I
giorni di ieri e quelli di domani sono separati da un imperativo:
vivi!
Cit.
– “Il cuore umano è indistruttibile. Tu
immagini soltanto che si
sia spezzato. In realtà è lo spirito che subisce
il vero colpo. Ma
anche lo spirito è forte, e se lo desideri, si
può sempre
riprendere” – H. Miller
Cap.
8 – La verità mi fa male, lo so
«Ho
ancora un punto da chiarire, Draco, prima di lasciare definitivamente
questa casa. Stamani, il mio mondo si è di nuovo
sgretolato,» Harry
digrignò i denti. «Ci sono cose che non sono
ancora pronto ad
accettare, è vero, e forse non lo sarò mai, ma
altre che, seppur mi
facciano perdere la calma, sono disposto a perdonare.»
«A
volte mi sembra di aver vissuto la vita di un altro, come se mi fossi
immedesimato in uno di quegli eroi intravvisti in tv da bambino. Se
mi volto indietro, noto tutte queste ‘sospensioni’,
come durante la visione di un film inframmentato dalla
pubblicità.
Già, esattamente così mi sento: interrotto. E,
ogni volta, ho
dovuto ricominciare da capo, come se il prima non mi
appartenesse,»
borbottò Harry.
«Però
c’è una sensazione, un’emozione cruda
che, nonostante tutto, non
potrei mai cambiare, e nemmeno lo vorrei, è la simbiosi che
si è
creata tra la nostra magia, Draco. Non è una sorta di
sottomissione,
il nostro legame, e nemmeno un prevaricare l’altro, ma una
reciproca compensazione.»
«Barkey?
Cosa ci fai qui?» aveva chiesto Harry, più
risentito che sorpreso,
verso l’ampia figura di spalle che stava osservando il
giardino
oltre la vetrata del salone di Villa Malfoy. «Pensavo fossimo
amici,
non ti fai vedere da molto tempo.» Il moro si era diretto
verso un
basso mobiletto, aveva trafficato tra gli stipetti finché
non aveva
trovato quello che stava cercando. Aveva versato una generosa dose di
Whisky Incendiario in un grosso bicchiere e l’aveva porta al
Capo
Auror. Sollo allora si era accorto dell’espressione
entusiasta sul
viso dell’uomo più grande. «Ma che
hai?» aveva domandato
preoccupato all’amico. «Se ti serve il bagno
è oltre quella
porta,» gli aveva indicato con il pollice un punto dietro di
sé,
mentre guardava scettico l’uomo agitarsi sulle gambe tozze.
«Avrei
voluto venire subito, Harry, e darti la bella notizia, ma credo che,
presentandomi nel bel mezzo della notte, avrei ricevuto un paio di
maledizioni.» Il moro aveva studiato interdetto il sorriso
allegro
che persisteva sul viso dell’uomo.
«Finalmente,» le sue grosse
mani l’avevano artigliato per le spalle, «abbiamo
catturato
Mys-Liska!»
Harry l’aveva scrutato confuso.
«Per
i pizzi di Morgana, Potter, un’espressione più da
Troll e ti
abbiamo perso!» aveva esclamato all’improvviso la dolce
voce di Draco, mentre entrava nel locale accompagnato dalla madre e
da Blaise. «Buongiorno, Capo Auror,»
l’aveva salutato formale,
«buone nuove?»
«Magnifiche,
direi,» gli aveva fatto eco il mago, sprizzando entusiasmo
come
Puzzalinfa. «È già stato baciato,
proprio due ore fa, per essere
precisi. Il Primo Ministro non ha fatto sconti.» Si era
strofinato
le mani soddisfatto, tirando un inconscio sospiro di sollievo.
«Quindi,
è finita?» aveva chiesto titubante Narcissa,
aggrappandosi al
braccio muscoloso di Zabini. Barkey aveva scosso la testa allargando
il proprio sorriso. Harry, impalato lì a due passi, stava
facendo
scorrere lo sguardo da una persona all’altra mentre, sempre
più
frastornato, si stava grattando i capelli già fin troppo
incasinati.
«Perfetto,»
era intervenuto spiccio Blaise, «questo pomeriggio devo
incontrare
alcuni membri del Wizengamot, farò in modo che questo
processo ad
oltranza abbia la sua giusta conclusione. Signora, signori,»
dopo
aver fatto un breve inchino, si era congedato mentre gli altri
intavolavano una fitta conversazione per carpire più notizie
sull’accaduto.
«Scusate,»
Harry si era schiarito la gola un paio di volte nel vano tentativo di
attirare l’attenzione, «qualcuno si vuol degnare di
spiegare anche
a me cosa sta succedendo? Chi è questo Mylaj,
Mytaj, o
come caspita si chiama?» il moro aveva deglutito
rumorosamente
quando tre paia di occhi lo avevano fissato simultaneamente.
«Non
lo sa?» Barkey aveva guardato sbalordito i due Malfoy, mentre
impacciato si grattava il mento ispido. La padrona di casa,
aggiustando il colletto del golfino leggero che indossava, si era
dileguata frettolosamente approntando una scusa. Draco,
apparentemente per nulla intimidito, si era versato una doppia dose
di un liquore ambrato e l’aveva bevuta in un solo sorso,
giusto per
darsi un contegno. Nel mentre, Harry, sempre più perplesso,
ma con
la crescente sensazione di star per scoprire qualcosa di sgradevole,
stava rimbalzando lo sguardo da uno all’altro.
«Ecco,»
il Capo Auror si era deciso infine a spezzare il pesante silenzio che
era calato attorno a loro, «tempo fa siamo stati costretti a
sondare
i tuoi ricordi e...» l’uomo era indietreggiato di
un paio di
passi, davanti all’espressione sempre più furente
che stava
leggendo negli occhi del moro. Impacciato prima di continuare, aveva
chiesto silenziosamente aiuto a Draco che, nel frattempo, aveva preso
posto sul divano apparentemente disinteressato. «Avevamo il
tuo
consenso ed era necessario per le indagini, ma quello che avevamo
appreso dalla tua testa, aveva reso così instabile la tua
magia che
siamo stati costretti a correre ai ripari. E, per amor di cronaca,
è
stato Draco a fare il lavoro sporco,» aveva vuotato il sacco
tutto
di un fiato. Harry aveva guardato annichilito il biondo, sentendosi
tradito da colui che rappresentava la sua nuova famiglia.
«Non
essere precipitoso come sempre, Potter,» Draco si era alzato
e gli
stava andando incontro sfoggiando la sua classica aria annoiata,
«non
c’è nulla che non vada nella tua testa, anche se
la faccenda è
opinabile. Comunque, tranquillo, i tuoi ricordi sono
integri,» la
sua voce sciropposa stava ulteriormente irritando il moro.
«Li ho
semplicemente occultati. Non credere che l’abbia fatto per
te,
stupido Troll di montagna,» si era affrettato ad aggiungere
mentre,
a tradimento, le gote si coloravano di un tenue rosa.
Harry
era furioso, aveva accettato l’aiuto dei Malfoy
perché così
nessuno potesse giocare con la sua testa, invece era stato proprio
Draco a venire meno al patto. Con uno scatto fulmineo, si era
avventato sul biondo, la bacchetta infilzata sotto il mento diafano.
L’aveva scrutato in cagnesco, occhi negli occhi, rabbia
contro
compostezza. «Mi sono fidato di te, col cuore a pezzi e
l’anima
dislocata nei vari gironi dell’inferno, ti ho ceduto le
redini. Ho
permesso che diventassi il mio sostegno, la mia linfa, il cardine su
cui la mia stessa esistenza ruotava,» gli stava sibilando in
faccia.
«E ora, vengo a sapere che mi hai pugnalato alle
spalle?» aveva
sputato con disprezzo stringendo il mento dell’altro in una
presa
ferrea perché non distogliesse lo sguardo dal proprio.
«Harry,
ragiona!» Barkey, preoccupato perché i vetri
avevano preso a
tremare, stava strattonando il braccio del moro per allontanare la
bacchetta dall’altro. «Che altro potevamo fare? Hai
rischiato di
far crollare il palazzo, per Morgana!» Il moro, sorpreso nel
sentire
il suo ex capo inveire per la prima volta in vita sua, aveva lasciato
il biondo e si era spostato di lato, barcollando come un ubriaco.
«Credo sia giunto il momento di lasciare questa casa,
Draco,» aveva
sospirato amareggiato; senza voltarsi indietro, era uscito dalla
stanza.
Era
riuscito a raggiungere il fondo del corridoio quando la voce
altezzosa di Draco l’aveva costretto a fermarsi.
«Aspetta,» il
biondo, con un ultimo slancio, l’aveva artigliato per il
braccio e
voltato verso di lui, «non credi di esagerare? Pensa a Teddy,
a mia
madre, a Scorpius e a me,» il tono era andato via via
scemando
mentre le sue guance arrossivano. Harry aveva inarcato un
sopracciglio, rimanendo in attesa, quasi bisognoso di ricevere
finalmente delle risposte.
«È
stato il Signore Oscuro a dare il compito a Mys-Liska di
maledirti,»
aveva cominciato a spiegare il biondo con voce monocorde,
«subito
dopo che sei fuggito dalla Gringott. Ero presente, assieme a mia zia
Bellatrix. Quando Tu-sai-chi se n’è andato, lei mi
aveva obbligato
a cercarti a Hogwarts e riservarti lo stesso trattamento,»
gli occhi
di Draco gli stavano intimando di credergli, nonostante nulla
giovasse a suo favore.
«Per
questo sei venuto a stanarmi nella Stanza delle Necessità,
tu sapevi
che sarei andato lì per via degli Horcrux,» il
moro aveva
strabuzzato gli occhi al gesto di conferma di Draco.
«Durante
la battaglia l’ho perso di vista e, in seguito, qualcuno mi
disse
di averlo visto scappare zoppicando verso la Foresta Proibita, mentre
si teneva stretto un braccio. Ho ingenuamente pensato che fosse
morto. In ogni caso, avrei dovuto accertarmi della sua fine. Mi
spiace.» Harry aveva strattonato il braccio, liberandosi
dalla presa
dell’altro.
«Quando
Synclair si è presentato sconvolto a casa di Blaise,
raccontando
quello che aveva visto, ho avuto come uno strano presagio e mi
è
tornato in mente lo slovacco,» Draco aveva abbassato il capo
e
fissava la sua mano mentre faceva ondeggiare le lunghe dita diafane,
orfane del calore di Harry. «Avrei dovuto prevedere che non
avrebbe
desistito dal suo proposito di vendetta. Quindi, ho subito contattato
il Dipartimento, ma nessuno sembrava voler dare credito a un ex
Mangiamorte. Nemmeno quando portava notizie utili a salvare il loro
piccolo grande eroe,» aveva precisato polemico; Harry aveva
sbuffato. «Comunque, in definitiva, mia madre, dopo aver
assistito
al tuo diverbio con la donnola, ha minacciato il Primo Ministro in
persona, ottenendo poi, con il tuo consenso, il permesso di portarti
qui,» aveva concluso sbrigativo, facendo un vago cenno con il
polso
come a invogliare Harry a sorvolare sulla faccenda.
Tra
di loro era calato un silenzio grave, tanto che riuscirono a sentire,
seppur a parecchi metri di distanza, la voce baritonale di Barkey
ammiccare alla signora Malfoy. Per una frazione di secondo, nella
mente di Harry si era insinuato il dubbio che l’aria fosse
pregna
di qualche surrogato di magia oscura che non permettesse ai suoni
vivi della casa di librarsi liberi. Sgomento dai propri pensieri
inopportuni, aveva scosso la testa e ficcato i vivaci occhi verdi in
quelli composti e grigi dell’altro.
«Dunque,
è per questo che mi hai ospitato in casa tua? Per avere un
giustificabilissimo e inattaccabile alibi, in caso si fosse scoperto
un qualche legame con la tua persona?» aveva chiesto deluso,
con
voce dura. Draco aveva sgranato gli occhi e preso a boccheggiare come
un pesce fuori d’acqua. – Sarebbe sicuramente
esilarante, – stava ammiccando
tra sé, Harry, – se
la situazione non fosse così spinosa.
«Non
ti permetto di parlarmi in questo modo,» era sbottato il
biondo
picchiettando il dito sul torace dell’altro, «non
accetto queste
tue basse insinuazioni! Per i calzini spaiati di Silente, non riesci
a capire? Non l’ho fatto per salvarmi la pelle, come dici
tu.»
Harry si era scostato mantenendo salda l’espressione
contrariata,
mentre incrociava le braccia sul petto. Invece, Draco aveva alzato
gli occhi al cielo, segno del proprio disappunto. «E allora,
quale
sarebbe questo motivo che ti ha spinto a rivedere alcune delle tue
priorità a favore di un Mezzosangue, di un Grifondoro, di un
filo-Babbano, di me?» aveva ribattuto il moro freddamente.
Draco
se ne stava lì, immobile, gli occhi una lama tagliente.
Ormai, per
Harry, era diventato facile scovare i segni che denotavano il
turbamento dell’altro. Per esempio, la piccola ruga che stava
ondeggiando sul lato sinistro delle labbra, quasi stessero tremando
nello sforzo di rimanere rigide. Oppure, l’ipnotico
sfregamento
dell’indice e del medio tra loro, così lieve da
passare
inosservato. Ma non bastava, Harry aveva bisogno di certezze, di
essere sicuro che quello che aveva vissuto in quella casa non fosse
stato solo un abbagliante miraggio.
«Ho
pensato che,» finalmente Draco, seppur titubante, aveva
deciso di
assecondare il desiderio di Harry, «occultando i tuoi
ricordi, tu
non ti saresti cacciato nei guai. Eri ferito, magicamente instabile
ed emotivamente debole: non avresti retto un solo giorno allo stress.
E la tua proverbiale voglia di buttarti a occhi chiusi nella mischia,
ti avrebbe ucciso ancor prima di farti rendere conto di ciò
che
avresti lasciato qui,» Draco si era schiarito la gola un paio
di
volte, senza mai abbandonare lo sguardo perplesso dell’altro.
«Sono
certo che avresti voluto far parte delle ricerche,» aveva
ripreso
spazientito, «in prima linea per scovare quel pazzo che ha
distrutto
la tua esistenza, in cerca di vendetta magari,» quasi stava
ansimando nello sforzo di mantenere una parvenza di calma. «E
io
sentivo che non potevo permetterlo, non davanti al dolore che avresti
causato a chi sarebbe restato qui ad aspettarti,» Draco si
stava
passando nervosamente una mano nei capelli chiari, mentre la sua voce
si era leggermente incrinata.
«Quindi
hai preso una decisione arbitraria impedendomi di fare il mio dovere,
oltre che il mio volere,» gli aveva rinfacciato contro il
moro. «In
parte sì,» aveva bofonchiato Draco,
«più che altro temevo il
momento in cui, venendo a conoscenza dello slovacco, ti avrebbero
convinto che non ero degno della tua fiducia.»
«In
parte?» gli aveva fatto eco Harry mentre aggrottava la fronte
confuso. «Comunque, non ti è venuto in mente, tu
solitamente così
preciso, che le tue azioni ti si potessero ritorcere contro, in
futuro?» aveva chiesto deluso. Draco era arrossito
imbarazzato e si
mordeva insistentemente il labbro inferiore. Con infinita tenerezza,
Harry aveva allungato le dita e, con una lieve carezza, aveva
districato le labbra al biondo. Si erano guardati negli occhi fino a
sfiorare le reciproche anime. Ed era stato allora che la figura
altera del biondo si era sgretolata in finissima polvere, mentre le
dita di Harry avevano continuato il loro percorso fino a giungere sul
suo collo.
«Sono
un egoista, Harry, lo sai, non volevo perderti. Non volevo che
tornassi da loro, che ti portassero via da me,» aveva ripreso
a
parlare concitatamente, quasi incespicando nelle parole.
«Volevo
essere molto più di una comparsa nella tua vita e, come mio
solito,
ho incasinato tutto, con te,» aveva sospirato avvicinandosi
di più
al moro, tanto da venire catturato dal suo profumo maschile, e
piegato il capo fino a far sfiorare i loro nasi. «Harry, il
fato ci
ha dato una nuova occasione, non sprechiamola,» per un
secondo, le
loro bocche avevano condiviso la stessa aria. Poi, con un gesto
fulmineo, Draco aveva sfoderato la propria bacchetta: «Finite
Incantatem.»
Harry
si era smaterializzato.
«Sei
entrato così a fondo dentro di me che non ho più
bisogno
dell’ossigeno per respirare,» bisbigliò
Harry. «Mi terrorizza
questo pensiero, Draco, mi rende così debole. Eppure, allo
stesso
tempo, mi fortifica perché so, o meglio, speravo che fosse
così
anche per te,» scosse la testa, come se volesse allontanare
un Doxxi
troppo molesto.
«Sei
sempre stato un passo avanti a me e hai capito subito il legame che
si era creato tra le nostre bacchette. È per questo che eri
certo
che, puntandomi contro la tua, la mia magia non si sarebbe alterata,
vero? “Solo due anime gemelle
hanno il dono di possedere
entrambe le loro bacchette,”
mi aveva confidato il signor Olivander, e io, stupidamente, avevo
creduto si riferisse a Tom Riddle. Eppure, nonostante il potere che
detenevi, non hai mai abusato di questa mia fragilità, anzi,
hai
lasciato a me il compito di gestire la situazione.» Harry
sbuffò
frustato al ‘bip’ del telefonino che segnalava la
batteria quasi
esaurita.
«Non
posso negare che mi sono sentito tradito. Ho avvertito come uno
strappo al centro del cuore e ha fatto male, Draco. Improvvisamente
casa era diventata un luogo estraneo, un budello
nero come
quando vi risiedeva Voldemort e riversava su di me tutto il suo
marciume, soffocandomi. Sono fuggito, è vero, ma avevo
bisogno di
capire, di sapere fino a che punto la mia magia si era macchiata del
mio dolore, cosa era rimasto integro del mio precedente Io.
E,
in queste ore spese a ritrovare quel passato che mi avevi obliviato,
il pensiero della serenità che con te ho ritrovato mi ha
impedito di
impazzire del tutto,» finalmente il viso di Harry si distese
sereno,
nessuna nube a offuscare gli occhi verdi.
«È
stata una crescita mentale e spirituale, quasi onirica la nostra.
Eppure nulla è cambiato: siamo rimasti il furetto
e lo sfregiato,
due
ragazzini sciocchi pieni di pregiudizi.»
Nell’istante
in
cui il
telefonino smise di funzionare Harry sentì
un bisbigliato ‘torna
a casa, torna da me’;
il
suo sorriso si
allargò.
Sdraiato
sul sudicio pavimento, fece finalmente
pace
con se stesso e
con quella parte oscura che albergava
da sempre in
lui.
Note
dell’autrice: siamo giunti alla fine e un
po’ mi dispiace
perché da ora in poi non verrò spesso sul fandom
di Harry Potter.
Ho ancora un paio di progetti in cantiere e qualche contest futuro da
cui trarre ispirazione. :D
Per
chi trova interessante la mia scrittura mi sto dilettando in storie
originali. Per i più curiosi basta entrare nella mia pagina
autore.
<3
Grazie
a chiunque legge e leggerà, a chiunque apprezzi la mia
storia e
soprattutto a chi commenta.
Buona
lettura e sono graditi i commenti.
Disclaimer:
l’immagine non è mia ma appartiene agli aventi
diritto.