Dear
"All of us are products
of our childhood."
- Michael
Jackson -
Dear
God
Sono cresciuti e si sono fatti uomini.
Mostri.
Sono cresciuti, e si sono scoperti vinti - sconfitti
Perduti.
Sono cresciuti, e hanno dimenticato.
"Non posso perdere! Non
contro di te!"
Sono cresciuti, e hanno ricordato.
"Christopher James
Redfield?"
"Sì. Sono qui
per il colloquio: l'agente Burton mi ha detto di..."
"Lo so cosa le ha detto
l'agente Burton. Adesso si sieda e cominciamo dall'inizio, cosa ne
dice, uhm?"
Sono cresciuti, punto. E poi sono morti.
Per sempre.
1.
Un bambino solo, dimenticato.
Un bambino seduto nel mezzo di un tappeto bianco e rosso, tra le
dita giochi spezzati e già risolti.
Un bambino guardato come fosse l'errore peggiore - quello silenzioso,
quello strano.
William risolve il suo ennesimo cubo di rubik e accoglie il silenzio
come unica risposta possibile.
2.
Il sole tra i capelli, sul viso - nel cuore.
Una bicicletta gialla e verde, dentro al cestino un coniglio di nome
Leopoldo.
Una risata sdentata, piena di vita - che esplode e
catturerà un uomo mai
cresciuto.
Sua figlia le assomiglierà; sua figlia
sopravviverà.
Annette allarga le braccia al cielo e chiude gli occhi.
3.
Lacrime grosse, pesanti: che non dovrebbero esistere sulle
guance di
una bambina così piccola.
Lacrime di chi conosce la perdita, la morte - il suo corollario gelido
e spigoloso.
Lo stringe come se fosse l'unica cosa rimasta al mondo - lo
è - bagnandogli la camicia stropicciata.
Claire apre la bocca e libera un grumo di paura e rabbia che i
più chiamano dolore.
4.
Scarpette lucide, occhi trasparenti: una bellezza algida, distante.
Spalle dritte, schiena rigida - labbra esangui, piegate in una smorfia
senza colore.
Dita adunche tra i capelli, attorno al viso - dove non dovrebbero
esserci.
Sangue sporco, sangue infetto - la malattia una seconda pelle, respiro
e agonia di una vita che ancora deve sbocciare.
Alex richiama a sé tutto ciò che le è
rimasto e brucia.
5.
Va avanti, quel bambino sporco di fango.
Va avanti, quel bambino soldato.
Va avanti, e non dimentica.
Va avanti, avanti, e avanti,
fino a quando non precipita - cade.
E va ancora avanti, proprio come un bravo soldato - finché
le gambe gli reggono, fino a quando il cuore non cede.
Chris stringe la mano di sua sorella e promette che fino a quando
potrà andrà
avanti.
6.
Un orsacchiotto macchiato di sangue, una storia già scritta.
Una vibrazione nascosta, una bambina che odia gli omini di marzapane -
malata, come
lui.
Un viso durissimo, già scolpito dalla fame - da quella
voragine interna che l'evoluzione gli sta
scavando al centro del petto.
Chiude il libro di chimica, si reclina all'indietro sulla poltrona -
posa lo sguardo su un cielo nerastro e contuso.
Albert respira e
il mondo si ferma.
7 - 8.
Cresciuti in un amnio condiviso, spezzati
dalla
misera
necessità biologica.
Non c'è differenza tra di loro - distanza.
Stessa pelle, stessi occhi, stesso destino - regnare e proteggere e
mutare.
Morire.
Alexia ride, Alfred ride -
si unisce quel suono in un assolo
indistinguibile, crudele.
Il terrore ha una sola, unica, voce.
9.
Sopravvissuta, eroina di una storia a metà.
Orfana, dimenticata.
Diversa, mai più uguale - per sempre infetta.
Cade la neve, cenere tra i capelli - su un cuore che ancora batte,
crede.
Sherry afferra la mano di Jake e salta.
10.
Ha paura, la donna - non lei.
È bella, la donna - non lei.
È crudele, la donna - non...
Lei?
"Le vuoi le patate, Nat? Sono quelle arrosto di papà, burro
fuso e una spolverata di rosmarino."
Natalia solleva lo sguardo dal piatto e vede solo...
Lei.
11.
Nessuno vuole morire.
Nessuno vuole rimanere solo.
Nessuno vuole soffrire - mai.
Allunga le dita verso uno dei suoi fratelli, spinge tra le
sinapsi
della Madre, schiaccia quelle
del Padre.
Nero e
nero - una palude dimenticata, un corpo che cede, si scioglie a
ogni respiro.
Eveline è Nessuno e tra le piccole dita cola ciò
che rimane della sua speranza.
12.
La neve tra i denti, negli occhi - sotto la pelle.
Cordite e fumo - disperazione e fame.
Ciò che resta della sua terra sono solo un mucchio di rovine
sterili e residui di pietra che assomigliano a denti cariati e marci,
putridi.
Si protendono verso un cielo livido, vi si aggrappano -
cadaveri
ambulanti di una città ormai morta.
Jake osserva il petto di sua madre piegarsi
sotto i colpi della tosse e
prega un
padre che non ha neppure mai visto.
13.
Vuole solo sua madre.
Ma nessun viso
è mai quello giusto.
Vuole sua madre, cosa c'è di così difficile da
capire?
Ma nessuno pare
impararlo mai.
Vuole sua madre; vuole poterle parlare, confidarsi come faceva da
piccola, quando il mondo non era solo grigio e nero, giù per
la gola l'odore limaccioso dell'acqua sporca e quello asettico dei
laboratori.
Ma l'uomo mai cresciuto
glielo impedisce.
Vuole sua madre, e basta.
Ma il secondo uomo,
no,
bestia, ride, e le spegne una sigaretta sul
braccio legato.
"È ancora viva?"
"Oh, è molto più
di questo, Al: è la
chiave per il virus G."
Lisa lascia che gli occhi ruotino nelle orbite ormai scavate e vedano -
promettano.
L'uomo-bestia sarà il primo a morire.
****
Cristallizzati in un tempo eterno - un passato che è
già futuro, mai presente.
Wesker grida,
sfida l'eroe della storia - dietro l'ombra gigantesca di
due uomini null'altro che bambini che impugnano spade di legno e
pistole giocattolo.
Alex si porta le mani al petto, ne estrae un cuore morto,
combusto - alle sue spalle l'orco crudele della fiaba, tra le
dita sporche un'infanzia mai vissuta davvero, spogliata di ogni
valore.
Claire combatte,
negli occhi la stessa, disperata
bambina che si era
promessa di non piangere davanti alle bare dei suoi genitori (di essere
forte e coraggiosa
come suo fratello).
E si ripete, la storia. Morde se stessa. Non dimentica. Non ricorda.
Non evolve. Ripete.
Come un musicista preda dei propri fantasmi, un
lutto mai superato.
Una canzone
già ascoltata.
Sono cresciuti, i bambini della favola, e ne sono diventati i mostri
spietati: le vittime inconsapevoli.
"Albert?"
Nel buio dell'ultima pagina le loro mani si cercano come la prima
volta.
"The demon that you can swallow
gives you its power,
and the greater
life’s pain, the greater life’s
reply."
- Joseph Campbell -
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