, Cesare Pavese
La particella Pym si esaurì e Steve apparve su Vormir che pareva avvolto da una notte perenne.
Un’atmosfera di pace opprimente regnava su quel mondo dall’aspetto desertico e roccioso.
Il
cuore del capitano era gonfio di emozioni contrastanti: paura,
speranza, ansia e aspettativa sembravano appesantire ogni suo passo.
Aveva
lasciato la gemma dell’Anima per ultima, perché sperava di
poterla rivedere, sperava di poterla portare a casa con sé.
Se fosse accaduto avrebbe fatto le cose in modo diverso, non avrebbe più tentennato. Le avrebbe detto la verità.
«Sapevo che prima o poi le nostre strade si sarebbero nuovamente incrociate, Steven figlio di Joe».
Il supersoldato trattenne il fiato nel sentire quella voce proveniente da un passato terribile e oscuro.
Si trovò faccia a faccia con Johan Schmidt, Teschio Rosso, o almeno quello che ne rimaneva.
«Non è possibile, sei davvero tu?».
«Credici
capitano - replicò senza alcuna espressione in particolare -
Dopo che il cubo mi ha assorbito la mia anima si è legata per
sempre a Vormir, sono il Guardiano della gemma, che presumo tu sia
venuto a rendere».
Steve
dovette lottare contro ciò che sentiva. Aveva combattuto contro
di lui, aveva sofferto, così come molti altri, a causa sua,
Bucky era stato fatto prigioniero ed era diventato il Soldato
d’Inverno, che era stato a sua volta e contro la sua
volontà l’assassino dei genitori di Tony.
Ogni cosa era iniziata con lui.
Come poteva? Come poteva accettare inerme tutto questo?
«Placa
la tua ira Steven, accanirti su di me non porterà a nulla, io
sono l’ombra dell’uomo che fu e che tu contrastasti.
Rendimi la gemma e vattene» disse con durezza.
Steve
serrò le labbra, reprimendo i suoi oscuri istinti, estrasse la
potente gemma: era liscia e calda al tatto. La percepì pesante
come non mai contro la sua mano, la maneggiava con attenzione, quasi
con riverenza conscio che Natasha si era sacrificata per essa.
«Se la restituisco Natasha tornerà?» chiese nervoso, tenendo la pietra saldamente nella sua mano.
«Non rientra fra i miei poteri restituire un’anima».
«Che stai dicendo!? Non hai appena detto di esserne il guardiano!?» scattò il capitano.
«Esatto.
Io ne sono il custode, io conduco chi la desidera e li pongo davanti
alla nuda verità, al semplice e spietato sacrificio. Ma la gemma
è un’entità senziente, non serve solo
ad adornare un guanto, ha una sua precisa volontà. Si rapporta
come ritiene più opportuno con le anime che ghermisce»
«Cosa significa?»,
«Riavere
quella donna non dipende né da me né da te. Dipende solo
da lei.» tese la mano scheletrica «La gemma ora».
Steve si sentì perso, non riusciva a comprendere a fondo cosa Schmidt gli stesse dicendo, cosa poteva fare?
Davvero non c’era nulla che potesse fare?
A
malincuore porse la mano, mostrandogli la gemma. Il suo cuore doleva:
non poteva riaverla, si sentì sconfitto. Cosa avrebbe fatto?
Durante
i suoi viaggi, si era ritrovato a pensare più volte a come
sarebbe stata la sua vita una volta terminata quella missione, si era
soffermato a pensare anche a Peggy: avrebbe potuto tornare da lei e
restare, quanto sarebbe stato più semplice. Tornare nel passato
e dimenticare ciò che era stata la sua vita, relegare Natasha ad
un dolce-amaro ricordo, lasciare tutti alle loro vite malconce, vivere
senza coscienza di ciò che sarebbe avvenuto.
Dolorosamente
si rese conto, che, come Natasha sarebbe potuta non tornare, il passato
non poteva essere cambiato a suo piacimento, tornare indietro sarebbe
stato come rinnegare se stesso e le proprie scelte.
Immerso
nei suoi pensieri ci mise qualche istante ad accorgersi che la gemma,
ancora in suo possesso, aveva iniziato a surriscaldarsi.
Il
calore divampò e in un attimo divenne insopportabile per Steve
che fu costretto a lasciarla cadere. Il danno era stato fatto: la sua
mano era quasi interamente bruciata, le sue dita ricoperte di sangue ed
annerite sull’estremità non rispondevano alla sua
volontà.
Non
ebbe il tempo di registrare quel dolore violento o chiedersi che cosa
stesse succedendo, venne investito da una potentissima luce e poi tutto
divenne buio.
Tornò
presente a se stesso, dopo un lasso di tempo che non seppe
quantificare. Il suo sguardo ceruleo vagò assente nel cielo di
Vormir finché una voce non lo scosse nel profondo.
«Steve?»
Quella
voce… lui la conosceva, avrebbe saputo riconoscerla ovunque,
perché in quegli anni l’aveva accompagnato ovunque,
confortato, spronato, divertito. Era come la dolce ninnananna che lo
conduceva al sicuro nel mondo dei sogni.
Il
suo corpo reagì di scatto, come se avesse obbedito ad un
comando, si inginocchiò e osservò senza fiato la donna
davanti a lui;
«Natasha?»
chiese emozionato mentre i suoi occhi si accendevano di dolce
meraviglia, «Siamo morti entrambi?» probabilmente gli
sarebbe andato bene ugualmente.
Natasha si lasciò sfuggire un sorriso a metà fra il divertito e l’incredulo.
«No… Anzi penso di essere appena resuscitata o qualcosa del genere».
Steve
a quel punto poté finalmente permettersi di crollare, il
singhiozzo dapprima controllato divenne un pianto liberatorio e
desiderato. Poco dopo sentì le braccia di Natasha abbracciarlo
delicatamente, lui al contrario se la strinse addosso con forza,
aggrappandosi a lei.
«Steve-»
«Dio! Mi sei mancata tanto! Non farlo mai più Nat…».
La
donna si permise di poggiare la testa sulla sua spalla e godersi quel
calore, mentre con la mano gli accarezzava i corti capelli biondo grano.
«Mi dispiace» bisbigliò «Volevo solo che la mia famiglia vivesse».
«Natasha! E’ stata dura, non sai quanto… Tony- Tony-».
La russa si scostò appena con sguardo allarmato cercando nei suoi occhi la risposta.
«Ce l’avete fatta? Cosa è succ-?»
«Abbiamo
vinto, ma Tony si è sacrificato, lui l’ha fatto e
così Pepper… Morgan... avrei dovuto esserci io al suo
posto… Non sono stato in grado».
Natasha
sentì il suo cuore incrinarsi sofferente, tanto che le sue
labbra tremarono e il suo corpo si ribellò fremendo con
violenza. Prese il volto del capitano fra le mani e cercò di
asciugargli amabilmente le lacrime.
«Ssh,
Steve sono sicura che hai fatto il possibile. Va bene, va bene
così… Riposo capitano» sussurrò con dolcezza.
Il supersoldato sorrise tristemente, cercò di accarezzarla ma si accorse che qualcosa non andava.
«La tua mano-?».
Natasha
la osservò sconcertata; Steve si rese conto che la sua mano non
era minimamente guarita e sembrava non accennare a migliorare, quasi il
siero non stesse agendo.
«Non importa, davvero Nat, sto bene» replicò poggiandole l’altra mano sulla sua guancia fresca.
Steve e Natasha restarono a guardarsi, felici di essere di nuovo insieme, di essersi ritrovati ancora una volta.
La donna gli baciò il dorso irrimediabilmente ferito e lui poggiò castamente le labbra sulla fronte di lei.
«Torniamo a casa?»
«Sì, andiamo a casa».
________________________________________________________________________________Asia's Corner
Eccomi qui con la seconda ed ultima parte.
Spero
che questo piccolo sfogo vi sia piaciuto, vi aspetto nell'altra mia
storia "Dark Eagle" che ormai è alle battute finali.
Risponderò presto alle recensioni. Grazie a tutti voi!
A presto!
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